Le bombe di Vlad
Ottavio Bianchi, storia di un antidivo

Fu un ottimo centrocampista e giocò gran parte della carriera tra Brescia e Napoli, arrivando anche alla convocazione in nazionale nel 1966.
Ma più che il calciatore, è l’allenatore Ottavio Bianchi ad essere rimasto negli annali del calcio italiano.
Tecnico del Napoli dal 1985 al 1989, e successivamente nella stagione 1992/1993, guidò i partenopei, e in particolare il genio del calcio, Diego Armando Maradona, a conquistare il primo, storico scudetto, nella stagione 1986/1987, vincendo lo stesso anno anche la Coppa Italia, risultato rimasto ineguagliato nella storia del club.
Nella stagione 1988/89 vinse, sempre col Napoli di Maradona, l’unica Coppa Uefa ad oggi nella bacheca azzurra, legando così indissolubilmente la sua figura alla grande epopea del Pibe de Oro e del fortissimo Napoli di quegli anni.
L’esordio in A da allenatore
Nella stagione 1983/1984, dopo anni di “gavetta” nelle serie minori, approdò in serie A sulla panchina dell’Avellino subentrando alla decima giornata, per recuperare un avvio non lusinghiero del club irpino.
La sua squadra disputò un buon campionato, tenuto conto degli obiettivi, conquistando la salvezza nelle ultime giornate.
Dopo un rapido passaggio al Como, come successore del mitico Tarcisio Burghich, e la salvezza ottenuta anche con i lariani, fu chiamato al Napoli dal Presidente Ferlaino nella stagione 1985/1986, per sostituire l’uscente Rino Marchesi ma, soprattutto, per dare il via agli anni d’oro del club partenopeo.
Il Napoli del “double”
Nel 1985 Ottavio Bianchi sbarcò all’ombra del Vesuvio, in una piazza con una enorme fame di vittoria, rinfocolata dall’ingaggio, del tutto inaspettato alla vigilia della stagione 1984/1985, di Diego Armando Maradona.
Sotto la sua guida il Napoli, ottavo nella stagione 1984/1985, conquistò subito un terzo posto che lo candidava a lottare per lo scudetto contro i giganti di quel periodo: la Juventus del Trap, che poteva vantare in rosa giocatori del calibro di Michel Platini, Gaetano Scirea, Michael Laudrup ed Aldo Serena, e la Roma di Sormani, forte dei vari Roberto Pruzzo, Zibì Boniek, Toninho Cerezo e Carlo Ancelotti.
Le vittorie arrivarono nella indimenticata, per i tifosi partenopei, stagione 1986/1987, con la conquista di scudetto e Coppa Italia.
Per molti il merito di quelle vittorie ricade tutto sul genio di Maradona (vedi le numerose polemiche suscitate dalle dichiarazioni di Antonio Cassano di pochi giorni addietro).
La squadra di Bianchi giocava in realtà un ottimo calcio, con interpreti di livello, ed i risultati, come sempre avviene, premiarono lo sforzo di tutto il gruppo, allenatore compreso, a supporto del funambolico dieci azzurro.
I ribelli di maggio
Dopo l’ubriacatura di successi della stagione 1986/1987 arrivarono, però, i problemi.
Alla vigilia della stagione successiva, il Napoli era considerato una delle squadre favorite per lo scudetto, e sembrò dominare la classifica, almeno fino al fatidico mese di aprile.
Quattro punti di vantaggio sul Milan, con poche giornate alla fine ed un calendario tutt’altro che proibitivo: in un campionato che premiava ancora la vittoria con due punti in classifica, l’ennesimo scudetto sembrava ormai in tasca.
Ma dal 17 aprile al 15 maggio del 1988, nelle ultime cinque giornate di campionato, il Napoli riuscì a conquistare un solo punto, consentendo al Milan una storica remuntada e concludendo il campionato tra i veleni.
Bianchi aveva assistito impotente a quella deriva, rilasciando dichiarazioni al cianuro nei confronti di tutta la squadra, eccezion fatta per Maradona.
I ribelli di maggio (così furono soprannominati, tra gli altri, Bagni, Giordano, Garella e Ferrario) avevano sfiduciato l’allenatore, con Maradona che tra l’incudine e il martello preferì eclissarsi nelle ultime due giornate di campionato.
