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Serie A

Milan, Albertini: “Perplesso su Fonseca. Su Ibrahimovic…”

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Alessandro Melli

L’ex centrocampista rossonero ha parlato del derby contro l’Inter e dell’attuale momento del Milan, facendo il punto della situazione.

Questa sera allo Stadio San Siro alle ore 20:45 andrà in scena il derby milanese tra Inter e Milan, valido per la quinta giornata di Serie A. Proprio di questa supersfida ha parlato Demetrio Albertini, storica bandiera rossonera, a La Gazzetta dello Sport.

“Il derby ha un valore speciale”

“In palio ci sono sempre tre punti, ma è diverso dalle altre partite. Io ho giocato le stracittadine in quattro città diverse, ma per me il derby vero è quello di Milano. Sono un tifoso rossonero, ed affrontare l’Inter ha sempre un certo fascino. Loro sono i favoriti senza dubbio, hanno grande coesione che deriva anche dal feeling presente all’interno dello spogliatoio grazie al lavoro nel corso del tempo.”

“Il Milan? I risultati non mentono”

“In questa stagione non c’è stato un incontro in cui meritavamo da vincere. Questo derby può essere la svolta? I tifosi se lo augurano, mentre per i ragazzi di Fonseca è un’occasione per dimostrare il loro valore.”

milan

“Fonseca? Spero che le cose cambino da stasera”

“Per vedere i frutti del lavoro di un nuovo tecnico ci vuole del tempo, ma vedendo lo spirito della squadra nutro delle perplessità.”

“Leao? Lo stiamo aspettando da un pezzo”

“Nessuno nutre dei dubbi in merito alle sue qualità, ma il suo rendimento non è mai continuo. Speriamo che stasera viva un momento di “up” e non di “down”. Non deve caricarsi la squadra sulle spalle, ma deve fare la differenza. Ibrahimovic? Ora abbiamo capito il suo ruolo, si è preso le sue responsabilità e questo può incidere anche fuori dal campo.”

 

Serie A

Juventus, il procuratore di Weah: “Timothy? Non ho mai avuto dubbi che potesse esplodere”

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Juventus, Timothy Weah

Tuttosport ha pubblicato oggi un’intervista a colui che è il procuratore di uno dei giovani più promettenti della Juventus: Timothy Weah.

Si chiama Sebastiano Salaroli il procuratore che nell’estate 2023 ha portato a Torino Timothy Weah. Un giocatore classe 2000 che in questa stagione, da solo, ha realizzato 4 gol e 2 assist nell’arco d 8 presenze.

In un’intervista a Tuttosport ha parlato del suo cliente, dei retroscena di mercato e del rendimento con la maglia bianconera.

Juventus, l’intervista a Sebastiano Salaroli

Da oggetto misterioso a idolo dei tifosi e match-winner nel Derby: cosa è cambiato per Weah da un anno all’altro?
“Quest’anno gioca nel suo ruolo, che è quello di attaccante esterno invece che da quinto con compiti difensivi come accadeva nella scorsa stagione. L’attitudine offensiva del gioco di Motta lo premia e lo sta mettendo nelle condizioni ideali per rendere al meglio”.

La Juve, però, l’aveva preso come erede di Cuadrado che faceva l’esterno a tutta fascia…
“Quel ruolo Tim l’ha fatto negli ultimi mesi al Lille per esigenze di squadra, ma l’interpretazione che gli chiedeva Fonseca era prettamente offensiva. In più la tattica è meno esasperata in Francia rispetto alla Serie A. Detto ciò, l’anno scorso è stato comunque utile e importante a Weah per adattarsi al calcio italiano”.

Con l’arrivo di Motta c’è stato invece il salto di qualità.
\”Le consegne tattiche del mister sono più facili da assimilare per uno con le sue caratteristiche. Hanno trovato un bel feeling. Tra l’altro in Nazionale Tim ha sempre fatto bene pure quando le cose con la Juve non giravano al massimo. Negli Usa giocava, però, sempre da esterno alto. Cioè nel suo ruolo. In quella posizione Weah ha gol e assist nei piedi e con Motta ha trovato l’habitat tecnico-tattico ideale per diventare letale per le difese avversarie”.

Juventus, il retroscena di mercato di Weah

È vero che Weah ha preferito la Juve all’Atletico Madrid?
“L’Atletico era molto interessato, questo è vero. Al tempo stesso è giusto dire che Timothy ha sempre avuto le idee chiare sul proprio futuro, dando la precedenza alla Juve. Voleva venire in Italia e, quando lo hanno chiamato i bianconeri, ha accettato subito”.

Si sussurra con lo zampino del padre…
“Tim è molto legato alla famiglia. Ha due genitori di grande spessore umano e culturale, che sono un prezioso punto di riferimento per lui. La scelta di venire alla Juventus è stata sua su consiglio di papà George, che conosceva bene la Serie A e lo riteneva il campionato giusto per la crescita di Timothy. Nonostante il grande passato milanista, suo padre tifa per la Juve, perciò il matrimonio col club bianconero è stato l’ideale sotto tutti i punti di vista”.

