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La Roma iberica
La Roma formato iberico si è affacciata alla nuova stagione avendo sulle spalle numerosi fardelli che, perlomeno nelle prime uscite, non sono stati in grado di rivelarsi fatali per le sorti della squadra.
Gli spagnoli nel rettangolo di gioco ed il portoghese in panchina, con doverosa menzione di nota per il bosniaco e l’armeno, sono imbattuti sul campo in campionato da 12 partite, solo il Milan ha fatto meglio, eppure il direttore dell’orchestra giallorossa è stato più volte sottoposto alla gogna mediatica attraverso insinuazioni, riflessioni e spunti spacciati per verità assolute.
Questa Roma sembra ruotare meno intorno a Dzeko e più attorno a sé stessa, sintomo di un lavoro graduale e lento partito la scorsa stagione e dell’importanza della continuità nel calcio moderno.
“La Roma che sarà”
Gli slogan esistono per far risparmiare parole a chi li pronuncia e pensieri a chi li ascolta. “La Roma che sarà” è uno di questi e negli ultimi 10 anni è stato proferito di frequente, spesso contornato da frasi di circostanza o discorsi utopistici in grado di sedurre sul momento i tifosi per poi abbandonarli a loro stessi, vittime del saliscendi emozionale che solo un amore viscerale può provocare.
L’approdo dei Friedkin sembra essere all’antitesi con tutto questo: vicini alla squadra, presenti ad ogni partita e, soprattutto, nessuna dichiarazione rilasciata. Concretezza, perseveranza e nobiltà d’animo: questi sembrano essere i tre prerequisiti della nuova proprietà giallorossa.
L’obiettivo stagionale in termini di campo è e rimarrà il quarto posto, per il quale la Roma può competere ma non lo deve necessariamente conseguire considerata l’eccelsa qualità di cui dispongono le rose avversarie. Il traguardo reale invece, se così possiamo definirlo, è dovrà sempre essere quello di creare integrità, spirito di abnegazione e compattezza tra i reparti, squadra, allenatore e società, per poi navigare all’unisono con i tifosi verso coste tutt’ora inesplorate.
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Lutto per Juventus e Torino: muore un collaboratore storico
A Torino lo piangono tutti: oggi è arrivata la notizia della scomparsa di Sergio Giunta, massaggiatore di Juventus e Torino. Ci ha lasciati a 75 anni.
La Juventus e il Torino piangono Giunta
Questa mattina è arrivata una notizia che rattrista tutta Torino e i suoi club: la notizia della morte di Sergio Giunta, massaggiatore storico del Torino e della Juventus, all’età di 75 anni.
Giunta, che è stato per un breve periodo un giocatore, aveva esordito nelle giovanili della Juventus ed era passato all’Aosta Calcio. È lì, poi, che era diventato massaggiatore. Da lì aveva poi spiccato il volo verso il Torino, dove aveva trascorso ben 14 anni, dal 1980 al 1994.
La maggior parte della sua carriera, però, l’ha passata alla Juve, alla quale ha lavorato dal 1994 al 2007.
La nota del Torino per Giunta
Questa la nota del club granata per la scomparsa di Sergio Giunta: “Il Presidente Urbano Cairo e tutto il Torino Football Club sono vicini con affetto alla famiglia Giunta nel ricordo di Sergio Giunta, massaggiatore del Torino dal 1980 al 1994 dapprima nel Settore Giovanile e poi in Prima Squadra, dove si è sempre distinto per le sue doti di competenza, disponibilità e umanità.
Alla moglie, signora Adriana, alla figlia Erika, alle nipoti Sofia e Alice, ai suoi cari e ai tantissimi amici il profondo cordoglio e il fraterno abbraccio del mondo granata. L’ultimo saluto a Sergio si terrà venerdì 20 dicembre in forma strettamente privata”.
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Napoli, Letang “riapre” il caso Osimhen: “Abbiamo guadagnato solo 7 milioni”
Olivier Letang, presidente del Lille, “riapre” la polemica sul caso Osimhen e il controverso trasferimento che lo ha portato a Napoli.
Torna ad infuriare la polemica sul controverso affare che, nell’estate del 2020, portò Victor Osimhen alle pendici del Vesuvio. A gettare benzina sul fuoco il nuovo presidente del Lille, Olivier Letang.
Napoli, le parole di Letang su Osimhen
All’epoca dei fatti il reggente dei mastini era ancora Gerard Lopez, sul cui capo pendono due accuse di falso in bilancio (una riguarda proprio il passaggio del nigeriano a Napoli) oltre al fatto che due club calcistici (il Mouscron e il Bordeaux) siano falliti per inadempienze economiche durante la sua gestione.
Anche Les Dogues hanno rischiato il fallimento, appena due anni dopo il suo cambio di casacca, prima del salvifico intervento del Fondo Elliot e dell’attuale presidente Letang. Alla base del rischio fallimento una situazione finanziaria disastrosa, aggravata anche dalla dilapidazione dell’asset rappresentato da Osimhen.
