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Come giocherà il Napoli di Mazzarri?

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Napoli, Walter Mazzarri - Depositphotos

3-5-2 o 4-3-3? Analizziamo assieme la rosa del club Campione d’Italia e proviamo a ipotizzare il vestito tattico del nuovo Napoli di Mazzarri.

4-3-3 o 3-5-2?

Il 3-5-2 è stato il marchio di fabbrica della carriera da allenatore di Walter Mazzarri come allenatore. Un modulo che però appare incompatibile con la rosa attuale del Napoli. Motivo per il quale stamattina “La Repubblicaha suggerito che il tecnico labronico potrebbe abiurare il proprio dogma.

L’incompatibilità fra le idee calcistiche di Tudor e il parco giocatori del club è stato uno dei motivi che hanno portato alla mancanza di un accordo. Il 4-3-3 è il modulo di partenza del Napoli. Quello con cui Spalletti ha riportato lo scudetto. Lo aveva ribadito anche Rudi Garcia nella seconda metà di Giugno.

Lo stesso Mazzarri, in una premonitrice intervista concessa al “Corriere dello Sport” appena una settimana prima di tornare a Castel Volturno, ha ammesso di aver “studiato a memoria il calcio di Spalletti“. Ha dichiarato anche di non aver mai avuto a disposizione gli interpreti adatti per il 4-3-3.

cagliari

‘Formations not longer exits in modern football’

Ma è davvero così? Davvero la rosa del Napoli non può essere schierata in campo in maniera diversa? Stante che ostinarsi a parlare di moduli nel 2023 è un esercizio mnemonico pigro. Il concetto stesso di modulo è divenuto anacronistico. E’ tutt’al più un modo per disegnare graficamente lo schieramento in campo delle due squadre alla presentazione della partita.

Un concetto che il Napoli di Spalletti esprimeva perfettamente. Ridurre il calcio di Spalletti a una sequenza vuota di numeri significherebbe delegittimare il grande lavoro del tecnico di Certaldo. Senza contare che Mazzarri ha apertamente parlato dei “movimenti del calcio spallettiano“.

Per imitare il calcio proposto da un altro allenatore non per forza bisogna copiarne il sistema di partenza. Il calcio è fatto di concetti che sono traversali a tutti i moduli di gioco. A contare davvero sono gli automatismi e le sinergie. L’interpretazione che danno i giocatori. La libertà e la tranquillità nel compiere una scelta piuttosto che un’altra. I moduli sono solo numeri.

Nel calcio moderno il concetto di sistema statico è ampiamente superato e ogni squadra assume varie forme nell’arco della stessa partita, a seconda della situazione di gioco. Posto che, come ho già detto nel mio commento a Napoli-Empoli, la prima cosa che deve fare è liberarsi del fantasma di Spalletti. Quella squadra è stata un unicum irripetibile e continuare pervicacemente ad aggrapparsi al suo ricordo è deleterio.

L’influenza di De Laurentis

L’egocentrismo di quel megalomane di De Laurentis ha caratterizzato l’intera prima metà di stagione del Napoli. La sua presenza costante agli allenamenti (al fianco di Garcia) della squadra. La sua scelta di trasferire la sede dei suoi uffici personali a Castel Volturno. Il suo continuo sconfinare nell’area tecnica del suo allenatore ha ricordato le ingerenze di Berlusconi con Oscar Tabarez.

Anche in quel caso, ovviamente, le cose non andarono bene. E’ inevitabile in queste situazioni che la delegittimazione della figura dell’allenatore venga percepita anche dal gruppo. La scelta di un tecnico aziendalista come Mazzarri va in questo senso. Se Mazzarri sarà soltanto un fantoccio a servizio dell’ego smisurato del patron e acriticamente accondiscendente nei confronti dei capricci dei giocatori, allora la sua esperienza azzurra potrebbe essere ancor peggiore di quella del suo predecessore.

Anche perché in carriera il tecnico toscano non ha (quasi) mai derogato dal suo 3-5-2. Le uniche eccezioni sono rappresentate da una breve parentesi a Cagliari, la sua ultima panchina in carriera, e da una manciata di partite alla guida del Watford. In Sardegna Mazzarri varò un inedito 4-4-2 che venne abbandonato dopo una sola vittoria in undici partite. In Inghilterra provò il 4-3-3 ma l’esperimento durò appena quattro partite.

