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Roma, Mourinho si racconta: “Mi piace il romanista puro”

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Roma, Mourinho

Il tecnico della Roma ha rilasciato una lunga intervista al Federico Buffa Talks. Ecco un’anticipazione delle dichiarazioni dello Special One.

José Mourinho, tecnico della Roma, ha rilasciato, all’interno del programma Federico Buffa Talks su Sky Sport, una lunga intervista. Di seguito un’anticipazione delle parole dell’allenatore portoghese:

Di te si parla molto di come motivi i giocatori e meno delle tue intuizioni tattiche
“Questa è una narrativa a cui la gente crede, come quando si dice che sono un bravo comunicatore. Non si vincono tutti quei titoli solo essendo un bravo comunicatore”.
Imprevedibilità nel calcio?
“C’è sempre una grande parte di imprevedibilità nel calcio ed è anche il bello del calcio. I giocatori, però, non devono solo giocare ma anche pensare. Noi impariamo anche dai calciatori ma un allenatore deve dare loro gli strumenti per capire il gioco. A Madrid abbiamo deciso di avere monitor ovunque, sia che tu prenda un caffè, che tu stia mangiando, in palestra, ovunque. Monitor con l’analisi dell’avversario. Ho pensato di fare così e vedere se loro avrebbero guardato il monitor e, in effetti, lo facevano, lo vedevo fin dagli allenamenti. Io credo molto nell’informazione selezionata perché la concentrazione è limitata ma sono anche un difensore dei giocatori. C’è tanta analisi in questo periodo ma si tratta sempre di un gioco dei giocatori”.
Oggi questo ti può far passare per un vecchio allenatore?
“Esiste un vecchio che ha preso una squadra che non ha fatto niente nell’ultima generazione e ha ottenuto due finali europee ed esiste un giovano che ha vinto due partite. Non sono un grande esempio di umiltà perché questo sono io. Non è questione di essere umile, è come sono io, dire quello che penso ed è proibito nel caso dire certe cose. Il calcio è il gioco del popolo, libertà di espressione, di pensiero, ma il calcio a determinati livelli non è libertà. Nessuno, però, mi può criticare o fermare nel dire quello che penso su me stesso”.
Esiste il mourinhismo?
“Anche l’anti mourinhismo. Specialmente a Roma, ci sono entrambe le fazioni. Il mourinhismo lo conoscono le persone che sanno cosa ho fatto. L’anti mourinhismo è cavalcato da gente felice in tutto il tempo in cui la Roma non vinceva una coppa, non aveva alcun tipo di successo europeo. Si divertono in radio e va bene. L’anti mourinhismo vende, il mourinhismo è un modo di stare nella vita più che nel calco. Lo dico perché trovo gente per strada, in ogni punto del mondo, che si identifica con me e con il mio modo di stare nella vita. Per, comunque, la partita più importante è sempre la prossima. Il resto è il passato, è storia”.
La scelta di andare a Roma? Questo posto ha qualcosa di speciale
“Quando sono arrivato qui, non conoscevo la Roma. Ci ho giocato contro con l’Inter, mentre con il Porto ho giocato non contro la squadra più importante della città. Non conoscevo la Roma né come città di cuore calcistico, né la società AS Roma. Avevo allenato tre grandi squadre in Inghilterra, Manchester, Chelsea e Tottenham e volevo quindi andare fuori dall’Inghilterra. La Roma è arrivata con un discorso che mi è piaciuto, ed è stata la proprietà che mi ha fatto venire. Dopo, quando sono arrivato e ho imparato a conoscere il romanismo, ho imparato a conoscere tutti i loro dubbi, ho imparato a conoscere tutte le loro frustrazioni e ho cercato di entrarci dentro. Mi sono fatto tante domande, cui ho bisogno di rispondere con il tempo. Mi sono affezionato tanto al romanista. Mi piace il romanismo. Mi piace il romanista puro, mi piace il romanista della strada, che va la mattina a Trigoria solo per avere una foto. Mi piace la gente che segue la squadra ovunque. Quando arrivi in due finali europee e prendi la città con te, quando tu piangi di gioia con loro, tu diventi ancora più uno di loro. È ciò che sento adesso, è stato naturale. Quando sono in panchina e guardo alla destra all’Olimpico mi emoziono ancora. Quando guardo dietro di me non mi piace tanto, ma quando guardo alla mia destra mi fa venire i brividi, è gente che rimane con me, anche quando un giorno andrò via”.
