Serie A
Inter, dalla Juventus all’Udinese: come Inzaghi ha blindato la difesa
Inter, dopo un inizio da incubo, la difesa dell’Inter è tornata solida come quella dello scudetto. Dal 4-4 in poi, la retroguardia nerazzurra ha ritrovato le sicurezze che l’hanno resa la più inviolabile d’Italia.
Da colabrodo a diga, da fragile e estremamente solida. Se c’è una cosa sulla quale l’Inter ha compiuto un netto passo avanti, giornata dopo giornata, in questa prima metà di stagione, questa è sicuramente la difesa.
Era la sera del 27 ottobre quando, al fischio finale del derby d’Italia, l’Inter si ritrovava, in appena 12 partite disputate, ben 13 gol nel bilancio dei palloni raccolti in fondo alla rete.
Un inizio da incubo per il terzetto arretrato, abituato a ergere un vero e proprio fortino di fronte a Sommer, grazie all’esperienza di Acerbi, la corazza europea di Pavard e la duttilità di Bastoni.
Un perfetto mix, al quale si aggiungono Darmian e Carlos Augusto, due delle pedine più flessibili in mano al tecnico piacentino.
Da quella sera, a dispetto dell’infermeria mai del tutto vuota (Acerbi e Pavard sono ancora out, con il primo che preoccupa molto sulle tempistiche del rientro, De Vrij è sulla via del piene recupero), l’Inter sembra aver ritrovato i meccanismi perduti.
Benché ci fossero stati molti errori di stampo individuale, era chiaro a tutti come fosse l’intera fase difensiva a dover essere adeguatamente corretta. Detto fatto, nelle successive undici partite, Como compresa, le reti subite sono state appena tre.
L’equilibrio non è stato compromesso nemmeno quando, uno alla volta, si sono fermati prima il difensore azzurro e poi l’ex Bayern Monaco. Se si voleva fare di necessità virtù, inoltre, i due recenti ko di De Vrij e Darmian, hanno dato modo a Inzaghi di sperimentare Bastoni centrale, come avvenuto in Nazionale per mano di Spalletti.
Trasformare le difficoltà in opportunità è uno dei modi di dire più in voga, e Inzaghi se ne è ispirato a piene mani, con fruttiferi esperimenti.
Serie A
Lazio-Atalanta, probabili formazioni e dove vederla
Lazio-Atalanta è uno dei match validi per la diciottesima giornata di Serie A e si giocherà allo stadio Olimpico sabato 28 dicembre alle ore 20:45.
Lazio–Atalanta è uno degli scontri d’alta classifica che ci offre questa giornata conclusiva del 2024. I biancocelesti sono reduci dalla vittoria negli ultimi minuti contro il Lecce, e contro i bergamaschi vogliono dimostrare di aver superato completamente la batosta subita in casa contro l’Inter.
La Dea, invece, viene da 11 vittorie consecutive che valgono la testa della classifica, e con la Lazio puntano a lanciare l’ennesimo messaggio alle concorrenti per lo Scudetto.
Quelli in palio sono tre punti d’oro, che potrebbero dare un volto nuovo alla classifica in vista del 2025.
Qui Lazio
Nel consolidato 4-2-3-1 di Baroni toccherà a Provedel tra i pali, con Marusic, Gila, Romagnoli e Nuno Tavares a comporre la linea difensiva. In mediana spazio a Guendouzi e Rovella, mentre sulla trequarti Isaksen, Dia e Zaccagni agiranno alle spalle di Castellanos.
Qui Atalanta
Gasperini opterà per il 3-4-2-1 con il terzetto formato da Kossounou, Hien e Kolasinac a proteggere la porta di Carnesecchi. A centrocampo ci saranno gli insostituibili Ederson e de Roon al centro, con Bellanova e Ruggeri sulle fasce. In avanti il tecnico nerazzurro dovrà fare a meno di Retegui e sarà Pasalic a completare il tridente con De Ketelaere e Lookman, con quest’ultimo riferimento avanzato.
