Serie A
Napoli, Conte: “Kvara e Neres possono giocare insieme. Siamo concentrati al massimo per il match contro il Lecce”

L’allenatore del Napoli Antonio Conte ha rilasciato delle dichiarazioni in conferenza stampa in vista del match contro il Lecce
L’ex allenatore di Inter e Juventus e attuale tecnico del Napoli Antonio Conte ha rilasciato delle dichiarazioni in conferenza stampa in vista del match contro il Lecce, in programma sabato 26 ottobre alle 15:00, relative a varie tematiche legate al club campano e sui vari calciatori che potranno prendere parte alla sfida contro il club salentino.
Napoli, le parole di Conte
Di seguito le dichiarazioni rilasciate dal tecnico del Napoli Antonio Conte in conferenza stampa in vista del match contro il Lecce:
Dobbiamo aspettarci un turnover massiccio, moderato o un turnover?
“Perchè? Non mi piace parlare di discorsi di turnover, per me sono tutti titolari, poi ci sono scelte da fare in base a ciò che vedo, magari qualche acciacco che voi non potete sapere anche se vedo che riuscite a sapere l’85% di ciò che accade (ride, ndr).
Cercherò di mettere la miglior formazione in campo, la formazione che penso sia quella giusta anche perché c’è una partita da disputare col Lecce per continuare a fare risultato e questo è alla base di tutto, poi ho ancora domani per prendere le decisioni finali e stilare l’11 iniziale”.
Che approccio si attende domani? Come ha detto lei, il primo tempo a Empoli non è stato fatto bene.
“Sì, mi auguro un approccio diverso, ad Empoli non credo sia stato un approccio voluto da me o dai calciatori, a volte ci sono anche gli avversari, situazioni esterne che portano poi a trovare quelle difficoltà. Vogliamo migliorare, far meglio rispetto ad Empoli”.
E’ una gara speciale per lei Napoli-Lecce, la giornata propone anche Inter-Juve. Che tappa è questa giornata?
“Sapete benissimo che non vado mai a guardare le altre avversarie, penso alla nostra partita e deve essere così per me, per la squadra, per tutto l’ambiente. Deve esserci la partita che ci permette di aumentare punti che ci potranno tornare utili quando ci saranno delle difficoltà. Siamo concentrati solo sulla nostra partita per dare continuità ai risultati sapendo che arriveranno difficoltà e dovremo superarle”.
La partita col Lecce è emotivamente particolare per lei, proprio nello stadio in cui segnò il suo primo gol.
“Ci sono i sentimenti e poi c’è la professione. Bisogna divedere le cose, non accomunarle. Rappresenta le mie origini, i campi polverosi, la squadra di mio padre dove sono cresciuto, facendo tutta la trafila fino alla Serie A, per poi passare alla Juve a 21 anni. E’ sempre parte del mio cuore, nessuno me lo toglie. Poi c’è la partita, un avversario da battere”.
Come sta Raspadori? In che dualismo lo inseriamo?
“Sta lavorando bene, come tutti gli altri. Lo vedo sempre molto positivo, concentrato, lui per me è un attaccante, un secondo attaccante. Come stiamo giocando, un po’ quello che sta facendo McTominay, una punta ed una seconda punta, lo vedo in quella posizione”.
Il rinnovo di Kvara che si trascina dall’estate, le sta dando fastidio? Ne sta parlando con lui?
“E’ da un bel po’ che se ne parla, sicuramente c’è una discussione tra club e entourage del giocatore e calciatore stesso. Entrare nei dettagli precisi… c’è il club ed il direttore sportivo, parleranno loro eventualmente di cifre.
Io non entro in cose particolari. Posso dire, quello che chiedo a Kvicha, che continui a fare ciò che sta facendo, concentrato sulla stagione, lui è serio, professionale, esemplare, questa stagione per noi è importantissima, poi mi auguro che le cose possano sistemare trovando un accordo, ma so anche che nel calcio tutto può succedere e ci deve essere un accordo che soddisfi tutti, in ogni caso chiedo di onorare la meglio al meglio, facendo il massimo fino alla fine della stagione.
