Serie A
Inter, Thuram: “Mai via da qui con una clausola, in futuro vorrei fare come Henry”
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Il calciatore dell’Inter Marcus Thuram ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni de La Gazzetta Dello Sport sulla sua esperienza in nerazzurro.
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Il calciatore ex Borussia Moenchengladbach attualmente in forze all’Inter sotto la gestione Simone Inzaghi ha rilasciato della dichiarazioni ai microfoni de La Gazzetta Dello Sport su varie tematiche legate alla sua esperienza nel club milanese e non solo.
Inter, le parole di Thuram

MARCUS THURAM ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Di seguito le dichiarazioni rilasciate dal calciatore dell’Inter Marcus Thuram ai microfoni de La Gazzetta Dello Sport:
È il momento più alto della sua carriera?
“Sì. All’Inter sono in fiducia totale. Ed è grazie a chi mi sta intorno: compagni, mister, società”.
Dove vuole e può arrivare?
“Non lo so. E non ci penso, quasi mi dà fastidio. Conta amare, non mettersi limiti. Perché dire ‘faccio questo o quel numero di gol’? Ho tanto da migliorare ancora”.
In cosa? Faccia un esempio.
“Nel colpo di testa, per dire. E nel provare ad andare più veloce di come riesco. Sento già di essere più forte di inizio stagione. E a gennaio sarò ancora meglio.
Oggi, ad esempio, vado in anticipo su una palla di Dimarco perché so già quello che lui farà. Lo stesso con Mkhi. È conoscenza, esperienza”.
Con suo fratello Khephren avete scommesso su chi vince più trofei quest’anno?
“C’è stata la possibilità di giocare insieme, quando ero al Borussia Monchengladbach, il Nizza mi voleva ma poi non se ne è fatto nulla. No, nessuna scommessa con lui. Gli auguro il meglio. Non proprio il meglio meglio eh… Diciamo a lui sì, alla squadra in cui gioca no”.
È davvero più forte di lei?
“Sì, lo è. E sa perché? Perché può imparare dal papà e poi dal fratello, è fortunato”.
Lei è appassionato di manga. In chi si rivede?
“Il mio preferito è Dragon Ball Z, il personaggio è Super Saiyan 4: lo adoro, è veloce, potente. E poi Captain Tsubasa (in Italia Holly e Benji, ndr): tifavo per Mark Lenders, è nato ala e poi è diventato centravanti, come me”.
Che capitano è Lautaro?
“Parla quando deve. Non lo fa mai a caso”.
Siete molto diversi. Come avete fatto clic?
“Proprio per le nostre differenze. Se lui fosse come me, gli direi ‘oh, quanto sei pesante’. Io gli do qualcosa che lui non ha e lui viceversa”.
Avete un rapporto anche fuori dal campo?
“Eh, lui è sposato… Quando siamo lontani, in nazionale, però ci chiamiamo. Forse perché ci manchiamo…prima delle partite, dopo, sempre”.
Parliamo del suo idolo, Adriano. Che effetto le fa, vederlo oggi?
“Ho letto che si sente felice nella sua favela, lo vedo su instagram sorridente: conta questo”.
Lei ha una clausola da 85 milioni, potrebbe decidere di andar via senza passare dall’Inter…
“Ma la cifra è alta…”.
Se continua così, qualcuno che la paga si trova.
“Lo dico chiaro: non accadrà mai che io lasci l’Inter sfruttando la clausola, per il rapporto che qui ho con tutti. Quella cifra è messa lì, ma non sarò mai io da solo a scegliere. E se qualcosa arriverà, ci sarà sempre una discussione con la società”.
È vero che la Champions è la vostra idea fissa?
“Io non riesco a scegliere, ho l’obiettivo di vincere tutti e 5 i trofei. Se punto tutto sulla Champions e poi non la vinco, cosa succede?”.
Per quanti di questi 5 metterebbe la firma?
