Serie A
Torino, Vanoli: “Spogliatoio unito, vogliamo tornare a vincere in casa. Ilic e Vojvoda…”

L’allenatore del Torino, Paolo Vanoli, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia dell’anticipo di domani sera contro il Cagliari.
La rabbia iniziale, figlia delle cessioni di Buongiorno e Bellanova, affievolita dall’euforia per un inizio di campionato al di sopra delle aspettative. Poi il calo di rendimento e l’infortunio di Zapata hanno fatto tornare il Torino nel limbo della mediocrità, con Vanoli che dovrà esser bravo a non trasformare una stagione anonima in una disastrosa.
Torino, le parole di Vanoli
Proprio Vanoli ha parlato nella consueta conferenza stampa del pre-partita, che precede e presenta l’anticipo della 22esima giornata di Serie A. Domani (ore 20:45) all’Olimpico Grande Torino contro il Cagliari.
Di seguito le parole di Vanoli.
Momento
“Abbiamo dovuto recuperare un giorno in più, ma arriviamo bene a questa sfida. L’imprevisto di Firenze ci ha portato a giocare in 10 per più di un’ora. Recuperiamo gli squalificati, per Sosa è stata solo tacchetta e sta bene. Gli indisponibili sono solo Ilic e Vojvoda“.
Classifica
“Lo diciamo dal girone di ritorno, tutte le gare sono importanti per raggiungere i punti per la tranquillità. Ci siamo abituando, stiamo giocando con la giusta mentalità per conquistare questi punti“.
Cagliari
“All’andata abbiamo espresso un ottimo calcio, nelle ultime tre loro hanno fatto bene e da quando hanno cambiato modulo hanno espresso un calcio migliore. Sono temibili, in questi anni sono stati abituati a lottare per il punto e si vede. Sono forti fisicamente, sui cross laterali e sulle palle inattive possono diventare molto pericolosi. Giochiamo in casa, dobbiamo sfruttarlo“.
Giro di boa
“Non paragono i numeri agli altri, ma penso solo ai miei e a migliorare. Le statistiche sui gol dicono che eravamo in trend positivo, da quando manca Zapata abbiamo avuto difficoltà prima a creare e ora a concretizzare ma la strada è giusta“.
Risultato o prestazione?
“La prestazione è sempre al primo posto, poi ci sono le sfide contro chi affronti. Contro il Cagliari devi soffrire e battagliare, ma alla fine senza prestazione alla lunga puoi solo peggiorare. Continuiamo su questa strada, i sardi sotto l’aspetto della prestanza fisica sono forti e i duelli aerei saranno determinanti. Ci sarà il momento di soffrire e altri di pressare, cercando di fare male. A Firenze lo abbiamo fatto bene e anche contro la Juve, quando pressi alto puoi concedere qualche occasione: è la nostra filosofia, una squadra deve saper interpretare tutti i momenti della partita. E’ una cosa che fanno le grandi squadre“.
Parma o Firenze: da dove ripartire?
“E’ da un mese che la squadra ha fame e carattere, come me. Le abbiamo gestite bene, a Firenze siamo stati in 10 per oltre un’ora: siamo stati lucidi, abbiamo gestito bene questa ora di gioco ed è stata una soddisfazione per me. Avevo visto la squadra lucida, così ho potuto rischiare inserendo Njie e Karamoh sugli esterni con Adams davanti. Stiamo capendo come gestire le fasi, dobbiamo essere però più cinici. La vittoria mancata con il Parma è stata la più eclatante“.
Spogliatoio
“E’ una soddisfazione. Quando prendo una squadra, la prima cosa che voglio è l’unità. E’ un messaggio anche per i tifosi: solo così si può riconquistare la nostra gente. In casa è il nostro 12esimo, dovevamo far vedere alla squadra che siamo squadra, che sappiamo battagliare e che abbiamo cuore. E’ ciò che ripeto dal primo giorno. E’ avvenuto attraverso processi, ci vuole tempo ma vedere questi ragazzi che hanno un obiettivo comune è un piccolo passo“.
Difesa a tre o a quattro?
“Non ho utilizzato a Firenze Pedersen perché ha avuto un problema e fino al mattino lo dovevamo provare per capire come stesse. Pedersen lo fa bene quel ruolo lì, viene da una difesa a quattro. Eventualmente, per struttura ci può essere la possibilità di Walukiewicz anche se ha fatto poco il terzino. Bisogna anche valutare gli avversari per struttura, è un pensiero che sto facendo“.
