La Reggina di Pippo Inzaghi viaggia. Dopo aver visto il girone d’andata possiamo dirlo: gli amaranto vincono e convincono, ma si può fare ancora meglio?
Diciannove partite giocate undici vittorie, tre pareggi e cinque sconfitte. Bene ma non benissimo per la Reggina di Pippo Inzaghi che dopo un inizio show ha lasciato punti per strada.
Concluso il girone d’andata nel segno dei tre punti dopo la vittoria con l’Ascoli possiamo tirare una linea e capire cosa è andato e cosa invece è andato meno.
Ciò che più ha soddisfatto i tifosi e, più in generale, gli appassionati è stato il gioco espresso da questa Reggina capace di coinvolgere tutti i propri calciatori.
D’altronde questo 4-3-3 ideato da Inzaghi con un “nove” più mobile e tanti giocatori capaci di buttarsi negli spazi non poteva che esaltare le caratteristiche della rosa.
Più difficile a dirsi che a farsi però. Il tecnico amaranto ha dovuto fare i conti col carattere di Menez, con la necessità di lanciare giovani
e ha dovuto mettere a sistema una rosa costruita in poco tempo.Molto bene dunque tatticamente e, nei singoli sono pochi i giocatori che non hanno reso, specie nei titolari. Soffermandoci su chi ha mostrato grandi cose possiamo citare diversi nomi.
Impossibile non partire dalla mediana. Il centrocampo è stato il vero punto di forza della Reggina che con il terzetto formato da Majer, Hernani e Fabbian si è dimostrato di un altro livello rispetto alla B.
Molto bene Canotto e Menez lì davanti con il primo che potendo godere dello spazio lasciato dal secondo si è rivelato un’ala goleador.
Passando alla difesa invece mi sento di promuovere a pieni voti Gagliolo e Pierozzi, mantendo qualche riserva per Di Chiara che si è mostrato troppo altalenante così come Camporese.
Ora arriva la parte dolorosa. Cercare di capire cosa non sia andato in questa Reggina non è semplice anche se alcune cose sono sotto gli occhi di tutti.
In primis, a non essere andata è la gestione dei portieri. Pippo ha deciso di alternare Colombi e Ravaglia ma, così facendo, nè l’uno nè l’altro ha trovato continuità e hanno commesso diversi svarioni.
Male anche chi avrebbe dovuto occupare il ruolo di sostituto di Menez. Gori, Santander e Galabinov non hanno fatto bene con il paraguaiano e il bulgaro non pervenuti.
Non hanno reso come dovrebbero nemmeno le due colonne della vecchia Reggina: Cionek e Crisetig hanno sofferto la concorrenza e hanno perso la titolarità con merito.
Ecco che, mi viene da dire che il vero punto debole di questa Reggina è la profondità della rosa.
Inzaghi è spesso costretto nel fare i cambi a dover cambiare modo di giocare (vedi quando c’è da sostituire Menez o Canotto) e, soprattutto, chi subentra non riesce ad essere mai l’armi in più.
In fin dei conti il risultato è positivo, le poche cose che non vanno sono risolvibili e già a gennaio potranno essere risolte e la speranza è che il 2023 sarà ancora migliore del 2022.
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