Infatti, proprio Letang, nel corso di un intervento rilasciato durante la trasmissione L’Equipe du Soir, ha colto l’occasione per attaccare nuovamente il suo predecessore. Dei 70 milioni pattuiti solo 50 erano “contanti”, mentre gli altri 20 erano distribuiti attraverso i cartellini di quattro ex-giocatori azzurri.
L’allora terzo portiere Karnezis (valutato 4,8 milioni) e tre giocatori che all’epoca erano nella Primavera del Napoli: Ciro Palmieri (7 milioni milioni), Claudio Manzi (4 milioni) e Luigi Liguori (4 milioni). Letang ha infatti denunciato che, dei sopracitati 50 milioni, soltanto 7 sono finiti nelle casse del club francese.
Di seguito un estratto delle sue dichiarazioni.
“Dal totale di 70 milioni vanno sottratti i costi per l’acquisto di questi quattro giocatori del Napoli, pagati complessivamente 20 milioni di euro quando il loro valore reale era pari a zero. Vanno inoltre aggiunti al calcolo tutti gli intermediari, le plusvalenze e le commissioni, che portano l’incasso effettivo a 7 milioni. Il Lille ha guadagnato molto di più con le cessioni di Carlos Baleba (30 milioni di euro al Brighton, ndr) e Amadou Onana (40 milioni di euro all’Everton, ndr). In quei casi non c’erano commissioni o intermediari“.
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Roma 1927 Futsal, Lucho Avellino: “Vincere con il Napoli significherebbe tanto”
Intervistato in esclusiva da Pagine Romaniste, il giocatore della Roma1927 Futsal (Lucho Avellino) ha parlato della prossima sfida contro il Napoli.
La rappresentativa giallorossa di Futsal affronterà, domenica 22 Dicembre alle 20:45 al PalaCesaroni di Genzano a Roma, il Napoli di mister Colini, in un match molto importante per entrambe le compagini.
Roma, le parole di Avellino
Intervistato in esclusiva da Pagine Romaniste, il calciatore giallorosso Lucho Avellino ha parlato della sfida imminente contro i partenopei. Di seguito le sue parole.
Al di là della sconfitta, contro la Vinumitaly Petrarca c’è stata tanta apprensione per l’infortunio di Caique. I tre punti contro Napoli avrebbero doppio significato.
“C’è rimasta tanta amarezza dalla partita col Petrarca. Lo scontro di gioco in cui è rimasto coinvolto Caique ci ha fatto uscire un po’ dalla partita. Fino a quel momento stavamo facendo bene, avevamo finito bene il primo tempo. La realtà, purtroppo, è che non siamo stati all’altezza nel secondo tempo perché influenzati da questa situazione. Per fortuna Caique sta bene, è già rientrato con la squadra: non si sta allenando, ma è insieme con noi e ci rende molto felici. Gli vogliamo tutti molto bene, nessuno si aspetta di vedere un compagno uscire dal campo in ambulanza. Adesso dobbiamo concentrarci sulla prossima partita”.
La squadra di coach Colini è una macchina macina punti e gol: qual è la chiave per fermarli?
“È una grande squadra, stanno bene. Hanno una delle migliori difese in campionato, sono compatti. Lo scorso anno hanno vinto la Coppa Italia e sono arrivate in finale scudetto. Sarà una partita difficile. Le squadre di Colini sono molto organizzate, agonistiche. Dobbiamo essere all’altezza. I tre punti significano tanto, vorrebbe dire tornare ad essere quelli che siamo stati nelle 9 giornate e finire l’anno nel migliore dei modi prima di affrontare il Manfredonia e la Supercoppa”.
C’è qualche giocatore in particolare a cui riserverai una maggiore attenzione?
“Bisogna stare attenti ai soliti Borruto e Salas. Da anni fanno bene a Napoli, come in altre squadre. Bisogna stare molto attenti dal primo secondo perché appena gli concedi mezzo centimetro riescono a trovare delle soluzioni. Sono grandi campioni. Con questi giocatori serve una grande attenzione perché possono risolvere la partita in qualunque momento”.
Giocando il posticipo ci sarà la pressione degli altri risultati, soprattutto di Sporting Sala Consilina e Sandro Abate. Fondamentale non farsi influenzare.
“Non possiamo pensare ad altri risultati ed alle altre partite. Dobbiamo pensare a noi. Potrebbero raggiungerci, ma dobbiamo pensare alla nostra partita. Il campionato è ancora lungo, mancano 6 partite per finire l’andata. Dobbiamo finire bene per raggiungere l’obiettivo della Coppa Italia. Non dobbiamo farci influenzare”.
Marcelinho, da buon attaccante, ha detto che della squadra di Ranieri vorrebbe Dybala in squadra. Con chi ti piacerebbe scendere in campo?
“Dybala è un giocatore di grande qualità, può risolvere la partita in qualunque momento con un colpo di genio. In una partita agonistica, magari vorrei un Paredes nella miglior forma, come ha dimostrato nel primo periodo alla Roma ed anche in quale frangente quando è tornato. Riesce ad unire cattiveria agonistica con la qualità di gioco, in queste partite è importante avere Dybala ed un giocatore come Paredes. Mi fido però ciecamente dei miei compagni, siamo molto contenti con quello che abbiamo. Dobbiamo provarci con le nostre forze e mostrare il nostro valore”.
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