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Serie A, la TOP 11 del 2024

L’anno solare 2024 è terminato e la Serie A si appresta a riaprire i battenti. Chi sono stati, però, i migliori giocatori dell’anno appena concluso?

La Serie A, fra conferme e incertezze, saluta un altro anno pieno di argomenti per gli appassionati di calcio nostrano. Un altro capitolo sta per aprirsi, ma quali sono stati i protagonisti di quello appena concluso?

Serie A, la TOP 11 del 2024

  • Portieri: Di Gregorio

Spesso si dice che la Juventus ha fatto un investimento superfluo, scegliendo di prelevarlo dal Monza questa estate pur avendo già in rosa Szczesny e Perin. Se questo è parzialmente vero, l’ascesa del portiere italiano resta innegabile. Approcciatosi alla Serie A come il primo fra coloro che avrebbero subito le conseguenze del salto di categoria dei brianzoli, nel giro di due anni e mezzo è diventato uno dei migliori portiere italiani.

Ha messo in panchina Cragno, che sembrava il titolare designato dei lombardi, e ha condotto i biancorossi (che senza di lui stanno faticando enormemente a mantenere una dimensione da Serie A) a due salvezze molto tranquille. Non ha minimamente patito l’ulteriore salto a Torino, anzi. Menzione d’onore per Carnesecchi (che ha definitivamente vinto il dualismo con Musso) e Sommer, che non ha fatto rimpiangere Onana: anzi.

  • Difensori: Buongiorno, Hien, Gila

Non se la prenda Bastoni, che rimane il miglior difensore mancino italiano in senso assoluto, ma è giocatore affermato da tanto tempo ai massimi livelli del calcio italiano e non solo. E’ però giusto premiare la crescita di Buongiorno, che dopo quattro anni da lider maximo della difesa del Torino ci ha messo zero a caricarsi sulle spalle anche il peso di quella del Napoli: reduce da una stagione difensivamente (e non solo) disastrosa.

E’ il miglior marcatore italiano “puro”, se invece si estende il discorso all’interezza del campionato italiano allora il piemontese si gioca la palma con Bremer (che non ho inserito in questa top a causa dell’infortunio) ed Hien. Se l’Atalanta ha alzato l’Europa League nel cielo di Dublino, neutralizzando alcuni fra gli attacchi più forti d’Europa, e ora sogna il primo scudetto nella storia calcistica bergamasca, gran parte del merito è suo.

Gila sembrava l’ennesimo acquisto “da Lazio” della Lazio. Se a 23 anni giochi ancora nella seconda squadra del Real Madrid, anche se stiamo parlando del Real Madrid le referenze non sono il massimo. E invece Gila ha stupito tutti, imponendosi come il prototipo del difensore moderno. Veloce, efficace in marcatura e pulito nel far uscire il pallone da dietro. Bravo Sarri a valorizzarlo e brava la dirigenza della Lazio ad averci puntato.

  • Esterni: Dimarco, Bellanova

Non sono esattamente un fan di Federico Dimarco: è un giocatore mono-dimensionale. Uno di quelli che, se estraniato dall’unico contesto a lui favorevole, perde la trebisonda. E’ però innegabile che il suo sinistro sia un fattore, a qualsiasi latitudine dell’orbe calcistico. Il suo mancino ha un’effettività e un’incidenza da primi 5-6 esterni al mondo. Inzaghi lo ha capito e Spalletti anche: se lo hai devi provare a sfruttarlo al massimo.

Alzi la mano chi credeva che Raoul Bellanova avrebbe impiegato così poco per assimilare il salto di qualità dal Torino all’Atalanta. Sulle sue qualità dubbi ormai non ce n’erano più da diversi anni, ma che potesse assorbire il cambio di paradigma in un lasso temporale così breve è personalmente una sorpresa. Fisico, gamba e intensità. Il giocatore perfetto per Gasperini e non solo, che infatti quest’anno ruota pochissimo gli esterni.

