Serie A
Juventus, una vittoria che sa di consapevolezza
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2 mesi fail

La Juventus porta a casa il Derby d’Italia e trova la quarta vittoria consecutiva in stagione: non era mai successo dall’arrivo di Motta in panchina.
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Ieri sera la Juventus ha battuto l’Inter nel Derby d’Italia con lucidità e rispetto per l’avversario. Nel primo tempo i bianconeri hanno dato quasi l’impressione di non voler attaccare l’Inter, quanto più di lasciarla “sfogare”, aspettando il momento giusto per colpire.
Pur adottando un atteggiamento prudente, la squadra di Thiago Motta ha creato comunque ottime occasioni, soprattutto con Nico Gonzalez e Conceicao, mentre i nerazzurri hanno risposto con una fase difensiva ordinata e ripartenze rapide.
Il principale punto di forza dell’Inter nella prima frazione è stata la fascia destra, dove Savona ha sofferto enormemente un Dumfries straripante, che è andato anche vicinissimo al gol colpendo il palo.

Khéphren Thuram guarda avanti ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Juventus, la svolta nella ripresa
Al rientro dagli spogliatoi, la partita ha cambiato volto. La Juventus ha sfruttato il lieve calo dell’Inter aumentando l’intensità della pressione e velocizzando il palleggio.
Tra i protagonisti del secondo tempo c’è stato senza dubbio Khephren Thuram, che con la sua fisicità e i suoi strappi ha spesso saltato la pressione del centrocampo nerazzurro, portando palla fino ai limiti dell’area avversaria. Un ruolo chiave lo ha avuto anche Cambiaso, che al contrario di Savona si è accentrato maggiormente, offrendo più soluzioni ai compagni nel fraseggio.
L’Inter ha accusato il colpo, non riuscendo più a costruire con la stessa qualità vista nel primo tempo. Inzaghi ha provato a cambiare le carte in tavola con tre sostituzioni in un colpo solo: dentro un acciaccato Thuram, Carlos Augusto e Zalewski. Proprio l’ex Roma ha creato qualche pericolo immediato, ma la sua fiammata iniziale è stata l’unica vera minaccia per la Juventus nel secondo tempo.

RANDAL KOLO MUANI FA IL SEGNO OK ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Una vittoria figlia della crescita
Nel finale i bianconeri hanno mostrato grande determinazione, evidente sia nelle numerose esultanze di Renato Veiga, autore di una prestazione solida e attenta, sia nella giocata decisiva di Kolo Muani, che ha costruito il gol della vittoria in mezzo a una selva di maglie nerazzurre.
Prima ha vinto un duello fisico con Calhanoglu, poi con una ruleta e un pizzico di fortuna ha trovato l’assist per Conceicao, che ha firmato il successo juventino.
Questa vittoria, la quarta consecutiva in tutte le competizioni (è la prima volta da quando Thiago Motta siede sulla panchina bianconera) segna un passo importante nel percorso di crescita della squadra.
La Juventus ha saputo gestire il risultato con maturità, pressando alto per evitare pericoli e dimostrando grande compattezza. Il quarto posto è stato riconquistato con pieno merito, e il successo contro i campioni d’Italia in carica manda un segnale forte al campionato, regalando anche un assist al Napoli capolista.
Ora, però, l’attenzione si sposta subito sulla Champions League, con il ritorno dei playoff contro il PSV che sarà l’occasione perfetta per ritrovare continuità anche in Europa.
Serie A
Pogba: “Quando arrivai in Italia mi chiamavano Balotelli”
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59 minuti fail
09/04/2025
L’ex centrocampista della Juventus, Paul Pogba, in un’intervista a GQ France si è lasciato andare come non mai davanti ai riflettori.
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Il Paul Pogba del 2025 è lontano anni luce da quello che il pubblico si era abituato a conoscere. Lontano dal clamore, dai balletti celebrativi, dalle tinte sgargianti e dai riflettori. In un’intervista concessa a GQ France, il campione francese si è aperto come forse non aveva mai fatto prima, rivelando il lato più umano di una carriera tanto brillante quanto tormentata.