Mercato
“Ti stoppo subito. I nuovi quando arriveranno ci sarà conferenza: non commento nemmeno le parole del presidente, è inutile perdere tempo. Questa gara è fondamentale per noi e non posso perdermi in chiacchiere sul mercato. Hanno parlato presidente e direttore, oggi sono concentrato sul campo“.
Sanabria
“E’ un giocatore del Toro. Se deve entrare, è un giocatore del Toro. E’ successo anche a Tameze: le chiacchiere le lascio agli altri. Un mese fa ho detto che mi serve il sostituto di Zapata, per il resto pensiamo al Cagliari. Spero che domani Tonny possa risolvere una grande partita“.
Adams
“Ha fatto una grande prestazione, bisogna sempre valutare in funzione di ciò che succede. Da quando siamo rimasti in 10, ha tenuto il reparto alto. Tendiamo poco a fare i cambi gioco, lavoriamo sul controllo orientato: Adams ha fatto una grande partita. E’ un nostro punto di riferimento, nel nuovo modulo si può costruire anche 4-3-3 con Vlasic. Adams e Sanabria, con una punta di riferimento, si possono esprimere meglio. E l’inizio con Duvan abbiamo fatto ciò che avevo in testa. Poi è una questione di equilibrio, il mio è un lavoro di mentalità per inserire tutti i giocatori qualitativi. E loro devono capire che serve anche la fase difensiva. E’ un processo, più di una volta ho avuto la voglia di giocare con i miei giocatori più offensivi davanti, poi la classifica, il momento…c’è sempre il timing giusto“.
Fattore campo
“E’ un aspetto di quando sei ansiosi e vuoi a tutti i costi un risultato. Il bivio non è nelle prestazioni, ne stiamo facendo di ottime e ottimi risultati. All’andata con Juve e Fiorentina avevamo perso e oggi abbiamo preso un punto, ora contro il Cagliari all’andata zero punti e ora punti importanti per la salvezza. In casa magari il pubblico ti spinge subito a chiudere la partita, ma qui contro il Parma è mancato solo il gol“.
Karamoh
“Parto dagli esempi e parlo di mentalità. Sono stato in grandi club, come all’Inter con Conte: ci sono gli esempi Perisic, che il primo non ha creduto in quel ruolo e andò al Bayern. In Germania ha vinto, è tornato con la mentalità vincente ed è diventato uno dei quinti più forti. E poi l’altro esempio è Politano: all’Inter faceva la seconda punta, poi vince lo scudetto a Napoli e cambia mentalità. E’ una questione di mentalità: lui tante volte al Napoli viene a difendere basso, con lui ha un grande equilibrio. Più che caratteristiche, è mentalità ed è ciò che voglio cambiare a questa squadra. Vlasic può fare tanti ruoli, bisogna vedere gli spazi ed essere al servizio della squadra. Punto tanto sul chip mentale, la voglia e la fame. E quando giocano male dicono che ero fuori posizioni…ma non dicevi che potresti in porta? E’ un controsenso. Ho imparato che le grandi squadre hanno questo: i giocatori qualitativi devono avere la mentalità di soffrire con la squadra, è ciò che fa la differenza. Karamoh può fare tutto“.
Ilic
“Bisogna vedere cosa vuole fare da grande. Lo dico sempre: io voglio fare l’allenatore, arrivo alle 8 e vado via alle 20 cercando di migliorare. A volte bisogna vedere cosa vuoi fare, lo dico anche ai miei figli. Lui vuole fare il calciatore ma lo deve dimostrare in campo e anche in allenamento: la prestazione in gara è lo specchio di ciò che fai in allenamento. Non ho mai visto una squadra che si allena piano e la domenica va veloce. Le cose sono due: o perdi, o ti fai male“.
Nicola
“Stiamo parlando di un ottimo allenatore, ha fatto salvezze incredibili. Amici fuori, poi in campo si lotta per un risultato. Ma io sono sempre stato nella mia area…(ride, ndr)“.
Termina qui la conferenza stampa di Paolo Vanoli.

