Serie A
Napoli, Neres in ascesa: cambiano le gerarchie in attacco?
Napoli, le grandi prestazioni di David Neres stanno cambiando progressivamente le gerarchie in attacco.
David Neres sta diventando il protagonista inatteso del Napoli di Antonio Conte. Arrivato in estate per 28 milioni di euro, il brasiliano si è conquistato la fiducia del tecnico a suon di prestazioni decisive. L’ultima, contro la Fiorentina, ha visto Neres sbloccare la partita con una serpentina irresistibile, confermando il suo stato di forma scintillante.
Il Napoli chiude il girone d’andata in testa alla classifica con 44 punti, complice anche il rallentamento delle rivali impegnate in Supercoppa. Una posizione che dimostra la capacità della squadra di far fronte all’assenza di Kvaratskhelia, finora meno brillante rispetto alla stagione dello Scudetto.
Napoli, le nuove gerarchie
Proprio Kvaratskhelia, partito come titolare indiscusso insieme a Politano, ha visto progressivamente ridursi il suo peso specifico. Problemi fisici e un rendimento altalenante lo hanno relegato in secondo piano, mentre Neres ha approfittato delle occasioni concesse per emergere. Con 2 gol e 5 assist in sole 5 presenze da titolare, il brasiliano ha numeri che parlano di un’efficacia crescente, in contrasto con i 5 gol e 3 assist del georgiano in 17 partite, di cui 15 dal primo minuto.
Anche Politano ha avuto difficoltà a mantenere una continuità, aprendo la strada a una convivenza in campo tra Kvara e Neres. Tuttavia, il futuro del reparto offensivo azzurro potrebbe essere influenzato da dinamiche di mercato. Tra queste, le voci insistenti su un interesse per Federico Chiesa, in difficoltà al Liverpool, e la complessa trattativa per il rinnovo contrattuale di Kvaratskhelia.
Il georgiano, il cui accordo scade nel 2027, percepisce attualmente 1,5 milioni di euro annui. Mentre il Napoli offre un adeguamento a 6 milioni più bonus, l’entourage del giocatore punta a 10, forte delle avances del Paris Saint-Germain. Le discussioni includono anche l’eventuale inserimento di una clausola rescissoria, che potrebbe influenzare ulteriormente gli scenari futuri.
Per il presente, Conte dovrà gestire il rientro di Kvaratskhelia, previsto contro il Verona, e la forma smagliante di Neres. Tra campo e mercato, il tecnico sarà chiamato a equilibrare esigenze immediate e strategie a lungo termine. Una sfida che non riguarda solo le scelte tattiche, ma anche il futuro della squadra e del club.
Serie A
Torino, fortino da record in casa: meglio solo il Real Madrid
Nelle ultime due stagioni il Torino è la seconda squadra ad aver mantenuto più volte la porta inviolata nelle partite casalinghe, alle spalle del Real Madrid.
Lo 0-0 maturato nell’ultima di campionato contro il Parma certifica le difficoltà in fase realizzativa per il Torino. Sono soltanto 7 i gol segnati da quando si è infortunato Duvan Zapata, sintomo che il reparto avanzato è in difficoltà e la squadra era a dir poco dipendente dal colombiano.
La squadra di Vanoli cerca un rinforzo a gennaio in attacco. Negli ultimissimi giorni si è fatto il nome di Beto, in forza all’Everton e con un trascorso nell’Udinese. Il mercato dirà quale sarà il prescelto del club. Al contempo però c’è una curiosa statistica che riguarda la difesa.
Torino secondo per reti inviolate in casa dopo il Real Madrid
Dalla stagione 2023/24 il Torino ha mantenuto la porta inviolata in 16 partite casalinghe. Nei 5 maggiori campionati europei, solamente il Real Madrid ha ottenuto più clean sheet, precisamente 17. Numeri che in casa granata vanno quindi in controtendenza rispetto al reparto avanzato.
Già nel triennio con Ivan Juric il Toro ha dimostrato parecchia solidità difensiva: non va dimenticato però che poteva contare su giocatori di livello assoluto come Gleison Bremer e Alessandro Buongiorno, che non a caso sono stati ceduti a peso d’oro rispettivamente a Juventus e Napoli.
Nonostante abbia a disposizione nomi inferiori sulla carta, anche Paolo Vanoli sta provando a dare un’impronta difensiva. Dopo i 15 gol subiti nelle prime 8 di campionato, ne sono arrivati appena 9 nelle successive 11. Con 9 reti incassate in casa, solo Milan, Napoli, Bologna ed Empoli hanno fatto meglio.
Serie A
Roma-Lazio, cosa c’è dietro al battibecco Dybala-Guendouzi
La Roma porta a casa il derby con la Lazio, ma i riflettori sono tutti sul gesto di Dybala nei confronti di Guendouzi. C’è un precedente dello scorso anno.
