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Gatti: “Cazzo, nemmeno tu sai dove sei arrivato”

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Juventus

Gatti: dal tutto al nulla. Dalla prospettiva di una carriera tra i dilettanti alla Juventus. Federico Gatti è il Moreno Torricelli del 2000

Juventus

Gatti nell’esultanza brianzola

Intervistato a ‘Sportweek‘, Gatti si racconta.

Sottolinea le proprie emozioni al momento di passare dal Frosinone alla Juventus, racconta il proprio modo di essere all’interno dello spogliatoio.

Una chiacchierata e tante risposte che certificano in maniera ideale il senso del ragazzo. Il simbolo della Vecchia Signora operaia che sta contendendo all’Inter lo Scudetto.

Ecco le parole di Federico Gatti

Cosa direi al Federico quindicenne? Cazzo, nemmeno tu sai dove sei arrivato.

Vivevo una vita completamente diversa. Mai mi sarei aspettato di spingermi fin qua.

Giocavo in Promozione, in Eccellenza, e se qualcuno mi avesse detto che, tempo cinque anni, sarei sbarcato alla Juve, gli avrei risposto: ‘Hai bevuto?”.

La conquista dei tifosi

“Per il mio modo di giocare. In campo do tutto. Sbaglio come tanti, ma è proprio grazie agli errori, che si cresce.

Ho letto una bellissima frase di Ed Sheeran, il cantante: diceva che al giorno d’oggi ognuno tende a oscurare i propri errori, mettendoli in un angolo per dimenticarli e nella speranza di farli dimenticare agli altri, per porre in luce, al contrario, soltanto le cose positive.

Invece è proprio dalle difficoltà che si emerge più forti. Nei momenti bui ci si nasconde, quando bisognerebbe alzare la testa e affrontarli.

Viviamo in un mondo dove, appena fai un passo falso, ti mettono alla gogna, soprattutto sui social. Ma così non funziona, non va bene.

Chi ti giudica è quasi sempre gente che non ha i requisiti, che ha fatto neanche un decimo di quello che hai fatto tu.

Perciò, la chiave di tutto è avere equilibrio, sia quando ti gira bene, sia quando va tutto storto”.

L’autorete di Reggio Emilia

“È stato un errore che ha pesato, ma non è che la partita fosse finita… In carriera ho commesso sbagli più gravi che si sono notati meno perché hanno suscitato meno clamore.

Certo, ci sono rimasto male, soprattutto per i compagni, perché io tengo troppo ai miei compagni. Una cosa in cui devo migliorare è la reazione dopo una sconfitta.

Quando perdo è come se mi cascasse il mondo addosso. Per me non c’è cosa peggiore della sconfitta. La odio proprio. Come sempre, il giorno dopo ho lavorato ancora di più affinché una situazione come quella non si ripetesse”.

Il rispetto per i compagni più grandi

“Sono quello di sempre, tanto è vero che percepisco la differenza coi miei compagni. Sono un ragazzo semplice, forse meno scafato rispetto ad altri. Ho molto rispetto per i compagni più grandi.

È una cosa che oggi si sta perdendo, e invece male non farebbe. Per esempio: se ho prenotato un massaggio e sono già sul lettino, ma vedo arrivare Danilo, gli cedo il posto.

Non deve neanche chiedermelo, mi alzo e glielo cedo spontaneamente. I vecchi queste cose le apprezzano moltissimo, e per me hanno grande valore, sono fondamentali in uno spogliatoio.

Per il resto non mi considero un ingenuo, ma certamente sono una persona di cuore. Ti do tutto, però, se mi manchi di rispetto, con me hai chiuso”.

Il primo giorno in bianconero

“Salivazione azzerata e sudori freddi? Veramente sono stati due giorni, non uno. Il primo ho firmato prima di tornare in prestito al Frosinone fino al termine della stagione.

Era il 31 Gennaio, ci saranno stati zero gradi e io mi sono presentato in camicia.

L’adrenalina, la fretta di preparare la valigia perché sono arrivato all’ultimo giorno di mercato, insomma non avevo con me un maglione, un giubbotto, niente.

Il primo che incontro è Bonucci, poi De Ligt a colazione e Vlahovic in palestra. Dopo la firma, per festeggiare sono andato a pranzo da mio nonno. Il secondo ‘primo’ giorno è stato quello del raduno, due estati fa.

