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Rafael Leao, concretezza e dinamismo: che sia la volta buona?

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Milan

Rafael Leao, uno dei protagonisti assoluti della gara contro la Lazio. Il portoghese si candida a titolare inamovibile nella squadra di Stefano Pioli. 

Rafael Leao, c’è molto del portoghese nella vittoria contro la Lazio di ieri pomeriggio. La squadra di Pioli ha infatti meritatamente battuto, e strapazzato, la squadra romana con un netto 2-0 che avrebbe potuto assumere connotati maggiori se Kessie non avesse stampato quel calcio di rigore sulla traversa. Una vera e propria prova di forza quella dei rossoneri che per novanta minuti hanno annichilito e ridimensionato il gioco di Sarri.

Sugli scudi, tra i tanti, Sandro Tonali autore di una prestazione da otto e Rafael Leao letteralmente devastante quando azionava la freccia per superare in velocità qualsiasi avversario. Il difensore laziale Marusic probabilmente ha ancora oggi il mal di testa dopo la prestazione di ieri sera durante la quale è stato sistematicamente saltanto, ed a volte umiliato, dal classe 1999.

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Leao, prova di maturità?

Leao

MilanÕs Rafael Leao jubilates after scoring the  1-4goal during the Italian Serie A soccer match between UC Sampdoria vs Ac Milan at the Luigi Ferraris stadium in Genoa, Italy 29 July 2020
ANSA/LUCA ZENNARO

Può risultare prematuro, sicuramente lascia spazio a facili esaltazioni post partita, ma questa potrebbe essere la stagione di Rafael Leao. Gli indizi ci sono tutti, lo stesso Pioli ad inizio stagione aveva affermato davanti alle telecamere di avere visto, insieme a Tonali, un giocatore diverso rispetto i due anni precedenti. Dopo innumerevoli fischi, perlopiù meritati, l’esterno rossonero ha finalmente dato prova di una buona maturità risultando decisivo non solo durante la gara contro la Lazio, ma anche due settimane prima contro il Cagliari.

Leao sa prendersi ora le proprie responsabilità, combatte a centrocampo, prova la giocata senza estraniarsi troppo dal gioco come spesso accadeva. Impossibile non averlo notato anche nella gara di ieri. Fuoco di paglia? Può essere, ma non lo crediamo. L’impressione è che qualcosa sia davvero cambiato, soprattutto nella testa del giocatore, le qualità e le doti fisiche non erano mai state messe in discussione.

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Roma-Parma, è sfida salvezza: occhio all’attacco

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Roma-Parma, Ranieri

Il lunch match all’Olimpico di oggi, Roma-Parma, è una sfida cruciale soprattutto per la Roma, a soli due punti di distacco dalla zona retrocessione. 

La partita Roma-Parma di oggi è fondamentale: lo sa bene Claudio Ranieri, allenatore di una squadra che nelle ultime 5 partite ha rimediato una vittoria e 4 sconfitte.

Il monte punti accumulato dai giallorossi, al momento, è del tutto insufficiente: solo 16 punti. Un unico punto di vantaggio in classifica sull’avversaria di oggi, il Parma, che attualmente occupa il 16esimo posto.

Roma-Parma, un’avversaria temibile

Si tratta di un’avversaria che non si può e non si deve prendere sotto gamba: abbiamo visto come è riuscita a pareggiare contro la Juventus allo Stadium (2-2) e a vincere di misura in casa contro la Lazio (3-1).

A livello realizzativo, in campionato ha 5 gol di vantaggio rispetto alla Roma (23 contro 18) e i gol incassati la portano a una pari differenza reti rispetto alla padrona di casa (-5).

Nelle partite di questa stagione è raramente rimasta a secco di gol, sia contro le big che contro avversarie meno temibili sulla carta: a zero gol: in effetti è capitato solo due volte, contro il Bologna in trasferta (0-0) lo scorso ottobre e contro il Genoa in casa a novembre (0-1).

La difesa della Roma, per questo, dovrà essere la migliore possibile: l’idea di Ranieri, in occasione di questa sfida, è puntare nuovamente su Mats Hummels, fondamentale contro l’Atalanta malgrado la sconfitta.

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Serie A

Inter, Lautaro Martinez: “Vincere? Io voglio tutto”

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Inter, Lautaro Martinez è il giocatore di maggior valore di mercato della Serie A

Il capitano dell’Inter Lautaro Martinez ha parlato in un’intervista del suo momento e di quello della squadra: “Vivo per il gol, ma gioco più lontano dall’area”

Il bomber dell’Inter sta attraversando un momento di digiuno che dura dalla sfida contro il Venezia dello scorso 3 novembre. All’interno di un’intervista rilasciata ai microfoni del Corriere della Sera, ha spiegato la sua motivazione per la quale in questo periodo sta segnando di meno. Inoltre, ha messo in mostra tutta la sua fame e la sua voglia di vincere, che si porta dietro da una dura e turbolenta infanzia.

