Serie A
Bologna-Lazio: probabili formazioni e dove vederla
Bologna-Lazio è il lunch match di Domenica 3 Ottobre. I felsinei non arrivano da un ottimo periodo mentre la Lazio proverà a cavalcare l’onda dell’entusiasmo post derby.
Qui Bologna
C’è aria di cambiamenti in casa Bologna, infatti il tecnico serbo in allenamento ha provato la difesa a 3 con Bonifazi, Medel e Theate. Sulla fascia destra ci sarà l’ex De Silvestri e sull’altra c’è Dijks con un lieve attacco febbrile, dunque si tiene pronto Hickey. La diga di centrocampo sarà formata da Svanberg e Dominguez, viste le indisponibilità di Schouten e Kingsley. Dietro al terminale offensivo, Marko Arnautovic, ci saranno Soriano e Barrow, con Orsolini e Skov Olsen pronti a subentrare.
Qui Lazio
Per mister Sarri i problemi sono cominciati giovedì con l’infortunio di Ciro Immobile che salterà, probabilmente, anche le partite con la Nazionale. Allora in attacco c’è l’opportunità per Muriqi con Pedro e Felipe Anderson ai suoi lati, con Moro che a gara in corso potrebbe entrare al posto del kosovaro formando un attacco leggero. A centrocampo torna Leiva e ai suoi lati Milinkovic-Savic e Luis Alberto. Mentre davanti a Pepe Reina si riprende il posto Luiz Felipe e al suo fianco ci sarà Acerbi. I terzini saranno l’instancabile Hysaj e Marusic che dovrebbe vincere il ballottaggio con Lazzari.
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Probabili formazioni
Bologna (3-4-2-1): Skorupski; Bonifazi, Medel, Theate; De Silvestri, Svanberg, Dominguez, Dijks; Soriano, Barrow; Arnautovic. Allenatore: Sinisa Mihajlovic.
Lazio (4-3-3): Reina; Marusic, Luiz Felipe, Acerbi, Hysaj; Milinkovic-Savic, Leiva, Luis Alberto; Pedro, Muriqi, Felipe Anderson. Allenatore: Maurizio Sarri.
Precedenti
Sono 134 i precedenti tra Bologna e Lazio con 45 vittorie dei rossoblu, 52 vittorie per i biancocelesti e 37 pareggi. Mentre i precedenti al Dall’Ara sorridono alla squadra di casa che ha vinto 34 partite contro le 15 dei biancocelesti e le restanti 18 gare sono terminate in pareggio.
Dove vederla
La sfida tra Bologna e Lazio verrà trasmessa sia da DAZN che da Sky. Su Sky si potrà vedere sul canale 213 del satellite e in streaming su Sky Go e Now Tv.
Serie A
Lazio, Lotito: “Rovella non è in vendita. Derby? Hanno vinto una gara, sembrava una festa Scudetto”
Claudio Lotito, presidente della Lazio, ha rilasciato una breve intervista a Il Messaggero in cui ha affrontato vari argomenti, sottolineando il cambiamento nel panorama delle proprietà nel calcio italiano.
Lotito ha espresso preoccupazione per il fatto che sempre meno club siano gestiti da proprietà italiane, sottolineando l’importanza di mantenere una connessione culturale e valoriale con il territorio: “Come me e Aurelio De Laurentiis, che sta facendo benissimo, i risultati parlano, spero che altri non cedano perché alcuni club ormai sopravvivono. Tanti vendono perché non è facile reggere. Le disponibilità sono ristrette e il calcio ha un costo”.
Da tempo si invoca da più parti una mano da parte del governo.
“Non servono aiuti, ma il rispetto di quello che l’industria del calcio dà al nostro Paese. Al cinema è stato dato oltre un miliardo durante il Covid a fondo perduto, a noi è stato solo concesso di pagare le rate sospese in 5 anni grazie a una legge già esistente. Si pretendeva il pagamento entro il 26 dicembre, mi sono battuto per la dilazione mensile e lo Stato ne ha tratto giovamento. Sono fondamentali i ricavi fiscali prodotti dal calcio”.
Lo sbarco di multiproprietà e società da tutto il mondo sta prendendo il largo.
“Le aziende italiane e gli imprenditori una volta investivano anche nel calcio. Adesso è venuta meno la forza economica e arrivano solo i fondi. Servirebbe oltretutto una norma e verificarne la provenienza. Ma la cosa più grave è che si sta perdendo l’aspetto romantico e patriottico perché queste proprietà non hanno interesse a valorizzare la tutela della fede sportiva né il nostro territorio”.
Lei è saldo al timone della Lazio?
“Io non ho alcun interesse a vendere, ho già detto e ribadisco che lascerò il club a mio figlio. Oltretutto sono riluttante all’ingresso dei fondi perché, come ho già detto, puntano solo alla massimizzazione dei ricavi ma il calcio deve avere anche e soprattutto uno scopo moralizzatore e didascalico. Io sento una grande responsabilità civica e sociale. Oltre a portare i risultati economici e sportivi, voglio educare i giovani al rispetto delle regole, loro saranno i cittadini del futuro. I valori devono stare al di sopra di tutto e il calcio così mediatico può e deve dare un esempio. Non a caso, io e mia moglie Cristina, a capo della Fondazione, stiamo promuovendo tutta una serie di iniziative sociali, con investimenti non legati solo al mero denaro. Anche l’Academy va in questo senso, per aiutare le famiglie e crearne una ancora più grande concentrata tutta dentro Formello. Sto facendo tutto questo con le mie risorse, senza chiedere né mutui né leasing a nessuno”.
