Milan, intervenuto a un evento organizzato dal Financial Times, Gerry Cardinale ha parlato anche del futuro del Milan. Queste le parole più importanti del numero uno rossonero.
Sul nuovo stadio: “Quando guardi al brand Milan e guardi dove dovrebbe essere la serie A, dove tutti e 20 i proprietari delle squadre di serie A dovrebbero essere, un’area che non è utilizzata e che non è sfruttata a dovere per portare eventi ai fan. Dovrebbero avere accesso ad una struttura “world class”. Stiamo valutando diversi siti per costruire il nuovo stadio, inclusa un’area vicino San Siro, per capire cos’è possibile fare. Lo stiamo facendo insieme al Municipio di Milano e alla Regione Lombardia. Devo dare credito a LeBron James, che mi ha detto che mancava un pezzo alla mia visione, ed è la cultura. Negli Usa la cultura è “urban”, in Italia è “fashion”. Siamo a Milano e non possiamo portare uno di questi spettacoli di Live Nation, uno dei nostri partner, ai tifosi e agli appassionati, perché non c’è dove farlo. Non possiamo portare altre forme di spettacolo alla community”.
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Sulla condivisione del progetto con l’Inter: “Sono un grande sostenitore dell’essere indipendenti, ma al momento non c’è niente che escludiamo a prescindere. Penso che l’Inter al momento stia pensando a quello che sarà il suo futuro e noi ci concentriamo sul nostro, e quale può essere la soluzione migliore per noi”.
Sul fondo Elliott: “Ho grande rispetto per i Singer, non li conoscevo prima. Sono rimasto impressionato per quello che hanno fatto in questi quattro anni, anche perché non avevano esperienza nello sport. Sono uno dei fondi più strutturati del mondo. Uno dei punti del business plan è la continuità con Elliott, Redbird ha il 100% delle quote. Per andare avanti al prossimo step abbiamo preso due top manager che arrivano da Elliott, ma che si sono offerti loro, e parlo di Furlani e Cicorio. Non è qualcosa che mi riguarda, ho manager talentuosi intorno a me. Ci sono persone che arrivano nello sport a pistole spianate. Non dico a Pioli chi mettere in campo. Non è “rocket science”, non curiamo il cancro, ma bisogna fare le cose per bene. Noi sfruttiamo i dati, credo che il modo in cui li usiamo sia diverso dal solito. Si tratta di efficienza in termini di gol e di come i giocatori si posizionano per aumentare il loro impatto sulle possibilità di fare gol”.
Sulla Superlega: “Il progetto è fallito e non c’è motivo di parlarne. Il punto è che bisogna capire il perché era stato proposto, c’è una divergenza tra Inghilterra e il resto d’Europa. La Superlega era stata strutturata male, ma mettere equilibrio competitivo è una cosa giusta. Voglio che la serie A sia competitiva, la domanda è come farla: se la serie A mette le sue cose in ordine insieme a Liga e Ligue 1 può collaborare per fare le cose per bene”.
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