Kvaratskhelia Mazzarri

Il Mazzarri-bis: la difesa

Ciò che faremo oggi è ipotizzare un possibile undici tipo del Napoli partendo dal 3-5-2 come modulo di partenza. Il problema principale del Napoli di quest’anno è stato rappresentato dalla difesa. La partenza di Kim non è stata assorbita né a livello individuale né a livello di impalcatura difensiva.

Nathan non è Kim e sarebbe ingiusto pretendere che lo fosse. Senza contare che il sud-coreano era il giocatore che permetteva alla linea difensiva di Spalletti di mantenere un baricentro così alto. Con la sua leadership e la sua capacità di guidare il reparto era fondamentale per permettere al Napoli di portare quel tipo di pressione asfissiante nella metà campo avversaria.

Senza Kim non solo il baricentro della squadra si è notevolmente abbassato, e ciò ha reso immensamente più difficile riproporre quel controllo capillare della sfera che aveva contraddistinto l’annata dello scudetto, ma soprattutto la sua assenza ha tolto quegli automatismi mandati a memoria al reparto.

Rrahmani è stato insignito dei galloni da leader ma la nuova investitura anziché responsabilizzarlo sembra avergli tolto quelle certezze faticosamente trovate nella scorsa stagione. Sia al Verona che nella sua nazionale, il difensore kosovaro era stato abituato a giocare sul centrodestra di una difesa a tre. Forse anche per questo il suo adattamento alla difesa a quattro di Spalletti era stato così difficoltoso il primo anno.

La sensazione è che la presenza di Kim abbia nascosto le residue difficoltà di adattamento dell’ex-giocatore della Dinamo Zagabria. Il ritorno alla difesa a tre potrebbe essere propedeutico a riportare sotto l’ombra del Vesuvio il vero Rrahmani. Il ruolo di leader difensivo potrebbe essere cucito addosso a uno fra Nathan (favorito) e Ostigard. A sinistra troverebbe la sua collocazione naturale un centrale mancino come Juan Jesus. Un altro giocatore che ha faticato enormemente dopo aver fatto molto bene con Spalletti.

Il Mazzarri-bis: centrocampo e attacco

Non ci sono dubbi che sulle corsie laterali agiranno Di Lorenzo e Oliveira, in attesa del rientro dall’infortunio di Mario Rui. Il vero nodo riguarda la zona nevralgica del campo. Il Napoli è sempre stato abituato a giocare con un centrocampo a tre, anche se a volte il 4-3-3 è stato alternato al 4-2-3-1.

Il centrocampo a cinque permetterebbe di mantenere invariata la composizione del centrocampo azzurro che ha vinto lo scudetto. Ovvero Lobotka in cabina di regia con Anguissa e Zielinski come cavalieri serventi. Sarebbe però difficile collocare Kvaratskhelia da seconda punta al fianco del totem Osimhen.

Il georgiano, pur potendo essere considerato a tutti gli effetti un attaccante, non possiede i crismi della punta pura. La necessità di portarlo quanto più vicino alla porta si scontra con le porzioni di campo naturalmente battute dal fantasista. Ecco allora che una piccola variazione sul tema, il passaggio al 3-4-2-1, potrebbe essere la tanto agognata panacea di questa annosa questione.

Il Napoli potrebbe quindi schierarsi con Anguissa e Lobotka davanti alla difesa e a supporto di Osimen agirebbero Kvara-Zielinski. Con il georgiano più libero di svariare, partendo però sempre da sinistra, e di trovarsi da solo la posizione più congeniale e il polacco nel classico ruolo da incursore. A Zielinski verrebbe cucito un ruolo su misura, a metà fra la mezza’ala e il trequartista.

Compiti a cui può egregiamente adempiere, come ha dimostrato anche a Empoli, e che sono nelle sue corde probabilmente più di quanto non lo sia il ruolo da mezz’ala pura. Il polacco occuperebbe una posizione ibrida con il quale potrebbe contestualmente garantire copertura (aiuto alla linea mediana con i suoi ripiegamenti), qualità fra le linee e presenza in area.

