Il personaggio del momento in questo inizio di stagione straordinario dell’Udinese è sicuramente il giovane difensore sloveno Jaka Bijol.
Dopo il gol decisivo contro l’Inter, nei minuti di recupero si è ripetuto lunedì scorso al Bentegodi contro l’Hellas Verona, dando alla squadra di Sottil la sesta vittoria consecutiva.
Arrivato in estate per 4 milioni dal CSKA Mosca il 23enne sloveno si è imposto subito nelle scelte di Sottil, facilitato nell’inserimento anche da uno dei senatori come Becao, che aveva avuto come compagno di squadra nella società russa qualche stagione fa.
Oggi Bijol si è raccontato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, ecco alcune sue dichiarazioni.
Prima di arrivare a Udine è stato tre anni a Mosca e uno ad Hannover, in Bundesliga: come è andata?
«Ad Hannover non bene, ho patito la pandemia, ero solo, nessuno poteva venire a trovarmi. A Mosca bene, vivevo vicino al centro, ho fatto amicizia vera con due che ora sono in Italia, Bistrovic a Lecce e Vlasic, la star del Toro. Ho fatto la Champions, è stato uno step di crescita».
Bijol è nato 5 febbraio come CR7, Tevez, Neymar…
«Dei grandi, ma non credo a queste cose. Tevez non l’ho conosciuto, ero bambino, Neymar e CR7 sì. Due fenomeni».
Come spiega come si sistema sulle palle inattive, visti i due ultimi gol?
«Salto molto. Andiamo in alto, sia io che Becao. Su questo facciamo un lavoro individuale a parte con lo staff e Sottil.
Il gol all’Inter è stato più complicato perché in torsione. Col Verona sono salito in cielo, ma ho potuto colpire meglio».
Se li aspettava due gol così e un inizio da titolare in A?
«No, è stato incredibile segnare il primo gol in A davanti alla nostra curva e quello a Verona vicino a dove erano i nostri tifosi. Non sapevo se avrei giocato titolare, ma lavoro ogni giorno per crescere e migliorarmi. E questo è l’ambiente giusto. Club organizzato, città piccola e carina, vicina alla Slovenia».
Domani vi giocate il vertice con l’Atalanta.
«Sarà stupendo perché lo stadio sarà sold out. Loro sono molto forti davanti e in transizione, ma noi dal ritiro abbiamo maturato la consapevolezza di essere forti e di poter fare grandi cose. Lo siamo mentalmente e c’è tanta qualità anche da parte di chi entra dalla panchina».