Plusvalenze Napoli, torna a far discutere l’affare che portò Osimhen a Napoli. Parla Liguori, uno dei giocatori coinvolti.
L’affare che portò Osimhen dal Lilla a Napoli fece girare tanti soldi verso le casse francesi, ma il clu partenopeo inserì anche i cartellini di quattro giocatori valutandoli complessivamente 20 milioni. I cartellini erano quelli del portiere Karnezis e dei giovani Palmieri, Manzi e Luigi Liguori, quest’ultimo valutato 4 milioni di euro.
Oggi su Repubblica esce un’intervista proprio di Liguori, protagonista di un trasferimento a Lilla, in realtà mai avventuto.
Queste le sue parole raccolte da calciomercato.com: “Giocavo in prestito alla Fermana, in Serie C. A giugno mi chiamò il Napoli e mi disse: vieni a Castel Volturno, dobbiamo parlare. Siamo andati io e il mio procuratore, la società ci ha offerto due opzioni: potevo rinnovare per un anno e restare, o accettare di andare al Lille e firmare per tre anni, entrando nell’operazione Osimhen. Voi che avreste fatto? Ne ho parlato con il mio agente e ho accettato. Il 30 giugno abbiamo firmato con il Lille, ma a Castel Volturno dove hanno mandato i contratti”.
“A quel punto abbiamo chiesto di poter restare un altro anno in Italia in prestito.
Avevo già la squadra, a Fermo mister Antonioli mi voleva a tutti i costi. Ho fatto sei mesi alla Fermana e poi sono andato a Lecco. Quando è finito il prestito, il Lille mi ha mandato una comunicazione dicendo che il 1° luglio dovevamo essere da loro. Tutti e tre noi contropartite nell’affare Osimhen. Ma noi non volevamo più andare in Francia, allora ci hanno proposto di lasciare sul tavolo i due anni di contratto e accettare una buonuscita. Purtroppo io non sapevo tutto. Loro non è che ti dicono che volevano fare plusvalenza. Ci hanno detto solo: il Lille vuole tre giovani e noi abbiamo pensato a voi. Poi col passare delle settimane abbiamo scoperto tutto, ma ormai eravamo coinvolti, non potevamo più fare nulla”.“Io ero stato valutato 4 milioni di euro. Mi fa rabbia. Non poca, tanta rabbia. Abbiamo scoperto che non era un’operazione fatta per noi, per il nostro futuro. Era per altro. Con gli altri due ragazzi coinvolti nell’operazione ci sentiamo spesso e tra di noi ci diciamo: noi avevamo tre anni di contratto. Ci siamo bruciati per “colpa” del Napoli. Perché noi non sapevamo nulla”.
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