Serie A
Roma-Lazio, probabili formazioni e dove vederla
Roma-Lazio, match valido per la 19^ giornata di Serie A 2024/25, si giocherà allo stadio Olimpico domenica 5 gennaio alle ore 20.45.
La capitale si ferma per la partita più attesa e sentita, Roma–Lazio: un derby che sarà il posticipo domenicale della diciannovesima giornata di Serie A.
I biancocelesti arrivano da favoritissimi dopo un girone d’andata da sogno e una campagna europea da incorniciare. L’obiettivo è quello di sconfiggere gli odiati rivali e consolidare la buona posizione in classifica. I giallorossi arrivano con un umore opposto. Le tante difficoltà riscontrate in questa stagione hanno portato al cambio di ben 3 allenatori diversi. Seppur le cose con Ranieri adesso vadano leggermente meglio, si vede che la squadra è ancora in difficoltà e in cerca di una propria identità.
Di seguito le probabili formazioni e dove vedere il match.
Qui Roma
Dopo la sconfitta col Como, la squadra di Ranieri ha trovato forza ed energie per reagire: i giallorossi, dopo aver travolto 5-0 il Parma, hanno strappato un pari di spessore a San Siro contro il Milan. Dybala e compagni sono momentaneamente decimi in classifica con 20 punti.
Qui Lazio
La Lazio, però, sta bene e dopo il tonfo con l’Inter sono arrivati 4 punti nelle ultime due uscite che la proiettano al quarto posto: 2-1 sul campo del Lecce e pareggio beffa, per 1-1, nella sfida d’alta quota contro l’Atalanta.
Roma-Lazio, le probabili formazioni
ROMA (3-4-2-1): Svilar; Mancini, Hummels, Ndicka; Saelemaekers, Paredes, Koné, Angelino; Dybala, El Shaarawy; Dovbyk. All. Ranieri.
LAZIO (4-3-3): Provedel; Marusic, Gila, Romagnoli, Nuno Tavares; Guendouzi, Rovella, Dele-Bashiru; Isaksen, Castellanos, Zaccagni. All. Baroni.
Dove vedere Roma-Lazio
La partita verrà trasmessa in esclusiva da DAZN: per vederla in tv bisognerà scaricare l’app di DAZN su una smart tv compatibile o su console Playstation o XBox, oppure utilizzare dispositivi come Amazon Firestick e Google Chromecast, o TIMVISION Box.
Serie A
Torino, concluso il girone di andata: il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?
Si conclude il girone di andata anche per il Torino di Vanoli. I granata hanno una posizione di classifica confortante in chiave salvezza, ma poco ambiziosa.
Con l’addio in estate di Ivan Juric e l’arrivo di Paolo Vanoli sulla panchina granata, si poteva pensare ad un cambiamento che potesse rompere la monotonia che ha caratterizzato il Torino in queste ultime stagioni.
Il risultato al termine del girone di andata però, non supporta questa tesi: infatti, la squadra si trova nella sua abitudinaria posizione di metà classifica dalla quale non riesce ne a scendere ne a salire. Il tema salvezza sembra essere stato archiviato, ma nonostante questo, sembra non è esserci quell’ambizione e quella voglia di voler provare a fare il salto di qualità.
Il lavoro di Vanoli fin qui
Volendo valutare ad analizzare quanto di buono e meno buono è stato fatto da Vanoli fino ad adesso, bisogna prima mettere in evidenza il difficile contesto all’interno della quale si è ritrovato. Infatti, nell’ambiente granata c’è una rottura totale tra la società ed i propri tifosi, i quali chiedono a gran voce la cessione, creando allo stadio un continuo clima di contestazione ed insoddisfazione che di certo non aiuta il lavoro dell’allenatore.
A queste problematiche extra campo bisogna anche aggiungere un mercato estivo decisamente insufficiente ed infortuni pesanti che hanno inciso sul progresso della squadra, su tutti quello del colombiano Duvan Zapata. Parlando di calcio, il Torino fino alla sfida di San Siro contro l’Inter dove ha perso il suo capitano, aveva totalizzato 11 punti in 6 giornate di campionato, mettendo in scena una qualità di calcio di ottimo livello.
Da li in poi la squadra ha perso quell’energia positiva che si stava creando, dando vita ad un filotto di risultati piuttosto negativi. Rimangono incise negli occhi dei tifosi granata quelle prime partite di campionato, che hanno suscitato l’emozione e la speranza di tornare a fare qualcosa di grande.
Torino: brillano Ricci e Adams, ma tante delusioni
In questa stagione si sta consacrando il talento di Samuele Ricci, il quale sta completando il suo periodo di maturazione per poi sbarcare con grande probabilità in una big del calcio italiano o estero. Tra le note positive di questa prima parte di campionato c’è sicuramente lo scozzese Che Adams, che ha messo in mostra ottime doti sia da un punto di vista fisico che qualitativo.
Sono tanti i giocatori in rosa che invece sono partiti bene, ma con il calare delle prestazioni di squadra hanno abbassato anche il loro livello, deludendo le aspettative. Si tratta di calciatori come Ilic o Coco, partiti fortissimo ad inizio campionato, ma che successivamente hanno sfornato prestazioni al di sotto delle loro capacità.
Serie A
Napoli, da Verona al primato: cosa chiedere di più?
Conclusosi il girone d’andata, il Napoli sembra ormai una squadra ritrovata. Il merito, ovviamente, è tutto del campione in panchina: Antonio Conte.
Il Napoli di Antonio Conte chiude il girone d’andata in vetta alla classifica, almeno momentaneamente, con Atalanta e Inter che devono recuperare rispettivamente una e due partite.