Ed ero talmente emozionato che non ricordo niente”.

La svolta

“A Friburgo, dopo 10 panchine consecutive, in un match da dentro o fuori in Europa League. Abbiamo vinto senza prendere gol, lo stesso 3 giorni dopo a San Siro con l’Inter“.

Un calcio finto

Quando sei in campo non devi guardare in faccia a nessuno. Non esiste amicizia, niente.

Mi accusano di allargare un po’ troppo le braccia? Ci stiamo abituando a un calcio ‘finto’. Io sono uno vecchio stampo. Giochiamo a calcio, non facciamo danza”.

Serie A

Milan, Fonseca: “La squadra ha bisogno di questo Leao. Siamo la quinta difesa in Serie A”

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Fonseca

Il tecnico del Milan, Paulo Fonseca, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match interno contro l’Empoli di D’Aversa. Calcio d’inizio alle 18.

Paulo Fonseca, allenatore del Milan, è intervenuto in conferenza stampa a poco più di 24 ore dalla delicata sfida interna contro l’Empoli di D’Aversa.

Il march di San Siro, valido per la 14° giornata, è previsto per domani, sabato 30 novembre, alle ore 18:00. Le due formazioni si trovano a tre punti di distanza con i rossoneri che in caso di vittoria accorcerebbero le distanze dalle “6 sorelle” che occupano le prime sei posizioni in campionato.

Milan

ESULTANZA MILAN ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Milan, le parole di Fonseca

Si parla sempre di equilibrio…

“Con la Juve siamo stati più organizzati, con lo Slovan meglio in transizione. Mi sembra che miglioriamo in qualcosa, poi sorgono altri problemi. Ma non è perché si vince che bisogna pensare che vada tutto bene chiudendo gli occhi ai problemi. Io non posso chiudere gli occhi, abbiamo parlato dei problemi”.

Qual è il problema più grande?

“A volte i problemi arrivano con le partite. Contro la Juve abbiamo lavorato tanto sull’organizzazione difensiva e la squadra ha fatto bene. Ora abbiamo avuto una squadra di transizione e abbiamo avuto problemi. Ma i giocatori capiscono. Ma in ogni caso siamo la quinta difesa del campionato, abbiamo preso tanti gol quanto l’Inter e la Lazio.

Noi lavoriamo per migliorare, a volte sono cose che non sono tattiche. Il problema di Bratislava non è tattico, ma di lettura e momento individuale. Continuiamo a lavorarci, su lettura e tecnica individuale. I giocatori lo capiscono. È importante lavorare sul problema. Abbiamo vinto. Va tutto bene? No. Quando lavoriamo sul problema avuto in partita la squadra ha una risposta positiva”.

È ripercorribile il Milan a due punte?

“Idea che rimane nella mia testa. È una opzione quando penso che possa essere un vantaggio”.

Perché il Milan non riesce a far valere il divario tecnico rispetto alle avversarie? Non c’è mai una vittoria netta…

“Non è facile in Italia essere dominanti, non è facile contro l’Empoli, non è facile contro l’Atalanta. Quello che vogliamo è l’equilibrio, sentire che la squadra crea opportunità avendo una sicurezza difensiva. A Bratislava, dopo aver segnato lo 0-1, c’era la possibilità di dominare la partita, ma abbiamo subito il pareggio e la squadra lo ha accusato”.

Leao è meglio averlo in campo che in panchina?

“Adesso sì. Io con Leao ho usato due strategia: una non ha avuto risultati, gli altri sì. Sono molto contento che Rafa abbia avuto questa reazione, ma voglio continuità. La squadra ha bisogno di questo Rafa”.

Cosa deve fare il Milan rispetto alle altre gare per non avere problemi domani?

“In Italia bisogna avere due facce offensive: contro Juve e Slovan c’è una faccia, ne serve un’altra per affrontare Empoli e Atalanta”.

Chi gioca in difesa?

“Ho una coppia più stabile delle altre, ma dobbiamo capire anche che ci sono tante partite e non possiamo giocare sempre con gli stessi. Gabbia si è infortunato, era difficile fargliene fare due di fila. So che sarebbe importante far giocare gli stessi giocatori in difesa, ma ci sono tante partite e ci sono anche degli infortuni. Voi non parlate molto di questo, ma noi non abbiamo infortuni eh… E il motivo è anche perché facciamo questo tipo di gestione”.

