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Totti, io nel vedere quest’uomo che muore, madre, io provo dolore.
Io nel vedere quest’uomo che muore, madre, io provo dolore.
Citiamo l’immenso De Andrè, che con questa strofa si accinge alla chiusura di una delle canzoni più significative e potenti della nostra cara Italia. Un uomo che dunque muore, o che preferirebbe morire, come nel nostro caso.
Dure sono state le parole di Totti, ex capitano dei Giallorossi, costretto alle dimissioni perfino di dirigente, abbandonando così completamente i colori capitolini.
Ma prima di approfondire questo, è necessario fare un piccolo passo indietro, ed osservare il lento e progressivo evolversi degli eventi.
L’inizio della fine
Possiamo definire così il saluto al calcio di Francesco Totti, uno dei massimi esponenti del calcio nostrano, che ha donato senza mai rimpianti tutta la sua carriera calcistica alla A.S Roma. Pur rimanendo completamente a secco in Europa, nel corso della sua carriera Totti ha portato la propria squadra fino su, al primo posto fra le connazionali, nell’ormai lontano 2001. Una storia di sangue e sudore, di lacrime e di gioie, ma anche di sacrifici incredibili, alcuni assolutamente clamorosi, come la scelta di rimanere a Roma fin da bambino, senza mai raggiungere l’agguerrito Milan, che lo aveva già puntato, fino al rifiuto dell’offerta presentata dal Real Madrid ai dirigenti giallorossi, quando Francesco era poco più di un ragazzo, anche se già un icona per i giallorossi. Ma come nella vita e così nel calcio, niente dura per sempre, e così due anni fa Totti, in maniera tutt’altro che priva di polemiche, da l’addio al calcio. Un addio che ha vissuto delle fortissime tensioni, generate non solo da una società totalmente inesperta nel trattare i propri uomini immagine, ma anche da un allenatore che considerava Francesco ormai superato, seppur più volte, gli abbia risolto la partita. Due anni fa dunque, nel 2017, Totti abbandona il calcio giocato, e prestissimo prende parte allo staff dirigenziale della Roma, perchè lui di questi colori, proprio non riesce a fare a meno. Più volte declina l’idea di fare l’allenatore, si allontana con non poca grazia da un ruolo che non vuole assolutamente ricoprire, piuttosto chiede un posto al tavolo romano. Per lui, questa, sarà solo un altra Odissea di sofferenze.
Conclusione di una tragedia
Così, al termine dei suoi compiti legati al calcio giocato, Totti si affaccia ad una realtà di calcio completamente nuova, che lo vede non solo dirigente, ma spesso, anche uomo di punta dei giallorossi, partecipando a tantissime iniziative benefiche e di pubbliche relazioni. Un ruolo che Francesco ricopre con impegno, ma che non può certamente soddisfarlo. Così le richieste dell’ex capitano, in maniera del tutto giustificata, crescono, tanto da richiedere il posto di Dirigente dell’area Tecnica. Un ruolo che, a suo dire, calzerebbe a pennello sul suo profilo, poichè nessuno a parte lui conosce così bene trigoria e il clima che lo circonda. Richieste che, stando al comunicato stampa della società capitolina, è stato offerto al capitano, che però sembrava tardare a dare una risposta. Ma le scelte tecniche, non solo legate agli eventuali acquisti per rinforzare la rosa, ma anche quelle relativa alla scelta di un nuovo allenatore, non sembrano riguardarlo, tanto che spesso Francesco viene completamente escluso dalle scelte suddette, perdendo dunque ogni autorità o rilevanza nel progetto dirigenziale giallorosso. Questo, ovviamente, stando alle parole dell’ex capitano. Possiamo ipotizzare che l’ultima goccia, prima che il vaso rigetti, sia stata la scelta di prendere Fonseca, ignorando completamente il parere di Totti che, dal canto suo, ha apertamente dichiarato di aver chiamato Conte, e di aver avuto perfino riscontri positivi.
Così,proprio due giorni fa, Francesco indice una conferenza stampa, dove dichiara di aver consegnato le sue dimissioni da Dirigente della Roma, spiegando poi molto semplicemente, le sue motivazioni:”In dieci anni avrò preso parte a 10 riunioni al massimo, senza contare il fatto che venivo contattato sempre all’ultimo istante. Avrei preferito morire, piuttosto che arrivare a questo giorno, ma per il bene della Roma, è meglio che mi faccia da parte io. Se tornerò mai alla Roma? Non con questa proprietà.”
Durissime le parole che il capitano riserva per i giornalisti, che spesso si lasciano andare a scroscianti appalusi, per l’ex campione del mondo.
La società Capitolina, dunque, dopo aver chiuso le porte a Totti prima e De Rossi poi, decima con poca grazia e poco rispetto le risorse “romane” della Roma, spezzando un egemonia di amore e fedeltà che durava, e che sarebbe dovuta durare per sempre.
La riconoscenza non è di casa
No, non riesco personalmente a concepire le parole della società giallorossa, che accusa Totti di essersi invetato situazioni, decisioni e mancate chiamate. Chi ha avuto il piacere non solo di conoscere, ma anche di “vivere” Francesco, lo ricorda come un uomo che viene dal popolo, sempre schietto e sempre pronto a mettere la faccia quando le cose vanno a rotoli. Un uomo che ha scelto di investire tutta la sua carriera calcistica sulla Roma, roba che pensare ad una simile scelta adesso, sarebbe assolutamente folle. Integerrimo, legato da qualcosa che va oltre il denaro o la gloria, qualcosa che non può essere comprato, o venduto. Totti amava la Roma, nella sua stessa conferenza mette la squadra dinanzi a tutto, perfino a se stesso, abbandonando così anche il posto che ricopriva con tanto entusiasmo:”Qualcuno doveva andare via. Non era possibile continuare in questa maniera, così ho deciso di farmi da parte io, per il bene della Roma.”
