Serie A
Salernitana – Fiorentina 3-3: Dia scappa, la Viola lo riacciuffa | Le pagelle gigliate
La Fiorentina con carattere strappa un pari all’Arechi contro la Salernitana di Paulo Sousa. I viola rimontano tre volte lo svantaggio.
Una Viola farfallona in difesa riesce a tornare a casa non sconfitta contro una Salernitana al decimo risultato consecutivo. Tre reti di Dia non garantiscono la vittoria alla squadra campana. La squadra di Italiano in una serata distratta in fase difensiva trova tre volte il pareggio: prima con Nico Gonzalez, poi con Ikoné, infine con Biraghi.
Salernitana-Fiorentina, le pagelle viola
Terracciano 5,5 – Non deve rispondere troppo agli attacchi granata, ma sembra arrendevole nei tiri di Dia.
Dodo 6,5 – Momento di grazia del brasiliano, ancora una volta uno dei migliori. Suo l’assist del primo gol.
Quarta 5 – Grande fatica oggi, con Igor non s’intende sul fuorigioco e la Viola viene punita due volte. Impreciso anche nelle ripartenze.
Igor 4,5 – Serata pessima, i due gol con cui Dia fugge sul filo del fuorigioco, li ha sulla coscienza. Dal 66′ Ranieri 5,5 –Tiene in gioco Mazzocchi sull’azione che porta al rigore.
Biraghi 6 – La sufficienza per un’altra pennellata su punizione, ma concorre coi compagni nei disastri difensivi.
Castrovilli 5,5 – Stasera è chiamato a fare l’Amrabat, ma il pressing granata lo soffoca. Dal 60′ Bonaventura 7 – Porta raziocinio alla manovra viola, splendido l’assist a Ikoné.
Mandragora 5,5 – Serata faticosa per il centrocampista viola, la Salernitana lo innervosisce. Dal 66′ Duncan 6 – Dà sostanza al centrocampo nella mezz’ora finale.
Ikone 7 – Come al solito fa arrabbiare per alcuni movimenti monotoni: poi segna un gran gol e si guadagna la punizione del pareggio.
Barak 5 – Fase difficile della sua stagione: si muove, dà quantità, ma non trova mai il guizzo importante. Dall’82’ Sottil sv.
Gonzalez 6,5 – Segna un gran gol, ma su alcune conclusione è un po’ troppo irruento.
Cabral 5,5 – Pressing e qualche sponda. Poco da segnalare. Dal 66′ Jovic 5,5 – Rispetto al collega brasiliano, neanche il pressing.
Serie A
Vieri: “Le delusioni fanno parte dello sport. Devo tutto a tre allenatori”
Vieri, intervistato a margine dell’evento con la Serie A, ha rilasciato delle dichiarazioni sulla sua carriera e sul presente. Leggi con noi le parole di Vieri.
Presente all’evento di Iliad a Milano, Bobo Vieri ha ricordato le tappe della sua carriera, soffermandosi su alcuni momenti. In particolare, l’ ex attaccante della Nazionale ha omaggiato tre allenatori e si è esposto su alcuni giocatori del nostro campionato.
Le parole di Vieri
La parternship con la Serie A.
“Io e altre legend andiamo in giro per il mondo a promuovere il nostro campionato, secondo me il nostro calcio si sta riprendendo alla grandissima. Non a parole: abbiamo visto l’Inter in finale di Champions League, l’Atalanta che ha vinto l’Europa League, la Roma in Conference e la Fiorentina ha giocato due finali di fila. Cerchiamo i giocatori giovani più forti d’Europa: al di là delle vittorie, tutte queste finali testimoniano che le squadre migliorano anno dopo anno”.
La solidarietà creatasi attorno a Bove.
“Il gruppo è sempre stato fondamentale, lasciamo fuori i giornalisti che fanno sempre casino. Quando lavori in gruppo il singolo viene fuori se è forte il gruppo, è la prima cosa. La stessa Fiorentina lo dimostra, volersi bene e stare vicini tra compagni è fondamentale. Bove per fortuna si è ripreso, spero torni a giocare”.
Il rapporto con tuo nonno?
“Mio nonno era l’unica persona che credeva in me. Aveva fatto il portiere e allenava i ragazzi del Santa Lucia: il nonno di Diamanti era il presidente e mi proposero di giocare lì. Alino lo conosco da quando aveva cinque anni. Mio nonno mi promise 5 mila lire a ogni gol, alla prima ne feci quattro. Era convinto sarei diventato uno dei più forti attaccanti al mondo”.
Sogni e sacrifici.
“Non solo nel calcio, ma nello sport in generale e nella vita. Se vuoi raggiungere degli obiettivi devi dare tutto, sennò fai fatica. Non si tratta di un singolo sacrificio: è normale che il weekend fai fatica, perché gli altri escono e tu no. Ma se hai un obiettivo pensi a fare di tutto per raggiungerlo”.
L’inizio di carriera
Il primo ricordo su un campo da calcio?