La Roma vince il derby e Paulo Dybala si prende la scena. Non solo per le giocate, ma anche per il battibecco nei confronti di Matteo Guendouzi. Già nel derby di ritorno dello scorso anno (vinto per 1-0 dalla Roma di De Rossi sulla Lazio di Tudor) c’erano state delle schermaglie tra i due.
Roma, schermaglie Dybala-Guendouzi, cosa c’è dietro al gesto dell’argentino
La Roma vince il derby per 2 a 0 con reti di Pellegrini e Saelemaekers, ma a tenere banco è soprattutto il battibecco che c’è stato in campo tra Dybala e Guendouzi. L’argentino ha fatto il gesto della mano del cinque, cioè di aver vinto 5 volte il campionato e Guendouzi zero. Ma già lo scorso anno erano stati protagonisti di una scaramuccia, durante il derby vinto sempre dalla Roma per 1 a 0.
In quella occasione, sia durante la partita che al fischio finale, tra l’argentino e il francese c’erano state qualche parola di troppo, ma soprattutto la provocazione di mostrare il parastinco da parte di Dybala a Guendouzi: che raffigurava la vittoria del Mondiale del 2022 in Qatar dell’Argentina contro la Francia.
Quindi screzi antichi, che hanno, sia quella volta che ieri, fatto saltare i nervi ai giocatori della Lazio, con un finale incandescente e l’espulsione di Castellanos nel recupero. Anche lo scorso anno ci fu un finale tumultuoso, tanto che l’arbitro di quel derby, il signor Guida, dovette estrarre più volte il cartellino giallo.
Quindi quello che è avvenuto ieri allo Stadio Olimpico non è un episodio nuovo, ma il secondo round di quello che è capitato nell’ultimo derby della scorsa stagione. Certamente questo gesto da parte dell’argentino lascerà degli strascichi nei prossimi giorni nell’ambiento romano.
Serie A
Torino, concluso il girone di andata: il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?
Si conclude il girone di andata anche per il Torino di Vanoli. I granata hanno una posizione di classifica confortante in chiave salvezza, ma poco ambiziosa.
Con l’addio in estate di Ivan Juric e l’arrivo di Paolo Vanoli sulla panchina granata, si poteva pensare ad un cambiamento che potesse rompere la monotonia che ha caratterizzato il Torino in queste ultime stagioni.
Il risultato al termine del girone di andata però, non supporta questa tesi: infatti, la squadra si trova nella sua abitudinaria posizione di metà classifica dalla quale non riesce ne a scendere ne a salire. Il tema salvezza sembra essere stato archiviato, ma nonostante questo, sembra non è esserci quell’ambizione e quella voglia di voler provare a fare il salto di qualità.
Il lavoro di Vanoli fin qui
Volendo valutare ad analizzare quanto di buono e meno buono è stato fatto da Vanoli fino ad adesso, bisogna prima mettere in evidenza il difficile contesto all’interno della quale si è ritrovato. Infatti, nell’ambiente granata c’è una rottura totale tra la società ed i propri tifosi, i quali chiedono a gran voce la cessione, creando allo stadio un continuo clima di contestazione ed insoddisfazione che di certo non aiuta il lavoro dell’allenatore.
A queste problematiche extra campo bisogna anche aggiungere un mercato estivo decisamente insufficiente ed infortuni pesanti che hanno inciso sul progresso della squadra, su tutti quello del colombiano Duvan Zapata. Parlando di calcio, il Torino fino alla sfida di San Siro contro l’Inter dove ha perso il suo capitano, aveva totalizzato 11 punti in 6 giornate di campionato, mettendo in scena una qualità di calcio di ottimo livello.
Da li in poi la squadra ha perso quell’energia positiva che si stava creando, dando vita ad un filotto di risultati piuttosto negativi. Rimangono incise negli occhi dei tifosi granata quelle prime partite di campionato, che hanno suscitato l’emozione e la speranza di tornare a fare qualcosa di grande.
Torino: brillano Ricci e Adams, ma tante delusioni
In questa stagione si sta consacrando il talento di Samuele Ricci, il quale sta completando il suo periodo di maturazione per poi sbarcare con grande probabilità in una big del calcio italiano o estero. Tra le note positive di questa prima parte di campionato c’è sicuramente lo scozzese Che Adams, che ha messo in mostra ottime doti sia da un punto di vista fisico che qualitativo.
Sono tanti i giocatori in rosa che invece sono partiti bene, ma con il calare delle prestazioni di squadra hanno abbassato anche il loro livello, deludendo le aspettative. Si tratta di calciatori come Ilic o Coco, partiti fortissimo ad inizio campionato, ma che successivamente hanno sfornato prestazioni al di sotto delle loro capacità.
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