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Thiago Motta, cosa manca per chiudere con la Juventus?

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Bologna, Thiago Motta alla Juve: cosa manca?

L’arrivo di Thiago Motta sulla panchina della Juventus sembrava ormai cosa fatta. Ma c’è un nodo legato all’ingaggio ancora da sciogliere.

Tra la Juventus e Thiago Motta manca ancora qualcosa e non si tratta di una piccolezza. L’affare sembrava in dirittura d’arrivo, poi la richiesta dell’ex allenatore del Bologna ha spiazzato Giuntoli.

Secondo quando riportato dal Corriere dello Sport, la società bianconera gli avrebbe proposto 3,5 milioni a stagione più 1,5 milioni al suo staff. Le pretese di Motta sembrano essere più alte. Vorrebbe 5 milioni netti a stagione, che corrisponderebbe a più del doppio di ciò che guadagnava al Bologna, più altri 1,5 milioni al suo staff.

Queste cifre vanno oltre le aspettative della Juventus, che avrebbe voluto chiudere l’operazione con 5 milioni netti, includendo in questa cifra anche lo staff.

Bologna-Juventus, Thiago Motta

Quando può sbloccarsi definitivamente l’affare Thiago Motta?

Al momento, per smaltire lo stress accumulato durante la stagione dispendiosa con il Bologna, il tecnico italobrasiliano si sta godendo un viaggio itinerante con la sua compagna.

Situazione che dunque, per giungere ad una conclusione, avrà bisogno ancora di qualche giorno. Da non escludere però, la possibilità che la dirigenza bianconera si rechi da Thiago Motta per chiudere la trattativa.

L’ipotesi più accreditata è che l’affare possa comunque andare in porto. Magari non alle cifre pretese da Motta, che sembrano rappresentare un ostacolo per la Juventus e che quindi potrebbero spimgere l’allenatore a trovare un compromesso con la dirigenza. Nulla però è ancora ufficiale e come sappiamo, nel calcio finché non c’è una firma su un contratto tutto può succedere.

Serie A

Bettega: “La Juve è sempre la Juve. Su Thiago Motta…”

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Juventus, Thiago Motta

L’ex calciatore e vicepresidente della Juventus Roberto Bettega ha parlato del neo tecnico bianconero Thiago Motta. Di seguito le sue parole riportate da Tuttosport.

Bettega su Thiago Motta

“Se l’hanno preso vuol dire che ha le qualità per allenare la Juventus”. Le sue aspirazioni? “La Juventus è sempre la Juventus. Facciamolo lavorare, i giudizi li daremo alla fine. Spero che la stagione inizi con lo spirito e l’entusiasmo che la Juve cerca.”

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Serie A

I Friedkin hanno deciso: rimediano all’errore

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Non solo Roma: i Friedkin sulle tracce di un altro club

I Friedkin hanno deciso: la proprietà statunitense della AS Roma ascolta i propri tifosi e prende una decisione. Aperto anche un procedimento disciplinare.

Il responsabile commerciale, Michael Wandell, è stato sollevato dall’incarico. A lui è stato contestato il lancio, della Felpa Adidas, che ricorda i colori sociali dell’altra squadra di Roma: la Lazio. Per i Friedkin è molto grave.

La Felpa della discordia: genesi e ritiro

Roma, Friedkin

La società ha deciso di accogliere le richieste dei tifosi, che in qualche modo si sentivano traditi. La felpa in questione ricordava ai più il legame con i colori sociali della Lazio, e non c’è stato bisogno di aspettare molto per vedere l’insorgere delle polemiche. Il concept era stato pensato dall’Adidas per rendere omaggio ad un murale sito nel quartiere Ostiense di Roma, che raffigura l’antinquinamento rappresentando un airone tricolore che lotta per la sopravvivenza.

L’artista Federico Massa per l’opera ha scelto colori che vanno sulla tonalità del verde acqua e nello specifico un “vintage”, che ricorda il colore celeste (poco caro ai romanisti) poi rivisto sulla felpa. Per Adidas solo una questione di immagini che rendono poco chiaro il colore, ma i tifosi sono insorti.

La posizione dei Friedkin

Per i Friedkin l’anima della Roma sono i tifosi e per questo la felpa è stata tolta dal mercato, nonché da tutti gli store. Non ci saranno altri richiami ai colori celesti sulle prossime tute. Aperto, inoltre, un procedimento disciplinare, che dovrà far chiarezza sulle scelte commerciali del reparto predisposto.

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Serie A

Zangrillo: “Il mio Genoa deve tornare dove merita”

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Il Presidente Zangrillo, intervistato all’evento “Margini d’estate”, ha parlato a Telenord del suo Genoa, del mercato e delle ambizioni nel prossimo futuro.