“Era questo, ero un bambino ed ero conto. Già poter dire che giocavo in Italia e avevo fatto quattro gol, a quattordici anni, era tanta roba. Volevo testarmi, io volevo giocare a calcio: spesso i bambini mi chiedono se i soldi si realizzano veramente. Ci sono qua io, avevo due sogni e li ho realizzati. Devi sempre seguire la tua strada, senza ascoltare nessuno. Io ho giocato in A e in Nazionale”.
L’inizio di carriera.
“Ero in Australia, ho iniziato da terzino sinistro. Poi dopo sei mesi avevo fatto più gol degli attaccanti e ho detto al mio allenatore di mettermi davanti. Ero una specie di Roberto Carlos più grosso. Mi ha messo in attacco, ho fatto 15-20 gol e ho continuato così. Il mio sogno era giocare in Serie A e nazionale, lo dissi a mio padre che mi disse di trasferirmi da mio nonno a Prato. E non sono più tornato. Mio padre aveva giocato a calcio, sono stati bravi a lasciarmi libertà di scelta”.
Primo impiego ufficiale?
“Non l’ho mai visto come un lavoro. Il mio primo contratto ufficiale l’ho fatto a Pisa. Ero contento, ma quello viene di conseguenza a quello che fai, la prima cosa è voler giocare in una squadra”.
La svolta quando?
“Tre allenatori mi hanno fatto svoltare: Rampanti nella Primavera del Torino, ha sempre creduto in me, anche al primo anno quando ero più piccolo degli altri. Poi Mondonico che mi ha fatto esordire nel Torino e mi ha voluto all’Atalanta: mi martellava, che la roba che facevo in settimana la portavo in campo la domenica. E Cesare Maldini, l’ho avuto 6-7 anni tra Under-21 e Nazionale maggiore. Mi hanno messo sulla giusta strada”.
Quanto conta l’allenatore?
“È come un secondo padre, nel settore giovanile non devi vincere ma ti devono preparare per i campionati veri. È importante che ti dicano la cosa giusta, dai 14 ai 18 anni sono figure centrali”.
Che hai fatto con i primi soldi?
“Non mi ricordo, forse ho comprato la macchina a mio padre, credo una Peugeot”.
Eri felice?
“Chi mi conosce sa come sono: prendo per il culo tutti, mi piace far ridere e divertire. Anche ora che ho 50 anni e giochiamo a padel. Di Biagio dice che faccio le stesse battute da trent’anni”.
Il soprannome?
“In Primavera al Torino c’era Brunetti che giocava con me in attacco, disse che mio padre si chiamava Bob e mi avrebbero chiamato Bobo. Sono 37 anni”.
E bomber?
“Se segni, sennò ti chiamano coglione. Il bomber deriva da quello che fai in campo, è quello che si porta la squadra sulle spalle e cerca di farla vincere”.
Saresti stato un bomber lo stesso ?
“Avrei giocato a cricket, sarei stato un bomber anche lì. Con mio fratello siamo malati di tennis, mi prende per il culo perché ho sempre detto che, se avessi giocato a tennis, sarei stato il numero uno al mondo. Ho questo carattere duro, se voglio fare qualcosa la faccio. Tutti mi dicevano che ero scarso, lento, pesante, grezzo, debole tecnicamente, e invece sono andato avanti per la mia strada”.
Delusioni?
“Sì, quando perdi le partite. Umane? No. Quando non sono andato al mondiale perché mi sono rotto il ginocchio. La finale di Champions con la Juve, e il cinque maggio con l’Inter. Fanno parte dello sport, però è bello esserci: sono partito dall’Australia, quando sono arrivato in Italia andavo a vedere Baggio in curva e dopo sette-otto anni poi ho giocato in Nazionale e nell’Inter con lui”.
Giocatori che somigliano a Vieri?
“Tre-quattro: Vlahovic, Lukaku, Haaland, Dovbyk. Per caratteristiche siamo simili. Dovbyk è forte forte”.
La caratteristica che ti distingueva dagli altri.
“Dovete chiedere agli allenatori. Io sapevo che meglio lavoravo durante la settimana e meglio stavo. Più mi allenavo più andavo forte la domenica: io mi sono sempre allenato tantissimo. Dovevo migliorare in tutto”.
Il Vieri di oggi
Ti manca il campo?
“Si da pazzi, ma a tutti noi”.
Pure a Totti?
“Gli ho scritto l’altro giorno, gli ho detto che se vuole tornare a giocare deve farlo, fregandosene degli altri. Lui già non doveva smettere, ora se vuole riprendere deve farlo. Se lo fa felice, deve farlo: c’è Miura che gioca a 57 anni… Gli diranno che è lento, ma che gliene frega”.
Un consiglio da dare a un giovane?
“Di allenarsi”.
Cosa vorresti per il futuro?
“Sarà banale ma di stare bene”.
Cosa non si sa ancora di te?
“Tante cose, che però devono rimanere così. Io dico sempre quello che penso: a volte va bene e altre meno. Però sto mollando con l’età. Cazzate non ne dico, ma dico quello che penso. Che senso ha cambiare ora: vado avanti ora”.