  • Centrocampisti: Guendouzi, Ederson

Qui le menzioni onorevoli sarebbero tantissime. Dal mai troppo celebrato De Roon all’immarcescibile Mkhitaryan, che a 35 anni corre ancora come un ragazzino. I centrocampisti dell’Inter

andrebbero messi tutti e non è possibile non menzionare la sorprendente crescita di Rovella. Avendo scelto di schierare un centrocampo a due (più uno) la scelta va molto a gusto personale, ma chiunque inserisca non è uno scandalo.

Guendouzi ha performato (pur parlando di due livelli altissimi) leggermente meglio del suo compagno di reparto poc’anzi menzionato, forse forte di uno status internazionale comprovato già prima di sbarcare all’ombra del Colosseo ma con l’ingrato compito di sostituire Milinkovic-Savic. Di Ederson già a Salerno s’intravedevano i crismi del predestinato, ma sta bruciando le tappe: è già uno dei più completi d’Europa.

  • Attaccanti: Reijnders, De Ketelaere, Marcus Thuram

Non lo sarà per definizione, ma Tijjani Reijnders segna come un attaccante. Sente la porta come pochi e ha dei tempi d’inserimento con pochi uguali, l’olandese è un centrocampista totalizzante oltreché totale. E’ il regalo più bello che Paulo Fonseca ha lasciato sotto l’albero dei tifosi del Milan, prima di un addio che, nei modi e nei tempi, non è per nulla allineato alla signorilità che il tecnico portoghese ha sempre mostrato.

Sia De Ketelaere che Lookman avrebbero meritato di finire in questa lista. Entrambi con un potenziale comprovato ma inespresso e reduci da due esperienze (Milan il primo, Leicester il secondo) che rischiavano di minare definitivamente la loro credibilità a certi livelli. Pur riconoscendo i miglioramenti fatti dal nigeriano rispetto alla sua esperienza inglese, a gusto personale il belga ha un talento che hanno in pochi in Europa.

L’ex-Brugge può agire anche da centravanti ombra, liberando corridoi non solo per gli accorrenti ma anche per la seconda punta che gravita attorno a lui. Esattamente il ruolo con il quale Simone Inzaghi ha permesso l’imposizione di Marcus Thuram, che attualmente è uno degli attaccanti più dominanti in circolazione.

Presenza in area di rigore; capacità straordinaria di scappare alle spalle della linea avversaria; una fisicità a tratti ingestibile e ora segna anche come un centravanti di razza. La sensazione è che la dimensione dell’Inter inizi ad andargli stretta, in quanto potrebbe giocare praticamente in qualunque squadre del mondo.

  • Allenatore: Simone Inzaghi

Sarò onesto. Probabilmente sarebbe stato più giusto premiare Gian Piero Gasperini, in quanto non solo ha trasformato l’Atalanta da una provinciale di medio-basso livello in un modello di riferimento world wide per il calcio internazionale. Tuttavia, il tecnico orobico gode già di una stampa allineata e di un’amplissima copertura mediatica. A differenza del suo collega, da cui spesso si pretende più di quanto si sia disposti a riconoscergli.

Considero il piacentino un fenomeno dai tempi in cui allenava la Lazio e, anche lì, ricordo bene come molti tifosi laziali non gli riconoscessero appieno i meriti. Ha preso un’Inter sì vincente, ma svuotata dei giocatori che l’avevano resa tale a causa di una situazione finanziaria che esemplifica il fallimento del modello librale europeo. Nonostante paletti e restrizioni, l’ha plasmata e resa sua.

Oggi sembra normale, quasi scontato, tenere l’Inter perennemente ai massimi livelli del calcio nazionale e internazionale, ma non lo è. Non lo è se non hai la struttura del top club europeo e le risorse degli inglesi. In questo momento l’Inter ha una dimensione da top club europeo, pur non essendolo affatto. Chi non riconosce ad Inzaghi questo ennesimo miracolo sportivo, forse inizierà a farlo via quando andrà via.

  • Serie A, la TOP 11 del 2024: (3-4-1-2) Di Gregorio; Buongiorno, Hien, Gila; Dimarco, Ederson, Guendouzi, Bellanova; Reijnders; De Ketelaere, Marcus Thuram. Allenatore: Simone Inzaghi.

Aggiornato al 01/01/2025 8:55

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