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Napoli, Hamsik: “Il più bel ricordo? La Coppa Italia contro la Juve”

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Napoli

In un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, Marek Hamsik ha parlato del suo Napoli tra passato e presente, aprendo le porte a un ritorno in futuro.

Partiamo da De Laurentiis. “È un amico. Abbiamo un ottimo rapporto, sia sul piano personale che professionale. Non gli ho ancora fatto gli auguri per l’anniversario della sua presidenza, ma sa che gli voglio bene. Gli invierò un messaggio”.

Quale aggettivo userebbe per descrivere il Napoli di De Laurentiis? “Un solo aggettivo non sarebbe sufficiente. Penso che De Laurentiis meriti solo ringraziamenti per ciò che ha costruito partendo dal nulla. Ha ripreso il club dal fallimento e l’ha trasformato in una squadra vincente, ottenendo il terzo scudetto dopo Maradona, a distanza di 33 anni. Merita solo applausi”.

Un viaggio nel passato al Napoli

Lei era in campo quando il Napoli di Reja giocò la sua prima partita in Serie A: Napoli-Cagliari 0-2, 26 agosto 2007. Stranamente, domenica il Napoli giocherà proprio a Cagliari.

“Non ricordo quella sconfitta, per fortuna non ci sono state molte altre così. Speriamo che la prossima partita vada decisamente meglio”.

Aveva 20 anni. Poi è diventato un simbolo.

“Quando sono arrivato, ero davvero un ragazzino. Sono felice che il club e i tifosi abbiano creduto in me quando ancora ero un’incognita, e che il mio nome sia finito accanto a quello del Napoli”.

Qual è l’allenatore a cui deve di più?

“Devo ringraziare Reja per avermi lanciato, ma ho imparato qualcosa da tutti. Tuttavia, con Sarri ho davvero goduto il calcio come mai prima. Fu in quel periodo che conobbi anche Calzona, suo primo collaboratore”.

I compagni: il più indimenticabile e il più forte?

“Il Napoli ha avuto tanti campioni in questo periodo, ma se devo pensare a qualcuno che ispirava tutta la città e lo stadio, scelgo sicuramente il Pocho, Lavezzi. È stato un onore giocare con lui, ci sentiamo ancora spesso. Mi piace ricordare anche Zielinski, uno dei migliori centrocampisti al mondo”.

I tempi dei Tre Tenori erano fantastici: Lavezzi, Hamsik, Cavani. Meglio loro o il tridente di oggi?

“Lascerei decidere ai tifosi. Ma, a pensarci bene, scelgo i Tre Tenori“.

Napoli, Kvaratskhelia

Le parole su Kvaratskhelia

Hamsik-Kvaratskhelia, Marekiaro e Kvara: sarebbe stata una bella coppia. Le piace l’idea di Marekvara?
“Molto. Kvaratskhelia mi ricorda un po’ il Pocho. Credo che ci saremmo divertiti tanto insieme, avrebbe creato molti spazi per i miei inserimenti. Peccato non aver avuto questa opportunità”.

Khvicha ha vinto lo scudetto al primo anno a Napoli, mentre lei ci è andato molto vicino ma non ci è riuscito. Ha qualche rimpianto?

“No, nessun rimpianto. Sono davvero felice che alla fine abbiano compiuto l’impresa. So cosa significa per la città e per i tifosi. E non è detto che non ne vincano altri”.

Un rimpianto, però, ci sarà stato in quasi dodici anni. Qual è stato il momento più brutto?

“Facile: quando abbiamo perso lo scudetto con Sarri. Quel giorno a Firenze è indimenticabile. Anche il secondo anno in Serie A è stato difficile, dopo una prima stagione molto positiva”.

E il momento più bello?

“Tantissimi. Ma forse la finale di Coppa Italia contro la Juventus nel 2012: il primo trofeo dopo più di vent’anni”.

