Serie A
Auguri ad Antognoni, l’Unico 10 viola
Fiorentina, oggi è il compleanno del giocatore più amato nella storia della società gigliata: Giancarlo Antognoni, l’Unico 10.
Giancarlo Antognoni nasce a Marsciano in provincia di Perugia il 1º aprile 1954.
Da piccolo Giancarlo è tifoso rossonero, milanista, ammiratore di Rivera: «Era il mio idolo; a Perugia mio papà gestiva un bar che era anche la sede di un Milan Club, da ragazzino sognavo di giocare lì». Gi inizi sono alla Juventina Perugina, poi venne preso in comproprietà tra l’Asti Ma.Co.Bi. (dove rimase a farsi le ossa) e il Torino, con cui giocò un’ amichevole il 30 aprile 1972.
Quando nell’estate del ’72 gli chiesero di trasferirsi al Torino rifiutò, preferendo la Fiorentina che rilevò il cartellino per 435 milioni di lire dell’epoca.
La storia in viola
L’esordio in maglia viola in Serie A è a 18 anni, il 15 ottobre del 1972 in una vittoria dei toscani per 2-1 sul campo del Verona; Antognoni scese in campo con la maglia n. 8, venendo elogiato il giorno dopo dal Corriere dello Sport che, nel titolo del resoconto della gara, lo definì «un giovanissimo Rivera» protagonista di un esaltante primo tempo.
Negli anni 1970 e per metà degli anni 1980 ereditò da Brizi e da Ennio Pellegrini la fascia di capitano dei gigliati.
La storia in maglia viola di Antognoni è nota a tutti: un amore viscerale per la città, una fedeltà assoluta alla maglia, una simbiosi d’amore con la tifoseria. La carriera ci racconta periodi difficili, a fine anni settanta col rischio di retrocedere, ad anni in cui, sotto la gestione Pontello, lo scudetto era lì ad un passo. Ad un punto.
In un’intervista Giancarlo disse: «Quel campionato perduto grida ancora vendetta. Arrivammo a un punto dalla Juve: all’ultima giornata a Cagliari ci annullarono un gol regolare di Graziani, mentre la Juve vinse a Catanzaro con un rigore, che c’era… Forse non doveva finire con uno spareggio perché c’era il Mondiale che incombeva e in nazionale eravamo in cinque della Fiorentina e in sette-otto della Juve.»
Gli infortuni
L’amore dei tifosi viola si riversò su questo fuoriclasse, tanto grande tecnicamente quanto sfortunato, che con la maglia gigliata subì dei gravissimi infortuni, tanto da rischiare seriamente la vita sul campo: il 22 novembre 1981 in uno scontro di gioco con il portiere del Genoa, Silvano Martina, riportò una frattura alle ossa craniche: venne aiutato dal pronto intervento del medico sociale rossoblù, il prof. Pierluigi Gatto, il quale con la collaborazione di Ennio Raveggi, massaggiatore dei viola, riattivò le funzioni respiratorie del giocatore.
Tre anni dopo fu uno scontro con Luca Pellegrini della Sampdoria a causargli la frattura scomposta di tibia e perone della gamba destra e ad allontanarlo per molti mesi dai rettangoli di gioco: saltò l’intera stagione 1984-1985 per tornare solo a novembre dell’85.
Nell’annata 1986-1987, assieme a Ramón Díaz, Antognoni guidò la Fiorentina a una difficile salvezza in campionato: vittima di un nuovo infortunio in Coppa Italia alla fine della stagione precedente, Antognoni, sotto la guida di Eugenio Bersellini, esordì solo sul finire del girone d’andata, nella gara interna persa contro l’Inter: in tutto 19 presenze e 4 reti, di cui una su punizione al Napoli. Segnò l’ultima rete in maglia viola all’Empoli nell’aprile dell’87.
Le statistiche
Dal 1972 al 1987, l’Unico 10 ha collezionato in maglia gigliata tra le varie competizioni 429 presenze con 72 gol.
Le vittorie purtroppo si limitarono a una Coppa Italia del 1975 conquistata nella finale di Roma contro il Milan, e la Coppa di Lega Italo-Inglese contro il West Ham Utd.
Antognoni racconta però che l’amore di Firenze nei suoi confronti, tangibile ora più che mai, vale più dei tanti scudetti che avrebbe potuto vincere altrove. In Italia nonostante le avance delle squadre più forti di quei anni non vestì nessuna altra casacca, si trasferì per finire la carriera a Losanna, in Svizzera per un paio di stagioni. Lunga è stata anche la sua carriera in azzurro, 73 presenze e 7 reti, con la partecipazione a 2 Mondiali e la vittoria in quel di Spagna ’82.
Serie A
Milan, Pulisic: “Mi da fastidio il pregiudizio sui calciatori americani in Europa”
L’esterno offensivo americano di proprietà del Milan, Christian Pulisic, è parso molto polemico in un’intervista al “The Athletic”.
Christian Pulisic, esterno offensivo del Milan e della Nazionale statunitense, ha parlato ai microfoni riguardo un argomento molto delicato sul trattamento che ricevono i propri connazionali in Europa.
Milan, le parole di Pulisic
In seguito le parole dello statunitense:
“Mi da fastidio il pregiudizio sui calciatori americani in Europa. A volte è stato palese ai miei occhi. Le decisioni degli allenatori sul selezionare o meno un giocatore americano possono essere state influenzate da questo. Un giorno mi piacerebbe poter dire di avere avuto un piccolo o un grande ruolo nel portare il calcio negli Stati Uniti a un livello completamente diverso. Mi auguro di arrivare al punto di essere uno dei paesi più rispettati al mondo. Se come Nazionale arrivassimo al massimo livello anche nei tornei più grandi, sarei estremamente orgoglioso. Dobbiamo raggiungere nel calcio la stessa posizione ottenuta da alcune leggende statunitensi negli altri sport”.