Lazio-Atalanta, probabili formazioni
Lazio (4-2-3-1): Provedel; Marusic, Gila, Romagnoli, Nuno Tavares; Guendouzi, Rovella; Isaksen, Dia, Zaccagni; Castellanos
Atalanta (3-4-2-1): Carnesecchi; Kossounou, Hien, Kolasinac; Bellanova, Ederson, de Roon, Ruggeri; De Ketelaere, Pasalic; Lookman
Lazio-Atalanta, dove vederla
Lazio-Atalanta sarà visibile su DAZN e Sky Sport a partire dalle ore 20:45 di sabato 28 dicembre.
Serie A
Inter, Bisseck: “Contento del rinnovo, Inzaghi si fida di me”
Il difensore dell’Inter Yann Bisseck è felice per aver rinnovato il contratto coi nerazzurri e ha un bel rapporto con l’allenatore Simone Inzaghi.
Con i problemi fisici di Benjamin Pavard, in questa stagione Yann Bisseck è stato schierato spesso dall’inizio del tecnico Simone Inzaghi e ha risposto quasi sempre con ottime prestazioni condite da un super gol nella vittoria per 5-0 sull’Hellas Verona, a tal punto da essere ormai un titolare dell’Inter.
Anche nella prossima di campionato contro il Cagliari, l’ultima del 2024 prima di volare in Qatar per la Supercoppa, il difensore tedesco è atteso dal primo minuto. Una trasferta da non sbagliare per i nerazzurri, che devono mantenere il passo di Atalanta e Napoli nella lotta scudetto, in attesa di recuperare la gara con la Fiorentina.
Yann Bisseck racconta la sua esperienza nell’Inter
Nell’intervista rilasciata ai canali ufficiali della Serie A, Bisseck ha parlato della sua esperienza in nerazzurro, partendo dal rinnovo fino al 2029: “Firmare un contratto per un grande club come l’Inter è emozionante. Per me è un grande segno di fiducia e rispetto perché non credo che in molti pensassero mi comportassi così bene da subito, quindi sono semplicemente felice di averlo fatto. Ho ancora molta strada da fare, posso ancora fare molto meglio, ma penso che la direzione sia quella giusta“.
Sulle difficoltà iniziali nella scorsa stagione
“Onestamente me l’aspettavo perché venendo dal campionato danese, non una delle leghe più competitive d’Europa, sai che sei un po’ indietro nelle gerarchie. Ho impiegato il primo mese per ambientarmi, penso di averlo fatto bene. Alla fine, è tutto nella tua testa. Devi essere mentalmente forte perché è molto facile perdere la fiducia, soprattutto all’inizio quando giochi pochissimo. Ma devi andare avanti e aspettare la tua occasione, per farti trovare pronto, perché spesso è l’unica che ti capita“.
Il ricordo del primo gol in Serie A
“Era come una favola perché si trattava del giorno prima di Natale, la mia famiglia era allo stadio. Se segni a San Siro, vivi un’emozione diversa. In trasferta non è la stessa cosa. Quando senti l’intero stadio che grida il tuo nome cinque volte e vedi i tuoi compagni felici, è un’emozione difficile da descrivere“.
Il gol a Bologna su assist dell’altro braccetto Bastoni
“Non sapevo che Inzaghi avesse detto che per un gol così avrebbe pagato la cena alla squadra, gli parlerò. Ma non è qualcosa che abbiamo preparato, penso la gente esageri un po’. Sì, è pazzesco un gol così, ma noi vogliamo semplicemente segnare. Sappiamo che quando Bastoni ha la palla può succedere qualcosa, cerca di creare occasioni. Non so cosa ci facessi in posizione così avanzata, ma ero lì al posto giusto nel momento giusto“.