I 9 punti di distacco vi preoccupano?

“Sì, ma sono positivo”.

Gol dello Slovan simile al rosso di Reijnders con l’Udinese: stesso errore?

“Sembrano situazioni simili, ma sono cose totalmente diverse. Non c’è paragone. Con lo Slovan era un corner e c’erano tre calciatori preparati in fase difensiva, ma è stata una scelta individuale l’errore. Io posso dire le cose in campo, ma poi ci sono le scelte individuali”.

Si può dominare un po’ più compatti a centrocampo, lasciando spazio ai nostri giocatori più rapidi?

“Mi sta chiedendo è se non possiamo stare più indietro per avere più spazio per gli attaccanti? Nell’ultima partita abbiamo avuto due momenti. Siamo stati in più momenti in avanti, perché il Bratislava difendeva con 10 giocatori davanti l’area. Abbiamo però fatto due gol con spazio. L’ideale sarebbe avere i due momenti. Quando recuperiamo palla dobbiamo capire che abbiamo calciatori per uscire veloci. Ma quando non si può fare dobbiamo fare un attacco organizzato. I gol che facciamo sono più con spazio che con l’attacco posizionale o organizzato. I gol che facciamo normalmente sono molti di più col recupero palla e con spazio”.

Hanno fatto rumore le immagini di Guardiola graffiato: è un problema un po’ sottovalutato quella della pressione che gli allenatori sono costretti a subire?

“Non possiamo scappare da questa pressione quando siamo in club come il Milan o come il Manchester City. Non so cosa sia successo con Guardiola (e i graffi sul viso, ndr). Ma stare qui vuol dire avere pressioni in tutti i momenti, tutti i giorni. Non solo con la stampa e i tifosi, ma anche qui dentro e con i giocatori.

Siamo una squadra che deve vincere sempre. Se non vogliamo avere questa pressione non possiamo stare qui, a questo livello. Non penso ci sia altro modo. È una pressione grande, grandissima. E si sente tutti i minuti, tutti i giorni. Io dico che il calcio è per persone forti. Se non siamo forti non possiamo stare nel calcio a questo livello”.

Fofana riposerà?

“In hotel, a Milanello. Non posso prendermi il rischio di farlo riposare, perché domani è la partita più importante. Mi aspetto che Fofana faccia una partita intelligente. Se Fofana sbaglia, sbaglia, ma mi aspetto che gli altri non sbaglino”.

Tante squadre davanti al Milan hanno cambiato allenatore come il Milan…

“Io sono sicuro che alla fine saremo davanti a qualcuna di queste squadre. Ma parliamone: abbiamo fatto la pre-stagione con tanti ragazzini. I giocatori più influenti della squadra sono arrivati solo otto giorni prima dell’inizio del campionato e non abbiamo mai avuto tempi per allenarli. Stiamo piano piano crescendo. Lavoriamo più con le immagini che con gli allenamenti, ora. Quando si cambia tanto, è più difficile.

Il Napoli è un caso diverso, ma non mi sembra che le altre squadre davanti a noi abbiano avuta una pre-stagione come la nostra. Poi molte non giocano la Champions, possono fare più turnover durante la settimana. Del Napoli non c’è bisogno di parlare, perché hanno un nuovo allenatore e tutte le settimane per lavorare. Poi ci sono Inter e Atalanta con tanti anni di allenamento con lo stesso allenatore. Poi se vogliamo vedere solo il risultato sono il primo a dire che dobbiamo fare di più”.

Siete tranquilli su Bennacer e sul suo stato fisico?

“Stiamo aspettando Bennacer nei prossimi tempi e recuperarlo per la seconda parte della stagione, può essere importante per noi. Siamo fiduciosi sul recupero di Bennacer”.

Ormai tutte le partite sono da dentro o fuori…

“Posso dire che sono esperto ora in pressione. Da quando sono qui, è sempre da dentro o fuori. Domani stessa pressione di altre volte. Per i giocatori anche: tutti quelli che sono qui sanno che domani si deve solo vincere. Io non sono buono con me stesso, perché mi metto pressione. Non sono mai stato primo, è più difficile per chi sta dietro. La pressione di vincere è migliore”.