Io non vado oltre e non voglio che il calciatore vada oltre, come i media e tutti, al di là che si raggiunga o meno l’accordo, lui deve essere totalmente concentrato come sta facendo. Non vedo problemi, chi vivrà vedrà”.
Come ha visto Lukaku? Ha già idea di come gestire queste pause che ha sempre avuto?
“Ha lavorato come sempre, è sereno, non vedo problemi anche come gestione, non c’è nulla di programmato, in base a ciò che vedo in settimana o pure in partita io decido”.
Ha la sensazione che qualcuno aspetti il ciclo di big-match per vedere il Napoli in difficoltà?
“Noi lavoriamo ogni giorno per metterci nelle condizioni migliori per ogni partita, il campionato è partito con una sconfitta a Verona che non era preventivata ed è venuto giù di tutto, poi è successo l’opposto e siamo in testa alla classifica.
Io dico sempre di trovare un equilibrio, è alla base di tutto, lo dico perché vedo certe cose ogni giorno. Rispetto tutte le opinioni, spesso soggettivo perché non valutano la realtà, ma andiamo avanti pensando a noi stessi, a crescere, a migliorare, per abbreviare quanto prima il percorso. Solo chi non ha mai vinto può dire delle fesserie…
ne sento tante in giro. Chi ha vinto sa cosa bisogna fare per tornare a vincere, per costruire basi solide e durature. Ognuno può dire ciò che vuole, spesso sono giudizi soggettivi, noi dobbiamo essere equilibrati e credere nel lavoro, sapendo che avremo momenti anche con risultati negativi e non per questo bisognerà buttare tutto”.
Ci racconta l’esperienza in metro per la foto ufficiale. C’è un legame stretto con la città.
“E’ stato molto bello, dopo tanti anni di calcio è la prima volta che partecipo a questa situazione. Abbiamo fatto la foto alla metro di Chiaia, tra le 6 più belle in Europa, ma penso che questo legame con la città debba essere coltivato con amore e possiamo farlo solo dando tutto, la città dà tanto e noi dobbiamo avere voglia di ricambiare la passione che c’è sempre stata, non è che arriviamo noi ed è uscita fuori.
Noi siamo di passaggio, sempre, come altri, ma la passione qui non sarà mai di passaggio, ma è fissa perché Napoli è amore e passione”.
Neres più in ballottaggio con Kvara che Politano per caratteristiche, chi è quindi il sostituto di Politano?
“Sì, l’altra volta risposti su Kvara-Neres, sempre tenendo conto che quando si affrontano squadre che ci occupano i 5 canali offensivi e lì c’è l’obbligo di abbassare o un esterno come Politano oppure altre squadre abbassano un centrocampista tra i centrali per far diventare la linea a 5.
Mi fu fatta una domanda anche post-Empoli, è una questione tattica, noi abbassiamo Politano, ma potremmo abbassare Lobo o Gilmour per non avere l’inferiorità nei 5 canali. Se non ci attaccano in questa maniera c’è la possibilità di vedere Neres insieme a Kvicha.
L’equilibrio è alla base di tutto, dietro Matteo ci sono diverse soluzioni, le proviamo ad ogni allenamento, c’è un alter ego… vediamo, vedrete in futuro e avrete la risposta”.
Sulle difficoltà di Lukaku ad Empoli, causate anche dal rendimento della squadra?
“Mi sembra molto limitativo parlare di Lukaku nel primo tempo, c’è da parlare dell’intera squadra e io sono stato chiaro ed ho definito negativa in tutti gli elementi.
Non c’è da dire questo ha giocato male o bene, la prestazione del primo tempo è stata negativa, poi è cambiata nella ripresa cambiando atteggiamento e alcune situazioni di gioco. E’ limitativo soffermarci su un solo nome”.
La voglia e la rabbia di Simeone rappresenta l’anima che deve avere questo Napoli?
“L’input che Giovanni ha avuto quando è entrato, come Olivera o altri, pure Pasquale diverse volte, devono essere sempre degli schock in positivo, mi aspetto questo dai ragazzi e che faccia capire anche a chi gioca quanto è fortunato”
Serie A
Roma, Milan ultimo ostacolo per la gloria europea