Il rapporto con Inzaghi e le richieste ai difensori
“È un modo diverso di giocare, ma già in Danimarca avevo libertà giocando da terzo difensore di sinistra, quindi ero abituato. Noi difensori dobbiamo costruire da dietro, essere aggressivi e tenere bene la linea. Quindi ci vuole tempo prima che l’allenatore si fidi di te, in quella posizione non è facile, facciamo muovere l’intera squadra. Ma è bello e divertente. Hai molta libertà, sappiamo quando dribblare. Con Inzaghi parliamo molto, si fida di me. Quando sono in campo la qualità non cala. Sono contento di come sta andando“.
Il ricordo più bello dello scudetto
“Quando abbiamo vinto il derby, anche se non sono sceso in campo. Se devo essere sincero, ricordo a malapena la gara, quando l’arbitro ha fischiato la fine è stato incredibile. Il modo in cui è esploso lo stadio, la felicità dei compagni. Il significato della seconda stella è davvero indescrivibile, un qualcosa che non dimenticherò mai. Così come la festa a Milano…“.
Il soprannome “bisteccone“
“Non so come sia successo, nei commenti social ho visto questo soprannome. Ero confuso, soprattutto perché non sapevo l’italiano in quel periodo. Ma ora mi chiamano così anche i miei compagni e i miei familiari. Penso comunque che ci siano soprannomi peggiori, ma non ho dovuto dare spiegazioni a casa perché la mia famiglia segue molto da vicino la mia carriera“.
La vita a Milano
“È bello vivere a Milano, specialmente per me che ho sempre vissuto in piccole città. È qualcosa di nuovo per me perché c’è sempre qualcosa da fare, posti da vedere. Mi piace e basta. Anche se i prezzi degli affitti potrebbero essere più bassi, il resto è abbastanza bello“.
L’incontro con Travis Scott
“Mi piace l’hip hop, era ancora la pre-season quando un membro dei media mi ha chiesto se volessi andare al suo concerto. Non mi aspettavo di incontrarlo davvero perché non sono il tipo di ragazzo che va ai concerti o roba del genere. Non mi piacciono i posti con troppa gente. Non abbiamo avuto molto tempo per parlare, ma è stato bello. Uno degli aspetti più belli della vita da calciatore sono le esperienze fuori dal calcio“.
Gli obiettivi personali e di squadra
“Vogliamo vincere tutte le competizioni a cui partecipiamo, vogliamo sicuramente ripeterci in campionato, vincere Supercoppa e Coppa Italia. Stiamo cercando di vincere tutto perché pensiamo di avere la forza per farlo. A livello personale, invece, voglio giocare il più possibile. Penso di essere partito bene in questa stagione, ho giocato molto di più: rispetto all’anno scorso, a questo punto della stagione credo di aver più che triplicato il minutaggio“.
“Quindi voglio avere continuità nelle prestazioni, penso sia questa la cosa più importante per un difensore su cui tutti possano contare. Poi, ovviamente, vorrei ricevere la prima chiamata dalla Nazionale, magari a marzo quando giocheremo a San Siro contro l’Italia: questa sarebbe una bella storia. Penso di essere sulla buona strada, le cose stanno andando bene“.
Il rapporto con la vittoria e la sconfitta
“Sono onesto: odio perdere più di quanto ami vincere. Perdere dà una sensazione di non senso, è come se una parte di te morisse. Non tutto il corpo, ma il tuo fegato o qualcosa di simile. Mi irrita in senso negativo. Vincere è bello, ma perdere mi fa davvero male, mi fa arrabbiare. Ma alla fine l’obiettivo è sempre la vittoria, quindi non giochiamo per non perdere, ma per vincere“.
Serie A
Lazio, Isaksen: “Sogno lo scudetto con questa maglia! Baroni mi ha dato subito fiducia”
Lazio, il calciatore danese ha rilasciato un’intervista ai canali ufficiali del club biancoceleste alla vigilia del match contro l’Atalanta, in programma domani sera alle 20.45.
