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Benevento-Fiorentina 1-4: Vlahovic strega SuperPippo. Le pagelle viola

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Vlahovic

La Fiorentina vince nettamente la delicata sfida contro il Benvento e lo stacca in classifica.

Una Fiorentina finalmente viva batte al Vigorito il Benevento 4-1. La partita è incanalata da una prova superba di Dusan Vlahovic, che davanti ad un fenomeno del gol come Pippo Inzaghi, segna una tripletta nel primo tempo mettendo in mostra tutte le sue doti: opportunismo, freddezza e tecnica. La Viola va al riposo con il triplo vantaggio ma riesce nei primi venti minuti della ripresa a farsi mettere sotto dai campani, che trovano il gol con Ionita e in più occasioni vanno vicini al 2-3. La Fiorentina si desta e a venti minuti dalla fine con Eysseric chiude la gara. Vlahovic e Eysseric due giocatori su cui Prandelli ha puntato in maniera decisa e stasera lo hanno ripagato.

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Le pagelle viola

Dragowski 6 – Deve rispondere in maniera decisa solo in un’occasione nella ripresa, ma alla fine dei conti potrebbe essere stato decisivo.
Milenkovic 6,5 – Prestazione pulita, senza errori o sbavature. Attento.
Pezzella 5 – Il Capitano viola è in difficoltà, sono causa sua le uniche due occasioni giallorosse nel primo tempo. Un senso di insicurezza.
Martinez Quarta 6,5 – Il più in forma della Viola, peccato per quel gol mangiato dopo un quarto d’ora. dal 90′ Maxi Olivera sv)
Caceres 6,5 – Rientro dal primo minuto un po’ a sorpresa disputa una buona partita, nel primo tempo affonda molto sulla corsia sinistra campana.
Bonaventura 6,5 – Primo tempo ottimo, continui strappi e inserimenti.(dal 78′ Borja Valero sv)
Pulgar 6 – Partita pulita, davanti alla difesa con qualche recupero interessante. Positivo.
Eysseric 7 – Una scelta ripagata di Prandelli, che su di lui ha puntato molto. Entra in un paio di gol di Vlahovic e segna il quarto con classe. Ritrovato (dal 78′ Callejon sv)
Venuti 6,5 – Corre lungo la fascia sinistra, difende e riparte.
Ribery 7 – Decisivo nel gioco e nella testa dei compagni. Il primo tempo è sontuoso, gioca e scarica. Con intelligenza superiore (dal 90′ Montiel sv)
Vlahovic 9 – Tre gol in quarantacinque minuti, segnati tutti in modo diverso. Il terzo allo scadere del primo tempo è una meraviglia (dal 78′ Kouame sv)

 

Serie A

Serie A, la TOP 11 del 2024

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Serie A, Mario Rui

L’anno solare 2024 è terminato e la Serie A si appresta a riaprire i battenti. Chi sono stati, però, i migliori giocatori dell’anno appena concluso?

La Serie A, fra conferme e incertezze, saluta un altro anno pieno di argomenti per gli appassionati di calcio nostrano. Un altro capitolo sta per aprirsi, ma quali sono stati i protagonisti di quello appena concluso?

Serie A, la TOP 11 del 2024

  • Portieri: Di Gregorio

Spesso si dice che la Juventus ha fatto un investimento superfluo, scegliendo di prelevarlo dal Monza questa estate pur avendo già in rosa Szczesny e Perin. Se questo è parzialmente vero, l’ascesa del portiere italiano resta innegabile. Approcciatosi alla Serie A come il primo fra coloro che avrebbero subito le conseguenze del salto di categoria dei brianzoli, nel giro di due anni e mezzo è diventato uno dei migliori portiere italiani.

Ha messo in panchina Cragno, che sembrava il titolare designato dei lombardi, e ha condotto i biancorossi (che senza di lui stanno faticando enormemente a mantenere una dimensione da Serie A) a due salvezze molto tranquille. Non ha minimamente patito l’ulteriore salto a Torino, anzi. Menzione d’onore per Carnesecchi (che ha definitivamente vinto il dualismo con Musso) e Sommer, che non ha fatto rimpiangere Onana: anzi.

  • Difensori: Buongiorno, Hien, Gila

Non se la prenda Bastoni, che rimane il miglior difensore mancino italiano in senso assoluto, ma è giocatore affermato da tanto tempo ai massimi livelli del calcio italiano e non solo. E’ però giusto premiare la crescita di Buongiorno, che dopo quattro anni da lider maximo della difesa del Torino ci ha messo zero a caricarsi sulle spalle anche il peso di quella del Napoli: reduce da una stagione difensivamente (e non solo) disastrosa.

