Ci sono partite che si devono vincere, per forza, non importa come, non importa grazie a chi, conta solo e soltanto il risultato, senza se e senza ma. E questo é successo ieri al Milan vittorioso contro il Genoa a San Siro nella partita di recupero di campionato. Vittoria di misura, estremamente sofferta, ma che ha portata la squadra milanista al quarto posto in piena zona Champions, questo era l’obbiettivo e questo è arrivato.
Non è stato certamente facile, la squadra di Gattuso ha affrontato un Genoa senz’altro in forma che aveva da poco fermato la capolista allo Juventus Stadium. Difficile anche perché quando entri in campo per vincere spesso sei condizionato, le cose facili diventano difficili e capita di trovarsi col cerino in mano.
Il Milan non ha giocato bene, la posizione in classifica non rispecchia ill gioco finora espresso, ma tant’è, il gioco si deve migliorare altrimenti contro le grandi saranno dolori.
Soliti problemi quindi, la squadra entra in campo determinata, il lavoro di Gattuso in settimana evidentemente è efficace, si tasta, si percepisce, nei primi minuti la squadra è spesso straripante, gli avversari vengono messi alle corde, non riescono ad alzare la testa, il gioco é veloce, fluido e spesso arriva il gol. Come è successo ieri sera per merito dello strepitoso sinistro di Suso dalla distanza che batte un incolpevole Radu, autore durante la partita di tre parate determinanti.
Poi il blackout, come sempre, come in tutte le partite da inizio stagione a questa parte la squadra diventa la brutta copia di sè stessa, si fa travolgere dagli avversari che piano piano guadagnano campo e coraggio, impensieriscono ed inevitabilmente colpiscono come ieri quando il Genoa ha trovato il fortunoso gol per il momentaneo pareggio. Il rischio di buttare al vento un’altra partita è altissimo, dopo le gar sprecate contro Empoli, Cagliari é Atalanta, per non parlare del derby perso al 92esimo.
Pensiamo dove poteva essere in questo momento il Milan non avesse gettato via perlomeno 6 punti. Il problema è la mentalità, alla squadra viene il braccino, per dirla con un’espressione gattusiana. Ma perché viene il braccino? Probabilmente persiste una sorte di sofferenza di vertigini, c’è poca consapevolezza dei propri mezzi, c’è una voglia di risultato ed una fretta di ottenerlo che non fa giocare tranquilli, c’è un’eccessiva agitazione da parte dell’allenatore che la squadra percepisce e mal gestisce.
Quello che servirebbe è maggiore tranquillità, sentire una settimana sì e l’altra pure che il tecnico calabrese è in bilico non fa bene. Vincere aiuta a vincere e scaccia le crisi, questa è un’assoluta verità e quando i risultati non arrivano apriti cielo, l’ombra di Conte sempre presente, Donadoni in attesa, addirittura la temporanea soluzione Leonardo come traghettatore in panchina. Calma, serve calma, ma in questo calcio non esiste più questa parola.
Regna preoccupazione per le condizioni di alcuni giocatori nel post partita di ieri. L’infermeria rossonera è stracolma, problemi lievi e problemi ben più gravi stanno minando la squadra.
La situazione più grave è sicuramente quella di Caldara con la lesione parziale del tendine achilleo e del muscolo gemello mediale del polpaccio destro. Si parla di 3 mesi di stop, ma di fronte a questo tipo di infortunio è sempre difficile stabilire con precisione il ritorno sul manto erboso. Altro giocatore che preoccupa non poco è l’argentino Biglia, mal sostituito ieri da Bakayoko, che ha accusato un problema muscolare al polpaccio destro. Probabilmente salterà la trasferta di Udine.
Le condizioni di Bonaventura sembrano in miglioramento anche se al momento è difficile capire se sarà tra gli undici titolari in campionato. La sua infiammazione al ginocchio non passa, ma i miglioramenti di questi giorni lasciano una piccola speranza.
Anche se ieri hanno giocato, a sprazzi anche bene, Kessiè e Calhanoglu hanno problemi muscolari gestiti finora con l’utilizzo abbondante di antinfiammatori, ma anche le loro condizioni sono in fase di valutazione è senz’altro qualche giorno di stop non potrebbe che far loro del bene, ma l’estrema emergenza a centrocampo lascia presagire che i due saranno nuovamente costretti a stringere i denti e schierarsi in campo.
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