Al termine della stagione Bianchi fu riconfermato ed i ribelli “epurati”, ma il giocattolo sembrava ormai rotto.
Gli ultimi anni al Napoli
La stagione 1988/1989 fu foriera di una storica Coppa Uefa, ma gli strascichi e le scorie della stagione precedente rendevano inquieto Ottavio Bianchi che, subito dopo la vittoria in Europa, chiese a Ferlaino di potere rescindere il contratto per andare ad allenare la Roma.
Il Presidente si impuntò e non glielo concesse.
Bianchi restò così inattivo nell’anno in cui il suo Napoli, guidato da Albertino Bigon, raggiunse il secondo, storico scudetto.
Scaduto il contratto, approdò finalmente alla Roma con la quale vinse la Coppa Italia, arrivando anche in finale di Coppa Uefa, persa poi nel doppio confronto contro l’Inter.
Chiuse la carriera prima tornando al Napoli dove, dopo un altro anno in panchina senza grandi risultati, diventò l’anno successivo direttore tecnico al fianco di un giovane allenatore di nome Marcello Lippi.
Infine allenò l’Inter, esonerato poi a campionato in corso dal Presidente Moratti.
Fu, nel 2002, uno degli ultimi Presidenti ad interim della Fiorentina che, purtroppo, stava andando incontro al fallimento.
Ottavio Bianchi oggi
Dopo il suo ritiro dall’attività, Ottavio Bianchi si è del tutto allontanato dal mondo del calcio.
In una intervista del 2018 rilasciata a Xavier Jacobelli del Corriere dello Sport ha dichiarato, tra l’altro, :”Non ho mai perso un secondo di sonno per il calcio: ci sono cose più importanti.“.
Probabilmente ha ragione, ma il calcio, diciamocelo, per noi è una malattia.
(Foto: Depositphotos)
Le bombe di Vlad
Napoli: Si decide tutto in tre settimane

Tornato dalle Maldive, Aurelio De Laurentiis si prepara a entrare nel vivo della programmazione del nuovo Napoli.
Tre settimane intense lo attendono, nelle quali si delineeranno i contorni del progetto azzurro per la prossima stagione, tra scelte dirigenziali, strategie di mercato e di infrastrutture.
Il piano: centro sportivo, stadio e visione tecnica
Il presidente del Napoli, come riportato da La Gazzetta dello Sport, ha in agenda una serie di appuntamenti cruciali. In primis, i briefing operativi per pianificare l’annata 2025, che vedrà il club partenopeo impegnato nella ricostruzione tecnica dopo una stagione deludente.
Un nodo fondamentale sarà anche il centro sportivo, che De Laurentiis intende avviare concretamente entro il primo settembre, per offrire al club una struttura all’altezza delle ambizioni europee.
C’è poi il tema stadio: il dialogo con il sindaco Gaetano Manfredi resta aperto, con la volontà di migliorare – o eventualmente trasformare – l’attuale impianto, per garantire alla squadra e ai tifosi una casa più moderna e funzionale.
L’attesa per Conte: incontro dopo Napoli-Genoa
Il nome che tiene banco, però, è quello di Antonio Conte. De Laurentiis ha intenzione di incontrarlo, ma solo dopo la sfida contro il Genoa. Il patron vuole concedere all’ex ct azzurro tutto il tempo necessario per riflettere, in attesa di confrontarsi su visioni e progetti futuri.
La sensazione è che i due si stimino, ma che debbano ancora trovare un terreno comune su cui costruire un’intesa duratura.
Mercato: primi nomi e riflessioni sul futuro
Per evitare di trovarsi spiazzati dalla concorrenza, il Napoli ha iniziato a muoversi. Piace Solet, difensore dell’Udinese, che avrebbe garantito una sorta di corsia preferenziale agli azzurri.
Occhi puntati anche su Montoro del Vélez, per cui esiste una parola data che potrebbe tradursi in un affare concreto.
A centrocampo, il ballottaggio è tra due profili molto diversi ma entrambi interessanti: Lewis Ferguson, protagonista della grande stagione del Bologna, e Davide Frattesi, che potrebbe lasciare l’Inter in cerca di maggiore continuità.