La Roma dopo lo stop di Bergamo ospiterà il Milan all’Olimpico, in un big match fondamentale per la corsa alla Champions League. La tensione sale sempre di più.
I giallorossi devono rialzare la testa dalla sconfitta contro l’Atalanta ma l’effetto dei 19 risultati utili consecutivi non è ancora svanito. L’Olimpico è pronto a spingere la squadra di Ranieri oltre l’ultimo ostacolo.
Roma, sogno Champions dietro l’angolo ma c’è da vincere
Il miracolo compiuto da Claudio Ranieri nella seconda parte di stagione potrebbe essere etichettato impresa al termine di questa stagione. L’infortunio di Dybala in primis aveva spento il morale del gruppo ma, al contrario, i risultati non ne hanno risentito.
Le vittorie pesantissime contro Inter e Fiorentina ma anche i pareggi contro Juventus e Lazio hanno permesso alla Roma di rimanere in corsa per qualificarsi alla prossima Champions League.

CLAUDIO RANIERI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
La classifica oggi recita Juventus 64, Lazio 64, Roma 63, Bologna 62. I felsinei, conquistata la qualificazione in Europa League grazie al trionfo in Coppa Italia, probabilmente abbasseranno i giri del motore ma non è detto che perderanno punti. I cugini invece saranno ospiti dell’Inter ancora in corsa per lo Scudetto mentre i bianconeri se la vedranno contro Udinese e Venezia.
Per Dovbyk e compagni invece all’Olimpico arriverà il Milan, fresco perdente della finale proprio contro la squadra di Italiano e tornerà nello stesso campo calcato mercoledì. Dal punto di vista mentale potrebbe essere un vantaggio per i giallorossi, che intendono sfruttare qualsiasi fattore per vincere e arrivare a giocarsi tutto all’ultima giornata.
Serie A
Inter, non tutto è perduto: i motivi per crederci ancora

L’Inter si avvicina al prossimo impegno di campionato contro la Lazio, nel quale dovrà dare continuità al duello col Napoli. C’è ancora speranza per lo Scudetto.
I nerazzurri dopo la conquista della finale di Monaco tornano a San Siro per, quantomeno, rimandare ogni discorso sul prossimo campione della Serie A all’ultima giornata.
Inter, la speranza è l’ultima a morire
I passi falsi contro Bologna e Roma uniti alla continuità del Napoli hanno contribuito a far scivolare la squadra di Inzaghi al secondo posto in classifica. Il punto di distanza con due sole partite da giocare sembra irrecuperabile tuttavia, in casa nerazzurra la speranza è l’ultima a morire e a sostegno di questa tesi le argomentazioni sono diverse.
Asserendo che il destino non è più nelle mani di Lautaro e compagni, i motivi per crederci si possono identificare a partire dai titoli persi dai nerazzurri al fotofinish della Serie A. Se si torna al drammatico pomeriggio di Roma quando la Lazio vinse 4-2, consegnando lo Scudetto alla Juventus oppure al recupero contro il Bologna e la famosa “papera” di Radu il primo sentimento di rabbia e voglia di rivalsa.

ESULTANZA INTER ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Tante volte il titolo è stato assegnato sul gong e diverse di queste hanno coinvolto i nerazzurri, in questa stagione l’epilogo potrebbe essere lo stesso. Tuttavia la solidità del gruppo e la costanza dimostrata col passare delle giornate unite al vantaggio costruito fino al mese di Aprile, fanno pensare a un possibile ribaltone nelle ultime due giornate. Se il Napoli dovesse inciampare a Parma, l’Inter sarebbe pronto ad approfittarne e si riporterebbe in testa con un solo match da disputare.
La finale di Champions League deve rimanere il 31 maggio e non entrare nella testa dei giocatori già adesso. Ovviamente solo il pensiero genera una scarica di adrenalina non indifferente ma è fondamentale mantenere il focus. I motivi per crederci ci sono, tocca a Inzaghi gestire al meglio la situazione.
Serie A
Serie A: 21 anni fa l’ultimo match di Roberto Baggio

