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Zeman: “Totti un atleta. Nel calcio di oggi ci sono troppi soldi”

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Zdenek Zeman torna a parlare della serie A e non solo ai microfoni di Quarto Grado. L’allenatore ha chiarito poi la questione legata al doping.

“I Mondiali? Li sto vedendo, sono in Qatar perché la Fifa prende 7 miliardi e mezzo. Io per i soldi non li avrei fatti in Qatar. Nel calcio di oggi ci sono troppi soldi e troppe promesse, perché non tutti arrivano a rispettare quello che hanno promesso”.

Sullo scandalo che vede coinvolta la squadra bianconera.
“Penso che la Juventus sia la squadra più rappresentativa nel calcio italiano e nel mondo e quindi quando succede qualcosa con la Juve si allargano le cose. Penso che il calcio rimanga ancora malato e bisogna vedere se si riuscirà ad aggiustarlo. Io penso che non è solo la Juventus che ha usato certe cose. Però, dipende dalle Procure e la Procura di Torino è la più attiva di tutte. Ero tifoso Juventino, finché non ho incontrato la Juventus perché poi per forza non potevo tifare se ci giocava la squadra che allenavo”.

Sugli scandali legati al doping.
“Si spera che siano finiti, anche se non ci si crede visto che WADA ha dichiarato che l’Italia è il Paese con l’uso del doping più alto, in percentuale. Personalmente non ho mai avuto il sospetto che qualcuno dei miei giocatori ne facesse uso, anche se so che un giocatore andava da uno che era riconosciuto”.

Sullo sport in generale.
“Chi fa sport vuole migliorare, fare progressi. È vero che facevo allenare i ragazzi facendoli salire sugli spalti, ma l’ha fatto anche Vittori con Mennea e Mennea qualcosa ha vinto”.

Sul rapporto tra allenatore e calciatore.
“Su questo dicevano che ero matto perché li controllavo. Non personalmente, ma mandavo i miei amici. Ogni tanto sbagliavano, ma una volta ogni tanto va bene per tutti”. Su  Francesco Totti l’allenatore poi ha aggiunto: “Totti seguiva. Anche sull’alimentazione non ha mai esagerato. Non so se lo faceva perché c’ero io, ma mangiava come un atleta vero”. E sul possibile abbattimento di San Siro: “A me piace tanto. Di abbatterlo non vedo la necessità”.

Sulle differenze tra il calcio di oggi e quello del passato.
“A me piace il calcio sul campo: io guardo solo il campo, i soldi non contano niente. Bisogna guardare il campo, i problemi intorno al campo se li devono risolvere loro: se c’è un sistema giusto va tutto bene, sennò va tutto male. Penso che la mia generazione fosse superiore tecnicamente, a quel tempo i ragazzi potevano imparare e giocare, finivamo la scuola e andavamo in piazzetta a giocare. Oggi solo con la scuola calcio si sta un’ora, mezz’ora si parla e mezz’ora si fanno i birilli e non imparano quello che si imparava sulla strada tecnicamente. Ho visto tanti ragazzi che si sono anche laureati, non tutti sono scemi come si dice”.

Se tutti possono fare gli allenatori.
“Non credo che si nasca allenatori, si diventa. Magari quelli che hanno giocato e hanno smesso. Ognuno è diverso, ho cercato sempre di trattare tutti come miei figli, so che è sbagliato, loro non sempre lo hanno capito. Non c’è un giocatore che mi ha fatto impazzire, mi potevano far arrabbiare”.

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Khedira: “Ancelotti? Una persona straordinaria. Sulla Juve…”

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Sami Khedira, ex centrocampista di Juventus e Real Madrid ha raccontato la sua nuova vita in un’intervista a La Gazzetta dello Sport.