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Serie A

Venezia, Di Francesco “Non ho dormito dopo il Lecce. Domani in 3 sono a rischio”

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Venezia

L’allenatore del Venezia, Eusebio Di Francesco, nella  conferenza stampa di poco fa ha parlato della difficile trasferta a Bologna di domani sera.

Nella conferenza stampa di poco fa, il tecnico del Venezia Eusebio Di Francesco ha parlato della partita contro il Bologna di domani sera ma anche della precedente sfida di lunedì contro il Lecce. Inoltre, ha parlato anche delle condizioni della squadra.

Bologna Venezia, Di Francesco ha parlato del match di domani sera al Dall'Ara

Venezia, Di Francesco “Non ho dormito dopo il Lecce.” 

E’ un Eusebio Di Francesco tirato quello che si è presentato alla stampa poco fa per la conferenza stampa alla vigilia della trasferta di Bologna. Oltre parlare del match con i rossoblù, ha parlato anche della sconfitta di lunedì sera contro il Lecce.

Condizioni della squadra

“In dubbio è Nicolussi Caviglia per un problemino, Anderson non ci sarà per un problema familiare, Zampano anche per un problema alla mano. Ci auguriamo di recuperarlo per la prossima. Dal punto di vista mentale ci siamo leccati le ferite, dopo una partita che ci ha visti soccombere come risultato, ma non come prestazione.”

Non ho chiuso occhio dopo il Lecce

“Non ho dormito. A Coverciano ci hanno insegnato coerenza, competenza e la terza la capite da soli (ride, n.d.r.). Ma non ci possiamo basare sulla fortuna. Questa squadra merita di avere maggiori soddisfazioni”.

Arrabbiato o dispiaciuto?

“Arrabbiato per quella che è stata la partita. Attorno a noi ci sono stati soprattutto commenti distruttivi”.

Preoccupati o combattivi?

“Un po’ di preoccupazione nella vita serve sempre. Quando esco di casa mi sento spesso dire “mi raccomando”, una frase che sentivo da mia madre. Ma condivido che serva l’elmetto, è una partita difficile, ma abbiamo dimostrato di poterci stare, di non essere di passaggio”.

La società mi è vicina

“Sì, se si ha il prosciutto negli occhi spesso succede quello che hai detto. Non faccio io una colpa ad una società che può fare delle scelte differenti, ma è l’ultimo dei miei pensieri. Penso a lavorare e cercare risultati”.

lavorare dal punto di vista psicologico

“Sì, abbiamo lavorato su questo. Immedesimatevi in chi sta dentro il campo e vede gli avversari fare gol al primo tiro in porta. Non era mai capitato di creare così tanto”.

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Serie A

Empoli, D’aversa: “Dobbiamo cercare di uscire da San Siro con un risultato positivo, la squadra deve essere determinata e concentrata”

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Empoli, D'Aversa

Empoli, Roberto D’aversa ha parlato nella conferenza stampa odierna in vista del match di Serie A contro il Milan, in programma domani sera alle 18.00.

L’Empoli sta attraversando un periodo positivo, con una vittoria e 2 pareggi consecutivi che hanno dato nuova fiducia alla squadra. Dopo un inizio di stagione altalenante, i toscani sembrano aver trovato maggiore solidità e ora puntano a dare continuità ai risultati per avvicinarsi sempre più alle zone alte della classifica.

Tuttavia, l’impegno di domani a San Siro rappresenta una delle sfide più difficili della stagione. I rossoneri arrivano galvanizzati dall’ottima vittoria in Champions League e, spinti dal pubblico di casa, saranno un avversario temibile. A seguire le parole di Roberto D’Aversa.

Empoli

ROBERTO D’AVERSA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Empoli, le parole di D’Aversa

Come sta la squadra?
“Zurkowski non figura tra i convocati, così come De Sciglio. I tre che sono rientrati l’altro giorno hanno lavorato e hanno migliorato la condizione fisica. Il rientro ad esempio di Anjorin lo abbiamo accelerato. Tra i convocati ci sono anche ragazzi della Primavera oltre a quelli che si allenano con noi regolarmente. Siamo in emergenza, soprattutto a centrocampo e occorre fare valutazioni sia sulla partita di domani sia quelle successive. Il minutaggio è migliorato, ma non sono ancora disponibili per novanta minuti. Per cui mi riservo di decidere all’ultimo”

