Fiorentina's Heas Coach Vincenzo Italiano during italian soccer Serie A match Hellas Verona FC vs ACF Fiorentina (Archive portraits) at the Marcantonio Bentegodi stadium in Verona, Italy, December 22, 2021 - Credit: Ettore Griffoni
Il tecnico del Bologna Vincenzo Italiano è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport, questi alcuni passaggi.
Sembrava una “mission impossible” quella di Vincenzo Italiano: dopo il fantastico Bologna di Thiago Motta sembrava impossibile ripetersi, viste anche le cessioni delle due stelle Zirkzee e Calafiori e con un Ferguson a lungo fuori per infortunio. L’ex tecnico della Fiorentina invece, nonostante il bello ma impegnativo impegno della Champions sta facendo addirittura meglio, con l’attuale quarto posto in classifica e una semifinale di Coppa Italia contro l’Empoli alle porte.
Una missione tanto complicata che a giugno qualcuno dava del “matto” a Italiano: «Tanti, perché negli anni situazioni come questa a Bologna spesso si sono verificate annate… insoddisfacenti. Tutti pensavano che sarebbe stata una “Missione Impossibile”: ecco, proprio questo c’era scritto sui messaggi che ricevevo. Questa era la panca più bollente dell’universo. Cosa rispondevo? Io dopo aver parlato con tutti i componenti della società mi sono tranquillizzato. Sapevo delle eventuali difficoltà come è realmente successo, ma scortato da compagni di viaggio che potevano darmi una grossa mano per non fare troppi… danni».
La scelta di Bologna è stata dettata anche dalla possibilità di partecipare alla Champions League? «Ha influito per il cinquanta-sessanta per cento. Cercare di mettermi alla prova, sfidare questa competizione dei dettagli, la più difficile».
Il rapporto con Firenze? Crede di aver avuto più in questi mesi da Bologna che nei tre anni in viola? «Non lo so: i tre anni di Firenze sono un po’ macchiati da quelle finali, ma tanti sanno quali e quante cose sono passate in quel tragitto. Chiaro che perdendole qualcosa viene offuscato, ma sono stati tre anni fantastici. Chiaro che l’allenatore è giudicato dai risultati, ma quel che mi hanno chiesto ho dato, anzi forse di più. Per me il percorso conta tanto: qua sembra che sia più bravo chi esce agli ottavi e chi invece perde le finali è una capra. No no…».
Il rimpianto per le tre finali perse, è in credito con il calcio? «Penso di sì. Certamente meritavamo di alzarne anche solo una. Quanto penso a una finale in Coppa Italia? Ci penso. Intanto bisogna vincere la semifinale e non sarà semplice: l’Empoli ha battuto tutte squadre fuori casa; io non ho mai vinto là, nè in A nè in B. Sono 180’ e vanno giocati. Detto ciò, pensare di poter portare 30-35 mila bolognesi a Roma e al primo anno qui per me sarebbe un sogno che tutti abbiamo, un qualcosa di impagabile».
Il contratto scade nel 2026. Il futuro? «Con onestà devo dire che non si è ancora discusso di niente. Ma… c’è tutta la mia disponibilità».
Quali sono stati i suoi maestri? «Prandelli, il primo a fare il 4-2-3-1, e Malesani: visionari. Ma ci metto anche Cagni, che mi fece esordire in A: nella tattica individuale e nella crescita mi ha dato tanto».
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