Serie A
Juventus, Allegri: “Abbiamo ancora degli obiettivi stagionali da raggiungere”
Al termine della semifinale di andata di Coppa Italia, terminata con il punteggio di 2-0 in favore della Juventus, Allegri ha rilasciato alcune dichiarazioni del post gara.
Indice
Juventus, le parole di Allegri
Di seguito le parole del tecnico della Juventus:
La Juve è tornata?
“Ipotecata la finale no perchè dobbiamo giocare ancora il ritorno. Una volta dopo un 3-0 siamo poi passati ai rigori a Milano. Adesso abbiamo un mese per sistemare il campionato. La Fiorentina è una squadra forte e adesso abbiamo tutti scontri diretti e vogliamo tornare a vincere in campionato. Abbiamo fatto davvero una bella partita”.
Il lavoro sulla testa dei giocatori.
“La squadra non aveva paura, ma i ragazzi avevano un forte senso di responsabilità. Nel primo tempo fino al rigore avevamo fatto bene. Nel secondo tempo i ragazzi sono stati bravi e c’è stata una grande coesione difensiva”.
I gol degli attaccanti.
“Questa vittoria ci deve dare fiducia, perchè venivamo da un momento difficile. Chiesa e Vlahovic hanno fatto una grande partita e siamo tutti contenti”.
Su Vlahovic.
“Parlare dei singoli non ha senso. La squadra ha fatto una prova importante. La cosa più bella di Vlahovic è stata una corsa in difesa di 70 metri. Adesso abbiamo una finale da conquistare e soprattutto l’obiettivo primario della stagione quello di qualificarci per la Champions”.
Sul secondo tempo
“Abbiamo allungato le traiettorie di passaggio e allungato la loro linea difensiva. La Lazio è una squadra pericolosa e solo difendendo così potevamo vincere”.
Su Danilo.
“A Roma abbiamo preso un gol evitabile facendo tre/quattro errori prima del gol. Oggi non abbiamo perso un contrasto, mentre a Roma ne abbiamo persi tanti”.
Cosa si porta via da questa partita?
“La conferma che ho una squadra che sa prendersi le proprie responsabilità. Ora non dobbiamo esaltarci perchè non abbiamo centrato nulla. Facciamo un passo alla volta per centrare i nostri obiettivi finali”.
Il rigore tolto.
“No stavo parlando solo con il quarto uomo. Noi rispettiamo gli arbitri, il Var perché non si possono cambiare le loro decisioni. Poi questo rischia di farti perdere il focus della partita”.
L’arrivo di Tudor.
“Sicuramente può dire qualcosa in questa stagione, perché sono una buona squadra. Lo scorso anno sono arrivati secondi e sono ancora in Coppa con noi. Tudor sta cambiando il loro modo di pressare”.
Il futuro
“Abbiamo ancora gli obiettivi aperti. Stiamo lottando per la finale di Coppa Italia e per qualificarci in Champions. Se il 25 maggio saremo fuori da questo vorrà dire che la stagione non è stata all’altezza. La squadra ha fatto il proprio dovere e ha dimostrato un grande senso di responsabilità. L’allenatore è valutato per i risultati e bisogna fare quelli. Quando non ci sono i risultati il primo sulla graticola è l’allenatore. Dobbiamo cercare di vincere e migliorare”.
Serie A
Roma, atterraggio di Le Fée a Fiumicino
A Roma arriva Le Fée: il calciatore atterra a Fiumicino. L’avventura nel team giallorosso inizia e il calciatore francese sembra entusiasta.
Enzo Le Fée, l’atterraggio a Fiumicino e il “Daje Roma”
Enzo Le Fée, 24 anni e ormai ex calciatore del Rennes, è il nuovo centrocampista della Roma. Per una cifra di 23 milioni di euro, il calciatore francese ha ormai assunto le sembianze di un giallorosso. Nella giornata di ieri l’arrivo all’aeroporto di Fiumicino, ha esordito con le parole “Daje Roma” entrando subito nel mood del club capitolino.
Enzo Le Fee
Le Fée è stato una acquisto importante ma soprattutto il primo di questa stagione di calciomercato giallorossa, non facile per Daniele De Rossi e la società. All’aeroporto di Fiumicino i tifosi hanno atteso con ansia l’arrivo del nuovo giocatore della Roma ma la gioia era la stessa che caratterizzava il volto di Le Fée.
Stando alle parole del dirigente Ghisolfi, l’acquisto di Le Fée è ottimale ed è quanto serve alla Roma. In più, il calciatore appare felice e questo può far solo bene ad una squadra che merita di raggiungere traguardi importanti e incrementare il team working.
Serie A
Napoli, atterraggio in Italia di Rafa Marin
A Napoli si respira aria di gioia: Rafa Marin è atterrato in Italia. Il calciatore, ormai ex Real Madrid, è stato preso per 11 milioni dal club azzurro. Dopo le visite mediche a Villa Stuart, la firma col club azzurro.
