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Torna il calcio giocato

Torna il calcio della massima serie, dopo la lunga sospensione imposta per l’emergenza Coronavirus.
Una ripresa preceduta da alcuni recuperi e dalla chiusura della Coppa Italia, con il ritorno delle semifinali e il trionfo ai rigori del Napoli di Gattuso sulla Juventus nella finale di Roma.

Torna il calcio con l’ottava di ritorno

Il campionato è ripartito così dalla prima delle ultime 12 giornate e le sorprese non sono mancate.
Il 27mo turno ci consegna una Juventus che reagisce alla sconfitta di Roma battendo il Bologna al Dall’Ara e consolida il primato, complice la battuta d’arresto della Lazio a Bergamo e il mezzo passo falso dell’Inter a San Siro col Sassuolo.
Sugli scudi il Parma che strapazza il Genoa a Marassi, il Milan che fa altrettanto a Lecce, l’Atalanta che impressiona rimontando i biancocelesti di Inzaghi e il Napoli che si conferma regolando 2 a 0 il Verona al Bentegodi.
Delude la Fiorentina, che non riesce ad avere ragione del Brescia al Franchi, mentre la spuntano il Torino su una Udinese ostica e la Roma all’Olimpico in rimonta su una sorprendente Sampdoria. Infine il Cagliari strappa in extremis i tre punti sul terreno della Spal, sempre più nei guai in classifica.

Un calcio come non l’avevamo mai visto

Al di là dei risultati emerge tutta l’anomalia di un calcio che vive una situazione senza precedenti, con le squadre chiamate a ritrovare la migliore condizione dopo uno stop più lungo di quello che normalmente divide la fine di una stagione e l’inizio della successiva. Come dichiarato dallo stesso Sarri, la situazione è del tutto analoga a quella che normalmente i calciatori vivono a inizio agosto, con le prime amichevoli e le gambe ancora imballate della preparazione atletica. Ma non c’è nessuna amichevole e nessuna tourneé dall’altro capo del mondo: ci si gioca l’ultimo terzo di stagione, quello decisivo, cui seguiranno le fasi finali delle competizioni europee in una stagione che chiuderà quando di solito si apre quella successiva.
Il risultato, prevedibile, è un aumento degli infortuni muscolari e ritmi di gioco naturalmente più lenti e che in ogni caso non possono essere sostenuti per più di un tempo, nonostante i cinque cambi e i cooling break disposti dalla Lega.
Su tutto poi pesa come un macigno l’assenza di un fattore fondamentale nello sport in genere e nel calcio in particolare: il pubblico sugli spalti, desolatamente vuoti. Non a caso nei primi sette match si sono registrate cinque vittorie in trasferta e due pareggi. Senza contare poi le voci di mercato che si inseguono, con le società costrette a gestire un finale di stagione in un tempo solitamente dedicato alle manovre di mercato per allestire la rosa per la stagione successiva. Manovre che disturbano ma che non possono essere certo rimandate a settembre.
Un calcio per molti versi anomalo quindi, da cui possono emergere valori anche drasticamente diversi rispetto a quanto visto fino a inizio marzo e sorprese che tutto sommato, finora, si sono viste poco.

La Juve cerca se stessa

I bianconeri di Sarri, con una rosa giudicata a inizio stagione troppo ampia e in cui oggi tornerebbero assai utili pedine come Emre Can e Mandzukic, devono ritrovare una condizione se possibile migliore di fine febbraio, quando alcuni passaggi a vuoto, tra Supercoppa e Campionato, ne avevano messo in discussione la supremazia che ormai dura da oltre otto anni. Tra gli infortuni dei terzini e le voci su un Pjanic non più al centro del progetto tecnico, con un primo passo falso in Coppa Italia, l’aria che tira non è proprio delle migliori. Per questo, se possibile, la vittoria limpida di Bologna, ottenuta soprattutto grazie alla capacità di far emergere sul campo la migliore cifra tecnica, è doppiamente preziosa e un buon viatico nel percorso di recupero della migliore condizione. C’è molta strada da fare per Sarri e i suoi, soprattutto se non ci si accontenta di conquistare il nono titolo consecutivo, alla Continassa ormai considerato il minimo sindacale, e si vuole ambire al massimo trofeo continentale.

Il sogno della Dea

Trofeo continentale cui concorrono anche il Napoli, che però è chiamato all’improbabile impresa di far fuori il Barcellona al Camp Nou, e la “cenerentola” Atalanta, già capace di strapazzare il Valencia e apparsa in forma smagliante nella rimonta contro la Lazio. In effetti l’Atalanta è senza dubbio la nota più sorprendente di questa ripresa agonistica, capace di macinare gioco a ritmi notevoli fino al 95mo al cospetto di una Lazio che ambisce a contendere il primato alla Juventus e che dopo 20 minuti si era trovata in vantaggio di due gol.
Gasperini e i suoi ragazzi, alfieri di una città che ha pagato il prezzo più caro alla pandemia, hanno oggi anche questa motivazione a soffiare sulle loro vele. Bergamo tutta piange le sue vittime e si stringe attorno alla Dea, chiedendo un’impresa che possa restituire entusiasmo alla città. Sarebbe folle pensare che i nerazzurri abbiano concrete chance di contendere la coppa dalle grandi orecchie ai top club d’Europa, ma lo sport è anche il sogno di inseguire la grande impresa. Papu Gomez e Ilicic, Zapata e Muriel, gli instancabili Hateboer, De Roon e Freuler, i micidiali Malinovski e Gosens, il Pasalic migliore, non hanno nulla da perdere e tutto da guadagnare. Soprattutto hanno le carte in regola per regalarsi un sogno. Molto dipende da come sapranno arrivare ad agosto a Lisbona.
Ci sono ancora undici giornate di campionato e ne vedremo delle belle.

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Pubblicato da
Claudio Guadoni

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