A seguire, l’intervista completa.
Lazio, Isaksen: “Sappiamo di poter battere l’Atalanta”
Come vorrebbe essere ricordato dai tifosi della Lazio in futuro?
“Sogno di vincere lo Scudetto con questa maglia! Giocare tante partite con la Lazio, diventare un idolo e vincere un trofeo”.
Quanto è stato importante battere il Lecce a livello mentale dopo l’Inter?
“Molto. Ci ha permesso di riscattarci dopo lo 0-6, non era facile sotto l’aspetto psicologico. Abbiamo vinto una partita difficile e ora siamo pronti per la prossima sfida contro l’Atalanta, la nostra testa è lì. Siamo in fiducia, sappiamo di poter vincere”.
Lo scorso anno 3 gol in campionato, ora sei già a 2: sente di poter segnare ancora di più?
“Sì, mi sento molto bene. Voglio fare più gol e assist per aiutare la squadra a vincere. So di poter fare ancora meglio”.
Dove l’ha aiutata Baroni a migliorare?
“Mi ha aiutato tantissimo dandomi subito fiducia fin dall’inizio. Il mister ha capito che le mie qualità potevano dare una mano alla squadra. Ora gioco nel mio ruolo preferito, largo a destra, e sono felice”.
È quella di Napoli finora la sua notte più bella vissuta con la Lazio?
“Una bella notte, una serata indimenticabile. Un gol che ci ha permesso di espugnare un campo difficilissimo contro una grande squadra”.
Siete una squadra giovane, ma di qualità: qual è il calciatore che l’ha stupita di più per quanto è cresciuto?
“Gila. Mario è fortissimo, anche in allenamento fai fatica a superarlo, è veloce e ha grinta. Ci aiuta tantissimo, sono felice di poter giocare con lui”.
Cosa le ha detto Radu la prima volta che l’ha vista qui alla Lazio dopo che gli creò non pochi problemi con il Midtjylland?
“Mi ha detto che si è ritirato per colpa mia (ride, ndr)! Scherzi a parte, il Boss è una leggenda di questo club, mi ha insegnato molto”.
Chi è invece il calciatore più forte al mondo nel suo ruolo?
“Adoro Salah. Vedo tutte le gare del Liverpool, la squadra che tifavo da piccolo. Segna in ogni partita, crea sempre occasioni pericolose. Sogno un giorno di diventare come lui anche se non è facile ovviamente”.
Messi e Cristiano Ronaldo hanno dominato la scena per anni: di chi è ora il futuro?
“Due mesi fa ho giocato contro Lamine Yamal, dico lui. Ma ci sono anche Mbappe, Vinicius, Haaland. E non dimentico i talenti della mia Danimarca, come Hajlund. Però raggiungere i numeri di Messi e Ronaldo non sarà facile per nessuno”.
Qual è il suo hobby segreto quando non giochi?
“Mi piace tanto giocare a scacchi, mi rilassa, aiuta la mente anche in campo. Guardo molte partite vecchie, studio tutte le mosse. Poi mi piacciono anche tennis, golf e freccette”.
Il suo sportivo preferito fuori dal calcio?
“Sinner ha una mentalità incredibile, prima di lui invece mi piaceva tanto quella di Nadal. Le sue sfide contro Federer sono entrate nella leggenda”.
Si è italianizzato in qualcosa?
“Imparare l’italiano è stato importante per capire tutto quello che accade intorno a me, in campo e fuori. Anche perché all’inizio c’era Sarri che non parlava inglese, quindi se non sapevi la lingua diventava difficile capire le tattiche. Ora che conosco la maggior parte dei termini è più facile capire cosa mi chiede Baroni. Poi ho un debole per la cucina romana, mangio due volte a settimana l’amatriciana, è il mio piatto preferito!”.
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