Citando il grande Vecchioni, forse non lo sai, ma pure questo è amore. Un sentimento quasi viscerale, che dunque porterà quasi certamente l’ex capitano lontano, per la prima volta, dalla capitale.
Il lavoro fatto dalla società non solo verso Totti calciatore, ma anche verso Totti uomo, mostra una totale incompetenza, ed un assoluta mancanza di rispetto non solo professionale, appunto, ma anche umana. Un lavoro svolto nel peggiore dei modi, distruggendo così in pochissimo tempo, tutto ciò che Francesco aveva creato in anni e anni di sacrificio. I tifosi già adirati per il trattamento riservato al capitano dei capitani, adesso sono assolutamente furenti, perchè dopo a Francesco, è toccato a De Rossi salutare il proprio popolo, e anche questa volta decorando questo orrido saluto con polemiche immense, decisamente giustificate. Per l’ennesima volta, dunque, la società capitolina, capitanata da James Pallotta, fallisce l’occasione di accaparrarsi l’amore della tifoseria, anzi… Semmai di nuovo genera un profondo vuoto, che adesso nulla potrà colmare, neppure un mercato stellare.
La riconoscenza non è di questo mondo,Francesco. Non posso dunque fare altro che dirti buona fortuna, perchè nonostante la mia fede calcistica sia totalmente opposta alla tua, il merito va premiato.
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Milan, arriva Terzic? Ipotizziamo modulo e undici titolare
Milan, come abbiamo scritto questa mattina in esclusiva, continuano i contatti con la dirigenza e il tecnico ex Borussia Dortmund. Vediamo qui di seguito come potrebbe essere schierata la squadra qualora dovesse realmente arrivare.
Proseguono i contatti tra l’AC Milan ed Edin Terzic, allenatore ad oggi preferito ai mostri sacri italiani Massimiliano Allegri e Maurizio Sarri.
Noi di Calcio Style abbiamo scritto in anteprima esclusiva questa mattina (ecco il link) di altri contatti con l’ex tecnico del Borussia Dortmund il quale, questa è cosa certa, sarebbe contento e onorato di trasferirsi in Italia ad allenare il Milan.
Il modulo utillizato da Terzic è senza dubbio il 4-3-3 con un gioco offensivo che va a puntare sul possesso palla ed un gioco a viso aperto a tutto campo. La formazione tipo potrebbe quindi essere Maignan tra i pali, Emerson Royal o Calabria sulla destra, Theo Hernandez sul versante opposto e i due centrali Tomori e Gabbia.
La novità sarebbe appunto quella della linea del centrocampo dove agirebbero Fofana, Reijnders e Loftus-Cheek. Un modo per andare a recuperare il giocatore inglese finito un po’ ai margini del progetto. Invariato il fronte offensivo con Pulisic a destra, Leao a sinistra e Morata attaccante centrale.
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Inter, la quarta maglia in anteprima: ecco l’ispirazione
Inter, annunciato il design della quarta maglia da gioco. Con un’ispirazione sportiva che proviene dalle parti di Milano.
L’Inter si tinge di bianco per le Olimpiadi. Nike e Inter hanno svelato la nuova quarta maglia, ispirata ai Giochi Invernali di Milano-Cortina 2026. Dominata dal bianco, la divisa presenta un pattern blu e azzurro che evoca i fiocchi di neve. Un omaggio allo sport e alla città, in attesa delle prossime Olimpiadi invernali.
L’ha svelata in anteprima il sito Footy Headlines.
Inter, la quarta maglia
La notizia della nuova maglia era stata anticipata nelle scorse settimane dall’Inter 1908, e ora il design è stato svelato.
L’ultima volta che l’Inter ha messo in vendita una quarta maglia risale a 3 anni fa, nella stagione 2020/21, anno dello Scudetto con Antonio Conte in panchina.
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Milan, un cammino da provinciale: i numeri che spaventano la dirigenza
Milan, andremo qui di seguito ad analizzare alcuni numeri della gestione Fonseca il quale, giusto dirlo, non deve essere visto come capro espiatorio, bensì una concausa di evidenti problemi ed errori di programmazione in estate.
Il Milan non gira. Il meccanismo pare non essere per nulla oliato e gli scricchiolii stanno diventando troppi. Da una parte i tifosi che vorrebbero di più (a fronte di un biglietto per entrare allo stadio salito vertiginosamente di prezzo), dall’altra l’allenatore che non deve essere visto come l’unico colpevole, il capro espiatorio per far sì che la dirigenza ne esca pulita. Le colpe vanno divise tra tutti, ma come ben sappiamo, in questi casi paga l’allenatore e così sarà anche per Fonseca.
Nonostante le parole di circostanza, Paulo Fonseca è ad un passo dall’esonero se non saprà vincere (e convincere) durante le gare contro Slovan Bratislava ed Empoli. Il nome del probabile sostituto è quello di EdinTerzic (questo il link della nostra esclusiva).
I numeri del Milan sono impietosi, un cammino da squadra provinciale che sogna l’Europa, uno scudetto sfuggito già a novembre e la reale possibilità di non qualificarsi alla Champions League della prossima stagione.
Cinque partite vinte su dodici e l’idea di aver buttato via 70 milioni di euro in estate con un mercato errato, in primis la scelta dell’allenatore.
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