Quando guardi dietro di te, intendi la tribuna
“Sì ma non solo a Roma, succede ovunque. Alcuni vanno a bere champagne, mangiare e altri invece fanno un lavoro enorme, non mangiano o mangiano male, dividono la macchina perché magari non hanno molti soldi, mentre gli altri sono i dottori del calcio. Il calcio è lo sport più popolare del mondo, si può giocare anche con una pietra per strada e sta diventando invece uno sport per l’elite, non nella pratica ma nella gente che sta dietro di te. Chi sta a destra e a sinistra (le curve, ndr) è invece veramente innamorata del calcio”.
Mourinho
Il murale con la vespa a Testaccio?
“La vespa è lì a Trigoria, me l’ha regalata la proprietà quando sono arrivato. Quando si entra a Trigoria, purtroppo, non ci sono tante coppe e lì c’è la vespa. Ora la lascio lì, quando un giorno andrò via la porterà con me”.
Tu hai detto che rimarrai altri 6-7 mesi. Ce ne possono essere di più?
“Non lo so. Prima di Budapest ho promesso ai calciatori che sarei rimasto. Dopo lo Spezia, all’Olimpico, con i gesti ho detto ai tifosi che sarei rimasto qua e adesso sono qua”.
L’allenatore è un uomo solo?
“Ci sono modi diversi di analizzare la tua domanda. Quando vinci, tu hai difficoltà a camminare perché tutti stanno con te. Quando perdi, tu sei solo. Ovviamente, tu hai assistenti che stanno sempre con, c’è la famiglia, ci sono amici ma quando vinci hai difficoltà a camminare. Se perdi, sei solo. Questa la mia esperienza dopo più di 20 anni. Poi c’è l’uomo solo per scelta propria e, tante volte, io ho bisogno di rimanere da solo, di pensare da solo e qualche volta io sono con loro ma sono da solo perché sto nel mio mondo, non sento nessuno. Magari qualcuno sta anche male a stare con me in quei momenti, sono come ibernato nei miei pensieri. Per me, è un isolamento necessario”.
Il rapporto con gli arbitri è anche strategia o nasce tutto sul campo?
“Strategia di cosa? Non capisco queste cose. Non c’è strategia, c’è un gruppo di gente che lavora tanto e parlo di me, del mio staff, dei giocatori, del club, del popolo e c’è la difesa del popolo. Io sono una persona che quando sente un’ingiustizia ha difficoltà a conviverci. Non mi piace l’ingiustizia, anche quella sociale, ovunque. Non c’è alcuna strategia. Nel calcio, l’unico che può sbagliare e ha un aiuto per rimediare al suo errore è l’arbitro. L’allenatore, quando sbaglia, non può fermarsi e rifare da capo. Nemmeno il calciatore può tornare indietro, se sbaglia a due metri dalla porta. L’arbitro può farlo con gli assistenti, il quarto uomo, il VAR. Gli arbitri, quindi, devono sbagliare di meno. Quando vendo ingiustizie contro il mio popolo vado in difficoltà, è il mio modo di vivere”.
Il soprannome Special One te lo sei scelto tu
“Non è vero, è come il garage di Budapest. Se uno non sa l’inglese, deve chiedere a qualcuno che lo sa. Non ho mai detto di essere The Special One, ho detto di essere “a Special One”, uno Special One, uno dei tanti. Ci sono tanti allenatori speciali. In Italia, per dire, ci sono Allegri e Ancelotti. C’è qualcuno che diceva, all’Everton, che Ancelotti era vecchio. Per alcuni, Allegri era scarso. Purtroppo per loro, Ancelotti continua a vincere e Allegri lo farà ancora sicuramente”.
Chi sa solo di calcio, non sa nulla di calcio
“Lo disse il mio professore. Sono arrivato all’Università. La prima classe era filosofia dell’attività corporale. Lui ha parlato per un’ora e mezza e io pensavo sono a quando sarebbe arrivato il pallone. Mi chiese quale fosse il problema e lui mi disse che, dopo qualche anno, ne avremmo riparlato. E, in effetti, ancora oggi parliamo. Mi disse: “Attento, chi sa solo di calcio non sa niente di calcio, attento”. Mi fece pensare e diventò il mio professore preferito”.

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Bologna, i convocati di Italiano in vista del match di Coppa Italia

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Bologna

L’allenatore del Bologna Vincenzo Italiano ha diramato la lista dei convocati in vista del match di Coppa Italia contro il Monza.