L’infanzia del Toro

Lautaro Martinez ha aperto la sua intervista partendo dagli albori della sua infanzia, dove ha formato il suo carattere forte e coraggioso: “Da piccolo io non avevo niente a volte non sapevo dove avrei dormito la sera. Sono cose che mi hanno marcato come uomo e tutto quello che ho passato cerco di trasmetterlo in campo. Fuori dal calcio, cerco sempre di dare una mano e sono felice di andare a trovare i bambini che non stanno bene: capisco quello che vivono, le loro difficoltà”.

Il digiuno dal gol con la maglia dell’Inter

Successivamente, ha spiegato una sua teoria puramente tattica sul perché in questo periodo sta segnando di meno: “Sono un attaccante e vivo per il gol. Però si deve anche analizzare la partita che uno fa. E io in questi mesi sto giocando più lontano dall’area, perché mi piace far salire la squadra: è una cosa che sto aggiungendo al mio gioco e mi sento bene così.

Sì, Marcus sta più centrale e più avanzato, ma non è una cosa studiata: nasce dalla nostra intesa in campo. L’anno scorso spesso era lui che arretrava un po’ o si allargava, adesso tocca a lui fare più gol. A volte mi sento sottovalutato”.

L’ambizione del capitano

Infine, ha parlato delle sue ambizioni e della sua fame agonistica nel voler vincere i trofei: “io voglio tutto. Quando inizi a vincere, non ti vuoi fermare perché sai quanto è bello essere ripagati del lavoro fatto. E questa mentalità voglio trasmetterla anche nelle partitelle. Ho avuto la fortuna di vincere il Mondiale e pensavo che non ci fosse più niente dopo: ma c’è tanto altro”.

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Serie A, cambio di regia: da Casini a Simonelli

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Lega Serie A, l'ex presidente Lorenzo Casini

Nella Lega Serie A, l’elezione del nuovo presidente Ezio Maria Simonelli ha suscitato polemiche da parte dell’ormai ex presidente Lorenzo Casini. 

L’elezione di Ezio Maria Simonelli a nuovo presidente della Lega Serie A ha scatenato la reazione del suo predecessore, Lorenzo Casini, che ha convocato un Consiglio di Lega per verificare la piena indipendenza del neo-eletto.

In particolare, Casini ha voluto accertarsi che Simonelli non avesse “alcun rapporto, a qualsiasi titolo, con le società associate o con i loro azionisti di riferimento”.

Lega Serie A, la risposta alle polemiche di Simonelli

Intervistato da Repubblica, Simonelli ha risposto chiarendo la situazione: “Ho già detto alle società che quel Consiglio di Lega è stato convocato in modo illegittimo. Non ci sarà alcun giudizio sull’indipendenza dei candidati. Ho presentato l’autocertificazione prevista dallo Statuto: chi pensa che io abbia mentito può denunciarmi, ma so di aver dichiarato il vero”.

Simonelli ha aggiunto di aver già comunicato formalmente la sua indipendenza, come previsto dall’articolo 14: “Ho risolto tutte le incompatibilità a monte, sia quelle reali sia quelle un po’ forzate. Ho troppo rispetto per la Lega e per chi mi ha eletto per metterli in difficoltà. È stato un sacrificio, sia di prestigio sia economico, ma amo il calcio e ho preso un impegno”.

Il neo-eletto presidente non ha nascosto l’amarezza per le tensioni seguite alla sua elezione: “È allucinante quello che è successo dopo il voto. È la prima volta che un presidente viene eletto e non viene nemmeno chiamato per i ringraziamenti. Nello sport si lotta lealmente per vincere e poi, con altrettanta lealtà e onestà, si rende omaggio al vincitore. In questo caso, il combattimento non è stato molto corretto. Questa polemica ha rappresentato un danno d’immagine enorme per la Lega”.

Gli obiettivi del mandato di Simonelli

Nel corso dell’intervista, il neo-presidente ha delineato i punti chiave del suo programma. “Mi piace essere definito un pacificatore, perché credo che il calcio italiano abbia bisogno di pace.

Tra i temi da affrontare con il Governo ci sono il ripristino del decreto crescita per gli sportivi, magari esteso anche ai giovani calciatori con defiscalizzazioni sotto una certa età, la possibilità di sponsorizzazioni da parte delle società di scommesse, la lotta alla pirateria e la nomina di un commissario per risolvere il problema degli stadi“.

Per raggiungere questi obiettivi, Simonelli ha sottolineato l’importanza di collaborare con le altre leghe e con la Federcalcio: “C’è un allineamento astrale favorevole.

Conosco e stimo il ministro Abodi, mentre con il presidente della FIGC Gravina c’è una comunione di vedute e stima reciproca. Credo che questo sia il momento ideale per lavorare insieme e far crescere il calcio italiano”.

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