E’ il miglior marcatore italiano “puro”, se invece si estende il discorso all’interezza del campionato italiano allora il piemontese si gioca la palma con Bremer (che non ho inserito in questa top a causa dell’infortunio) ed Hien. Se l’Atalanta ha alzato l’Europa League nel cielo di Dublino, neutralizzando alcuni fra gli attacchi più forti d’Europa, e ora sogna il primo scudetto nella storia calcistica bergamasca, gran parte del merito è suo.

Gila sembrava l’ennesimo acquisto “da Lazio” della Lazio. Se a 23 anni giochi ancora nella seconda squadra del Real Madrid, anche se stiamo parlando del Real Madrid le referenze non sono il massimo. E invece Gila ha stupito tutti, imponendosi come il prototipo del difensore moderno. Veloce, efficace in marcatura e pulito nel far uscire il pallone da dietro. Bravo Sarri a valorizzarlo e brava la dirigenza della Lazio ad averci puntato.

  • Esterni: Dimarco, Bellanova

Non sono esattamente un fan di Federico Dimarco: è un giocatore mono-dimensionale. Uno di quelli che, se estraniato dall’unico contesto a lui favorevole, perde la trebisonda. E’ però innegabile che il suo sinistro sia un fattore, a qualsiasi latitudine dell’orbe calcistico. Il suo mancino ha un’effettività e un’incidenza da primi 5-6 esterni al mondo. Inzaghi lo ha capito e Spalletti anche: se lo hai devi provare a sfruttarlo al massimo.

Alzi la mano chi credeva che Raoul Bellanova avrebbe impiegato così poco per assimilare il salto di qualità dal Torino all’Atalanta. Sulle sue qualità dubbi ormai non ce n’erano più da diversi anni, ma che potesse assorbire il cambio di paradigma in un lasso temporale così breve è personalmente una sorpresa. Fisico, gamba e intensità. Il giocatore perfetto per Gasperini e non solo, che infatti quest’anno ruota pochissimo gli esterni.

  • Centrocampisti: Guendouzi, Ederson

Qui le menzioni onorevoli sarebbero tantissime. Dal mai troppo celebrato De Roon all’immarcescibile Mkhitaryan, che a 35 anni corre ancora come un ragazzino. I centrocampisti dell’Inter andrebbero messi tutti e non è possibile non menzionare la sorprendente crescita di Rovella. Avendo scelto di schierare un centrocampo a due (più uno) la scelta va molto a gusto personale, ma chiunque inserisca non è uno scandalo.

Guendouzi ha performato (pur parlando di due livelli altissimi) leggermente meglio del suo compagno di reparto poc’anzi menzionato, forse forte di uno status internazionale comprovato già prima di sbarcare all’ombra del Colosseo ma con l’ingrato compito di sostituire Milinkovic-Savic. Di Ederson già a Salerno s’intravedevano i crismi del predestinato, ma sta bruciando le tappe: è già uno dei più completi d’Europa.

  • Attaccanti: Reijnders, De Ketelaere, Marcus Thuram

Non lo sarà per definizione, ma Tijjani Reijnders segna come un attaccante. Sente la porta come pochi e ha dei tempi d’inserimento con pochi uguali, l’olandese è un centrocampista totalizzante oltreché totale. E’ il regalo più bello che Paulo Fonseca ha lasciato sotto l’albero dei tifosi del Milan, prima di un addio che, nei modi e nei tempi, non è per nulla allineato alla signorilità che il tecnico portoghese ha sempre mostrato.

Sia De Ketelaere che Lookman avrebbero meritato di finire in questa lista. Entrambi con un potenziale comprovato ma inespresso e reduci da due esperienze (Milan il primo, Leicester il secondo) che rischiavano di minare definitivamente la loro credibilità a certi livelli. Pur riconoscendo i miglioramenti fatti dal nigeriano rispetto alla sua esperienza inglese, a gusto personale il belga ha un talento che hanno in pochi in Europa.

L’ex-Brugge può agire anche da centravanti ombra, liberando corridoi non solo per gli accorrenti ma anche per la seconda punta che gravita attorno a lui. Esattamente il ruolo con il quale Simone Inzaghi ha permesso l’imposizione di Marcus Thuram, che attualmente è uno degli attaccanti più dominanti in circolazione.

Presenza in area di rigore; capacità straordinaria di scappare alle spalle della linea avversaria; una fisicità a tratti ingestibile e ora segna anche come un centravanti di razza. La sensazione è che la dimensione dell’Inter inizi ad andargli stretta, in quanto potrebbe giocare praticamente in qualunque squadre del mondo.