“Me ne basterebbe uno. Ma non dico quale, chissà, forse è la Coppa Italia (e ride, ndr)”.
Ma l’Inter è nell’élite d’Europa?
“Sì. Io considero l’Inter una delle super grandi d’Europa. Siamo una squadra che fa paura. Non vedo club superiori a noi, neppure uno. Ce ne sono 5-6 in Champions più forti degli altri. E siamo tra questi”.
Consigli di Inzaghi che ancora non ha seguito?
“Io ci provo a fare tutto eh… E lui non so come faccia, ma ogni volta che mi suggerisce una cosa, poi quella cosa succede”.
Lo sa che Simone ha segnato 4 gol in una sola gara in Champions?
“Non lo sapevo. Non penso che ci riuscirò, anche perché lui dopo due gol mi fa uscire (risata, ndr)”.
Dove si vede tra 15 anni?
“Mi piacerebbe quello che fa Titì Henry, con la Cbs. Vorrei lavorare in una tv americana, è un tipo di commento più rilassato, qui in Italia o in Francia ci prendiamo tutti troppo sul serio. E in ogni caso, vorrei andare a vivere negli States”.
Lei in campo ha qualcosa di Henry, no?
“Ma no… Lui era di un altro livello, ehi. Lo sento spesso, è più easy parlare con lui che con mio padre. Un giorno mi ha raccontato che in Italia gli facevano fare il quinto a centrocampo, ma come è possibile? È che nella vita dipende sempre dal posto in cui ti trovi”.
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Lazio-Roma ha lasciato il segno, non solo per la passione dei tifosi ma per le scene di violenza ai danni della città e delle forze dell’ordine in servizio
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Non si sono affatto raffreddati gli animi degli inquirenti a seguito dei fatti (per meglio dire, degli scontri) nel pre-partita di Lazio-Roma. I feriti, che in prima battuta sembravano già una cifra abbastanza importante (13 tra gli agenti delle forze dell’ordine) sono saliti a 24.
Sembra sempre più uno scenario da film apocalittico più che un pre-partita del derby capitolino.
Ed è diventata una vera e propria caccia agli uomini coinvolti.

LA CURVA SUD ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Lazio-Roma, un altro derby macchiato dagli scontri
Quella che sarebbe dovuta essere una domenica di sport, si è trasformata in una guerriglia urbana combattuta addirittura su due fronti in simultanea e che ha messo davvero in difficoltà le forze dell’ordine, presenti per impedire alle due tifoserie di entrare in contatto.
Proprio di oggi è la richiesta del Giudice Sportivo di procedere con un supplemento di indagine perché l’obiettivo è quello di trovare i colpevoli.
Gli inquirenti non hanno alcuna intenzione di soprassedere e vogliono andare fino in fondo per consegnare alla giustizia i violenti.
A rendere le indagini complesse è il numero dei tifosi (a volto coperto) implicati negli scontri: Infatti, quasi 500 ultras della Roma si sono scagliati contro la Polizia per raggiungere i supporter biancocelesti.
E la città è diventata un campo di battaglia con circa 2000 agenti presenti. Numeri che parlano chiaro e che mostrano un ambiente (quello delle tifoserie) che si sente, troppo spesso, al di sopra della legge. Oltre che un pessimo esempio che nulla ha a che fare con lo sport.
Per ora è stato arrestato un tifoso che sembrerebbe coinvolto negli scontri ma la ricerca è ancora aperta.
In tutto ciò il calcio è proprio la parte lesa: azioni di questo tipo potrebbero allontanare le famiglie dall’esperienza negli stadi e questo sarebbe solo un male per il mondo del calcio.
Serie A
Giudice Sportivo: 4 giocatori salteranno la 33° giornata
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15/04/2025
Il Giudice Sportivo ha reso note le decisioni del 32° turno di Serie A. Un turno di stop per 4 calciatori e per 2 collaboratori tecnici, multe per 6 club.
