La bugia bianca di Zaccagni

Rispetto alla scorsa stagione, la Lazio ha segnato 11 gol in meno. La sensazione è le che stiano mancando le sue ali. Su tutte l’apporto di Mattia Zaccagni.

Nell’intervista rilasciata in esclusiva al Corriere della Sera, Zaccagni ha parlato di tante cose. Dalla situazione legata al suo contratto al resoconto sulla sua prima parte di stagione, decisamente al di sotto delle aspettative.

“Un mancino dietro mi aiuterebbe…”

❝In rosa c’è Luca Pellegrini. Lui mi aiuterebbe, ma con Lazzari a destra è difficile farlo giocare per gli equilibri.❞

Sulle pagine di questa testata, avevo già parlato di come un laterale basso dal piede mancino avrebbe agevolato l’uscita dal basso della Lazio.

Una dinamica di gioco condivisa anche dallo stesso Zaccagni. L’ex-Verona è un esterno che ha il rientro verso il centro del campo come prerogativa e quindi è normale che gioverebbe dall’avere sulla sua fascia un giocatore in grado di sovrapporsi con regolarità.

Come tutti sappiamo, Sarri non vede Pellegrini e Lazzari assieme per una questione di equilibri difensivi. E quando Sarri non sceglie Marusic

e Hysaj, come coppia di laterali “difensivi”, il prescelto è sempre Lazzari.

Zaccagni, i numeri ti smentiscono

Ma è davvero così? Stando ai miei amati numeri, decisamente no. La scorsa stagione, al 20 di Novembre, Zaccagni aveva messo a referto 5 gol e 3 assist. Quest’anno ha segnato solo un gol e fornito un solo assist vincente.

E Luca Pellegrini era arrivato alla Lazio soltanto nelle ultime ore del 31 Gennaio 2023. Nella prima parte della scorsa stagione, Sarri aveva alternato sulla sinistra Marusic e Hysaj esattamente come sta facendo quest’anno.

Lungi da me affermare che nelle parole di Zaccagni ci sia una sorta di frecciata nei confronti del suo allenatore. Ma così dovesse essere non sarebbe certo il primo. Dalle dichiarazioni di Chiesa e Szczesny nei confronti di Allegri a quelle di Calabria nei confronti di Pioli. Dalle esternazioni nei confronti di Garcia da parte di alcuni giocatori del Napoli a quelle di Giroud e Leao. La sensazione è che alcuni calciatori si sentano già allenatori ma senza averne i titoli.