Ogni partita di calcio, si sa, è fine a se stessa.
E può essere interpretata nelle sue varie sfaccettature, a seconda che concordi da una parte all’altra, ma un dato certo è che una parte di tifosi non sarà mai d’accordo.
Che si tratti di decisioni arbitrali a favore/contro o meno, i tifosi si lasciano trascinare dalla foga agonistica/impulso e, almeno a primo impatto, non riescono ad utilizzare la propria parte razionale.
Tuttavia non sempre sbagliano, e a detta dei maggiori esperti del pallone, oggi iniziamo una nuova rubrica: le 10 regole da modificare nel panorama del calcio internazionale moderno. 10 regole che, nel corso del tempo, la Lega Serie A ha diramato, ma come ci si comporta nell’effettivo?
Per essere ‘soltanto’ alla 1° regola di questa nuova rubrica, ci addentriamo subito in un aspetto tattico che concerne qualsiasi match disputato.
Il fuorigioco è una strategia, diverse squadre utilizzano la cosiddetta ‘trappola del fuorigioco’ per difendersi da innumerevoli situazioni.
Ad esempio su palla inattiva è una tattica che consente di fermare subito l’azione avversaria: calcolabile e senza margine di errori perché, molto spesso, i difensori coinvolti si muovono nello stesso istante in cui l’avversario calcia il pallone.
E ciò non lo mettiamo in dubbio, altrimenti gli ‘obiettivi’ (i goals, così come vengono chiamati in Inghilterra) diventerebbero molto più facili e i risultati delle partite sarebbero molto più rotondi.
Perciò in questo caso sta all’allenatore saper essere incisivo ed entrare nella mentalità dei suoi giocatori per far sì che essi non solo facciano girare correttamente la sfera sul terreno di gioco, ma si muovano intelligentemente anche senza palla.
Non parliamo infatti di fuorigioco classico (ovvero quando il calciatore che riceve la palla viene servito in posizione irregolare rispetto alla linea dei difensori della squadra avversaria), ma del rientro.
Nel gergo calcistico, questo tipo di fuorigioco si materializza nel momento in cui il giocatore riceve palla in posizione regolare ma provenendo da una situazione di fuorigioco al momento dell’inizio del passaggio. E’ il massimo della sintesi che viene a primo acchito.
Chiaramente viene fischiato perché, trovandosi in principio in fuorigioco, non può godere del continuo dell’azione stessa né trarne vantaggio. Anzi sta al giocatore stesso ricordarsi che da quella situazione di gioco non può assolutamente trarre vantaggio.
ALCUNI ESEMPI:
Tra gli esempi più recenti, vediamo il gol annullato a Lautaro Martìnez in Inter – Lazio 2-1 della stagione in corso.
In quel caso il gol venne annullato per fuorigioco millimetrico dell’argentino che però rientrava dal fuorigioco, quindi nel caso fosse stata regolare la posizione finale, il VAR avrebbe annullato il prosieguo della manovra?
Oppure, il gol annullato a Saponara al 92° in Juventus – Sampdoria 2-1 della stagione 2018/19 (1° anno di Ronaldo in Italia), gol che sarebbe valso il pareggio per la squadra di Giampaolo.
Ecco, in quel caso Maresca venne richiamato dal VAR e dovette strozzare sul nascere la gioia del trequartista italiano che si vide annullare il gol perché si trovava in fuorigioco al momento di inizio azione. Tra lo sconforto dei giocatori, dei tifosi blucerchiati e tra le polemiche del tecnico Giampaolo, la partita si chiuse con la vittoria della formazione juventina.
Andrebbe modificata come regola, senza dubbio ne trarrebbe vantaggio la fluidità della manovra da gioco e anche la spettacolarità delle azioni, che in questo modo non sarebbero interrotte dai continui fischi arbitrali.
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