Riconoscimento degli statunitensi in Europa
“Mi spinge a lavorare ancora più duramente e ad essere migliore, non dando loro la possibilità di prendere una decisione e dicendo: ‘Questo è il ragazzo che vogliamo far giocare’. Questo mi ha sempre spinto a dare il massimo. Penso che ora la situazione sia migliorata. Spero di aver avuto voce in capitolo e che altre persone si guardino intorno e dicano: ‘Questo ragazzo è americano e sta giocando ai massimi livelli: allora sono da rispettare’. Guardate quanti americani sono venuti in Europa negli ultimi 5-10 anni. Abbiamo giocatori in Champions League e in alcuni dei campionati più importanti del mondo. Ma non è il nostro principale stimolo voler dimostrare che si sbagliano”.
Serie A
Empoli, Corsi: “D’Aversa grande allenatore. Stadio? Puntiamo ai lavori”
Il presidente dell’Empoli Fabrizio Corsi elogia il proprio allenatore Roberto D’Aversa e si augura di partire con i lavori di restyling dello stadio Castellani.
Reduce dal 4-1 rifilato al Verona, l’Empoli occupa il decimo posto in classifica con 19 punti. Un risultato fin qui ottimo per una squadra che l’anno scorso si era salvata all’ultimo minuto dell’ultima giornata, ma i toscani non hanno intenzione di fermarsi e pensano già alla prossima gara in casa contro il Torino.
Empoli, le parole del presidente Fabrizio Corsi
Il presidente dei toscani Fabrizio Corsi ha parlato in occasione dell’evento “Il talento – scovarlo, allenarlo e valorizzarlo” organizzato dal club e da Humangest: “Le mie qualità sono dovute alla capacità di saper selezionare le persone. Fazzini è arrivato da noi a 14 anni da una società della Versilia legata al Milan“.
Su D’Aversa
“Con il mister scherzavamo dicendo che il Milan ha scartato Fazzini, lo abbiamo preso noi e magari ora glielo rivendiamo. D’Aversa sembra cresciuto nel nostro settore giovanile, è un grande allenatore” riporta empolichannel.it.
Sullo stadio Castellani, che subirà lavori di restyling
“L’Empoli ha l’obiettivo di autofinanziarsi e combinare i risultati con la sostenibilità. Tra alcuni mesi contiamo di partire con i lavori , poi saranno necessari tre anni prima di arrivare alla sua realizzazione“.
Serie A
Napoli, Kvaratskhelia out fino al 2025: Conte pensa al cambio modulo
Antonio Conte pensa al cambio modulo per il Napoli. L’idea lo solleticava già da un po’, ma l’infortunio di Kvaratskhelia potrebbe accelerare la transizione.
Il Napoli dovrà fare a meno di Kvicha Kvaratskhelia per almeno un mese. L’infortunio del georgiano, che non tornerà in campo prima del 2025, rappresenta un duro colpo per la squadra di Antonio Conte, che perde uno dei suoi uomini chiave nel momento forse più delicato della stagione.
Il tecnico salentino, seppur contrariato dalla notizia, potrebbe cogliere l’occasione per avviare una riflessione tattica su un Napoli apparso piuttosto sterile nelle ultime uscite. Con un Lukaku spesso troppo isolato e una manovra offensiva che si affida più alle giocate individuali che a schemi consolidati, Conte potrebbe considerare seriamente un cambio modulo, pensando a un 3-5-2 per valorizzare il centravanti belga e dare nuova linfa all’attacco partenopeo.
L’imminente apertura del mercato invernale potrebbe essere il momento giusto per adattare la squadra a questo nuovo assetto tattico, correggendo alcune lacune evidenziate durante il girone d’andata.
Napoli, i possibili interpreti del 3-5-2
Nel nuovo schema tattico ipotizzato, Conte potrebbe affidarsi alla difesa a tre già vista nelle prime giornate, con Di Lorenzo e Buongiorno nei ruoli di braccetti e Rrahmani come centrale. Tuttavia, la fascia destra rappresenta un vero grattacapo. Con Mazzocchi ancora infortunato, l’unica alternativa potrebbe essere adattare Politano o Ngonge come esterni a tutta fascia, un compito che già ricoprono parzialmente nel 4-3-3 attuale.
Sulla sinistra, Olivera potrebbe diventare un tassello fondamentale: il laterale uruguaiano garantisce maggiore copertura in difesa ma anche una spinta costante in attacco. Questo modulo potrebbe inoltre rappresentare una rinascita per Leonardo Spinazzola, che troverebbe spazio nel ruolo a lui più congeniale.
A centrocampo, Lobotka, Anguissa e McTominay rimangono inamovibili. In attacco, il 3-5-2 potrebbe riportare Romelu Lukaku ai tempi dell’Inter. Il belga avrebbe finalmente un partner offensivo: le alternative non mancano, con David Neres e Raspadori pronti a garantire qualità e imprevedibilità, mentre il Cholito Simeone rappresenterebbe un’opzione più fisica. Una volta recuperato, anche Kvaratskhelia potrebbe adattarsi al ruolo di seconda punta, come spesso fa in Nazionale.
Contro l’Udinese, tuttavia, è improbabile che il cambio modulo venga adottato subito: il più probabile sostituto di Kvaratskhelia nel consueto 4-3-3 sarà David Neres. Ma nelle prossime settimane, con il mercato in arrivo, le possibilità di vedere un Napoli in versione 3-5-2 potrebbero diventare realtà.
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