Tornando al presente

Si parlava di Zielinski come suo erede. Ora potrebbe esserlo McTominay? “Sì, potrebbe esserlo. È un centrocampista offensivo che ama inserirsi e segnare, proprio come me. Vediamo, dipenderà dal modulo. Comunque, è un grande nome, lo ha dimostrato sia con lo United che con la sua nazionale. Un’ottima alternativa a Lobotka e Anguissa“.

Lobotka, un altro amico.

Lui è insostituibile in questo Napoli. Ha le chiavi del centrocampo”.

E della Slovacchia, chi ha le chiavi?

“Mi ricorda un po’ il mio Napoli, se penso agli ultimi due anni. Nessuno credeva in Calzona, ma lui ha dimostrato il contrario. Ora siamo primi in Nations League, arriviamo da due buone vittorie e soprattutto da un grande Europeo: la sconfitta con l’Inghilterra agli ottavi brucia ancora, ma siamo tornati con la consapevolezza di aver tenuto testa alla futura finalista”.

Calzona l’avrebbe voluto come collaboratore anche al Napoli.

“Scelsi di restare con la mia famiglia e di occuparmi della mia Academy. Ma l’esperienza in nazionale con lui è fantastica: sto imparando tanto, lo seguo da vicino, è un vero maestro e un esempio. È bravissimo anche nella gestione del gruppo. Sono felice per i suoi successi, ma Francesco non si ferma mai, vuole solo migliorare”.

Ovviamente tifa ancora per il Napoli.

“Certo. Sempre. È parte di me. Ho ancora una casa a due passi dal centro sportivo, lo sanno tutti. Quest’estate sono tornato e ho passato una settimana con gli amici, in relax, senza pensare al calcio”.

Napoli, Conte

Su Conte e il mercato del Napoli

E non le hanno chiesto di Conte?

“Inevitabile. Sono molto contento per la vittoria contro il Parma: una rimonta del genere conta molto. Sarà una spinta importante. La scelta della società di prendere un allenatore con tanta esperienza e successi alle spalle è stata giusta. Tutti sanno come lavora Conte: è la scelta ideale dopo la situazione dello scorso anno. Bisogna ritrovare entusiasmo e grinta, e con lui il percorso sarà più rapido”.

Ha già chiarito le sue strategie: chi parte, chi resta, chi è intoccabile.

“È fondamentale che giocatori come Di Lorenzo, Kvara, Lobotka e Anguissa siano rimasti. Il club ha fatto grandi mosse sul mercato”.

Che voto darebbe al mercato?

“Molto alto. Dispiace per la partenza di Osimhen, ma forse si tratta di questioni che vanno oltre il calcio. Comunque, non mi riguarda. E poi è arrivato un sostituto all’altezza”.

Romelu Lukaku, un grande centravanti.

“Lukaku è uno che può tranquillamente segnare 20 gol a stagione”.

Pensa che il Napoli di Conte possa essere un’alternativa all’Inter o addirittura vincere il campionato?

“Sì, ma bisogna dargli il tempo di lavorare. La squadra è cambiata molto, il percorso è appena iniziato”.

Su un ipotetico futuro al Napoli

“L’ultima volta che ho parlato con De Laurentiis, prima di Napoli-Barcellona in Champions, mi ha detto che quando mi sentirò pronto, le porte del club saranno sempre aperte”.

Dirigente o allenatore?

“Mi vedo più come allenatore, ho iniziato questo percorso con i ragazzi appena ho smesso. Ma per diventare allenatore del Napoli ci vorrà ancora tempo”.

Venti nel destino. Christian e Lucas, i suoi figli aspiranti calciatori nati a Castel Volturno, ora hanno 14 e 12 anni.

“I ragazzi giocano entrambi nella mia Academy e sono bravi. Christian lo alleno io direttamente: penso che tra un paio d’anni sarà pronto per un’esperienza all’estero”.

Lo ha già proposto al Napoli?

“Non ancora, ma sarebbe bello vedere un altro Hamsik con la maglia azzurra. Sì, mi piacerebbe davvero”.