Il professor Zangrillo è stato, prima che Presidente del Genoa, un rinomato Primario dell’ospedale San Raffaele di Milano, nonché medico personale di Silvio Berlusconi. Cavaliere della Repubblica Italiana per le sue numerose pubblicazioni in ambito medico, è Presidente del Genoa dal 2021.

Indice

Zangrillo, il Presidente tifoso

Il Presidente Zangrillo (scelto dalla cordata 777) è tifoso rossoblù fin da bambino. Da sempre ha seguito sugli spalti del Ferraris la sua squadra del cuore, ma ora con qualche responsabilità in più.

L’intervista

Alcuni punti salienti dell’intervista rilasciata a Telenord:

Sulla questione stadio, Zangrillo ha dichiarato: “Genova, orograficamente, è ostile perché non ci sono spazi. La cosa che viene in mente è costruire uno stadio sul mare. Prima ci ha pensato qualcuno. Allora, pare che Sampdoria e Genoa siano d’accordo per presentare un progetto in comune. Per una serie di motivi, il Ferraris dobbiamo considerarlo lo stadio della città e non di uno due club. Facciamo questo sforzo. Essere pronti significa aver fatto il primo passo di un percorso burocratico che vedrà contenziosi”.

Facendo anche riferimento alle infrastrutture italiane: “Lo stadio per eccellenza per noi italiani è lo stadio di San Siro, obbrobrio di cemento nella periferia di Milano, poi abbiamo delle piccole realtà nella provincia come Monza e Sassuolo. Invece andiamo a Madrid o Parigi e vediamo queste strutture meravigliose, o il centrale di Wimbledon che si chiude appena vengono due gocce d’acqua. ”

Genoa-Bologna

Genoa-Bologna si giocherà allo Stadio ‘Luigi Ferraris’ di Genova

Sul Calcio: “Il mondo del calcio è un mondo drogato, malato. Non per fare piagnistei facili, ma il fatto che la rappresentazione recente che abbiamo dato della nazionale sia poco simpatica. Vedevo la Turchia ieri che davano l’anima. Fai poi delle considerazioni e vedo che ci sono questi procuratori leggendari che girano con Lamborghini e Ferrari. Questi signori muscolosi e ipertatuati che la fanno da padroni andando a proporre ingaggi alle società. E poi vedi che c’è un campione che speriamo non ci rovinino come Sinner.”

“L’ambiente è pulito”

Sul suo Genoa: “Il Genoa è stato straordinario. E’ cresciuto, adesso il Genoa è un gruppo bello, pulito e dobbiamo garantirgli la continuità. È innegabile che esistano delle difficoltà di cui non conosciamo l’entità. Ma possiamo dire che non immaginiamo ci possano essere dei riflessi sulla società Genoa perché è all’interno di una struttura sana, governata e strutturata in modo sapiente.

Genoa

C’è una governance in cui c’è il controllo reciproco, lo scambio di informazioni e noi speriamo che tutto si possa, nel rispetto della giustizia, garantire su quelli che sono i fondamentali di una società che ha ben operato e noi pensiamo debba ben operare. Se respiro, come sto respirando, aria pulita, se c’è dialogo, reciproca stima e condivisione, io ho questo ruolo e continuerò a tenerlo perché è un ruolo di garanzia e responsabilità nei confronti dei tifosi che sono tutti quelli che ci seguono e non solo quelli che vengono allo stadio”.

“Il Genoa deve tornare dove manca da tanto tempo”

“Il calcio, mi ha insegnato Galliani, è crudele. Penso che il Genoa debba ritornare dove manca da tanto tempo. Per farlo ci vuole un consolidamento economico che consenta di poter usufruire di una rosa che ha un valore che tu gestisci, che tu controlli, di cui tu sei padrone.”

“Il Genoa deve essere padrone di se stesso”

Genoa, Gudmundsson

Zangrillo, infine, chiosa sul mercato, dove riconosce al Genoa una gestione di compravendita che punta a migliorare sempre più la rosa: “E che quindi ti consenta di dire di no al signor Marotta quando vorrebbe che tu gli regalassi Gudmundsson, e lo dico all’amico Beppe senza nessun tipo di malignità. Lo dico perché so che all’Inter piace Gudmundsson e io ho detto che spero che lui possa sognare e continuare a sognare. Però il Genoa deve essere padrone di se stesso: se vende Martinez è perché pensa di poterselo permettere, perché arriva un altro Martinez o meglio di lui, e se va via Gudmundsson, come è andato via Dragusin abbiamo visto che abbiamo fatto ancora meglio”.

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