Domani la partita si presenta da sola probabilmente, ma questo Empoli ci proverà.
“Dobbiamo cercare di uscire da San Siro con un risultato positivo, la squadra deve essere determinata e concentrata. E soprattutto dobbiamo essere propositivi e avere personalità quando la palla ce l’abbiamo noi. Se noi facciamo tutto al 100% può anche non bastare, ma non dobbiamo recriminare su nulla contro una squadra così forte. Il Milan è sulla carta più forte di noi, ma il bello del calcio è che quando si va in campo ci si misura anche con avversari migliori. Bisogna andare lì con coraggio”

Che momento è per voi questo?
“Questo è il momento di stringere i denti. Come sapete non mi piace creare alibi, ma numericamente non siamo tantissimi. Detto questo dobbiamo compattarci, senza sprecare energie inutili. Non dobbiamo farci trascinare da fattori esterni, ma capire i momenti della partita perché in partite contro avversari così non si può pensare di pressare a tutto campo per novantacinque minuti. Mi ricollego a quello che ho detto prima, il possesso palla deve essere migliorato, ci deve essere predisposizione a farlo nonostante quello che può fare il Milan. Bisogna fargli fare la partita che non sono abituati a fare, se gli concediamo la palla sempre rischiamo di farci male”

Cosa ne pensa di Leao?
“Leao è un grandissimo giocatore, posso dare un giudizio ma non posso entrare nelle dinamiche dell’altra squadra. Normale che ci siano delle attese, ha qualità importanti e forse potrebbe determinare di più. Certamente mi auguro che possa farlo dal turno successivo. Per dare dei giudizi poi si devono allenare i giocatori”

Avete analizzato ciò che è successo contro l’Udinese?
“Abbiamo analizzato ma ora si deve pensare solamente al Milan. Si analizzano le cose positive e quello negative, abbiamo fatto molto bene nel primo tempo, mentre nel secondo vuoi per la situazione numerica, vuoi per altre vicissitudini non abbiamo portato a casa i tre punti. Ma i ragazzi per quello che danno e per le condizioni che stanno affrontando, vanno solo elogiati per i sedici punti ottenuti. Ad oggi ci sono tanti e solo aspetti positivi”

Nelle ultime partite avete forse peccato sulla fase della gestione della palla.
“Numericamente a Lecce non avevamo centrocampisti di ruolo, anche con l’Udinese se non per il rientro parziale di Anjorin. Abbiamo delle problematiche, ma ragionando in che momento siamo stiamo facendo cose positive, anche di più delle nostre possibilità. C’è un forte senso di appartenenza. Se giocano Grassi e Anjorin sulla gestione della palla abbiamo qualcosina in più, con Henderson e Haas abbiamo invece altre caratteristiche. Abbiamo giocatori che abbiamo tenuto in squadra, nonostante potessero fare esperienza altrove, ci può stare tutto quello che si sta verificando”

State invece facendo bene nella gestione delle seconde palle
“Non vorrei fare troppi complimenti alla squadra ma ci sono tanti numeri positivi sui duelli. Siccome sono uno che va alla ricerca della perfezione, si cerca e si ragiona su quegli aspetti che bisogna migliorare. E che sono tanti. Non dobbiamo porci limiti, sia di squadra che singolarmente, perché possiamo sempre migliorarci”

Come mai fate peggio nei secondi tempi?
“Sicuramente non è un aspetto fisico, perché i numeri parlano chiaro; poi ci sono anche le qualità degli avversari da considerare. L’Udinese doveva vincere 3-0 con l’Atalanta nel primo tempo, faccio fatica a trovare aspetti negativi a questa squadra, non faccio distinguo tra primo e secondo tempo. Perché altrimenti non abbiamo presente chi siamo e da dove siamo partiti”

Pellegri l’ha abbracciata dopo il gol.
“Fa piacere, ma è stato bello anche celebrare Haas, avevano una maglietta apposita. Poi voleva anche abbracciare un compagno con cui si trova molto bene, Esposito e in quella traiettoria di corsa c’ero anche io. Scherzo, mi fa piacere che stia trovando una certa continuità. Per un attaccante fare gol è il massimo ma io in questo momento penso a Colombo, Solbakken, Esposito, Ekong, perché lui sta già avendo soddisfazione e vorrei che lo facessero anche gli altri”

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