L’URLO DI PAOLO VANOLI INFURIATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Serie A
Lazio, Pellegrini: “Alla Roma sono stato fortunato, con i tifosi laziali ho un rapporto speciale”

Luca Pellegrini, terzino sinistro della Lazio cresciuto nelle giovanili della Roma, ha ripercorso la sua carriera in un lungo racconto.
I continui infortuni di Nuno Tavares hanno costretto Marco Baroni, allenatore della Lazio, a reinserire Luca Pellegrini in lista. Il terzino italiano era stato escluso dopo il mercato invernale, ma da diverse settimane il tecnico non può farne a meno. E lui a suon di buone prestazioni, più 2 assist nelle ultime 2 gare di campionato, sta rispondendo nel migliore dei modi.
Dalle giovanili nella Roma alla chiamata della Lazio: Luca Pellegrini si racconta
Luca Pellegrini si è raccontato a Behind the Baller, lo speciale format che il Team Raiola gli ha dedicato sui canali social dell’agenzia. Di seguito le sue parole, riportate da La Lazio Siamo Noi, sulle varie tappe della sua carriera da calciatore.

LE FORMAZIONI DELLA ROMA E DELLA LAZIO SCHIERATE A CENTROCAMPO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
L’influenza del padre
“Tra le influenze più grandi che ho avuto nel calcio c’è senza dubbio la figura di mio padre. Condividiamo la stessa passione, e già quando ero più piccolo lui mi dava qualche consiglio perché ha giocato a calcio da difensore. Io in realtà nella mia vita calcistica non nasco difensore e terzino sinistro, ma esterno alto. Poi ho capito che forse spostarmi dietro era meglio. Lui mi ha aiutato molto, anche nei momenti di sconforto è riuscito a tirarmi su. Mi ha dato dei consigli sul mio atteggiamento o su una semplice partita, sin da quando ero piccolo ci riguardavamo tutte le partite che giocavo per capire cosa potevo migliorare. Ora lo faccio da solo. Mi ricordo che spesso poi ci scontravamo su alcune cose, com’è poi normale in un rapporto padre – figlio. Avendo più esperienza, spesso alla fine aveva ragione lui“.
Il percorso giovanile alla Roma
“Ho iniziato la mia carriera calcistica alla Roma, dove ho fatto tutto il settore giovanile lì dagli 11 anni ai 17/18. Ricordo che vincevamo ogni competizione che giocavamo, sono stato fortunato su quello. Ho esordito lì con la prima squadra, poi sono andato prima in prestito sei mesi al Cagliari e sono tornato per un anno“.
L’esperienza al Cagliari
“A Cagliari ho tanti bei ricordi, lì ho iniziato a capire forse per la prima volta di essere diventato un calciatore sia per le persone che ho conosciuto sia per i traguardi che abbiamo raggiunto. Abbiamo fatto delle bellissime cose, la gente me la porterò sempre nel cuore“.
Gli anni alla Juventus e al Genoa
“Nel frattempo mi aveva comprato la Juventus, dopo di che sono andato al Genoa dove non ho trovato molta continuità. Ho preso il Covid all’inizio e ho avuto due infortuni gravi, non c’erano nemmeno i tifosi allo stadio purtroppo. Non me la ricordo come un’esperienza positiva, ma sicuramente è stata formativa. Per la prima volta però ho capito quanto fosse importante l’aspetto mentale per un calciatore. Alla Juve ho dei ricordi bellissimi dei compagni, dei tifosi e della società. Mi hanno insegnato molti bei valori che tutt’oggi mi porto dietro e se posso, nel mio piccolo, cerco di lasciare a qualcuno. Anche a Torino ho fatto un anno, ho giocato molte partite per quanto poco avevo fatto a Genova“.
L’avventura all’estero con l’Eintracht
“Dopo di che mi sono spostato all’Eintracht Francoforte, al loro primo anno in Champions League. La prima partita contro lo Sporting Lisbona abbiamo perso 0-3, da italiano avevo paura che i tifosi ci fischiassero e invece tutto lo stadio si è alzato in piedi“.