Khedira, oggi 37enne, ha concesso un’intervista a La Gazzetta dello Sport dove ha raccontato la sua vita dopo il ritiro. Tra l’impegno come opinionista televisivo e il ruolo di imprenditore, Khedira ha commentato la situazione attuale della sua ex squadra, la Juventus, reduce da una pesante sconfitta contro lo Stoccarda. L’ex campione tedesco ha evidenziato le difficoltà dei bianconeri, auspicando un pronto riscatto per la squadra che ha fatto parte della sua carriera.

Non è mancato, inoltre, un suggerimento al Milan in vista della prossima sfida di Champions League contro il Real Madrid. Conosce bene entrambe le squadre e ha sottolineato l’importanza di un approccio tattico disciplinato e della gestione dei momenti chiave della partita per affrontare al meglio i campioni spagnoli. Khedira, insomma, dimostra di mantenere viva la sua passione per il calcio, anche se con una prospettiva diversa, arricchendo di analisi ed esperienza il suo ruolo nel mondo sportivo e imprenditoriale.

Khedira: “Non mi aspettavo una Juve così in difficoltà”

A seguire le parole di Khedira.

CALCIO
“Mi piace avere la conoscenza necessaria per la televisione o per gli incontri con presidenti e club. A volte nel fine settimana arrivo a vedere 6-8 partite per studiare diversi tipi di calcio e conoscere giocatori […] Sono aperto a nuove avventure. Non cerco una società dove essere una figurina o una mascotte, voglio portare conoscenze ed esperienza. È questione di ruolo, di persone e di club. E del momento giusto”.

IL CAFFÈ
“Prima di arrivare a Torino preferivo il cappuccino o il latte macchiato, l’espresso era troppo forte per me. Alla Juventus, però, ho visto Bonucci, Chiellini e Buffon berlo sempre, dopo pranzo. Lo trovavo un rito elegante: ho comprato la macchina del caffè a casa e mi sono appassionato. Non ne bevo tanti, per via del mio cuore, ma di qualità. Poi, come voi sapete, all’estero è difficile trovare un buon espresso: o è troppo caldo, o è troppo freddo, o è annacquato”.

IMPRENDITORE
“Sì, so che molti iniziano a “fare affari” quando sono in attività: non giudico, ma per me se sei un calciatore di alto livello non hai tempo per concentrarti su altro. Giochi ogni tre giorni, ti alleni, viaggi. Da imprenditore devi investire molte energie: in attività non sarei riuscito a incontrare persone, vedere clienti, viaggiare… La qualità ereditata dal calcio? La costanza. Ci sono tanti inconvenienti e cose di cui preoccuparsi, dalle fatture alle materie prime che possono arrivare in ritardo. E a volte bisogna ripartire dopo una delusione. Il calcio è uguale, perché puoi perdere o infortunarti, ma poi devi dare il massimo anche nei giorni storti. E poi la comunicazione: era fondamentale in campo e fuori, con compagni e allenatori, con i media e i giornalisti. Ora è lo stesso, dai clienti ai soci. Non è un copia-incolla dal passato, ma un riutilizzo delle capacità sviluppate nel tempo”.

LA NUOVA AVVENTURA
“Ho spedito delle gift box ad alcuni ex compagni per ricevere pareri: tutti molto soddisfatti. L’aspetto più difficile? “Convincere le persone, non basta aprire lo shop online. Non stiamo solo producendo caffè, stiamo raccontando una storia. All’inizio è stata dura trovare la strategia, come nel calcio: parti con il 4-4-2, ma poi devi passare al 4-3-2-1. Non per questo ci snaturiamo: il prodotto è di qualità come la produzione, è un marchio “di lusso” e puntiamo sempre in alto. A Stoccarda c’è soprattutto caffè lungo o americano: i miei genitori si lamentano che quello chiamato “Torino” è troppo forte per loro. A Madrid è tipico il “cortado”, un macchiato con più latte, quindi abbiamo scelto una variante più cremosa. Per Torino abbiamo optato per un sapore forte con un sentore di cioccolato, pensato come ristretto o espresso. E infine Berlino, una città che come tutto il nord Europa non apprezza un gusto forte. Io preferisco un tipo di caffè, ma devo capire anche quello degli altri”.

