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Inter, non fu vera gloria ?

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Inter Inzaghi

Inter, non fu vera gloria ? La doppia sconfitta in pochi giorni contro Milan e  Bayern Monaco, getta ombre sulla squadra nerazzurra. La tifoseria se la prende con Simone Inzaghi, ma è solo lui il colpevole del rendimento della squadra ? Un analisi attenta del periodo nerazzurro

Il doppio colpo da k.o. sferrato in quattro giorni da Milan e Bayern Monaco ha depresso l’ambiente interista. Quello che spicca in queste due partite è evidente a occhio nudo: condizione atletica precaria, sfiducia nei giocatori.

La difesa nerazzurra è in sofferenza, ha incassato 10 reti fra campionato e Champions League. Il trio composto da Skriniar, De Vrij e Bastoni rasenta una condizione atletica precaria, dovuta alla struttura fisica. Hanno bisogno di tempo per entrare in condizione. 

Il guaio è che anche il centrocampo non è nelle migliori condizioni atletiche e a risentirne è proprio la difesa, esposta ai contropiedi avversari. Manca quella protezione che blindava De Vrij e compagni.

A catena, va in difficoltà anche l’attacco dove spesso Martinez è isolato e Lukaku deve arretrare fino al centrocampo per prendere palloni giocabili. Le 11 reti realizzate in campionato ingannano: 2 al Lecce, 3 allo Spezia, 3 alla Cremonese…

La precarietà della condizione atletica toglie lucidità e fiducia nei giocatori. Come si nota in maniera evidente, la palla scotta fra i piedi, viene giocata subito verso un altro compagno. Gli unici che non hanno di questi problemi sono Brozovic e Martinez, giocatori dal cuore caldo e dalla testa dura.

Le colpe di Inzaghi, la deriva social e quel Conte mai dimenticato come scudo di protezione per non ammettere la situazione attuale

Ad Inzaghi è toccato un brutto compito: prendere il posto di Conte. L’allenatore che aveva riportato il tricolore dopo 10 anni. Salutando tutti, una volta compreso che non c’erano margini per uno step successivo.

La scelta è caduta su Inzaghi soprattutto perché utilizza lo stesso modulo tattico del tecnico leccese. E non si voleva stravolgere il lavoro fatto dall’ex ct della nazionale azzurra. Una scelta che aveva una sua logica ed accolta con favore dalla tifoseria nerazzurra.

Quella stessa tifoseria che adesso intasa i social, bollando l’allenatore come “incapace”, “inadatto”, “piangina”, “fissato solo su un modulo”, “attaccato alla poltrona, dovrebbe dimettersi” e amenità varie. A margine, insulti anche pesanti sulla persona: la classica deriva social a cui ci hanno abituato certi pseudotifosi.

Sempre sui canali telematici, si legge una certa nostalgia per Conte e la sicurezza che con lui, la squadra avrebbe vinto tutto. A parte che manca la controprova, dovrebbe far riflettere il fatto che il tecnico ha risolto il (lauto) contratto ed è andato via: aveva visto lungo ?

Appurato che Inzaghi non può essere immune da colpe per i risultati negativi e atteso che in campo ci vanno i giocatori, balzano all’occhio le conferenze stampa nelle quali il mister non riconosce mai i meriti degli avversari, si attacca al metro arbitrale e alle assenze: alibi a uso e consumo della squadra stessa…..Una china molto pericolosa.

Squadra sopravvalutata ? Rimedi per un rilancio in grande stile ?

La sensazione è che Conte per vincere il diciannovesimo scudetto abbia spremuto tutto quello che poteva. L’anno scorso l’Inter è arrivata seconda, trovandosi davanti un Milan in stato di grazia e soprattutto sfruttando errori arbitrali in sfavore dei cugini rossoneri (Spezia, Udinese, Napoli n.d.r.).