Napoli
Rafa Marin e i dettagli contrattuali
Rafa Marin è un calciatore spagnolo e difensore del Real Madrid. Classe 2002 e altezza 1.91, è un giocatore giovanissimo e promettente. Come Spinazzola, ormai ex giocatore della Roma, anche lui entra nel club azzurro del Napoli.
Sono pochi per ora i dettagli del trasferimento e dell’atterraggio in Italia di Rafa Marin. Si apprende, stando alle ultime news, delle visite mediche e della firma contrattuale. Nella nuova era di Conte al Napoli sono previste novità, rinforzi e tanto lavoro di squadra. Con Spinazzola e Marin il team ha acquisito bei vantaggi.
Il Real Madrid ha il diritto di ricompra su Rafa Marin. Questo prevede un versamento di 25 milioni nel 2026 o di 35 milioni nel 2027 ma sono cifre provvisorie perché potrebbero raddoppiare qualora De Laurentiis decidesse di versare al Real altri 10 milioni entro la prossima stagione estiva, facendo perciò lievitare la clausola a 50 o ben 70 milioni.
Serie A
Monza, Nesta: “Ho lavorato tanto per arrivare in Serie A, è l’occasione della vita”
Le dichiarazioni rilasciate dal nuovo allenatore del Monza Alessandro Nesta, nella conferenza stampa di presentazione con il club brianzolo.
Monza, le parole di Nesta
Di seguito le dichiarazione del nuovo allenatore del Monza Alessandro Nesta, rilasciate ai microfoni del club nella conferenza stampa di presentazione con il club brianzolo dove sarà presente anche Adriano Galliani.
Che emozioni la accompagnano in questa sua prima panchina in Serie A, nel Monza di Berlusconi e con Galliani?
“Credo che per me significhi molto, è la prima volta che faccio la Serie A da allenatore, ho lavorato tanto per arrivare a questo livello e spero di arrivarci preparato. Ho studiato molto, col mio staff. Lavorare con Galliani è un piacere ma anche una responsabilità, che sento doppia.
Ho visto il centro sportivo e vedo la mano del presidente, che dove è passato ha lasciato qualcosa di veramente importante. Il centro sportivo che ho visto non ce l’hanno tutti, lo stadio è molto diverso da quello che ricordavo”.
Cosa le ha chiesto Galliani?
“È un rapporto strano, vent’anni dopo facciamo un’altra conferenza stampa di presentazione. Abbiamo vinto tanto e perso tanto, siamo caduti e ci siamo rialzati, è stato un percorso stupendo: ritrovarsi da allenatore dopo vent’anni è strano, ma non mi ha chiesto niente”.
Galliani ha detto che è stata una trattativa diversa rispetto al 2002. Dal suo punto di vista?
“È stato diversissimo, da giocatore fu un giorno particolare: quel giorno andammo a Controcampo mi pare, iniziata la trasmissione non sorridevo molto perché andare via da Roma era complicato per me. Io mi ricordo che dopo la pubblicità Galliani mi disse che al Milan c’erano solo giocatori felici.
Stavolta è molto diverso, ci facciamo grandi risate ed è durata due secondi: quando mi ha chiamato non mi sembrava vero.
La gavetta l’ho fatta, sono stato in B a sudare e quando arriva una chiamata dal Monza non devi dire niente. Pensi che è vero e ci vai”.
Cosa si porta dietro del suo bagaglio?
“Lo studio. Fare il calciatore ti porta dei vantaggi, ma se non studi, non guardi e non provi non cresci. Mi porto dietro un grande entusiasmo: è l’occasione della mia vita, ho lavorato per arrivare in queste condizioni e sfruttarla al massimo.
Ho parlato con Palladino, perché l’ho chiamato: la prima cosa che gli ho detto è che ha fatto troppi punti… È stato carinissimo, ha lavorato benissimo qui e so che dopo di lui è dura: ha fatto talmente bene che è tosta”.
Sarà una squadra rigida o malleabile in base al momento?
“Io ho un’idea, che la squadra abbia giocato al meglio col 3-5-2. Però la prima cosa che faremo col mio staff è cercare di capire dove può fare meglio ciascun giocatore.
Lo capiremo meglio durante il ritiro: tutti a inizio anno, a luglio, parlano di dominio e di giocare uomo su uomo. Poi magari alla quarta giornata si tirano indietro e fanno un altro calcio. Noi non facciamo proclami”.
Ha già sentito Maldini per intercedere per il passaggio di Daniel a Monza?
“No, ci siamo sentiti un mese fa. Abbiamo parlato di altro, ma anche di Monza e gli avevo chiesto qualcosa. No, Paolo fa il papà: i procuratori, i presidenti, i direttori fanno altro”.
Undici mesi fa ha eliminato il Monza dalla Coppa Italia. Quanto da allora ha potuto valutare il suo percorso da allenatore e quali sono gli obiettivi ora?
“Era calcio d’agosto, abbiamo vinto ma il calcio d’agosto ti frega. Non ti devi mai far ingannare da quelle partite. Se posso stare in Serie A lo dirà il tempo: so che c’è dello scetticismo perché non ci ho mai allenato, è normale e lo potete dire perché non sono permaloso.
