PAULO DYBALA IN GINOCCHIO ( FOTO SALVATORE FORNELLI )
Roma il responsabile dell’area tecnica Florent Ghisolfi ha voluto analizzare il momento critico della squadra e alcune decisioni arbitrali discutibili.
In un momento di grande difficoltà per la Roma, con la squadra relegata al 13° posto in Serie A e lontana dalle aspettative di inizio stagione, emerge la figura di Florent Ghisolfi. Il responsabile dell’area tecnica, arrivato nella Capitale la scorsa estate, è uno dei pochi dirigenti presenti a Trigoria a fronteggiare le turbolenze che stanno investendo il club.
Ghisolfi ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport, in edicola oggi, per fare il punto sulle prime giornate del campionato e approfondire i temi legati alle controverse decisioni arbitrali che hanno condizionato alcuni risultati. La sua analisi, puntuale e misurata, riflette la volontà di trovare soluzioni concrete e restituire fiducia a una piazza esigente e appassionata come quella romanista. Ecco uno stralcio della sua intervista.
Pensa che abbiate subito tanti errori?
“In questa stagione la Roma ha subito sette torti arbitrali riconosciuti dalle principali testate nazionali e dalle moviole televisive. Nonostante ciò, il club ha sempre evitato di fare polemica, anche per non concedere alibi alla squadra in un momento tecnico particolare.
Sette non sono né tanti, né pochi.
“Sette in tredici giornate sono troppi punti persi. Il problema è un altro: in nessuna delle sette occasioni l’arbitro ha fatto ricorso alla verifica video. Se gli episodi fossero stati rivisti dal Var quasi certamente i risultati finali sarebbero stati altri. Una sola volta la Roma ha voluto manifestare il proprio disappunto, nel post-partita di Monza dove il danno era stato evidentissimo e dove lo stesso Monza aveva alzato la temperatura criticando la scelta di un arbitro di Roma”.
Anche nella forma: esternazione, o richiesta, pubblica.
“Non accettiamo più questo genere di errori e chiediamo di essere rispettati dalla classe arbitrale e dalle istituzioni, soprattutto in un periodo storico in cui le eventuali sviste possono essere “sanate” dalla tecnologia. Vogliamo giocare il calcio del nostro tempo, non quello della soggettività assoluta, e riteniamo che il protocollo debba essere aggiornato e reso inattaccabile”.
Do ufficialmente il benvenuto nel calcio italiano al Friedkin.
“Vi sta bene la battuta, ma sottolineo anche che la Roma è sempre stata collaborativa con l’AIA e il designatore Rocchi, anche negli incontri abituali che si tengono annualmente. Abbiamo cercato di ascoltare le loro ragioni, pur non condividendone alcune prese di posizioni pubbliche, mai censurate dallo stesso organismo”.
Quali, ad esempio?
“Penso a quando alcuni addetti ai lavori dichiaravano pubblicamente che arbitrare all’Olimpica, in uno stadio sempre pieno, non aiutasse il direttore di gara”.
Gennaio scorso, lo ricordo bene, prima di Roma-Atalanta. Per caso ce l’avete con Gasperini proprio alla vigilia del confronto diretto?
“Non è un discorso contro l’Atalanta, non siamo così… come si può tradurre sans honte in italiano?”.
Anche voi, come Conte, volete cancellare alla fonte re-tropensieri del terzo tipo, se ho ben capito.
“Vedi, è assai probabile che anche in questa stagione l’Italia possa avere cinque posti in Champions e, al netto degli errori commessi dalla squadra, un diverso trattamento avrebbe inciso in una forma meno impattante sulla classifica. Ti porto un esempio che i romanisti non hanno mai dimenticato: cosa sarebbe successo alla Roma e alle casse del club se l’arbitro Taylor avesse accordato quel rigore solare per fallo di mano di Fernando? Quell’errore ha cambiato la nostra storia e il nostro presente”.
Vi siete svegliati adesso? Spero che Mourinho non legga questa intervista, sennò gli viene uno stranguglione: fu lui il primo a lamentare il mancato sostegno della società, quel giorno. E si beccò anche una bella squalifica.
“Se a Budapest si fosse giocato ieri la reazione della proprietà sarebbe stata ben diversa proprio perché col tempo ha maturato la consapevolezza che il silenzio, la misura e l’eleganza non sempre paghino. Senza quell’errore la Roma avrebbe probabilmente un titolo europeo in più, e sarebbe stata la prima Europa League della sua storia, avrebbe disputato la finale di Supercoppa Europea e, soprattutto, sarebbe tornata in Champions, con introiti economici senza dubbio superiori rispetto a guelli garantiti dall’Europa League “23-24”.
I Friedkin quando torneranno a Roma?
“Presto, molto presto. Hanno scelto di lottare”.
Non temono la contestazione dell’Olimpico?
“Non hanno paura del dissenso e sanno assumersi le loro responsabilità. Non hanno gradito, ci mancherebbe… L’intenzione è quella di migliorare la squadra già a gennaio, i vincoli del settlement agreement non sono più così penalizzanti. Credo che già in estate si fosse capito.
Le Fèe lo hai preso tu?
“Le scelte sono sempre condivise da tutti, oggi l’allineamento tra le varie parti è perfetto e sinceramente preferirei che si guardasse avanti”.
La chiusura del rapporto con Lina Souloukou da cosa derivò?
“Il motivo di questo incontro era un altro. Ti ho appena detto che ragionare al passato non è nello spirito dei Friedkin, né più in generale della società. Quello che non si è capito…”
Ecco, cosa non abbiamo capito?
“Quanta passione i Friedkin ab biano per la Roma, il loro coinvolgimento è incredibile. Li sento quotidianamente, vogliono sapere tutto e nei particolari. Hanno investito risorse, tempo e sé stessi per restare a lungo e ottenere il massimo. Lo stadio nuovo non è un’ipotesi, ma un progetto concreto e stupendo. Ora chiedono di ricevere trattamenti equi e l’attenzione che si deve a tutti, nessuno escluso”.
Sei proprio convinto che Lukaku dovesse essere espulso?
“Convintissimo. Giallo il primo fallo su Celik e rosso diretto, non secondo giallo, su Svilar”.
Ma se gli arbitri stessi si dividono sul secondo episodio.
“Era rosso… Ripeto, la Roma ha sempre rispettato gli arbitri e le istituzioni, ma non è stata ripagata con la stessa moneta”.
Se avessero sostenuto maggiormente Mourinho nella sua battaglia contro il sistema forse oggi avrebbero raccolto qualche soddisfazione in più.
“Ci siamo capiti, avanti”.
Aggiornato al 01/12/2024 8:27
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