Dopo la sconfitta per 2-1 contro il Milan, Di Francesco ha ammesso i propri errori e gli evidenti limiti della rosa.
L’allenatore ha deciso di cambiare più moduli di gioco nelle tre partite disputate, ma tutti con scarso successo. Si è passati dal 4-3-3 (modulo preferito dal mister) al 4-2-3-1 e 4-3-1-2 per arrivare al 3-4-1-2.
A inizio stagione è normale una condizione fisica non ideale, non a caso tutte le big del campionato fanno fatica a esibire prestazioni perfette, ma la squadra capitolina ha evidenti problemi di gioco: staticità, mancanza di grinta e lentezza riassumono le ultime tre prestazioni della Roma.
Si sa, quando si cambia molto si riscontrano sempre problemi all’inizio; ed è proprio il caso della Roma. Di fatto, si è scelto di rivoluzionare il centrocampo vendendo i titolari Nainggolan e Strootman, puntando sul futuro del centrocampo italiano: Cristante e Pellegrini.
Questi ultimi hanno caratteristiche differenti dai primi due e, come ovvio, devono adattarsi al gioco voluto da Di Francesco.
I problemi, dunque, sono evidenti: centrocampo che non riesce a fare da filtro tra difesa e attacco, pochi movimenti e inserimenti in fase offensiva e lentezza in fase di costruzione del gioco.
Il centrocampista argentino è stato acquistato con lo scopo di regalare palloni pericolosi e invitanti agli attaccanti e favorire gli inserimenti dei centrocampisti in fase offensiva; la vera mancanza dello scorso anno è stata proprio la poca partecipazione del centrocampo in attacco.
In queste prime tre partite di campionato non ha brillato. Le prime prestazioni, come detto, non sono indicative per via della poca predisposizione ad avere i 90 minuti nelle gambe, ma da un calciatore con grande talento come lui ci si aspettava di più.
C’è da dire, però, che è stato impiegato molto spesso fuori posizione e che, come detto poc’anzi, per via dei pochi movimenti degli attaccanti e dei centrocampisti non può dimostrare il suo talento e le giocate a cui siamo stati abituati quando era a Palermo, essendo quindi costretto a far ripartire l’azione.
Di fatto, quindi, non è un problema del singolo ma di tutta la squadra. Pochi movimenti e velocità corrispondono a poca pericolosità in fase offensiva.
Di Francesco avrà circa due settimane per limare tutti i dettagli negativi della sua squadra. Dovrà cercare di adattare la sua idea di gioco – dunque anche il modulo – alle caratteristiche dei propri giocatori.
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