La chiamata della Lazio
“La cosa che mi ricordo di più erano gli sguardi dei miei amici nelle chiacchierate e nelle telefonate nei giorni prima dell’ufficialità del mio arrivo. La maggior parte di noi tifosi della Lazio sognavamo questa cosa. Ricordo i fumogeni non tanto all’aeroporto, ma arrivati a casa mia con tutti i miei amici più stretti che mi hanno accolto. È stato l’inizio di una favola che ancora oggi continua e che spero possa continuare ancora per molto tempo. Stiamo facendo bene, Roma è casa mia e non penso ci sia qualcosa che un calciatore possa chiedere di più rispetto a ciò che sto vivendo io“.
Il rapporto con i tifosi
“Con loro ho un rapporto speciale. Per me sono stati importanti fin dal primo momento, essendo anche io un tifoso della Lazio sin da piccolo mi sono subito sentito vicino a loro. È difficile spiegare quello che provo dentro al campo quando guardo gli spalti e incontro i loro sguardi. So quanto ci tengono, quello che pensano e quello che vorrebbero dalla loro squadra. Io mi sento sempre in debito con i tifosi“.
Serie A
Milan, Reijnders: “Voglio la seconda stella. Conceicao…”

Il sogno di Tijjani Reijnders: portare il Milan alla conquista della seconda stella, con la guida di Sergio Conceicao. Sulla difesa a tre…
Il desiderio di Reijnders e il ruolo di Conceicao
Tijjani Reijnders, talentuoso centrocampista del Milan, ha recentemente espresso il suo sogno più grande: vedere il Milan conquistare la seconda stella, simbolo di venti scudetti vinti. L’olandese ha sottolineato l’importanza dell’allenatore Sergio Conceicao nel suo percorso, elogiando la sua capacità di motivare la squadra e di adattare il sistema di gioco alle caratteristiche dei giocatori. Reijnders ha dichiarato che il modulo 3-4-3 si adatta perfettamente alle loro capacità, consentendo al Milan di essere sulla buona strada per raggiungere traguardi ambiziosi.
L’impatto del modulo 3-4-3 sul Milan
Il sistema di gioco adottato da Conceicao ha portato nuova linfa al Milan. La formazione 3-4-3 ha permesso ai rossoneri di esprimere al meglio il loro potenziale offensivo, creando un equilibrio tra attacco e difesa. Questa impostazione tattica ha contribuito a consolidare la fiducia della squadra, che ora guarda al futuro con determinazione e ottimismo. Reijnders crede fermamente che, con questo approccio, il Milan possa aggiungere nuovi trofei al suo palmarès e avvicinarsi sempre più al sogno della seconda stella.
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Fonte: l’account X di Schira
#Reijnders: “Mio sogno più grande è di mettere la seconda stella sopra la patch del #Milan. #Conceicao ha molti meriti: ha parlato della possibilità di vincere 2 trofei e siamo scesi in campo determinati. Il 3-4-3 si adatta bene alle nostre caratteristiche: siamo su buona strada” pic.twitter.com/lOMugKQDfI
— Nicolò Schira (@NicoSchira) April 24, 2025
Serie A
Monza, un fondo USA interessato a rilevare il club

Un fondo statunitense ha recentemente mostrato interesse per l’acquisto del Monza: avviati i primi colloqui con Fininvest.
Un nuovo interesse dall’America
Il club calcistico Monza potrebbe presto cambiare proprietà. Un fondo d’investimento americano ha espresso interesse nell’acquisizione della società, avviando le trattative con Fininvest, attuale proprietario del club. Questa notizia potrebbe segnare un cambiamento significativo per il Monza, che sta cercando di consolidare la sua posizione nel calcio italiano. L’interesse di investitori stranieri evidenzia il potenziale del club e la crescente attrattiva del calcio italiano per i mercati esteri.
Monza, futuro incerto ma promettente
Con l’inizio delle trattative, le speculazioni sul futuro del Monza sono inevitabili. Se l’accordo dovesse andare in porto, il club potrebbe beneficiare di nuovi investimenti e strategie che potrebbero migliorare le sue prestazioni in campo. Fininvest, da parte sua, sta valutando l’offerta con attenzione, considerando le implicazioni a lungo termine di un tale accordo. Gli appassionati del Monza attendono con ansia ulteriori sviluppi, sperando in un futuro prospero per la loro squadra del cuore.
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Fonte: l’account X di Schira
A USA Fund have shown interest to buy #Monza. Opened talks with Fininvest. #transfers
— Nicolò Schira (@NicoSchira) April 24, 2025
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