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La Lega Serie A ha reso note le decisioni del Giudice Sportivo in merito alla 32° giornata del campionato. In tutto sono quattro i calciatori squalificati per un turno, che dovranno saltare il prossimo impegno in campionato: tre perché in diffida e uno per aver rimediato un’ espulsione. Di seguito l’elenco dei calciatori che salteranno la 33° giornata di Serie A:
- Daniel Fila(Venezia): espulso, 1 giornata.
- Saul Coco (Torino): quinta sanzione
- Alessandro Deiola (Cagliari): quinta sanzione
- Gustav Isaksen (Lazio): quinta sanzione
Salteranno il prossimo turno di campionato anche due membri dello staff, poiché espulsi lo scorso weekend. Si tratta di Enrico Maria Malatesta, allenatore dei portieri del Como e Nicola Beati, collaboratore tecnico dell’Hellas Verona.

GUSTAV ISAKSEN IN AZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Giudice Sportivo, le società multate
Il Giudice Sportivo ha punito 6 club di Serie A, a seguito dei comportamenti tenuti dalle proprie tifoserie, in particolare 4 squadre per il lancio di petardi e fumogeni nel recinto di gioco. Al Genoa è stata inflitta una ammenda di 8.000 euro . Ammenda di 6.ooo euro per Roma e Venezia, di 4.000 per la Lazio. Multe inferiori per Hellas Verona e Napoli ( rispettivamente di 2.500 e 1.500 euro) per il lancio di bottigliette di plastica.
Serie A
Bologna, Fenucci: “Le voci su Sartori? Conosco Giovanni da decenni”
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15/04/2025
l’amministratore delegato del Bologna, Claudio Fenucci, ha parlato della posizione di Giovanni Sartori, anche in caso di chiamata dal Milan .
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L’amministratore delegato del Bologna, Claudio Fenucci, ha parlato della posizione del direttore tecnico Giovanni Sartori all’interno della società rossoblù, anche in caso di chiamata da parte del Milan.
Bologna, Fenucci: “Credo che in generale non ci saranno problemi per il futuro della struttura dirigenziale”
L’amministratore delegato del Bologna, Claudio Fenucci, ha parlato della posizione del direttore tecnico Giovanni Sartori all’interno della società rossoblù, dicendo chiaramente che Sartori non si muoverà dalla società rossoblù, anche in caso di chiamata da parte del Milan. Su questo punto Fenucci è stato abbastanza chiaro: “Le voci su Sartori? Conosco Giovanni da decenni: posso solo dire che la sua serietà, al di là dei contratti, è fuori discussione. Non si muove”.
Poi, ha parlato del contratto firmato tra le due parti nelle scorse settimane, rassicurando il tecnico Vincenzo Italiano ed il suo staff: “Ad Italiano e il suo staff poi, abbiamo già manifestato la volontà di proseguire il rapporto: per i risultati, ma anche per il modo in cui è entrato nella testa dei giocatori. Credo che in generale non ci saranno problemi per il futuro della struttura dirigenziale”.
In seguito, si è chiesto un parere se Sartori sarebbe stato ideale per il Milan: “Questo è da capire perché le sue esperienze, straordinarie, sono state vissute fra Chievo Verona, Atalanta e Bologna. Squadra dove i soldi ci sono e non ci sono, salvo poi arrivare in Champions League e crescere parallelamente ai propri calciatori. Al Milan non sarebbe così: servirebbe vincere subito e mettersi in quell’ottica.”.
Infine, all’ Ad rossoblù si è chiesto anche se Sartori sarebbe un dirigente ideale per un top club, visto i buoni risultati che ha ottenuto nella squadre in cui ha lavorato: “Sartori in una big potrebbe esserne la fortuna, soprattutto considerando l’idea – per tutti – di essere in autofinanziamento. Come fatto da Bologna, Atalanta e Chievo nel corso dei suoi anni”.
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