Alessio Maestrelli è nipote di Tommaso, allenatore che condusse la Lazio nel 1973-74 alla conquista dello clamoroso scudetto. E del nonno traccia un ricordo nitido.
Nella Turris si sta facendo valere. E, assicura, ogni volta che scende in campo gli vibra forte nel cuore il ricordo di suo nonno. E quello di Alessio Maestrelli era un nonno che ha fatto la storia del calcio italiano.
Era infatti quel Tommaso Maestrelli che, nella stagione 1973-74 , portò la Lazio sul tetto d’Italia. Era la Lazio dei Felice Pulici, dei Wilson, dei Chinaglia, dei Ghedin, dei Garlaschelli e del troppo prematuramente scomparso Luciano Re Cecconi.
Una Lazio che fece sognare e, nei ricordi dei tifosi, fa luccicare ancora gli occhi. Una Lazio a cui lui, Alessio, un giorno spera di poter approdare per portare in biancoceleste, a distanza di anni, l’impronta di un altro Maestrelli.
Un ragazzo tutto talento e sentimento, Alessio. Dopo il gol che ha permesso alla Turris di stendere il Potenza, Alessio si è ascoltato il cuore e ha guardato il cielo dicendo tre parole: per te nonno.
I valori del Tommaso vincente, dice, gli sono stati trasmessi dal padre a cui ha del pari dedicato la sua prima rete. Ma, assicura nell’intervista rilasciata a Tuttosport e ripresa da Città Celeste, “sono gli stessi che aveva nonno Tommaso”. Ed essere cresciuto “a pane e pallone” , come lui stesso afferma, “mi rende orgoglioso e mi aiuta a comprendere certe situazioni che i miei parenti hanno già vissuto”.
Alessio ha peraltro anche un altro nonno non proprio sconosciuto nell’ambito della sfera di cuoio. Anche Giuseppe Materazzi, infatti, è stato calciatore e poi allenatore della Lazio. E per zio ha un altro “sconosciuto”, ovvero l’ex campione del mondo e fuoriclasse dell’Inter Marco Materazzi.
Circondato da cotal serie di nomi, è vaticinio agevole pronosticare anche per Alessio un futuro nel calcio dove le stelle risplendono di più. Oggetto del desiderio? La Lazio, c’erano dubbi?
“Sulla Lazio – dice- mi informo, leggo, guardo video, so tutto, appena postto vado all’Olimpico che dista cinque minuti da casa mia e ovviamente la tifo, anzi, sono malato di Lazio“.
E si commuove teneramente quando sente la tifoseria cantare “l’inno per nonno Tommaso”. E aggiunge: “ancora oggi mi vengono i brividi”. Gli stessi che vennero alla tifoseria laziale quando Maestrelli le consegnò il primo scudetto della sua storia.
Aggiornato al 19/10/2023 16:15
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