Napoli (3-4-2-1); Gollini/Meret; Juan Jesus, Nathan/Ostigard, Rrahmani; Oliveira/Mario Rui, Lobotka, Anguissa, Di Lorenzo; Kvara, Zielinski; Oshimen.

Serie A

Roma, per la panchina del futuro piace Farioli

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Serie A, Friedkin

Nonostante l’impegno europeo alle porte, la Roma continua a lavorare per la prossima stagione. Tra i candidati per la panchina spunta Francesco Farioli.

La Roma sta già pianificando il futuro. La speranza di un piazzamento europeo in questa stagione è ancora viva, ma l’obiettivo è chiaro: tornare protagonista sin dalla prossima stagione. Claudio Ranieri, seppur focalizzato sulle prossime gare che vedranno i giallorossi impegnati ogni tre giorni tra Serie A ed Europa League, sta lavorando con la dirigenza per individuare il suo successore.

Secondo quanto riportato da La Gazzetta dello Sport, uno dei profili valutati con attenzione dal club capitolino è quello di Francesco Farioli, attuale allenatore dell’Ajax, che ha avuto dei contatti con il responsabile dell’area tecnica Florent Ghisolfi e con Ranieri stesso.

Roma, Ghisolfi

FLORENT GHISOLFI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Roma, l’opzione Farioli: contatti positivi

Stando alle indiscrezioni, i dialoghi con Farioli sono stati di natura conoscitiva. Per Ghisolfi, il tecnico italiano non è una novità, avendo lavorato con lui la scorsa stagione al Nizza, dove fu proprio il dirigente giallorosso a portarlo in Francia. I colloqui sono stati giudicati positivi anche da Ranieri, che ha apprezzato le idee dell’attuale tecnico dell’Ajax.

Farioli, legato al club olandese da un contratto fino al 2027, si sta facendo notare per i risultati in Eredivisie, dove al momento l’Ajax è a un solo punto dalla capolista PSV Eindhoven. 

Il rapporto di Farioli con Ghisolfi, sebbene caratterizzato da qualche divergenza ai tempi del Nizza, resta solido, e potrebbe favorire un’eventuale trattativa.

Le valutazioni definitive richiederanno ancora tempo, ma il nome di Farioli rimane caldo tra quelli che potrebbero raccogliere l’eredità di Ranieri e guidare la Roma verso un nuovo ciclo ambizioso.

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Serie A

Udinese, sorpresa Okoye: escluso dalla lista Serie A

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L’Udinese ha deciso di togliere Maduka Okoye dalla lista dei 25 giocatori per la Serie A. Scopri con noi i motivi di questa scelta.

L’Udinese ha annunciato in queste ore l’esclusione di Okoye dalla lista Serie A, una decisione che però non è definitiva. Il club, infatti, potrà ancora modificarla fino alla chiusura del mercato di gennaio.

Okoye, Udinese

La scelta su Okoye

I motivi che hanno spinto l’Udinese a questa scelta sono principalmente due: il grave infortunio al polso, che lo terrà fuori per diversi mesi, e soprattutto le recenti indiscrezioni su un suo possibile coinvolgimento in un caso di calcioscommesse.

Al suo posto è stato inserito il neoacquisto Egil Selvik, portiere norvegese arrivato dall’Haugesund. Resta da capire se questa decisione sarà definitiva o se, con il miglioramento delle sue condizioni fisiche e la risoluzione delle vicende extracampo, il club deciderà di reintegrarlo in rosa.

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Serie A

Como, squalifica Goldaniga: il verdetto del Giudice Sportivo

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Como

Como: nella partita contro l’Udinese, il difensore Edoardo Goldaniga ha rimediato un cartellino rosso. Nelle scorse ore è uscito il verdetto del giudice sportivo.

Il centrale salterà la prossima partita, avendo rimediato un turno di squalifica. Per questo, salterà la partita in programma sabato contro l’Atalanta di mister Gasperini.

Il tecnico Cesc Fabregas, invece, è entrato in diffida, come riportato sempre sul bollettino.

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