Adesso Thiago lo sta provando centravanti. In fondo buon sangue non mente…
“Se l’è cavata bene anche da punta: per caratteristiche all’occorrenza e in caso di necessità può fare pure il falso nove. Tim è un ragazzo sia nel calcio sia nella vita quotidiana molto intelligente. Si applica con dedizione ed è un professionista impeccabile. Quando gli chiedi di fare qualcosa, ci mette sempre il massimo impegno. Il ruolo dove incide di più e può far davvero male agli avversari, però, resta quello di esterno destro d’attacco”.

Su Jonathan David

Questo Weah può diventare un giocatore da doppia cifra di gol e assist?
“Per me ne ha tutte le capacità e potenzialità. Nelle sue corde ci sono 10 gol e 10 assist a stagione. Tim è un ragazzo ambizioso, che alza ogni volta l’asticella e punta sempre a migliorarsi. Quest’anno sta dimostrando in campo quello che sa fare e la costanza di rendimento lo può rendere un grande giocatore. Sta a lui continuare così, ma io non ho mai avuto dubbi sul fatto che sarebbe diventato un giocatore importante per la Juve”.

Lei come intermediario frequenta e conosce bene il mercato francese: Jonathan David può essere il top player giusto per una big di A?
“Senza dubbio. Anzi le dico di più: mi sorprende che un attaccante del genere sia ancora al Lille. Sta facendo bene e segna a raffica da anni. David ha tutto: è veloce, attacca la profondità, ha cattiveria agonistica e, pur non possedendo il fisico di Vlahovic o Osimhen, sa farsi rispettare in area di rigore. Se viene in Italia, 20 gol all’anno li ha in canna…”.

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Serie A

Juventus: l’esito degli esami di Adzic

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Juventus

Il centrocampista della Juventus, fermatosi venerdì mattina per un problema all’adduttore, ha sostenuto gli esami. Scopri con noi i tempi di recupero.

Nuovo stop per il giovane serbo, che prima del derby, vinto 2-0 contro il Torino aveva accusato un problema muscolare. Nella giornata odierna il club ha reso noti i tempi di recupero.

Juventus, Adzic

Juventus, i tempi di recupero di Adzic

Il giocatore ha sostenuto gli accertamenti presso il JMedical che hanno evidenziato una lesione di basso-medio grado all’adduttore lungo. I tempi di recupero non sono ancora chiaro, con il giocatore che tra 15 giorni sosterrà nuove visite per un quadro clinico più dettagliato. Il giocatore aveva già riportato, nel mese di agosto, una lesione di basso grado al retto femorale.

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Serie A

Torino, Graziani: “In questo squadra non ci sono punti di riferimento, le prossime partite saranno decisive”

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L’ex calciatore del Torino Francesco Graziani ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni de La Stampa, relative al momento che sta vivendo il club granata.

L’ex attaccante di Roma e Torino Francesco Graziani ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni de La Stampa, relative al momento complicato che sta vivendo la squadra allenata da Paolo Vanoli ma non solo.

Torino, le parole di Graziani

Torino, Paolo Vanoli

Di seguito le dichiarazioni rilasciate dall’ex attaccante del Torino Francesco Graziani, rilasciate ai microfoni de La Stampa.

“Sono molto preoccupato, perché ogni settimana il Torino perde terreno. Per fortuna è partito bene, ma la luce in fondo al tunnel non si vede. La situazione è molto difficile, ma non penso che i granata giocheranno per non retrocedere.

Però devono stare attenti, perché in questo momento il gruppo è spaventato, in grande confusione mentale e tecnica. Al contrario, le squadre più piccole giocano con uno spirito diverso”.

Cosa sta succedendo al Toro?

“Ha perso l’anima. È vero che senza Zapata è tutto più complicato, ma ci sono delle qualità di cui i granata non possono fare a meno, come la grinta e la determinazione. Senza queste, non si va lontano.

Tuttavia, la questione è più complessa. È cambiata la storia: non c’è più identità e senso di appartenenza. Quel legame granata era speciale, non l’ho mai trovato così profondo in altre piazze”.

Come mai il Torino è arrivato a questo punto?

“Del vivaio non c’è nessun titolare, e l’unico italiano è Ricci. Ma soprattutto sono scomparsi i punti di riferimento, le figure del passato che insegnavano il significato della maglia granata.

Noi venivamo presi a schiaffi se non conoscevamo la formazione del Grande Torino a memoria; chissà quanti, oggi, saprebbero citarla”.

Vanoli ha anche detto che il vero campionato comincia dopo la sosta. Condivide?

“Le prossime quattro partite saranno decisive per capire il futuro. È necessario tornare a fare punti, altrimenti la situazione diventerebbe preoccupante”.

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