Cerco la pressione da quando sono arrivato, altrimenti sarei rimasto a Miami. So che c’è e sono abituato alle critiche, da calciatore e da allenatore: me la suderò come ho fatto gli altri anni”.
C’è un giocatore che la stuzzica più di altri?
“No, ho studiato la rosa. Ci sono tanti giocatori di talento, poi c’è quello più giovane che ti dà più gusto allenare, ma il Monza è fatto di un gruppo di esperti e di bravi giovani.
Non ho chiesto nulla, so che Galliani farà di tutto per mettere il Monza nelle migliori condizioni. Abbiamo parlato di cosa potremmo migliorare, ma faremo in base a quello che possiamo”.
Diciotto anni fa campioni del mondo, ora fuori agli ottavi. Non è arrivato il momento di cambiare qualcosa nel rapporto tra italiani e stranieri in A? Il Monza è un riferimento…
Interviene Galliani: ‘Non parliamo di Nazionale, parliamo di Monza‘.
Nesta: “Ho parlato con i giocatori del Monza vicini alla Nazionale e sono un po’ delusi, faranno di tutto per riconquistarsi il posto. Della Nazionale dico solo che è un peccato, spero non sia data solo la colpa a Spalletti perché il problema mi pare grande”.
Ha avuto grandissimi allenatori con cui ha vinto. A chi si ispira?
“No, sotto l’aspetto tattico no. Sulla gestione, come sul cercare di tirare fuori il meglio dai giocatori, credo di sì. Prendo spunto da Ancelotti, da Eriksson, da Zeman: tutte persone che mi hanno trattato bene e hanno tirato fuori il meglio da me per questo.
Io ho imparato questo da questi allenatori: mi hanno capito nei momenti difficili e spero di portare lo stesso approccio anche qui”.
Avete parlato della possibile permanenza di Colpani?
“L’ho seguito l’anno scorso, oggi è un giocatore importante che ha fatto vedere di poter fare la differenza. Il mercato lo fanno il direttore, ogni giocatore ha le sue ambizioni: per adesso è un giocatore nostro e lo alleno”.
I primi contatti?
“Quando Palladino è andato via”.
Ha detto che con lei i giocatori forti giocano…
“Quelli forti con me giocano, nessun dubbio. Al di là dell’età: i giovani italiani spero si tirino fuori e non tirino più scuse.
AI miei tempi gli stranieri erano Montero, Stam, eccetera: oggi ci sono meno stranieri forti che vengono e non voglio più dare alibi ai nostri ragazzi”.
La differenza tra A e B è così ampia come in passato?
“Per me la Serie B è cresciuta tantissimo. Le proprietà straniere hanno portato tanti soldi, io l’ho fatta anni fa e il livello era diverso.
L’anno scorso avevamo giovani molto interessanti alla Reggiana, abbiamo rimandato alla Fiorentina, al Genoa o al Sassuolo giocatori pronti. La B forma, sta ai procuratori e ai ragazzi di avere un po’ di umiltà, andare in B per un anno e farsi le ossa per giocarsi in A”.
La sua Reggiana ha chiuso il campionato come settima miglior difesa e sesta per clean sheet. È deformazione personale?
“No, guarda: i primi anni dicevano che non sapevo difendere, è la prima cosa che mi hanno detto. Poi mi ci sono dedicato, perché non mi piaceva fare la fase difensiva: l’ho fatta per una vita da calciatore e mi sono stufato”.
Quanto conta la fortuna, quanto il lavoro?
“Conta tutto, creare un calciatore completo non è facile. Credo che il grande lavoro sia dare libertà ai ragazzini sin dall’inizio: io credo la testa faccia la differenza, l’allenatore oltre a fare tattica deve creare un ambiente in cui i giocatori si devono sentire forti.
Il cervello condiziona tutto, ho avuto compagni di squadra che tecnicamente magari non erano fortissimi ma stratosferici a livello di testa. Creare giocatori solo con la tecnica o la tattica credo sia un po’ naif: bisogna creare uomini forti, che non si spaventano”.
Quanto può migliorare un singolo come Andrea Carboni? Si è parlato tanto di Calafiori….
“Andrea l’ho seguito, l’anno scorso ha fatto una grande stagione e credo tantissimo in lui”.
Galliani ha detto di averla scelta perché simile a Palladino. Cosa c’è di simile?
“Mi pare non le piaccia la costruzione dal basso: si metta l’anima in pace, la faremo anche quest’anno. Io credo che non vada estremizzato nulla, che i giocatori non vadano messi in difficoltà.
Poi se si può fare si fa: la costruzione dal basso non si fa per risultare belli, ma perché dev’essere efficace. Se non è il caso non si fa. Ma occhio che potremmo farla”.
Si sta presentando con tanta umiltà nonostante un grande palmares. Qual è il valore primario che vuole portare?
“Io voglio portare il mio modo di essere, sono sempre stato la stessa persona e penso di essere una brava persona, chi ha seguito il Milan lo sa. Spero che da domani si parli del mio futuro e del mio presente, non del mio passato anche perché purtroppo non posso più giocare”.
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