Paul Pogba
Un Pogba mai visto prima
“Prima di tutto, non vedo l’ora di giocare”, dice con un filo di emozione. “È passato così tanto tempo”.
Parole che raccontano più di una semplice pausa dal campo. Pogba si riferisce al lungo periodo vissuto lontano dal calcio giocato, segnato da una squalifica pesante, da problemi personali e da un senso di smarrimento che l’ha cambiato profondamente: “Se mi fossi preso quattro anni, avrei smesso. Mi hanno dato la pena massima, non hanno ascoltato. Tutto questo mi ha fatto cambiare. È stato come una pulizia completa.”
Non solo la squalifica. Pogba ha raccontato anche la questione dell’estorsione, tenuta segreta persino alla propria famiglia: “L’ho nascosta. Nemmeno mia moglie lo sapeva. Quando tornavo a casa recitavo la parte del marito e del padre. Ma dentro mi stava consumando. Provavo a concentrarmi sul campo, ma era troppo. Il calcio rappresentava solo due ore al giorno di libertà. Quando finivano, tornava tutto”.
Poi il discorso si sposta sulla prima volta a Torino. “Quando sono arrivato in Italia, mi chiamavano Balotelli. Avevo già il mohawk, le tinte, i balli celebrativi, ma anche i movimenti tecnici e tutto ciò che ne consegue. È la mia personalità, ho imparato il calcio così, per strada. In quella squadra, c’era spazio per esprimermi in modo diverso.
Indimenticabile per lui il periodo da squalificato a Torino. Alla Juventus, il club che lo ha visto esplodere, Pogba ha ricordato un aneddoto molto significativo per lui: “Portavo i miei figli a scuola, accanto al campo d’allenamento. Soffrivo troppo.”
Serie A
Inter, Inzaghi ne recupera due per il secondo round con il Bayern
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1 ora fail
09/04/2025
Il Corriere dello Sport-Stadio questa mattina ha riportato la notizia sui possibili recuperi degli infortunati di Inter e Bayern Monaco in vista della gara di ritorno in programma tra una settimana a San Siro.
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Il tecnico dei bavaresi Vincent Kompany conta di alleggerire la lunga lista degli indisponibili convocando Coman e Pavlovic, Inzaghi nelle ultime ore ha incassato una buona notizia e non dispera che il quadro migliori ulteriormente verso fine settimana.
Inter, la gara in programma tra una settimana
ll recupero di Taremi, è scontato. Entrerà nel gruppo con una preparazione mirata verso il match con i tedeschi. Dumfries, invece, resta in dubbio. Avrebbe fatto comodo ieri sera all’Allianz Arena e sarebbe indispensabile a San Siro. Non è sicuro il suo rientro. Lo staff medico tenterà una soluzione entro la data in programma, che avrà almeno un cambio in più a centrocampo, perché Asllani ieri ha scontato un turno di squalifica. Dimarco, infine, ieri lasciato in panchina, quasi certamente verrà risparmiato contro il Cagliari per averlo più fresco con il Bayern mercoledì sera.
Serie A
Menez: “Milan senza equilibrio. Nella stessa città c’è l’Inter, dovrebbero guardarli”
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2 ore fail
09/04/2025
Jeremy Ménez, con la sua consueta schiettezza e un pizzico di nostalgia, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport.
Il francese ha ripercorso momenti chiave della sua carriera, lanciando anche qualche spunto interessante su presente e futuro del calcio italiano.
Il ricordo del derby Lazio-Roma del 2010
Ménez torna con la mente al famoso derby del 2010, una delle partite simbolo della rincorsa giallorossa allo scudetto, poi sfumato contro l’Inter del Triplete:
“Quella sensazione la ricordo come fosse adesso. Solo un allenatore gigante come Ranieri poteva togliere Totti e De Rossi all’intervallo. Mamma mia, se ci penso mi vengono i brividi. È stato bellissimo”.
Una scelta coraggiosa quella di Claudio Ranieri, che cambiò il volto del match sostituendo due simboli della Roma, affidandosi invece proprio a Ménez e Taddei per ribaltare la Lazio e tenere aperto il sogno scudetto.
Ranieri, De Rossi e il futuro della Roma

CLAUDIO RANIERI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Ménez mostra affetto e stima per Ranieri, sottolineando quanto la sua esperienza abbia ancora valore:
“Mi è dispiaciuto tantissimo per l’esonero di De Rossi. Non lo meritava. Per fortuna Ranieri ha rimesso le cose in ordine. Se lui non vuole continuare, dovrebbe almeno partecipare alla scelta del nuovo allenatore: conosce il calcio come pochi”.
Una riflessione che rafforza l’idea di Ranieri come figura ancora centrale nel calcio italiano, anche fuori dal campo.
Roma e Milan, due stagioni a confronto
Secondo l’ex trequartista, tra le sue ex squadre è la Roma a essersi ritrovata:
“La Roma adesso mi sembra equilibrata. Il Milan no. Hanno sbagliato delle scelte e ora devono trovare serenità, ma non è facile. Forse dovrebbero guardare cosa ha costruito l’Inter”.
Una critica costruttiva a un Milan che, pur con talento in rosa, sembra mancare di continuità e visione, mentre l’Inter viene vista come un modello di solidità e programmazione.
Un nome per il futuro: Désiré Doué
Ménez chiude con un suggerimento di mercato intrigante:
“Désiré Doué, del PSG. Ha 20 anni, può giocare da trequartista o esterno. Gioca tanto, ma non abbiamo ancora capito fin dove può arrivare. Forse nemmeno lui”.
Un profilo da seguire con attenzione, soprattutto in ottica futura per club italiani in cerca di talento giovane e versatile.
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