Le bombe di Vlad
Quando il calcio era una cosa seria
Quando il calcio era una cosa seria, eravamo bambini.
Quando un campo pieno di erbaccia diventava il San Paolo e un vecchio trattore abbandonato la curva.
Quando il calcio era una cosa seria, le magliette e i pantaloncini rattoppati si trasformavano in nuove, fiammanti divise.
Quando i capitani, col petto gonfio d’orgoglio e il Supersantos arancione pieno di bucature e bozzi sotto il braccio, facevano la conta per la palla e per il campo.
Qualsiasi cosa diventava un palo.
Da lì si contava un numero di passi variabile a seconda della gamba per segnare l’altro palo, con un altro oggetto improbabile.
E se si era in pochi si giocava coi “portieri volanti”.
Dopo il calcio di inizio, valeva quasi tutto.
Ci si avventurava in dribbling chilometrici e cross millimetrici, immaginando l’ovazione dello stadio, provando ad emulare i campioni, Maradona su tutti, ma anche Careca, Van Basten, Gullit.
E si dava tutto con serietà e profonda applicazione, divertendosi per davvero, senza far caso a ginocchia sbucciate o scarpe rotte.
Ve lo ricordate ancora?
Da quanto tempo non vi divertite allo stesso modo?
E secondo voi i vari Ronaldo, Messi e compagnia cantante se lo ricordano?
Io spesso cerco di rivivere quelle partite epiche, da quando uno dei miei autori preferiti me le ha ricordate, con la sagacia e il brio di cui è capace.
La Compagnia dei Celestini di Stefano Benni, probabilmente il suo capolavoro, non è un libro sul calcio, eppure il calcio ne è parte fondamentale.
Benni ritrae in maniera sublime lo spirito vero del pallone, quello che il calcio ha perduto da tempo.
È la “Pallastrada”, di cui ci siamo dimenticati.
“REGOLAMENTO UNICO E SEGRETO DEL CAMPIONATO MONDIALE DI PALLASTRADA Il campionato viene giocato ogni quattro anni da otto squadre di tutto il mondo che si affrontano a eliminazione diretta secondo il regolamento internazionale, e cioè:
1. Le squadre sono di cinque giocatori senza limiti di età, sesso, etnia e specie animale.
2. Il campo da gioco può essere di qualsiasi fondo e materiale a eccezione dell’erba morbida, deve avere almeno una parte in ghiaia, almeno un ostacolo quale un albero o un macigno, una pendenza fino al venti per cento, almeno una pozzanghera fangosa e non deve essere recintato, ma possibilmente situato in zona dove il pallone, uscendo, abbia a rotolare per diversi chilometri.
3. Le porte sono delimitate da due sassi, o barattoli o indumenti, e devono misurare sei passi del portiere. È però ammesso che il portiere restringa la porta, se non si fa scoprire, e che parimenti l’attaccante avversario la allarghi di nascosto fino a un massimo di venti metri. La traversa è immaginaria e corrisponde all’altezza a cui il portiere riesce a sputare.
4. La palla deve essere stata rattoppata almeno tre volte, deve essere o molto più gonfia o molto meno gonfia del normale, e possedere un adeguato numero di protuberanze che rendano infido il rimbalzo.
5. Ai giocatori è vietato indossare parastinchi o altre protezioni per le gambe.
6. Ogni squadra dovrà indossare un oggetto o un indumento dello stesso colore (sciarpa, elmo, berretto, calzerotto, stella da sceriffo), mentre è proibito avere maglia e pantaloncini uguali.
7. Sono ammessi gli sgambetti, il cianchetto, la gambarola, il ganascio, il pestone, il costolino, il raspasega, il poppe, il toccaballe, il calcinculo, il blondin, l’attaccabretella, il placcaggio, il ponte, la cravatta, il sandwich, l’entrata a slitta, l’entrata a zappa, il baghigno, la cornata, il triplo Mandelbaum, il colpo dell’aragosta, lo strazzabregh, il cuccio, il papa, lo squartarau, la trampolina e il morsgotto. Sono proibiti i colpi non dinanzi citati e le armi di ogni genere.