L’ex tecnico della Fiorentina e attuale allenatore del Bologna Vincenzo Italiano ha diramato la lista dei convocati in vista del match di Coppa Italia contro il Monza in programma domani alle 18:30

Bologna, i convocati di Italiano

Bologna-Venezia, Italiano

L’allenatore del Bologna Vincenzo Italiano ha diramato la lista dei convocati che prenderanno parte al match di Coppa Italia contro il Monza di Alessandro Nesta, in programma martedì 3 ottobre alle 18:30 all’Dall’Ara.

Di seguito l’elenco completo dei convocati

Portieri: Bagnolini, Ravaglia, Skorupski

Difensori: Beukema, Casale, Corazza, De Silvestri, Erlic, Holm, Lucumi, Lykogiannis, Miranda, Posch.

Centrocampisti: Fabbian, Ferguson, Freuler, Moro, Pobega, Urbanski.

Attaccanti: Castro, Dallinga, Dominguez, Iling-Junior, Karlsson, Ndoye, Odgaard, Orsolini

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Haj Mohamed, la magica parabola di un “predestinato”

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Parma, le parole di Bernabé

Ieri il Parma ha fatto sbocciare la stella di Haj Mohamed, talento classe 2005 che ha interrotto la striscia positiva della Lazio.

L’impatto di Haj Mohamed con la Serie A era stato folgorante. Due assist in due minuti, per un classe 2005 all’esordio nella massima serie nostrana. Lampi sintomatici di una parabola magica, degna di un predestinato.

Chi è Haj Mohamed, il gioiello che ha steso la Lazio

Pecchia ne ha subito il riconosciuto il talento, ma ne ha centellinato l’impiego. Come si fa con i giovani, per non correre il rischio di bruciarli. 12 minuti con il Cagliari subito dopo, poi quattro panchine prima di un altro spezzone (28 minuti) con il Genoa. In panchina con il Venezia, l’ennesimo spezzone con l’Atalanta e poi la titolarità (a sorpresa) contro la lanciatissima Lazio di Marco Baroni: piegata dal suo talento.

Ieri è arrivato anche il primo gol in Serie A. Una pennellata d’autore da fuori area. Un lob delizioso, con il quale ha beffato un Provedel mal posizionato dopo aver approfittato di una sciagurata sortita offensiva di Gila. A dimostrazione della bontà del lavoro fatto dalla dirigenza ducale in questi mesi, con il Parma che è per distacco la squadra più giovane del campionato. Età media di 23,6 anni, davanti anche alla Juventus con 24,3.

Il tunisino è stato pescato dai bianconeri nelle giovanili del Chievo e rilevato a costo zero dopo il fallimento della società. 74 partite, 30 gol e 14 assist con le giovanili del Parma, prima del salto in prima squadra. Attaccante non forte fisicamente (è alto 1,74) ma brevilineo, rapido ed agile. Destro di piede ma preferisce giocare sul piede naturale, anche se sovente è stato impiegato sulla fascia opposta per venire dentro il campo sul piede forte.

Haj Mohamed

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Serie A

Comunicato Fiorentina su Bove “E’ sveglio, vigile e orientato. Accertamenti nei prossimi giorni”.

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fiorentina

Nuovo comunicato della Fiorentina in merito alle condizioni del centrocampista Edoardo Bove, dopo il malore di ieri.

fiorentina

EDOARDO BOVE PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Di seguito il comunicato:

“ACF Fiorentina comunica che Edoardo Bove, dopo aver passato una notte tranquilla, è stato risvegliato ed estubato questa mattina. Attualmente è sveglio, vigile ed orientato. Ha parlato con la famiglia, la dirigenza Viola, il mister e i compagni che sono accorsi a trovarlo non appena ricevuta la bella notizia. Nei prossimi giorni verranno effettuati ulteriori accertamenti per stabilire le cause che hanno determinato la situazione critica avvenuta ieri.

Da Careggi i medici che hanno in cura il calciatore confermano che proseguono gli approfondimenti diagnostici.

La Fiorentina ringrazia l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi, tutti i medici ed il personale per il lavoro svolto con grande umanità e professionalità. I ringraziamenti vanno anche a tutto il Popolo Viola e l’intero mondo del calcio che, in questo momento così delicato, hanno dimostrato grande vicinanza e attenzione con i loro messaggi ed il loro sostegno che hanno dato grande conforto sia al Club che ad Edoardo ed alla sua famiglia”.

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