Bisogna togliere ogni scusa o alibi a società, squadra e tifoseria se si vuole veramente fare il salto di qualità. Un esempio: l’Inter non ha perso lo scudetto a Bologna solo per Radu, ma anche e soprattutto per l’imprecisione degli attaccanti e dei centrocampisti negli assalti alla porta avversaria. L’Inter non ha perso lo scudetto perché il Milan è stato favorito (da chi ?), ma perché i milanisti erano più forti.

Le vittorie in Supercoppa Italia e Coppa Italia contro la Juventus sono state un illusione: la prima è stata vinta al 120′ grazie a un errore di Alex Sandro da oratorio (non si stoppa mai la palla nell’area piccola, ma si spazza…), la seconda sempre ai supplementari e ai bianconeri mancava Chiesa uno dei pochi giocatori in grado di fare la differenza.

Non esistono ricette magiche per risollevare una squadra che ha perso tutti gli scontri diretti stagionali: Lazio (3-1), Milan (3-2), Bayern Monaco (0-2). Però…però….Una difesa schierata a quattro potrebbe essere più compatta ? Onana peggio di Handanovic ? Un centrocampo a tre, un trequartista e due punte, no ?

Serve una svolta radicale, un netto taglio con il passato. A partire dal cambio della guardia in porta: Handanovic ha fatto il suo tempo, deve cominciare quello di Onana. Davanti a lui: Dumfries, De Vrij, Skriniar, Bastoni o Gosens. Chi ha tre centrocampisti come Asslani, Brozovic e Barella ? Calhanoglu è nato “10”: sganciato da compiti di copertura può diventare devastante.

E in attacco ? Lukaku e Martinez intoccabili e con i cambi giusti in Dzeko e Correa. A volte ci vuole davvero poco per svoltare un’intera stagione. Inzaghi dovrà essere abile a togliere ogni alibi a se stesso e alla squadra: se ci riesce, raddrizza la stagione. 

 

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Lazio, Fabiani: “L’operazione Casadei poteva andare in porto, ma non sono per i matrimoni allargati”

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Lazio, Fabiani

La Lazio ha chiuso il mercato con alcuni innesti strategici: innesti che il direttore sportivo Angelo Fabiani ha commentato in conferenza stampa.

Ecco le parole del ds della Lazio Angelo Fabiani in conferenza stampa:

Lazio, la conferenza stampa di Angelo Fabiani

Sulla sessione appena conclusa del calciomercato invernale: “Abbiamo individuato tre profili in linea perfettamente con quelle che sono le prerogative e il programma della società. Si tratta di tre profili a noi noti, il giovane difensore Oliver Provstgaard lo seguivamo già. Abbiamo mandato un nostro osservatore a vederlo a settembre, è risultato idoneo al nostro progetto.

Il tempo dirà se abbiamo indovinato l’elemento o meno. Anticipiamo l’arrivo come facemmo per Mandas, che poi ritenemmo opportuno inserire subito per farlo ambientare. E ora ci sta togliendo soddisfazioni. Provstgaard è sulla stessa linea”.

Belahyane era il calciatore che volevate?

“Vorrei essere chiaro una volta per tutte. Bisognerebbe capire qual è lo spirito del calciomercato. Si è appena concluso il mio sessantesimo, ogni calciomercato ha dinamiche contorte e complesse. Ognuno fa il proprio gioco, c’è chi bluffa e chi si ritira. Bisogna stare al gioco, conoscere il gioco del calciomercato. Solitamente, insieme all’allenatore si stilano diversi profili nei diversi ruoli. Si possono chiudere affari subito, o che si debba giocare a poker per ottenere il risultato prefissato.

Belahyane, al pari di altri tre o quatto giocatori, era nel novero di nomi condivisi con il tecnico. Lui deve allenare i calciatori, anche se nel calcio funziona che il calciatore viene individuato dalla società e viene messo a disposizione del tecnico, che mette il veto però sulle cessioni.

Quali sono state invece le valutazioni in uscita?

