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Bologna, Zirkzee: “Ora la mia testa è solo qui. Sul futuro…”

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Bologna, Zirkzee, Milan - Depositphotos

Joshua Zirkzee ha rilasciato delle dichiarazioni sulla stagione entusiasmante del Bologna. Ha parlato dei punti di forza della squadra e del suo futuro.

In un’intervista rilasciata al Corriere di BolognaZirkzee ha commentato il cammino trionfale del Bologna che si è concluso al quarto posto, entrando di diritto nella prossima edizione della Champions League.

Indubbiamente l’uomo chiave dei rossoblù, ci ha tenuto comunque a rinnovare i complimenti ai compagni e allo staff, che, ciascuno a modo proprio, ha ricoperto un tassello f0ndamentale in questo viaggio. Inoltre, ha ringraziato i tifosi, ognuno di loro ha contribuito in maniera tangibile nel raggiungimento di questo obbiettivo. Ha parlato anche del suo futuro e della mancata convocazione all’Europeo.Bologna

Le dichiarazioni di Zirkzee

Bologna ha vissuto momenti incredibili in questa annata. Se lei dovesse scegliere il migliore quale prenderebbe?

“Sono tanti, ma se mi costringe a sceglierne uno direi la settimana prima di Natale, quando abbiamo vinto contro Roma, Inter e Atalanta. È stato un momento cruciale della stagione. Dopo quella settimana abbiamo preso coscienza dei nostri mezzi e fatto il pieno di fiducia. Abbiamo iniziato a sognare, anzi no, sognare non è il termine giusto, abbiamo iniziato a realizzare che potevamo fare qualcosa di importante. Il miglior momento però è stato quando abbiamo battuto il Napoli, lì abbiamo capito che le chance di andare in Champions League erano altissime”.

Quando ha scelto di venire al Bologna aveva mai pensato di poter raggiungere un traguardo come la Champions League?

“Sono arrivato qui lasciando il Bayern Monaco. Ero entusiasta di venire al Bologna perché volevo giocare. Il campionato era di alto livello, mi volevo misurare. Il club aveva già una visione ben chiara di cosa voleva fare: competere per entrare in Europa. Nessuno però avrebbe mai potuto pensare che questa stagione potesse andare così. C’era l’idea di poter entrare in Europa, ma passo dopo passo, non direttamente in Champions. A un certo punto della stagione però ci siamo detti: “Chi se ne frega, andiamo in Champions. Se dobbiamo conquistarci l’Europa prendiamoci il premio più grosso”. La direzione del club è sempre stata quella, ma onestamente nessuno si aspetta di arrivarci così in fretta”.

Dopo questo campionato lei ha uno status diverso, anche agli occhi del resto del mondo del calcio. Se l’è guadagnato sul campo il ruolo di leader?

“Sono un giocatore migliore, di sicuro. Una stagione così ti fa guadagnare molti punti, anche sotto il profilo dell’esperienza. Devo dividere tutto con i miei compagni, persone fantastiche, il gruppo è davanti a tutto. Se ho provato a diventare un leader lo devo a Lollo De Silvestri. È venuto da me e mi ha detto: “Hai le capacità per essere un leader”. Studiavo il suo comportamento, lui è il cuore della squadra. Abbiamo un gruppo giovane e affamato, tutti sono leader, a modo loro. A turno siamo stati tutti capitani, è la dimostrazione che quando siamo chiamati a guidare il gruppo siamo capaci di farlo. Non siamo individualisti”.

È stato il segreto del Bologna?

“Senza dubbio. Siamo una grande famiglia. Era l’ingrediente indispensabile per raggiungere un traguardo così prestigioso”.

Non parla come chi vuole andarsene.

In questo momento la mia testa è solo a Bologna. Voglio recuperare dall’infortunio farmi delle belle vacanze negli States con i miei amici di infanzia e poi vedremo cosa succederà”.

Ha parlato con Motta?

“Non ho avuto un colloquio personale con lui. Io e lui non parliamo tanto, quando lo faceva era soprattutto per tenermi sulla corda, sul pezzo. Quando è stata certa la qualificazione in Europa, ha fatto un discorso a tutti: “Bene adesso siamo qualificati, ma voi che volete fare?” E io gli ho risposto: “Meritiamo di andare in Champions League”. A quel punto siamo entrati come in un tunnel. Non ci ha voluto mettere addosso molta pressione, ma ci ha spiegato quel che dovevamo fare e quali partite dovevamo vincere: all’Olimpico con la Roma e a Napoli”.