8. Nel caso la palla finisca giù per una scarpata in mare o in altra provincia, la partita deve riprendere entro due ore, o sarà ritenuto valido il risultato conseguito prima dell’interruzione.
9. Nel caso in cui un cane o un neonato o un cieco o altro perturbatore entri in campo intralciando o azzannando la palla, egli sarà considerato a tutti gli effetti parte del gioco, a meno che non si dimostri che è stato addestrato da una delle squadre.
10. Il passaggio di biciclette, auto, moto e camion non interrompe il gioco, fatta eccezione per le ambulanze, i vigili del fuoco e i carri funebri.
11. Per poter svolgere il campionato nei due sacri giorni come è sempre stato, gli incontri mondiali avranno una durata fissa sdi ottantasette minuti divisi in due tempi.
12. La regola segreta 12, se applicata, abolisce tutte le precedenti.
13. È permessa la sostituzione di un giocatore solo quando i lividi e le croste occupino più del sessanta per cento delle gambe.
14. Si possono sostituire tutti i giocatori indicati nella lista di convocazione tranne il capitano. I nuovi giocatori dovranno però essere elementi notoriamente degni dello spirito della pallastrada.”
Cercate ogni giorno di ricordare come si gioca a pallastrada.
Ma soprattutto, insegnatelo ai vostri figli e a quelli di amici e parenti.
Così, forse, il gioco che un tempo era il più bello del mondo tornerà ad esserlo; e, forse, anche il mondo tornerà ad essere un bel posto in cui vivere.
Le bombe di Vlad
Napoli: Pronto il ritorno di Lobotka dal primo minuto
Dopo un’assenza di quattro partite e una quinta interrotta a metà per infortunio, Stanislav Lobotka è tornato in campo a San Siro, riportando la sua preziosa presenza al centro del gioco del Napoli.
Il centrocampista slovacco, con soli trenta minuti di gioco, ha rapidamente dimostrato il suo valore, ricordando a tutti perché è stato oggetto di ammirazione da parte di campioni come Cesc Fàbregas e di interesse da parte di club prestigiosi come il Barcellona, sempre attento ai talenti che possano arricchire la sua tradizione di gioco.
Lobotka rappresenta molto più di un semplice giocatore per Antonio Conte e la sua visione tattica: è un metronomo che orchestra la manovra con sicurezza e una straordinaria abilità nel proteggere il pallone. Grazie a un semplice movimento del corpo, una finta ben calibrata o un tocco illuminante, è in grado di mettere in sicurezza la palla e aprire spazi nuovi, contribuendo a mantenere la fluidità e l’efficacia della manovra del Napoli.
Lobotka non è solo un costruttore di gioco, ma anche un gestore di ritmi: la sua capacità di leggere il gioco gli permette di adattarsi alle esigenze della squadra e ai momenti della partita. Quando serve rallentare, offre respiro alla manovra; quando occorre accelerare, innesca l’azione con intuizioni che trasformano il possesso palla in opportunità offensive. Questo lo rende una pedina fondamentale per Conte, che ne apprezza l’intelligenza tattica e la capacità di trovare soluzioni anche nelle situazioni più complesse.
In vista della partita contro la Roma, Lobotka tornerà a guidare il Napoli, determinato a rimettere la squadra sulla giusta rotta e ad ispirare i compagni con la sua visione di gioco.
(Foto: DepositPhotos)
Le bombe di Vlad
Inter-Napoli 1-1: sei squadre in due punti
Al Meazza finisce 1-1 tra Inter e Napoli, ma il vero vincitore è l’equilibrio. La squadra di Antonio Conte esce con un punto prezioso da una gara intensa ma bloccata, priva di una chiara dominatrice e di particolari guizzi offensivi. È la fotografia di un campionato serrato e incerto, dove le prime sei squadre sono racchiuse in appena due punti.
Il racconto del match: McTominay e Calhanoglu a segno
A portare il Napoli in vantaggio è Scott McTominay, che al 23’ sfrutta una deviazione di Rrahmanisu corner per insaccare da distanza ravvicinata.
L’Inter accusa il colpo, ma al 41’ arriva il pareggio: Hakan Calhanoglu conclude con forza da fuori area, e complice un’incertezza del portiere azzurro Meret, il pallone finisce in rete per l’1-1.