Noi abbiamo ricevuto richieste per nostri giocatori, rifiutando svariati milioni di euro. Chiaramente a ogni richiesta se ne parla con l’allenatore, che in questi casi ha detto di non cedere nessuno. Era anche lo spirito della società, stiamo ricostruendo e non avrebbe avuto senso cedere qualcuno. Abbiamo rifiutato diversi milioni. Siamo dentro al programma che ci siamo prefissati. Iniziare un ciclo che va da uno a tre anni. Siamo al 50-60%, c’è ancora tanto da fare.

C’è un percorso da compiere, piano piano cerchiamo di arrivare almeno al 70-80%. Ognuno di noi ha un compito ben preciso. In una società, nella normalità, c’è un presidente che mette un disposizione un budget al direttore sportivo tracciando linee guida. Il direttore sportivo poi trasferisce il tutto all’allenatore che poi allena i calciatori. Questa filiera non si può slegare”.

Chi sono stati i calciatori che Baroni ha chiesto di far restare?

Su ogni uscita l’allenatore può mettere un veto. Se dice che un calciatore non esce, anche se devi rifiutare 20 milioni, devi seguirlo. Parliamo di Tavares, di Romagnoli… ma fare nomi diventa stucchevole. Anche i più critici sanno perfettamente che le richieste erano e sono reali. Anche questa mattina ci hanno bussato alla porta dai mercati ancora aperti. La risposta è stata la stessa di qualche giorno fa. Poi a luglio si apre una nuova parentesi e si fanno nuove valutazioni: posso anche dar via un giocatore, a patto di sostituirlo con un giocatore altrettanto valido se non migliore.

Il mercato di gennaio è di riparazione. Ora, facendo debiti scongiuri, il calcio è un’idea. Il calcio non è una scienza esatta, a volte costruisci una squadra per vincere e invece ti trovi in difficoltà. A volte la costruisci per non retrocedere e ottieni risultati straordinari. Ci sono molteplici variabili, l’importante è fare le cose con coerenza. E credo che il sottoscritto essendo il responsabile di tutta l’area tecnica si assume tutta la responsabilità. Non Lotito, non Baroni: sono io il responsabile. Non bisogna nascondersi dietro nulla”

Come valuta la vostra stagione?

“Abbiamo fatto un percorso straordinario nella prima fase di Europa League, nessuno se lo aspettava. E allora come posso non fare un plauso all’allenatore e a tutti i calciatori che si sono resi protagonisti di questo bellissimo avvio? Domani non lo so, il calcio è fatto di alti e bassi. Io mi auguro che per la Lazio, per i tifosi, per la società e per gli stessi ragazzi sia quest’anno una costante ciò che abbiamo fatto finora”.

Ci sono delle notizie che vengono inventate secondo lei?

“Ognuno fa il suo gioco. Chi gestisce magazine, siti, giornali e trasmissioni fa un altro tipo di calcio rispetto al mio. Fa più effetto mettere un 3 in pagella a Provedel, che non ho capito cosa abbia fatto per meritarsi un 3 a Cagliari. Il fatto che se ne stia parlando significa che stiamo portando acqua al mulino. Dall’altra parte è giusto e normale, guai se fosse il contrario. Ognuno applica il principio della propria azienda. Prima bastava mettere d’accordo due società e il discorso era chiuso nel mondo del calcio.

Oggi ci sono cinque o sei società tramite cui passare: le due società, il procuratore, il giocatore, l’intermediario. Poi sopraggiungono altri fattori esterni, come chi fa informazione che a sua volta è società a sé. Mettere d’accordo tutte queste società non è facile. Aggiungo anche i genitori, siamo a sette”.

È soddisfatto del mercato?

“Mi si rimprovera Casadei. A volte mi prendono per un burbero, ma ho anche senso dell’humor e della battuta. Se non viene colta non è un mio problema. A domanda precisa risposi che conosco soltanto la banda, e sbagliai anche il termine perché dovevo dire complesso. Anche io faccio parte del gioco del poker: devo fare delle cose per arrivare ad altre. Fazzini e Casadei erano inseriti in un contesto di lavoro che dovevo sviluppare per arrivare al nostro obiettivo.

