Stefan Radu lo ha fatto di nuovo. Ecco un altro scandalo politico dopo il saluto fascista e i fatti di Hofbräuhaus am Platzl.
SS non è solo una parte dell’acronimo che compone l’abbreviazione di Società Sportiva Lazio. Esso era anche l’acronimo delle Schutzstaffel (ovvero le SS, la frangia più crudele dell’esercito tedesco) ai tempi del regime nazista. L’ex-capitano bianco celeste, Stefan Radu, si è fatto immortalare con una maglia dedicata alla sua ex squadra ma che al contempo stilizza l’abbreviazione SS con i caratteri tipici dell’era nazista.
E’ successo nel derby, vinto ieri dalla Roma contro la Lazio, e l’immagine ha fatto il giro dei social nel giro di un paio d’ore. Non è la prima volta che Radu si rende colpevole di apologia dell’estrema destra. La prima volta fu il 7 Aprile del 2012, dopo una partita casalinga vinta dalla sua Lazio contro il Napoli.
Nell’esultanza post-partita, Radu si recò sotto la Curva Nord esibendo il classico saluto del regime fascista. La società sciorinò una difesa d’ufficio, affermando che “il calciatore non sapesse nemmeno cosa fosse il saluto fascista“, ma la realtà è che l’ex-calciatore gli ambienti dell’estrema destra li conosce benissimo.
Il marzo scorso, in occasione della gara di ritorno con il Bayern Monaco negli ottavi di finale di Champions League, egli si era riunito con un centinaio di ultras biancocelesti alla alla Hofbräuhaus am Platzl: la birreria dove nel 1920 Adolf Hitler lanciò il programma del partito nazista. La località non fu scelta a caso e i video della serata, circolati nelle ore immediatamente successive al match, lo ritraggono mentre si lancia in cori e grida di apprezzamento nei confronti del regime di Benito Mussolini.
Per comprendere il contesto culturale in cui l’ex-Lazio, rumeno e nativo di Bucarest, è cresciuto bisogna conoscere la storia dell’opposizione interna all’Unione Sovietica. Diversi paesi satellite dell’Unione Sovietica (parimenti a quanto successo in Ucraina) rigettarono a tal punto la sottomissione al regime sovietico da iniziare a simpatizzare apertamente per l’estrema destra europea.
L’era post-Sovietica è stata contraddistinta da una dicotomia fra i paesi nostalgici del nazionalismo panrusso (la Transinistria o le repubbliche secessioniste del Donetsk e Lugansk) e quelli fieramente anti-comunisti. Fra questi figura, ovviamente, anche la Romania, che stette oltre vent’anni sotto la dittatura pseudo-comunista di Ceausescu.
Aggiornato al 08/04/2024 12:07
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