Inter protagonista ma sprecona: Calhanoglu sbaglia dal dischetto
Il secondo tempo si apre con l’Inter che cerca di prendere il controllo: Dimarco va vicino al gol colpendo il palo, e Lautaro spreca una grande occasione. Il momento clou arriva al 70’ quando l’arbitro assegna un rigore ai nerazzurri per un fallo di Anguissa su Dumfries. Calhanoglu, però, manda il pallone sul palo, mantenendo così il punteggio in parità.
Conte, alla ricerca di solidità, sostituisce un Lukaku spento con Simeone, mentre Meret si riscatta con parate decisive su Barella e Lautaro. Nel finale, entrambe le squadre faticano a trovare spazi e la partita si chiude senza ulteriori sussulti.
Il campionato in equilibrio: Sei squadre in due punti
Questo pareggio lascia il Napoli in vetta, ma con una classifica incredibilmente compressa. Sei squadre sono racchiuse in soli due punti, segno di una Serie A priva di una vera regina. Il Napoli conserva il primato, ma la lotta per il titolo è apertissima, e la sosta del campionato offrirà ai club l’opportunità di ricaricare le energie in vista di una seconda parte di stagione che si preannuncia avvincente.
Il tabellino:
Reti: 23′ McTominay (N); 43′ Calhanoglu
Inter (3-5-2): Sommer; Pavard, Acerbi, Bastoni (89′ De Vrij); Dumfries, Barella, Calhanoglu (82′ Zielinski), Mkhitaryan, Dimarco (82′ Darmian); Thuram (82′ Taremi), Lautaro Martinez (89′ Arnautovic).
A disposizione: Martinez, Di Gennaro, Bisseck, Palacios, Buchanan, Asllani, Frattesi, Correa.
Allenatore: Inzaghi
Napoli (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Buongiorno, Olivera; Anguissa, Gilmour (60′ Lobotka), McTominay; Politano (84′ Ngonge), Lukaku (78′ Simeone), Kvaratskhelia.
A disposizione: Contini, Caprile, Turi, Juan Jesus, Marin, Spinazzola, Mazzocchi, Zerbin, Neres, Raspadori.
Allenatore: Conte
Arbitro: Mariani (sez. Roma)
VAR: Di Paolo
Ammoniti: Inzaghi (I, dalla panchina), Dumfries (I)
Espulsi:
Note: recupero 2′ e 4′; spettatori 72.951
(Foto: Depositphotos)
Le bombe di Vlad
Napoli indispettito per Lobotka in nazionale
Domani il Napoli scenderà in campo a San Siro contro l’Inter per un match dal sapore di Scudetto. Una vittoria potrebbe assicurare agli azzurri una pausa Nazionali più serena, in un momento in cui il calendario si fa sempre più intenso.
Ma, tra le preoccupazioni in vista della sfida e la pressione per tenere il passo in campionato, è emerso un ulteriore elemento di tensione: la convocazione di Stanislav Lobotka nella Nazionale slovacca, una scelta che non è stata ben accolta dal club partenopeo.
Secondo quanto riportato da Il Mattino, la chiamata di Lobotka da parte del commissario tecnico Francesco Calzona, ex allenatore azzurro, avrebbe infastidito il Napoli.
Il centrocampista slovacco, infatti, è appena tornato a disposizione dopo un periodo di stop e ha svolto solo due giorni di allenamenti “veri” sotto la guida di Antonio Conte. In vista del big match contro l’Inter, la decisione di farlo giocare sarà affidata al medico del Napoli, Canonico, per valutare se le sue condizioni siano davvero ottimali.
Calzona, da parte sua, ha deciso di convocare comunque Lobotka, spinto dall’importanza delle sfide della Slovacchia contro Svezia ed Estonia per la qualificazione alla Lega A della Nations League.
La scelta del ct, che resta legato da un rapporto di amicizia con l’ambiente napoletano, evidenzia comunque il suo obiettivo di perseguire i risultati della sua nazionale.
Il Napoli, invece, avrebbe preferito monitorare Lobotka durante la sosta per garantire un recupero completo, in vista di una fase cruciale del campionato.
(Foto: Depositphotos)
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