Però c’è un pre-contratto firmato con il colosso Legends per arrivare a concludere il progetto Flaminio.
“Non c’entra nulla perché potrei pagare pure da solo 400 milioni in 30 anni, dopo averne spesi 550 in 20. L’accordo è legato a un business plan più ampio, allo sponsor”.
Non è ancora stata aperta la conferenza dei servizi per la Lazio in Campidoglio.
“Stiamo preparando gli ultimi documenti per il deposito”.
Domani la Lazio compirà 125 anni.
“Ci saranno diverse iniziative, oltre la maglia celebrativa che esordirà contro il Como”.
C’è un po’ di amarezza per il derby perso?
“Abbiamo sbagliato i primi 20 minuti e loro hanno fatto due tiri in porta, ma dopo c’è stato un assalto al Fort Apache. Nel secondo tempo non avremmo meritato di perdere. Loro hanno segnato, noi no. E poi ci sono stati atteggiamenti scorretti come i palloni buttati in mezzo al campo e non solo. Hanno vinto una gara, sembrava una festa Scudetto”.
Si vocifera che il Manchester City sia pronto a fare offerte per Nicolò Rovella.
“Non è in vendita e non abbiamo ancora mai ricevuto un’offerta, ma è normale che i nostri giocatori siano apprezzati e desiderati dai top club del mondo”.
Serie A
Inter, il report sulle condizioni di Correa: Bisseck e Calhanoglu invece?
L’Inter deve fare i conti con i vari acciacchi dei giocatori dopo la final four della Supercoppa Italiana. Arrivati gli esami su Correa, su Bisseck e Calha…
Dopo la dolorosa sconfitta nel derby contro il Milan nella finale di Supercoppa Italiana, l’Inter è chiamata a rispondere subito in campionato per eliminare la prestazione non positiva di Riyadh.
Simone Inzaghi dovrà però fare i conti con i vari acciacchi dei suoi giocatori. Una situazione d’emergenza che, soprattutto nel reparto difensivo, dura da diversi mesi costringendo l’ex tecnico della Lazio a scelte obbligate.
Joaquin Correa si è sottoposto questa mattina agli esami strumentali di rito che hanno fatto maggiore chiarezza sul problema muscolare con cui l’argentino ha dovuto convivere in Arabia Saudita. Per l’attaccante si tratta di un’elongazione al soleo della gamba sinistra che lo terrà ai box per diverso tempo (circa 15-20 giorni).
Infatti, l’ex Lazio salterà sicuramente le sfide con Venezia e Bologna ed Empoli, per provare a recuperare per la gara contro il Lecce del 26 gennaio.
Oltre a Correa, nella giornata di oggi si sottoporranno agli esami strumentali anche altri giocatori usciti acciaccati dopo la spedizione in Arabia Saudita. Si tratta di Bisseck e Calhanoglu. Il difensore è rimasto in campo per l’intera durata del derby nonostante non fosse al meglio, mentre per il centrocampista turco la situazione è leggermente più seria.
L’ex Bayer Leverkusen è dovuto uscire nel primo tempo dal campo di gioco durante la finale di Supercoppa Italiana.
Inter, il comunicato su Correa
“Joaquin Correa si è sottoposto questa mattina a esami strumentali presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano. Per l’attaccante nerazzurro elongazione al soleo della gamba sinistra. Le sue condizioni saranno valutate giorno dopo giorno”.
Le condizioni di Joaquin Correa.
— Inter ⭐⭐ (@Inter) January 8, 2025
Serie A
Roma, Ranieri: “Il derby emozioni forti, anche perchè sono le ultime. Totti? Ci parlerò”
Il tecnico della Roma, Claudio Ranieri, ha parlato in una lunga intervista a Il Corriere dello Sport soffermandosi sugli ultimi mesi sulla panchina giallorossa.
Claudio Ranieri, allenatore della Roma, ha rilasciato una lunghissima intervista in esclusiva a Il Corriere dello Sport soffermandosi su tantissimi temi della sua terza esperienza sulla panchina del club giallorosso.
Una scelta d’amore fatta dal tecnico romano verso la sua squadra del cuore, che come sempre, non verrà mai dimenticata dal popolo della Roma, lo stesso da dove viene Ranieri.
Roma, le parole di Ranieri
“All’Olimpico, quando veniva cantato l’inno di Antonello, io non salivo dal tunnel perché mi commuovevo, mentre adesso riesco a reggere l’emozione e, anzi, il canto dei sessantamila mi dà l’ultima botta d’energia”.
Riesci ancora a emozionarti? Penso naturalmente a domenica sera, al derby.
