Serie A
Allegri-Mourinho: i più vincenti in Serie A
Allegri e Mourinho, spesso criticati per il ‘non gioco’ delle loro squadre, sono gli allenatori più vincenti della nostra Serie A
Qualche anno fa Massimiliano Allegri a chi rimproverava alla sua Juventus di essere vincente ma non bella: “Per lo spettacolo andate al circo”
Una frase in cui è racchiusa la filosofia del tecnico livornese. Filosofia che condivide anche Josè Mourinho, le cui squadre hanno spesso vinto tanto ma divertito poco. Molto poco.
Stasera ad assistere a Juventus–Roma sarà presente lo spettatore ma non di certo ‘lo spettacolo’.
Il risultatismo
Il risultatismo per Allegri e Mourinho è uno stile di vita. Per divertirsi basta vincere. Anche inserendo ‘un pullman’ nella propria metà campo per 90′ o poco meno.
E gli allenatori di Juventus e Roma di trofei ne hanno vinti tanti: 13 per Allegri, tutti in Italia ma con 2 finali di Champions League alla guida dei bianconeri, il doppio per Mourinho che è il quinto allenatore più vincente di sempre nella storia del calcio.
Stima reciproca
Alla viglia entrambi i tecnici hanno speso parole importanti nei confronti dell’altro.
“C’è gente che quando si parla di risultatisti pensa sia negativo. Io penso a cose positive. La Juve difende tanto e bene, in contropiede è fortissima, sulle palle inattive hanno fatto tanti punti”, sottoscrive il portoghese”.
Ricambia poco dopo Allegri: “La Roma è una squadra scorbutica con uno dei migliori allenatori in panchina e con giocatori di talento davanti. Servirà una partita di pazienza senza strafare. È importante avere la paura di subire gol per evitare disattenzioni”.
Per Allegri e Mourinho… prima la difesa
I dati confermano come lo stile di Juventus e Roma in campo rispecchi appieno il pensiero dei rispettivi allenatori: primo obiettivo non subire.
Madama dopo 17 giornate è la squadra di Serie A che ha concesso meno tiri nello specchio della porta, appena 44. La ‘Lupa’ invece è la squadra che ha subito meno tiri totali, solo 164.
Entrambe le squadre tengono poi un baricentro parecchio basso: a 50 metri e mezzo la Juve, a 49 metri la Roma. Di conseguenza ‘arretra’ anche il recupero palla: 34,6 metri per la Vecchia Signora e 35,9 per i giallorossi.
Sarà difesa e contropiede anche questa sera?
Serie A
Fabio Capello: “Atalanta? Vincere ti fa cambiare mentalità”
Capello ha parlato ai microfoni della Gazzetta dello Sport dell’attuale classifica di Serie A: “Inzaghi resta in pole per lo scudetto. La Juve non ha convinto”.
L’ex allenatore Fabio Capello ha letto l’attuale classifica di Serie A e ha rilasciato un suo commento alla Gazzetta dello Sport, concentrandosi in particolare su Atalanta, Napoli, Inter e Juventus. Alla 17° giornata ormai il campionato ha cominciato ad avere una sua forma ed identità ed è tempo di fare i primi bilanci, positivi o negativi che essi siano. La lotta scudetto sembra essere a tre squadre, e nessuno ha intenzione di lasciare punti per strada.
Capello sulla giornata di Serie A
Fabio Capello ha iniziato la sua intervista analizzando le sfide giocate e vinte dalle squadre che si trovano in cima alla classifica: “Bisogna precisare però che tutte le squadre di testa hanno vinto sì, ma faticando parecchio. Anche l’Atalanta contro l’Empoli. Il Napoli ha fatto un ottimo primo tempo, poi nella ripresa è stato decisivo Meret, altrimenti niente tre punti. Sono comunque segnali importanti, perché vincere quando l’avversario ti mette alle corde dà morale e compattezza al gruppo.
L’Inter non è stata brillantissima e cattiva come altre volte, ma alla fine il successo è legittimo. Anche se Lautaro continua a non segnare, Inzaghi resta in pole per lo scudetto. Dopo aver alzato l’Europa League, la Dea sembra avere un altro spirito, un’altra forza nell’andare a prendersi i tre punti. Vincere ti fa cambiare mentalità”.
La perplessità sulla Juventus
Successivamente, Capello ha espresso tutta la sua perplessità in merito al lavoro di Thiago Motta svolto fin qui sulla panchina della Juventus: “A Monza finalmente è riuscita a vincere, ma a me non ha convinto ancora fino in fondo. Buon primo tempo, in controllo, con Koopmeiners bene in mediana, poi negli ultimi 20-25′ ha pensato a difendersi e basta, retrocedendo nella propria area di rigore, quasi fosse un po’ sulle gambe. Mi aspettavo un calcio un po’ diverso”.
Serie A
Milan: Musah tra i convocati per la Roma
Infortunio Musah, a sopresa l’americano potrebbe rientrare domenica in vista della sfida contro la Roma. Cosa filtra sul suo recupero
A causa di un affaticamento muscolare, si credeva che il 2024 di Yunus Musah fosse già giunto al termine. Tuttavia, nella giornata di oggi Tuttosport ha comunicato un importante aggiornamento riguardo le condizioni dell’americano: su cui filtra un importante ottimismo.
Milan, come sta Musah: le sue condizioni
Il giocatore che fino ad ora è sembrato una delle poche note di gioia della stagione dei rossoneri, con l’acuto raggiunto nel turno di Champions League vinto contro il Real Madrid, potrebbe finalmente tornare a disposizione in campionato, dopo essere stato assente contro il Genoa e nella vittoria contro l’Hellas Verona di venerdì sera.
Ulteriori aggiornamenti seguiranno alla ripresa degli allenamenti il 26 dicembre, tappa fondamentale per chiarire definitivamente le condizioni dell’ex centrocampista del Valencia. In alternativa il giocatore potrebbe tornare a disposizione a gennaio in vista della Supercoppa italiana.
Serie A
Immobile: “Avevo capito di aver finito il mio ciclo alla Lazio. I tifosi…”
L’ex attaccante della Lazio ora in forza al Besiktas Ciro Immobile ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni di Sky Sport in merito al suo addio ai biancocelesti.
Di seguito un estratto delle sue parole.
Immobile e l’addio alla Lazio
“I tifosi biancocelesti mi hanno amato alla follia. Io ho amato loro allo stesso modo, ma stava diventando un amore solo per quanto fatto e non per quello che potevo ancora dare. È quasi facile segnare 20 gol in una stagione, non lo è farlo per 5-6 volte di fila: si stava creando quasi una punta di scetticismo nei miei confronti.”
Quali sono state le sue difficoltà?
“Dopo l’addio di Sarri ho vissuto un periodo davvero molto tosto. Da capitano mi sono accollato delle responsabilità che nemmeno pensavo di avere: non ero pronto e sono finito in un vortice più grande di me. Se non sei lucido di testa, le gambe non girano e ti fai male, esattamente come mi è successo. Tutte queste cose mi hanno portato a decidere di lasciare. Mi è stata molto di aiuto anche mia moglie Jessica: aveva visto un Ciro cambiato, io avevo capito di essere alla fine di un ciclo.”
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