Per la fascia sinistra, invece, si valutano Paixao del Feyenoord e Noa Lang del PSV, due ali tecniche e creative.
(Foto: Depositphotos)
Le bombe di Vlad
Raspadori: L’uomo dei gol decisivi

Giacomo “Jack” Raspadori si conferma ancora una volta l’uomo dei gol pesanti. Con una punizione perfetta, forte e precisa, ha deciso la partita contro il Lecce che va ben oltre la semplice conquista dei tre punti.
Il suo tiro, infilatosi nell’angolino sul lato del portiere, proprio tra la barriera e il palo, ha avuto il sapore di un colpo da campione, di quelli che incidono una stagione.
Non è la prima volta che l’attaccante azzurro si prende la scena nei momenti cruciali: lo aveva già fatto contro la Juventus nel 2023, con un gol passato alla storia come simbolo dello Scudetto conquistato dal Napoli. Ma se in quell’occasione fu solo la ciliegina su un titolo già avviato, questa volta il suo sigillo ha un valore inestimabile: permette agli azzurri di restare a +3 sull’Inter, ma con una partita in meno da disputare.
Un vantaggio prezioso, maturato nel turno più ostico del calendario, in trasferta contro un Lecce in piena lotta per non retrocedere.
Ora mancano tre partite – contro Genoa, Parma e Cagliari – e il sogno Scudetto diventa sempre più concreto. Ma Antonio Conte invita alla cautela. Il tecnico del Napoli, nel post-partita, ha spento subito ogni entusiasmo e ha lanciato un messaggio chiaro, in diretta televisiva e in conferenza stampa:
“Scudetto capolavoro? Lo dirò solo quando sarà realtà. Ho vinto e perso titoli all’ultima giornata. Chi vince scrive la storia, gli altri la leggono.”
Un monito figlio dell’esperienza, ribadito con forza anche nello spogliatoio:
“Sarebbe bellissimo completare tutto, ma non è fatta. Se perdi, brucia per tanto tempo. Se vinci, te lo porti dietro per sempre.”
Parole che rispecchiano la mentalità di un allenatore abituato a lottare fino all’ultimo secondo, e che sa quanto pericoloso possa essere abbassare la guardia proprio adesso. Con tre gare ancora da affrontare, Conte resta il timoniere ideale per guidare il Napoli nella fase finale di questa corsa al titolo.
Lo Scudetto è lì, a portata di mano. Ma la storia, come ha detto il tecnico, va ancora scritta.
(Foto: Depositphotos)
Le bombe di Vlad
Napoli: Lo scudetto dipende solo da te

A Napoli si respira di nuovo aria di grande entusiasmo. La vittoria contro il Torino, arrivata grazie alla doppietta di Scott McTominay, ha rilanciato con forza le ambizioni Scudetto degli azzurri.
Il successo per 2-0, arrivato a quattro giornate dal termine del campionato, ha permesso al Napoli di staccare l’Inter in vetta alla classifica, riaccendendo la speranza di tornare sul tetto d’Italia due anni dopo l’ultima volta.
La serata del “Maradona” ha avuto un eroe chiaro: McTominay. Il centrocampista scozzese ha aperto le marcature nel primo tempo, risolvendo con un anticipo fulmineo una mischia nata da una palla vagante di Anguissa.
Il Torino ha provato a reagire con una chance importante per Adams, ma la squadra di Antonio Conteha saputo gestire il momento difficile con intelligenza, mantenendo il possesso palla e rallentando il ritmo.
Poco prima dell’intervallo è ancora McTominay a far esplodere lo stadio: su perfetto cross di Politano, il numero sette firma la sua doppietta personale, portando a undici il bottino di gol stagionali. Un rendimento straordinario per un giocatore che, all’inizio dell’anno, nessuno avrebbe immaginato potesse essere il trascinatore della corsa tricolore.
Ora il sogno Scudetto non è più un semplice miraggio: con solo 360 minuti da giocare, il Napoli ha il destino nelle proprie mani.
La città ci crede, la squadra è compatta e determinata. Il finale di stagione promette emozioni forti, con il Napoli che può essere ormai considerato il candidato numero uno alla vittoria del titolo.
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