Categorie: Serie A

Juventus, la prima sconfitta porta le riflessioni sul futuro

Juventus, i bianconeri perdono l’imbattibilità in Serie A e scivolano a -16 dai partenopei. Tante colpe da dividere tra squadra, allenatore e dirigenza.

E così, anche l’ultimo baluardo della Juventus di Thiago Motta è caduto: l’imbattibilità in campionato. La sconfitta per 2-1 al Maradona contro il Napoli non solo segna il primo KO in Serie A 2024-25 per i bianconeri, ma apre una riflessione amara sullo stato attuale della squadra. È la terza sconfitta stagionale complessiva, dopo quelle con Stoccarda in Champions League e Milan in Supercoppa, ma questa ha un peso diverso.

Se a inizio stagione avessero detto che il primo passo falso in campionato sarebbe arrivato solo a fine gennaio, probabilmente molti tifosi juventini sarebbero stati soddisfatti. Ma la realtà oggi è ben diversa. Questa Juventus, rispetto alla scorsa stagione, ha perso terreno, punti e soprattutto identità. Dopo 22 giornate, i bianconeri si trovano a -16 dal Napoli, leader indiscusso della classifica, e lontanissimi dai 53 punti raccolti dalla squadra di Allegri nello stesso periodo l’anno scorso.

Juventus, una sconfitta che non nasconde gli altri problemi

A pesare non è solo la sconfitta, ma il dato più rilevante – e deludente – della stagione sono i 13 pareggi in campionato, a fronte di sole 8 vittorie. Numeri che spiegano gran parte del ritardo accumulato in classifica e che portano a interrogarsi sulle responsabilità di una stagione che sembra già segnata.

Le colpe, inevitabilmente, vanno suddivise. La squadra non ha offerto un rendimento adeguato. Basti pensare a Koopmeiners, uno dei grandi acquisti estivi, il cui contributo finora è stato ampiamente al di sotto delle aspettative. L’allenatore ha mostrato rigidità tattica e spesso è apparso indeciso nelle scelte di formazioni e cambi. Tuttavia, una parte importante delle responsabilità ricade anche sulla dirigenza

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Teun Koopmeiners perplesso ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Cristiano Giuntoli ha certamente avuto il merito di ringiovanire la rosa – con un’età media di 24,3 anni, la seconda più bassa in Serie A – e di ridurre il monte ingaggi. Ma questi risultati non bastano a mascherare alcuni errori significativi sul mercato come l’assenza di un vice-Vlahovic nella prima parte di stagione, la lentezza nel sostituire Bremer dopo il grave infortunio e una gestione delle emergenze non sempre efficace.

Un altro problema, forse il più profondo, riguarda la struttura societaria. Giuntoli si trova a lavorare in un contesto dove i vertici dirigenziali – dal presidente Gianluca Ferrero all’amministratore delegato Maurizio Scanavino – non hanno esperienza diretta nel calcio. L’assenza di figure forti, con competenze specifiche nel mondo sportivo, rappresenta un limite evidente. È una situazione che ricorda la fase più complicata della gestione Secco-Cobolli Gigli-Blanc, quando mancava quel mix di esperienza e autorità che avevano invece caratterizzato l’era di Marotta, Paratici e Nedved, guidati da Andrea Agnelli.

Ora la Juventus è chiamata a reagire, ma anche a guardarsi dentro. Se questa stagione servirà a costruire un nuovo ciclo, dovrà partire da una revisione profonda delle dinamiche societarie. Perché il talento in campo può fare la differenza, ma senza una guida chiara e uomini di calcio al comando, è difficile tornare a essere protagonisti.

Aggiornato al 26/01/2025 17:50

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Pubblicato da
Giacomo Segreto
Tag: Juventus

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