Che sportivo ti definisci?
“Oggi sovrappeso. Sono un ex sportivo, che ha fatto quello che voleva fare ed è felice, finito lo sport mi sono spostato e ho due figlie: sono i gol più importanti che ho fatto. La felicità che mi hanno portato non me la sarei mai aspettata, sono le gioie più importanti della mia vita”
Serie A
Torino, Maripan: “Ho sempre sognato di giocare in Italia”
Il difensore del Torino, attraverso i canali social, ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla sua nuova avventura in Italia. Leggi con noi le parole di Maripan.
L’ex capitano del Monaco, trasferitosi in estate al Torino, ha rilasciato alcune dichiarazioni. In particolare, Maripan si è soffermato sui motivi della scelta e sul ruolo della sua famiglia in questa esperienza.
Le parole di Maripan
Il trasferimento in Italia.
“Per me il Toro è qualcosa di speciale, mi ha dato la possibilità di giocare in Italia che era un sogno che avevo fin da bambino. Ho trovato un gruppo incredibile di giocatori e persone che mi hanno accolto molto bene: sono una famiglia, sono molto contento di essere qui. Per me il Toro è calcio, è passione, sono molto contento della mia decisione di essere venuto qua”.
Cosa significa per te il Natale?
“Natale è famiglia, amore e tempo con le persone che ami. Lo vivo con i miei cari aspettando Babbo Natale, circondato dalle persone che mi danno amore. Condividere i momenti e lo spirito del Natale è bello.
La famiglia.
“Papà e mamma, sono loro. Si sono sempre impegnati per me e per i miei fratelli, abbiamo avuto infanzia e adolescenza sempre positiva e felice, è la cosa più importante. Sarò grato a loro per tutta la via, non è stato facile. Nei giorni di allenamento stavo lontano dalla famiglia e dagli amici di scuola, era complicato. L’appoggio della famiglia mi ha fatto arrivare dove sono ora. Nei momenti difficili quando ero giovane, ho preso certe decisioni grazie a loro”.
Serie A
Como, Ludi: “Zero possibilità che Nico Paz vada via a gennaio. Su Alli…”
Se da una parte un grande nome potrebbe presto vestire la maglia del Como, uno potrebbe non farlo più. Nico Paz via già da gennaio? Il punto della situazione.
L’obiettivo minimo del Como per questa stagione, come è stato annunciato ad inizio stagione, è la salvezza. Obiettivo che fino a ora sembra ampiamente alla portata, anche grazie al grande talento a disposizione di coach Fabregas.
Uno su tutti Nico Paz, il classe 2004 argentino (nonostante sia nato a Tenerife) ha fatto impazzire tutti in questi mesi, affermandosi come una dei più grandi talenti del nostro campionato.
Le parole di Ludi
Carlalberto Ludi, ds del Como. ha parlato così in una recente intervista a TMW :
“Non si è mosso nessuno, che io sappia almeno direttamente. Ma non c’è nessuna possibilità che vada via a gennaio. È un talento puro, si mette a disposizione sempre della squadra”.
Lasciando intendere l’intenzione della società nel non voler assolutamente cedere il suo gioiello.
Scongiurata quindi un imminente cessione di Paz, il ds Ludi si è espresso così riguardo Dele Alli, ospite questa domenica sugli spalti per assistere al match vinto 2 a 0 dai comaschi contro la Roma.
“In condizioni ideali interessa a chiunque. Abbiamo ottimi rapporti con l’agente, si può creare qualcosa d’interessante ma non possiamo ancora sapere. Deve passare qualche settimana, di conoscenza anche, e poi vedremo la decisione migliore. Una percentuale? E’ prematuro. Faremo un periodo di allenamenti e conoscenza reciproca, a Fabregas però piace molto”.
Parole che lasciano ben sperare i tifosi, soprattutto considerando quelle di Fabregas: che lasciavano intendere che Dele alli, a partire da dopo natale avrebbe iniziato ad allenarsi con la squadra comamsca.
-
Notizie3 giorni fa
Milan, Fonseca monitora non solo Jimenez e Liberali: studia il piccolo Tonali
-
Calciomercato5 giorni fa
Milan, speranze per Tonali: le richieste del Newcastle e una disperata strategia | La verità
-
Serie A4 giorni fa
Milan, Fonseca: “Ho parlato con chi volevo parlare, domani giocherà qualcuno dell’U23. E su Theo…”
-
Serie A4 giorni fa
Fiorentina, doppio colpo a gennaio: clamoroso ritorno?
-
Notizie4 giorni fa
Milan, fiducia totale a Fonseca: interviene Ibrahimovic
-
Calciomercato2 giorni fa
Milan il procuratore di Theo è a Milano: tutti i dettagli
-
Calciomercato6 ore fa
Milan, Jacobone svela l’acquisto a centrocampo per gennaio
-
Mondiali5 giorni fa
Qualificazione Mondiale 2026: ecco i due possibili gironi dell’Italia!