Il 16/05/04 la Serie A, ma in generale tutto il mondo, assisteva all’addio al calcio di uno -se non il migliore- calciatore italiano degli ultimi 30 anni.
“Da quando Baggio non gioca più, non è più domenica”. Così canta Cesare Cremonini, e a pensarlo non solo lui. Da quel maggio del 2004, in cui il Divin Codino giocò la sua ultima partita, il calcio ha perso un altro pò della sua magia.

Italian football star Roberto Baggio waves to fans during a promotional event for Olympic products in Guangzhou, south Chinas Guangdong province, September 2, 2007.
Italian football star Roberto Baggio arrived in China August 29, 2007. It is the second time for Roberto Baggio to come to China, and he is here to be an ambassador for Olympic products. His six-day-trip in China covers Beijing, Hangzhou and Guangzhou.
Serie A: l’ultima alla scala del calcio
A San Siro, quella domenica, si festeggiava lo scudetto del Milan. Ma si sa, per ogni buona notizia c’è sempre il rovescio della medaglia. Destino ha voluto che in quello stadio, in cui aveva giocato, il numero 10 del Brescia chiudeva una carriera magica. Una vita calcistica quasi a livello del miglior poema epico, con gioie e dolori, soprattutto fisici. Infatti, il nativo di Caldogno in carriera tra le tante noie fisiche annovera due menischi in meno, i legamenti di un ginocchio ricostruiti, tre operazioni e due anni senza giocare.
Ma l’amore per il calcio sempre vivo. Quel 16 maggio di ormai 21 anni fa il “ragazzo”, fortemente voluto da Carletto Mazzone, con gli occhi e le ginocchia di cristallo lasciava il calcio in quel di Milano. Una tela impreziosita da quella cornice che era San Siro, in lacrime.
Commozione e gratitudine, ammirazione e consapevolezza che le sua magie palla al piede sarebbero rimaste uniche, irripetibili.
Serie A: il momento esatto in cui il tempo calcistico si è fermato
Ottantaquattro. Un numero come un altro? Non quel giorno. Al minuto 84′, Roberto Baggio esce dal campo. Una passerella annunciata e strameritata. Indimenticabile l’abbraccio con un’altra leggenda del nostro calcio: Paolo Maldini.
Come marchiate a fuoco le parole di Fabio Caressa in telecronaca: “Si chiude qui una delle carriere più belle della nostra del calcio italiano. Esce dal campo forse il giocatore più amato del calcio italiano. Sicuramente uno dei più forti di tutti i tempi.”.
A più di vent’anni da quello storico pomeriggio, Baggio ricorda bene il giorno del suo addio: “Ricordo ancora molto bene quella mia ultima domenica sul campo, davanti al meraviglioso pubblico di San Siro: 80.000 persone tutte in piedi per regalarmi un applauso che mai potrò dimenticare e che porto nel cuore come un prezioso ricordo pieno di gratitudine e di riconoscenza: in quel momento, compresi che qualcosa di buono avevo fatto anche io”.
Le prodezze del Codino
Tanti hanno parlato di lui: Michel Platini lo definì “più che un 10 un nove e mezzo”.
Con il pallone ai piedi è stato l’italiano più brasiliano che sia mai esistito, ma soprattutto è stato il giocatore più amato dagli appassionati, anche se un po’ meno da alcuni tecnici. Baggio ha unito l’Italia intera del tifo che ama la bellezza pura. È stato capace di vestire le maglie “contrapposte” della Serie A di Fiorentina, Juventus, Milan e Inter, e semmai i tifosi si sono divisi per lui – come nel ’90 per il passaggio dal viola al bianconero – non contro di lui.
Gli omaggi al Divin
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