Quando sento che l’allenatore voleva a tutti i costi Fazzini si dice una bugia. L’allenatore non ha mai fatto opposizione, fosse arrivato Fazzini che è un gran giocatore l’avrebbe accolto come ha accolto Belahyane. Fazzini era nella lista di determinati centrocampisti. Se oggi Belahyane è alla Lazio è perché c’è l’avallo anche del tecnico. L’operazione Fazzini non è andata in porto, quella di Casadei poteva andare in porto, ma non sono per i matrimoni allargati. Non accetto mi si imponga anche un altro giocatore. Parlo di Sylla: se mi interessa lo tratto a parte, se mi viene imposto metto un muro e non mi interessa Casadei”.

Come mai Pellegrini è stato escluso dalla lista per la Serie A?

“Mi domando perché le stesse considerazioni non sono state fatte a inizio campionato quando fu stilata la stessa lista e finì fuori Hysaj. I consigli del diavolo se li mangia la volpe e io non sono il diavolo. La valutazione e l’inserimento nella lista, legata a norme, è di pertinenza dell’allenatore. L’allenatore decide in base al suo progetto futuro o nell’immediatezza e ci dice delle cose, ci compila una lista. Noi come società dobbiamo avallare quello che dice l’allenatore. Nel momento in cui non si avalla quello che dice il tecnico lo si delegittima.

E quando si delegittima il proprio condottiero, il proprio comandante, è la fine della società. Ci vuole rispetto delle figure. La decisione su Pellegrini e quella di reinserire Basic, che abbiamo cercato di dar via fino alla fine, è motivata dal fatto che per l’allenatore potesse diventare più funzionale in base al progetto che ha in mente. Ognuno ha un compito preciso, l’uno deve rispettare l’altro”.

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Milan, parla Bennacer:” Col Marsiglia avevamo già avuto contatti in estate”

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Milan

Milan, ha fatto certamente discutere la partenza di Ismael Bennacer nell’ultima giornata di mercato. In realtà tutto torna, anche sulla base di quanto scritto da noi di Calcio Style la scorsa estate.

Ismael Bennacer aveva da tempo maturato l’idea di andarsene da Milano. Come avevamo scritto noi di Calcio Style la scorsa estate, l’algerino aveva infatti chiesto di essere ceduto, ma in assenza di offerte idonee, la dirigenza aveva bloccato tutto.

Diversa la situazione a gennaio quando invece una soluzione è stata trovata, prestito con diritto di riscatto al Marsiglia.

Leggiamo qui di seguito le parole del giocatore:” Sono sempre stato un tifoso del Marsiglia, fin da quando ero piccolo. Avevamo già avuto contatti questa estate, non è successo all’ultimo secondo e ho avuto tempo di pensarci. Non sono qui perché il Milan non mi voleva più, sono io che ho detto alla mia dirigenza che volevo il Marsiglia e sono molto contento di essere qui”.

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Milan, Gimenez vede la porta come pochi: i dati non mentono ma stupiscono

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Milan, in attesa di vederlo sul campo iniziamo a conoscere l’attaccante messicano da alcuni numeri. E se le premesse sono queste…

Il Milan attende di vedere sul campo il suo ultimo acquisto in attacco. Ci riferiamo ovviamente a Santiago Gimenez il quale questa sera contro la Roma partirà dalla panchina, ma è probabile che Sergio Conceicao possa chiedergli di giocare una frazione di gara nel secondo tempo.

Nel frattempo andiamo ad analizzare un numero che lo porta tra i top a livello europeo. I suoi numeri infatti sono incredibili, vede infatti la porta con una percentuale del 56% su 100 tiri effettuati.

Un dato decisamente alto se rapportato a quello medio dei migliori attaccanti del campionato italiano i quali si assestano intorno al 20% con picchi fino al 30%.

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