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L’allenatore del Genoa ha parlato a DAZN dei retroscena del suo esonero con la Roma, che ritroverà da avversario lunedì prossimo all’Olimpico.
Lunedì sera alle 20:45 la Roma e il Genoa si affronteranno nel match che chiuderà diciassettesima giornata di Serie A. Sarà una gara a dir poco speciale per Daniele De Rossi, tecnico dei genoani, che per la prima volta si ritroverà da avversario la squadra di cui è tifoso e di cui è stato giocatore ed allenatore.
Proprio del suo ritorno, e non solo, De Rossi ha parlato in una lunga intervista a DAZN con Massimo Ambrosini.
“Il mio arrivo al Genoa? Non ho rifiutato altre squadre”
“Forse ho rifiutato la categoria, quindi gli altri hanno rifiutato me. Nelle mie prime due esperienze da allenatore ho avuto dei problemi. Alla Spal con un dirigente (Lupi) abbiamo chiarito, mentre a Roma ho avuto problemi con l’AD. Non voglio che però passi come l’allenatore che abbia problemi con i dirigenti. Non sono una m…., non tradisco i giocatori e non faccio promesse che non posso mantenere.”
“Alla Roma ho avuto problemi con l’AD”
“Alla Spal in conferenza dissi di quanto non fossi soddisfatto del mercato e Tacopina, che era il presidente, mi disse: “chi ti ha detto che puoi dire la verità?“. Da quel momento ho capito tante cose. La Roma una ferita aperta? A vederla lì un po’ mi dispiace, hanno avuto l’exploit che avevo predetto. Il primo anno si costruisce, il secondo si cresce, il terzo si lotta per lo scudetto. Non eravamo proprio pazzi. I presidenti pendevano dalle mie labbra, hanno iniziato a chiedermi le cose prima di darmi la conferma per altri tre anni. Poi le cose si sono incrinate, ma io e il mio staff non meritavamo questo trattamento. Il mio esonero più doloroso di quello alla SPAL? No, non credo. A Ferrara c’era una palestra che era molto più brutta di quella di Trigoria, ma al mio addio piangevano tutti. Ti rimane quel senso di incompiutezza.”

DANIELE DE ROSSI AMAREGGIATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
“Tornare alla Roma? Non penso ci sia mai stata realmente una possibilità”
“Hanno fatto una scelta talmente evidente , ma non credo che sarebbe stato il passo giusto per me: per la squadra e per i giocatori ovviamente sarei tornato. Ho avuto dei problemi con l’a.d., ma niente di clamoroso. Oramai è acqua passata.”
“Spalletti un genio, Conte non lascia niente al caso”
“Luciano è un genio. Quando faceva le riunioni tecniche me le mangiavo, mi piaceva capire ogni cosa, forse anche perché mio padre faceva lo stesso mestiere. Conte? E’ meglio saper fare una cosa mediocre tutti e 11 piuttosto che una cosa geniale in 4. Luis Enrique? Gli chiesi di poter assistere ai suoi allenamenti e lui mi disse che aveva cambiato tutto rispetto a quando allenava la Roma. La cosa più illuminante di Luis Enrique è stato il suo approccio umano, mi ha cambiato profondamente. Guardiola e De Zerbi? Una volta andai a cena con loro e scrivevano sui dei fogli: sembravano Leonardo e Michelangelo. Andai anche da Maresca e Iraola al Bornemouth, anche per il rapporto che c’è con Tiago Pinto.”
“Ecco come ho deciso di smettere di giocare”
“E’ tutto molto affascinante a Genova. Giocare tutta la vita alla Roma? Sì, ma ero curioso di fare anche altre esperienze. Non avrei odiato smettere quanto avrei odiato trascinarmi in campo. Quando la dirigenza mi comunicò la scelta ero pronto, ma ero anche curioso di togliere questo elefante dal centro della stanza. Per questo chiedi a Guido Fienga di dirmi le cose, perché io volevo uscirne con eleganza. Avevo vissuto l’addio di Totti e non volevo starci così male, quindi ho provato a prepararmi.”