Serie A

Lazio, la vittoria ha la firma di Dia: torna il gol dopo oltre un mese I L’aneddoto su Scuffet..

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Lazio, Castellanos-Dia

Lazio, Boulaye Dia è tornato al gol in concomitanza con una vittoria biancoceleste. Il senegalese ha parlato nel post partita e ha raccontato un aneddoto interessante. Vediamo, qui di seguito, le sue parole.

Un digiuno lungo più di un mese, spezzato dalla rete dell’1-0 al Cagliari. Porta la firma di Boulaye Dia il primo gol biancoceleste di ieri sera, un mattoncino che ha contribuito alla vittoria finale.

Il senegalese, era fermo allo scorso 29 settembre, quando l’ex Salernitana fu decisivo nell’exploit di Torino.

Fiducia e morale per Dia, che partecipa alla festa finale, che significa altri tre punti per la Lazio, oltre al traguardo dei 22 punti, al pari di Atalanta e Fiorentina.

Nel post partita, le sue parole hanno descritto un aneddoto sul gol realizzato, grazie alla goffa respinta del portiere del Cagliari, Scuffet.

“Si, ero sicuro che avrebbe respinto così” – ha detto Dia – “perché in allenamento il mister ha detto che dobbiamo seguire ogni tiro, sapevo che Pellegrini avrebbe tirato forte e l’ho seguito“.

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Serie A

Roma, eppur lui resta: la situazione di Juric

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Roma, Juric e Mancini

Dopo l’avventatezza con la quale hanno cacciato dalla panchina della Roma Mourinho e De Rossi i Friedkin sono più accorti nel sollevare Juric dal suo incarico.

A entrambi i precedecessori di Ivan Juric in panchina, José Mourinho e Daniele De Rossi, i proprietari della Roma hanno riservato il medesimo trattamento: convocazione alle 8 del mattino appena prima di un allenamento programmato e licenziamento.

Con il tecnico croato la musica sembra essere cambiata. La domanda sorge spontanea: come mai i Friedkin stanno riservando un trattamento diverso a Juric? Semplicemente si sono accorti che la situazione è estremamente delicata e preferiscono non creare ulteriore instabilità? O sotto c’è altro?

C’entra forse il fatto che il procuratore di Juric è il potentissimo Giuseppe Riso, il “Beppe” con il quale la Roma ha allacciato da anni rapporti strettissimi? Ricordiamo che Riso, oltre che procuratore di Juric, cura anche gli interessi di alcuni “senatori” (Cristante e Mancini) nonché di un giovanissimo della Roma (Baldanzi).

Juric out: la richiesta della stampa amica e della piazza

Quale che sia la ragione, la stampa e la tifoseria iniziano a chiedersi perché Juric sia ancora l’allenatore della Roma: basta guardare i titoli in prima pagina del Romanista, il giornale in assoluto più vicino al club giallorosso, tanto da essere distribuito gratuitamente all’entrata dello stadio in occasione delle partite di campionato.

La prima pagina di stamattina, con la scritta a caratteri cubitali “Ancora tu“, chiarisce la stanchezza e anche lo sdegno di molta stampa e persone nei confronti dell’andamento catastrofico della stagione del club, non disgiunto dalla gestione dei suoi allenatori (anche se imputabile a loro solo in parte).

Juric, insomma, è ormai diventato il nuovo capro espiatorio. Che certamente le sue responsabilità le ha, a partire da alcune scelte tecniche molto discutibili in fatto di cambi a partita in corso e di scelte di titolari. La piazza giallorossa, poi, non gli sta perdonando il fatto di mandare in campo Nicola Zalewski, in assoluto il giocatore più odiato e fischiato del momento.

La grande arena in stile Colosseo dell’Olimpico ha già espresso la volontà del suo popolo: per Juric pollice verso. Ma un’alternativa concreta, almeno al momento, ancora non c’è.