In questa fantastica stagione l’unico neo personale è la mancata convocazione agli Europei con l’Olanda.

Sono convinto che senza l’infortunio di marzo contro l’Inter me la sarei potuta giocare. Non sono riuscito a rispondere alla convocazione, se avessi potuto farlo magari l’allenatore mi avrebbe richiamato e oggi non sarei fuori dagli Europei. È una mia sensazione, non ne ho la certezza, ma il calcio è così. Avrò la mia opportunità”.

Qual è il suo messaggio di fine stagione per i tifosi del Bologna?

Posso dire solo grazie, la Champions League è un traguardo che loro si sono meritati per primi per tutto l’affetto che ci hanno dato e noi lo abbiamo sentito dentro e fatto nostro”.

Cosa vuol dire a Motta?

“Grazie e gliel’ho già detto. Ha sempre dato a noi giocatori i meriti, ma tutto quello che abbiamo fatto è partito prima da lui“.

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Bettega: “La Juve è sempre la Juve. Su Thiago Motta…”

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Juventus, Thiago Motta

L’ex calciatore e vicepresidente della Juventus Roberto Bettega ha parlato del neo tecnico bianconero Thiago Motta. Di seguito le sue parole riportate da Tuttosport.

Bettega su Thiago Motta

“Se l’hanno preso vuol dire che ha le qualità per allenare la Juventus”. Le sue aspirazioni? “La Juventus è sempre la Juventus. Facciamolo lavorare, i giudizi li daremo alla fine. Spero che la stagione inizi con lo spirito e l’entusiasmo che la Juve cerca.”

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I Friedkin hanno deciso: rimediano all’errore

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Non solo Roma: i Friedkin sulle tracce di un altro club

I Friedkin hanno deciso: la proprietà statunitense della AS Roma ascolta i propri tifosi e prende una decisione. Aperto anche un procedimento disciplinare.

Il responsabile commerciale, Michael Wandell, è stato sollevato dall’incarico. A lui è stato contestato il lancio, della Felpa Adidas, che ricorda i colori sociali dell’altra squadra di Roma: la Lazio. Per i Friedkin è molto grave.

La Felpa della discordia: genesi e ritiro

Roma, Friedkin

La società ha deciso di accogliere le richieste dei tifosi, che in qualche modo si sentivano traditi. La felpa in questione ricordava ai più il legame con i colori sociali della Lazio, e non c’è stato bisogno di aspettare molto per vedere l’insorgere delle polemiche. Il concept era stato pensato dall’Adidas per rendere omaggio ad un murale sito nel quartiere Ostiense di Roma, che raffigura l’antinquinamento rappresentando un airone tricolore che lotta per la sopravvivenza.

L’artista Federico Massa per l’opera ha scelto colori che vanno sulla tonalità del verde acqua e nello specifico un “vintage”, che ricorda il colore celeste (poco caro ai romanisti) poi rivisto sulla felpa. Per Adidas solo una questione di immagini che rendono poco chiaro il colore, ma i tifosi sono insorti.

La posizione dei Friedkin

Per i Friedkin l’anima della Roma sono i tifosi e per questo la felpa è stata tolta dal mercato, nonché da tutti gli store. Non ci saranno altri richiami ai colori celesti sulle prossime tute. Aperto, inoltre, un procedimento disciplinare, che dovrà far chiarezza sulle scelte commerciali del reparto predisposto.

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Zangrillo: “Il mio Genoa deve tornare dove merita”

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Il Presidente Zangrillo, intervistato all’evento “Margini d’estate”, ha parlato a Telenord del suo Genoa, del mercato e delle ambizioni nel prossimo futuro.

Il professor Zangrillo è stato, prima che Presidente del Genoa, un rinomato Primario dell’ospedale San Raffaele di Milano, nonché medico personale di Silvio Berlusconi. Cavaliere della Repubblica Italiana per le sue numerose pubblicazioni in ambito medico, è Presidente del Genoa dal 2021.