“Sono emozioni forti, anche perché sono le ultime”.
Vuoi dire che a giugno chiudi sul serio?
“È iniziata l’ultima tappa e quando pensi che sia finita, è proprio allora che comincia la salita”.
E pensare che avevi annunciato l’addio alle armi.
“Mi credi se ti dico che negli ultimi mesi ho ricevuto più richieste che dopo il trionfo col Leicester? Quando mi sono accorto che c’era ancora voglia di Ranieri, la voglia è tornata pure a me, ma sapevo che l’avrei fatto solo per due squadre, Cagliari e Roma. Mi hanno tirato giù dall’Aventino”.
La chiamata – annunciazione!, annunciazione! – quando è arrivata di preciso?
“Quel lunedì di novembre, mi telefonò Ghisolfi per dirmi che i Friedkin volevano parlarmi. Sono partito subito per Londra”.
Durante il viaggio cos’hai pensato?
“Cos’altro avrei dovuto pensare? Avevano appena esonerato Juric, chiamano me e che pensiero posso mai fare? Claudio, si ricomincia”.
Come va con l’inglese?
“Maccheronico, come sempre”.
I Friedkin ti hanno capito.
“E io ho capito loro, hanno voglia di fare bene, di riportare in alto la Roma. Non parlano in pubblico? Perché, vedi altri americani, mi riferisco a proprietari di squadre, che rilasciano interviste o semplici dichiarazioni? Gli americani sono fatti così. Affidano i compiti alle persone che scelgono e se non vanno bene le cambiano”.
Come hai trovato la squadra?
“Come tutte le squadre che escono da un esonero. In questo caso addirittura due in pochi mesi. Giù moralmente, ma a posto fisicamente. Con Daniele e Juric avevano lavorato bene sul piano atletico. Io ho semplicemente portato le mie idee, ho provato a stimolare i ragazzi, siamo entrati presto in sintonia.
Cosa significa entrare in sintonia? Pensare le stesse cose, dare tutto l’uno per gli altri. Giocare sempre alla morte. Sono uno che in allenamento pretende tanto, quando arriva la partita lascio libertà ai giocatori perché, se hanno lavorato bene, sanno come comportarsi sia difensivamente sia offensivamente. A ogni errore deve corrispondere una reazione, nessuno deve ripensare allo sbaglio che ha appena commesso. C’è tanto tempo ancora. Sbagliamo tutti, in campo, nella vita… Tempo fa lessi una frase che mi piacque parecchio”.
Quale?
“Se un errore non è un trampolino di lancio, è un errore”.
Hai vinto il quinto derby su cinque: la prima cosa che hai pensato.
“Ero contento per i tifosi. La gioia che riesci a donare è più grande di quella che provi. Io non ho paura di dire le cose: abbiamo battuto una Lazio che sta facendo una grande stagione e un bellissimo calcio. Domenica ho visto una Roma diversa, una Roma che sa stare in campo. Molto distante da quella di Napoli, ma ero arrivato solo da un giorno e i nazionali erano appena rientrati. Il progresso, la crescita è notevole. A Napoli avevamo fatto una partita buonina, ma eravamo stati troppo timidi, non avevamo mai provato a vincere”.
Da qui al 3 febbraio quanto e dove cambierete?
“Ho già una buona rosa, ma va completata perché tra poco giocheremo tre partite a settimana. Serve qualcosa in più, del resto si parla di mercato di riparazione e allora anche noi proviamo a riparare”.
Qualcosa in più, ma anche qualcosa in meno.
“Ci saranno delle partenze, certo, e gli ingressi dovranno rispettare i parametri del Fair Play Finanziario”.
Come vedi Dybala?
“Con il sorriso. Il sorriso è importante, chi arriva al campo col sorriso, come Paulo, facilita le cose e ti riempie il cuore. Dybala mi piaceva tanto già quand’era al Palermo”.
Sbaglio o gli hai garantito la centralità che inseguiva da anni?
“Per me sono tutti centrali, devono esserlo. Paulo è di un calcio superiore, ora gioca tanto perché sta bene, ma va salvaguardato. Lo tolgo non appena lo vedo stanco. Nel derby lui e Dovbyk hanno fatto un lavoro eccezionale, contribuendo al successo in modo decisivo”.
A Paredes e Hummels hai restituito spazio e dignità.
“A Paredes e Hummels non devi dire niente, loro sanno bene cosa fare e i compagni gli riconoscono la leadership, non a caso si appoggiano sempre su di loro”.
Ogni volta che ti chiedono di Totti, del suo ipotetico – e aggiungo auspicabile – ritorno alla Roma, rispondi che gli telefonerai, che parlerai con lui. È una non-risposta. O hai trovato sempre occupato?
“È una non-risposta. Ma posso garantire che parlerò con Francesco, prima però dovrà capire cosa vuol fare da grande. Parlerò con lui, così come ho parlato con Daniele e vorrei tanto abbracciare Bruno Conti, che non vedo da troppo tempo”.
Pensi che ci siano preclusioni dei Friedkin relativamente al ritorno di Francesco.
“Non ne abbiamo ancora parlato. Ma non penso, non lo so”.
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