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Lazio-Cagliari 2-1, Baroni: “Vittoria strana, se non spendi tutto ciò che hai non vinci”

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Lazio-Cagliari 2-1, Marco Baroni si è espresso in conferenza stampa dopo la vittoria di misura sui sardi. Andiamo a leggere, qui di seguito, le sue parole.

La Lazio continua a volare, e lo fa con i gol di Dia e Zaccagni. Tre punti che consentono all’aquila di salire a quota 22 punti, al pari di Atalanta e Fiorentina.

Nel post partita, in conferenza stampa, ha parlato Marco Baroni, esprimendo i suoi pensieri su tre punti che arrivano per la quarta volta nelle ultime cinque partite.

Queste le sue dichiarazioni più importanti.

Sulla partita

Sentivo che la squadra avevo bisogno di sostegno perché è stata una partita strana. Siamo andati subito in vantaggio e la squadra ha perso qualcosa andando troppo in verticale, ho fatto il cambio all’intervallo non per penalizzare Noslin ma avevo bisogno di mettere più palleggio. La squadra poi ha fatto 25 minuti benissimo con i tre centrocampisti, abbiamo creato occasioni. Dobbiamo pensare che il Cagliari ha fatto un tiro in porta su deviazione, è una squadra ostica perché è allenata bene e i giocatori sono attenti. Sono partite dove occorre dare tutto, faccio i complimenti ai ragazzi perché se non spendi tutto quello che hai non vinci“.

Sulla lotta Champions

Noi siamo in lotta con noi stessi e questa è la sfida più bella. Siamo ambiziosi come la piazza, io sono particolarmente ambizioso ma so che è più importante guardare il percorso. I numeri ci fanno molto piacere, ma il percorso ci porterà a raggiungere quello che vogliamo raggiungere. Questa squadra può crescere, abbiamo dei giovani che stanno già facendo bene ma che possono dare ancora molto di più. Ci teniamo la classifica, ma dobbiamo recuperare velocemente perché giovedì affrontiamo una grande d’Europa. L’obiettivo è migliorare quanto fatto lo scorso anno, ma sarebbe un errore parlare di questo. C’era tanta pressione esterna in questa partita, sarebbe un errore se la squadra si specchiasse. Non vogliamo volare di sotto, vogliamo tenere questo entusiasmo che ci fa piacere, ma lo possiamo fare solo attraverso le prestazioni”.

Cambio modulo a fine primo tempo

Il 4-2-3-1 non è facile tenerlo con così tante partite ravvicinate e ti porta a giocare in verticale, oggi però non c’erano queste condizioni e ci servivano i tre centrocampisti che ci hanno dato una tenuta della partita diversa. Dovevamo arrivare dentro l’area non con le verticalizzazioni ma attraverso la manovra, la squadra ha creato tante situazioni. Devo fare i complimenti ai ragazzi. Pellegrini è un ragazzo che ha tante qualità, gli va presa la testa e il cervello e l’ho presa dall’inizio. Ha un potenziale che purtroppo va gestito, quando i giocatori non si sentono coinvolti vanno in difficoltà e li capisco. Se gioca con applicazione è un giocatore forte”.

Su Patric

“Patric ha iniziato la settimana con un piccolo fastidio, oggi abbiamo provato ma abbiamo deciso di non rischiare. Ha già fatto un esame strumentale e il giocatore sta bene, non escludo che possa recuperare per il Porto”.

Sulla vittoria

Oggi è una prestazione matura, sapevamo delle difficoltà della partita. Il gol pronti-via ci ha tolto qualcosa, questa squadra non deve mai perdere il filo. Difficilmente vinceremo partite che non meritiamo, oggi la squadra ha meritato perché nelle difficoltà create dall’avversario ha creato. A destra c’era un doppio terzino con tanta corsa e struttura fisica, c’erano giocatori esperti con tanta presenza fisica in campo. Sono partite complicate e aver concesso pochissimo è importante“.

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