Indice

Zangrillo, il Presidente tifoso

Il Presidente Zangrillo (scelto dalla cordata 777) è tifoso rossoblù fin da bambino. Da sempre ha seguito sugli spalti del Ferraris la sua squadra del cuore, ma ora con qualche responsabilità in più.

L’intervista

Alcuni punti salienti dell’intervista rilasciata a Telenord:

Sulla questione stadio, Zangrillo ha dichiarato: “Genova, orograficamente, è ostile perché non ci sono spazi. La cosa che viene in mente è costruire uno stadio sul mare. Prima ci ha pensato qualcuno. Allora, pare che Sampdoria e Genoa siano d’accordo per presentare un progetto in comune. Per una serie di motivi, il Ferraris dobbiamo considerarlo lo stadio della città e non di uno due club. Facciamo questo sforzo. Essere pronti significa aver fatto il primo passo di un percorso burocratico che vedrà contenziosi”.

Facendo anche riferimento alle infrastrutture italiane: “Lo stadio per eccellenza per noi italiani è lo stadio di San Siro, obbrobrio di cemento nella periferia di Milano, poi abbiamo delle piccole realtà nella provincia come Monza e Sassuolo. Invece andiamo a Madrid o Parigi e vediamo queste strutture meravigliose, o il centrale di Wimbledon che si chiude appena vengono due gocce d’acqua. ”

Genoa-Bologna

Genoa-Bologna si giocherà allo Stadio ‘Luigi Ferraris’ di Genova

Sul Calcio: “Il mondo del calcio è un mondo drogato, malato. Non per fare piagnistei facili, ma il fatto che la rappresentazione recente che abbiamo dato della nazionale sia poco simpatica. Vedevo la Turchia ieri che davano l’anima. Fai poi delle considerazioni e vedo che ci sono questi procuratori leggendari che girano con Lamborghini e Ferrari. Questi signori muscolosi e ipertatuati che la fanno da padroni andando a proporre ingaggi alle società. E poi vedi che c’è un campione che speriamo non ci rovinino come Sinner.”

“L’ambiente è pulito”

Sul suo Genoa: “Il Genoa è stato straordinario. E’ cresciuto, adesso il Genoa è un gruppo bello, pulito e dobbiamo garantirgli la continuità. È innegabile che esistano delle difficoltà di cui non conosciamo l’entità. Ma possiamo dire che non immaginiamo ci possano essere dei riflessi sulla società Genoa perché è all’interno di una struttura sana, governata e strutturata in modo sapiente.

Genoa

C’è una governance in cui c’è il controllo reciproco, lo scambio di informazioni e noi speriamo che tutto si possa, nel rispetto della giustizia, garantire su quelli che sono i fondamentali di una società che ha ben operato e noi pensiamo debba ben operare. Se respiro, come sto respirando, aria pulita, se c’è dialogo, reciproca stima e condivisione, io ho questo ruolo e continuerò a tenerlo perché è un ruolo di garanzia e responsabilità nei confronti dei tifosi che sono tutti quelli che ci seguono e non solo quelli che vengono allo stadio”.

“Il Genoa deve tornare dove manca da tanto tempo”

“Il calcio, mi ha insegnato Galliani, è crudele. Penso che il Genoa debba ritornare dove manca da tanto tempo. Per farlo ci vuole un consolidamento economico che consenta di poter usufruire di una rosa che ha un valore che tu gestisci, che tu controlli, di cui tu sei padrone.”

“Il Genoa deve essere padrone di se stesso”

Genoa, Gudmundsson

Zangrillo, infine, chiosa sul mercato, dove riconosce al Genoa una gestione di compravendita che punta a migliorare sempre più la rosa: “E che quindi ti consenta di dire di no al signor Marotta quando vorrebbe che tu gli regalassi Gudmundsson, e lo dico all’amico Beppe senza nessun tipo di malignità. Lo dico perché so che all’Inter piace Gudmundsson e io ho detto che spero che lui possa sognare e continuare a sognare. Però il Genoa deve essere padrone di se stesso: se vende Martinez è perché pensa di poterselo permettere, perché arriva un altro Martinez o meglio di lui, e se va via Gudmundsson, come è andato via Dragusin abbiamo visto che abbiamo fatto ancora meglio”.

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