  • Allenatore: Simone Inzaghi

Sarò onesto. Probabilmente sarebbe stato più giusto premiare Gian Piero Gasperini, in quanto non solo ha trasformato l’Atalanta da una provinciale di medio-basso livello in un modello di riferimento world wide per il calcio internazionale. Tuttavia, il tecnico orobico gode già di una stampa allineata e di un’amplissima copertura mediatica. A differenza del suo collega, da cui spesso si pretende più di quanto si sia disposti a riconoscergli.

Considero il piacentino un fenomeno dai tempi in cui allenava la Lazio e, anche lì, ricordo bene come molti tifosi laziali non gli riconoscessero appieno i meriti. Ha preso un’Inter sì vincente, ma svuotata dei giocatori che l’avevano resa tale a causa di una situazione finanziaria che esemplifica il fallimento del modello librale europeo. Nonostante paletti e restrizioni, l’ha plasmata e resa sua.

Oggi sembra normale, quasi scontato, tenere l’Inter perennemente ai massimi livelli del calcio nazionale e internazionale, ma non lo è. Non lo è se non hai la struttura del top club europeo e le risorse degli inglesi. In questo momento l’Inter ha una dimensione da top club europeo, pur non essendolo affatto. Chi non riconosce ad Inzaghi questo ennesimo miracolo sportivo, forse inizierà a farlo via quando andrà via.

  • Serie A, la TOP 11 del 2024: (3-4-1-2) Di Gregorio; Buongiorno, Hien, Gila; Dimarco, Ederson, Guendouzi, Bellanova; Reijnders; De Ketelaere, Marcus Thuram. Allenatore: Simone Inzaghi.

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Hellas Verona, lo scatto e’ servito: Zanetti si mette al sicuro e sogna la salvezza

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Hellas Verona, Zanetti

Hellas Verona, dopo Bologna i gialloblù centrano il secondo successo di fila in trasferta. La squadra di Zanetti alza la voce e si allontana dalla zona pericolo.

A un passo dal baratro, l’Hellas Verona ha ritrovato l’orgoglio, ricominciando a correre.

La squadra di Zanetti, nelle ultime due trasferte del 2024, si e’ consacrata come squadra d’esportazione.

La terra che ha sancito la rinascita degli scaligeri e’ l’Emilia Romagna, dove i gialloblù hanno vinto contro Parma prima e Bologna poi.

Sei punti che valgono, ma pesano molto di più. Sei gol frutto del risveglio dell’attacco scaligero, capace anche di rimontare da situazioni di vantaggio.

Al netto della sconfitta di misura sul Milan, le ultime tre settimane hanno cambiato il destino di Paolo Zanetti, con un piede fuori dal Bentegodi dopo l’1-4 servito dall’Empoli l’8 dicembre.

Le lunghezze di vantaggio sul Cagliari terzultimo sono ora quattro, un distacco che consente di guardare con fiducia all’impegno di domenica contro l’Udinese.

Un antipasto della sfida della paura in programma domenica prossima, contro il Napoli.

 

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Cagliari, la crisi si riflette sulla classifica: le rivali corrono e Nicola annaspa

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Cagliari, Nicola

Cagliari, la quarta sconfitta consecutiva relega i sardi al terzultimo posto in classifica, con le avversarie che corrono e si allontanano dai rossoblù di Nicola.

All’inizio del 2025, il Cagliari si ritrova con molti punti di domanda, e una situazione di classifica molto preoccupante in campionato.

E’ da ben quattro partite, infatti, che i sardi inanellano sconfitte e portano a casa zero punti. Delle squadre della bassa classifica, i rossoblù sono certamente quelli più in crisi. L’ultimo successo, arrivato in casa contro l’Hellas Verona, risale ormai a un mese fa.

Da quel momento a oggi, si sono susseguiti, in ordine, i ko contro Fiorentina, Atalanta, Juventus, Venezia e Inter. Un bottino fermo a 14, con alle spalle solo Venezia e Monza.

Chi sta davanti ai rossoblù, solo nell’ultima giornata, Como, Genoa, Hellas Verona e Parma hanno conquistato la vittoria, guadagnando tre punti sui rossoblù.

La rivali, insomma, corrono e non poco. La più in forma di tutte, forse, è la squadra scaligera, autrice del colpaccio in casa del Bologna.

L’attacco segna poco ed è il penultimo della serie A (appena 16 i gol realizzati, 5 in più del Lecce), la difesa non è impermeabile. I correttivi non sono più rinviabili per Davide Nicola, chiamato a guarire il Cagliari prima che la distanza dalla zona salvezza inizi a diventare molto ampia.

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