I numeri sono impressionanti: 44 punti, 30 gol fatti e appena 12 subiti, accompagnati da ben 11 clean sheet che rendono gli azzurri la miglior difesa d’Europa, a pari merito con l’Atletico Madrid.
Ciò che rende questo dato ancora più straordinario è che metà delle reti incassate sono arrivate in sole due partite: le sconfitte contro Hellas Verona e Atalanta. Proprio queste due gare, insieme al match con la Lazio, hanno rappresentato gli snodi cruciali della stagione azzurra, evidenziando un’evoluzione tanto tattica quanto mentale.
Napoli, i fantasmi del passato nel crollo di Verona
La trasferta al Bentegodi contro il Verona sembrava un brutto deja-vu per il Napoli. La sconfitta per 3-0 non fu casuale, ma il risultato di una prestazione insufficiente sia in fase offensiva che difensiva.
In quella partita riemersero tutti i limiti della scorsa stagione, con una squadra priva di idee e in balia dell’aggressività scaligera. Per Conte, quel match è stato un campanello d’allarme: era evidente che il Napoli necessitava di solide basi difensive per costruire una stagione ambiziosa.
Sembrano passati secoli da quella disfatta, ma in realtà sono trascorsi solo pochi mesi. E proprio da quelle macerie, Conte ha iniziato a plasmare il suo Napoli.
L’Atalanta e la necessità di cambiare
La seconda battuta d’arresto significativa è arrivata contro l’Atalanta, un altro 3-0 che ha messo a nudo i limiti offensivi della squadra. Nonostante una difesa già più strutturata, gli azzurri mancavano di soluzioni nella metà campo avversaria.
Questo risultato, seppur pesante, ha segnato un punto di svolta. Conte ha capito che non bastava blindare la porta per puntare in alto.
Tra i protagonisti del cambio di rotta c’è stato Matteo Politano, vero jolly tattico: inizialmente sacrificato come terzino aggiunto nel 5-4-1 difensivo, è stato poi spostato più avanti per garantire un equilibrio tra attacco e copertura.
Da quella sconfitta, Conte ha iniziato a disegnare un Napoli capace di essere pericoloso senza perdere solidità.
La lezione della Lazio: l’equilibrio ritrovato
La sconfitta contro la Lazio è stata l’ultima sveglia per il Napoli di Conte. Lo 0-1 subito al Maradona ha convinto il tecnico e il suo staff a spingersi oltre, trovando un approccio più propositivo che però non trascurasse la fase difensiva.
Da quel momento, gli azzurri hanno collezionato quattro vittorie consecutive, segnando 9 gol e subendone solo 2. La squadra non è più attendista, ma cerca di dominare gli avversari in ogni zona del campo, con un atteggiamento camaleontico che varia a seconda delle situazioni di gioco.
Un Napoli in continua evoluzione
Arrivati al giro di boa, il Napoli si presenta come una delle realtà più solide del campionato. L’aspetto più affascinante è la capacità di adattarsi: attaccare gli spazi lasciati dagli avversari quando possibile, ma anche chiudersi con ordine nei momenti di difficoltà.
Antonio Conte ha trasformato questa squadra, rendendola capace di vivere ogni partita come un equilibrio dinamico tra difesa e attacco.
Intanto, il tecnico attende rinforzi dal mercato di gennaio per puntellare difesa e centrocampo, e chissà che con qualche aggiustamento non si possa sognare in grande già da questa stagione.
Serie A
Karlsson, debutto amaro con il Lecce
Karlsson: Un debutto anonimo negli ultimi 10 minuti della partita contro il Genoa, senza particolari acuti. Ma lui è uno di quelli che vale la pena aspettare
Il debutto di Karlsson nello 0-0 casalingo contro il Genoa è stato amaro e senza particolari acuti. Anche se dopo la sfortunata parentesi con il Bologna era lecito aspettarsi qualcosa di più dal giocatore, che in patria veniva addirittura paragonato a Neymar.
Dopo una prima annata il Bologna decide di cedere il giocatore al Lecce. nonostante per lui solo nel 2023 aveva investito 11 milioni e fatto firmare un contratto che legava le parti fino al 2028.
Fino ad ora nella sua prima stagione l’ex numero 10 non aveva confermato le belle speranze mostrate prima in Svezia con l’Elfsborg e poi in Olanda all’AZ. Finendo da subito nel dimenticatoio e primo indiziato a lasciare la squadra. Durante questa stagione lo svedese ha collezionato solo 7 presenze in Serie A culminate con un unico gol, nella vittoria per 3-2 contro la Roma.
Perchè Karlsson
Prima mossa di mercato del grande Corvino, che evidentemente conosce bene il valore dello svedese e non si è lasciato condizionare dalle prestazioni in maglia rossoblu. Karlsson raggiunge il Salento sulla base di un prestito secco fino alla fine della stagione, gratuito e senza costi ulteriori costi di trasferimento.
Le caratteristiche tecniche del giocatore sono chiare: si tratta di un’ ala offensiva estremamente dotata sul piano tecnico, con un piede destro notevole e una grandissima visione di gioco che lo rende in grado anche di offrire ottime soluzioni ai compagni. Karlsson preferisce giocare a sinistra, posizione da cui riesce spesso a crearsi un occasione sfruttando la sua incredibile esplosività e le sue grandi doti balistiche (anche nei calci da fermo).
Nei suoi 3 anni in Eredivise è riuscito a collezionare 46 goal e 33 assist in 124 gare complessive tra panorama nazionale (Eredivisie, Coppa d’Olanda) e internazionale ( Europa League e Conference League). La stagione 21/22 però rappresenta il suo apogeo sportivo fino ad oggi, coronando una splendida annata nonostante il 5 posto della sua squadra con 18 reti (di cui 17 in Eredivise) e 16 assist.
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