Dopo quello decretato contro il Torino nella sfida del Meazza di ieri, trasformato dal solito Franck Kessie versione cecchino, sono undici le volte in cui il diavolo si è presentato dal dischetto nelle prime diciassette giornate di Serie A. Un dato che, sebbene possa suscitare continue illazioni e congetture da parte dell’opinione pubblica ogni qual volta l’arbitro indichi il dischetto, svilisce la continuità con la quale, a cadenza regolare, l’esercito di Pioli fa capolino nell’area avversaria.
Un’identità costruita da lontano, ben più distante da quegli undici metri della discordia, grazie alla quale un Pioli versione sarto, è stato in grado di ricamare l’abito perfetto per il diavolo, che gli ha consentito di presentarsi al gran ballo delle prime della classe: quel 4-2-3-1 che esalta le caratteristiche dei singoli, rendendoli un vero gruppo in grado di muoversi all’unisono. Un continuo pressing alto, apportato soprattutto dai trequartisti esterni, che ha permesso al diavolo di beneficiare, ad esempio, del rigore decretato a Benevento.
Certo, ad onor del vero, si ritiene giusto menzionare i dubbi penalty fischiati contro la Lazio (compensato da quello non irreprensibile concesso a Correa, poco dopo), contro la Roma (pareggiando quello clamoroso fischiato per un fallo subìto da Bennacer nell’area rossonera), e il secondo della lista nel match casalingo contro la Fiorentina (fallito da Kessie). Episodi, tuttavia, che non rendono merito ad una squadra in grado di offrire la più vasta varietà di controffensive nell’area avversaria, che l’ha portata a segnare almeno due reti in sedici dei diciassette incontri sin qui disputati, per un totale di 37 gol segnati, e a colpire ben tredici legni, primato assoluto nel campionato in corso.
Illazioni e congetture, quindi, che ben poco hanno a che fare con la realtà dei fatti e che non rendono pieno merito ad una squadra giovane, con una mentalità vincente e con una ferrea volontà di potersela giocare con chiunque. Congetture che semplificano eccessivamente quanto di complesso ci sia dietro questi sistemi di gioco, distanti solamente 11 metri da una realtà ben più lungimirante. Insinuazioni che sminuiscono tutto a così pochi metri, una cavalcata lunga, al contrario, quasi un intero girone.
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