ANCELOTTI
Splende ovunque. Non è successo a Napoli che probabilmente non era il posto giusto per lui: come Sarri, davvero capace ma non adatto alla Juventus e ai suoi calciatori, per personalità o attitudine. Ancelotti è speciale, lo si vedeva già al Milan di Pirlo, Kakà e Gattuso. Sa come parlare alle persone, sa ciò che vuole ma non ti controlla dicendo ciò che devi fare, nemmeno nella vita privata. Come Ferguson, ti rende molto più forte a livello mentale, un campione. Guarda Vinicius: salta l’uomo e segna, ma è Ancelotti che gli ha dato la mentalità vincente, da Pallone d’Oro”.
Khedira

UN RICORDO
“A fine 2013 mi sono infortunato gravemente e lui (Ancelotti, ndr) mi ha chiamato dopo l’operazione chiedendomi com’era andato l’intervento. “Recupera, ti aspetto per la finale di Champions League”. Io l’ho presa come una battuta visto che mancavano sei mesi, ma lui non stava scherzando e per giorni ha continuato a telefonarmi nonostante i suoi impegni. Alla fine mi ha davvero schierato titolare in finale! Gli ho spiegato che ero soltanto al 70%, ma lui ha risposto: “Mi fido, ho bisogno di te, mi serve la tua personalità”. È davvero speciale, si prende sempre cura di te e per questo è uno degli allenatori più vincenti della storia”.

REAL-MILAN
“L’ho vissuta alla prima stagione in Spagna, contro il Milan di Ronaldinho e Ibrahimovic. Il Bernabeu non ti concede errori e lo racconta la partita contro lo Stoccarda: i tedeschi hanno fatto meglio per 75 minuti, poi ha vinto 3-1 il Real. E con il Borussia Dortmund? Da 0-2 a 5-2. Loro non hanno bisogno di dominare per 90 minuti, ti stendono con le folate. Non so se è lo stadio, la storia, i calciatori o la combinazione di tutto. Il Milan deve restare concentrato per tutta la partita, resistere e rimanere compatto negli inevitabili momenti di difficoltà. E al Bernabeu non puoi difenderti e basta, devi attaccare e giocare in avanti: il Milan ha qualità, ma non deve mai pensare di avere sotto controllo il Real Madrid, perché se lo pensi allora sei battuto”.

JUVE-STOCCARDA
Non mi aspettavo di vedere una Juventus costretta a difendersi tutto il tempo. Lo Stoccarda è una buona squadra che fa possesso palla, ma ha anche dei punti deboli. Serviva ripartire, serviva più coraggio”.

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Moratti torna nel mondo del calcio? Il punto

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Moratti

Stando alle ultime indiscrezioni, l’ex proprietario dell’Inter Massimo Moratti, guiderebbe una cordata di imprenditori milanesi pronti a subentrare nel calcio.

Un ritorno nel calcio di Massimo Moratti è sempre stato auspicato da più parti, con periodi di lunghi silenzi seguiti da indiscrezioni sempre più insistenti. E proprio questo sembra l’ultimo caso.

Moratti

Massimo Moratti, ecco il club

Come riporta l’edizione odierna de La Nuova Ferrara e riportato da Calcio e Finanza, nasce tutto da una visita, non programmata, dell’ex patron dell’Inter a Ferrara durante fine agosto, documentata da uno dei classici selfie ricordo di più di un tifoso nerazzurro che si è trovato davanti, non con poca sorpresa, il presidente che ha regalato all’Inter numerosi trionfi, compreso l’indimenticabile Triplete. E a due mesi esatti da questo evento, ecco le prime indiscrezioni sul motivo della presenza di Moratti in città: acquistare la Spal.

Gli sviluppi

Negli ultimi mesi – sottolinea il quotidiano – si riporta di una serie di contatti fra Moratti e Joe Tacopina, attuale proprietario della Spal, che si trova oggi in Serie C. Lo stesso Tacopina, insieme al rapper statunitense Asap Rocky, sembra ormai a un passo dall’acquisto dei Tranmere Rovers, club calcistico che milita in League Two (campionato di quarta serie inglese). Il mosaico andrebbe così a comporsi in questo modo: Tacopina rileverebbe il Tranmere Rovers e, contestualmente, cederebbe la Spal a una cordata di imprenditori milanesi con a capo quel Massimo Moratti che non ha mai nascosto la sua volontà di tornare nel calcio dopo averlo lasciato nel 2013, quando l’Inter diventò di Erick Thohir. Del resto, le disponibilità a Moratti non mancano, a maggior ragione con l’incasso di oltre 600 milioni dalla vendita del 40% della società di raffinazione Saras. Non che all’ex patron nerazzurro servisse liquidare l’impero di famiglia per avere della liquidità, tanto più che, appunto, nemmeno sarebbe solo in quest’operazione, ma il volto più credibile e, quindi, il capofila. Si parla di una compagine sì nata a Milano, ma eterogenea, con anche investitori esteri. Potrebbe essere stato quello il primo approccio, non certo per passare di mano la Spal, ma per una prima conoscenza fra il grande ex calciatore argentino e l’avvocato newyorkese. Adesso circola questa voce della doppia operazione fra l’Italia e l’Inghilterra, con una tempistica precisa: entro dicembre. Pare, infatti, che Tacopina e il facoltoso compagno d’avventura Asap Rocky (patrimonio personale stimato in 0,9 miliardi di dollari) abbiano un’opzione sull’acquisto dei Tranmere Rovers che scade con l’anno in corso.

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Convocati Brasile: la decisione su Danilo

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Brasile, il giocatore della Juventus Danilo

In vista delle prossime qualificazioni per i Mondiali 2026, il Brasile si prepara ad affrontare Uruguay e Venezuela a metà novembre, quando il campionato si fermerà per la sosta internazionale.

Il commissario tecnico Dorival Junior ha preso alcune decisioni rilevanti riguardo alla rosa, in particolare per quanto riguarda i giocatori provenienti dalla Serie A.

Juventus, Danilo brasile

LA GRINTA DI DANILO A BRACCIA APERTE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Douglas Luiz assente per infortunio

Il centrocampista della Juventus, Douglas Luiz, non sarà presente tra i convocati. Il giocatore sta ancora recuperando da un fastidio muscolare che lo ha già escluso dalle recenti partite contro Inter e Parma, e il suo rientro contro l’Udinese è ancora incerto.

Questa assenza rappresenta una perdita significativa per il Brasile, poiché Douglas Luiz è uno degli elementi di spicco nel centrocampo verdeoro.

Danilo unico rappresentante della Serie A

Nonostante l’assenza di Douglas Luiz, ci sarà comunque un rappresentante del campionato italiano nella selezione brasiliana: il difensore Danilo. Anche lui in forza alla Juventus, è stato confermato da Dorival Junior tra i convocati per le sfide cruciali contro Uruguay e Venezuela.

La fiducia del CT nel difensore testimonia l’importanza di Danilo per la squadra, soprattutto per la sua esperienza e versatilità in difesa.

Impegni cruciali per il Brasile

Le due partite di novembre sono fondamentali per il Brasile nel cammino verso la qualificazione ai Mondiali 2026. I verdeoro dovranno affrontare un Uruguay in forma, storicamente un avversario ostico, e un Venezuela che ha dimostrato grande crescita e organizzazione nelle ultime competizioni.

Questi incontri rappresentano un’opportunità per consolidare la posizione del Brasile in classifica e proseguire con fiducia il percorso verso la qualificazione.

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