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Sampdoria, è crisi nera: all’orizzonte la Serie C

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Oggi, la Sampdoria ha una sola missione: puntare alla sopravvivenza. La situazione è critica, con il rischio che la squadra retroceda in Serie C. La situazione.

Non bastano più la storia e i trofei, le notti europee e i campioni del passato. La Sampdoria è oggi chiamata a un esame di sopravvivenza, con due sole vittorie nelle ultime ventidue partite e un futuro che oscilla tra la speranza della permanenza e il baratro della retrocessione in Serie C. In una Serie B dove ogni errore può trasformarsi in una sentenza, il tempo delle analisi è finito: servono risposte, concrete, urgenti e collettive.

La gloriosa epopea blucerchiata, da Mantovani a Wembley, resta impressa nella memoria dei tifosi, ma oggi appare come un racconto lontano, quasi mitologico. La Samp di Boskov, Vialli, Mancini e Pagliuca era un modello di calcio identitario, compatto, audace. Quella squadra sapeva cosa voleva essere.

Oggi, invece, la Sampdoria fatica persino a riconoscersi. La realtà dei numeri parla chiaro: 32 punti in altrettante giornate, diciottesimo posto e zona retrocessione sempre più vicina. Il ricordo non può più bastare a sostenere una squadra che ha smarrito se stessa.

Una crisi strutturale, non solo tecnica

Il problema non è solo nei risultati. È più profondo. È un problema di identità e di direzione. Dall’addio a Paolo Mantovani in poi, la Samp ha vissuto un lento e inesorabile declino: prima silenzioso, poi evidente, e oggi drammaticamente esplosivo.

L’era Ferrero ha contribuito a minare la credibilità del club, portandolo sull’orlo del collasso. Le nuove proprietà, pur con buone intenzioni, devono fare i conti con una macchina inceppata, una rosa costruita con risorse limitate e una tifoseria che – giustamente – pretende risposte, non alibi.

Allenatori a rotazione, risultati fermi

Tre tecnici cambiati in una stagione bastano a raccontare l’instabilità che regna nel club. Né Pirlo, né Sottil, né Semplici sono riusciti a dare una vera svolta. E oggi tocca ad Alberico Evani, affiancato da una bandiera come Attilio Lombardo, tentare l’impresa in extremis. Un cambio di guida tecnica, però, da solo non basta: servono leadership in campo, compattezza nello spogliatoio e una direzione societaria chiara. La salvezza si costruisce con una visione, non con il panico.

Sei partite per decidere il futuro

Il calendario non ammette distrazioni: Cittadella, Juve Stabia, Carrarese, Cremonese, Catanzaro, Salernitana. Sei finali. Sabato a Marassi arriva il Cittadella, avversario diretto con tre soli punti di vantaggio. Una vittoria permetterebbe non solo di agganciare i veneti, ma anche di scavalcarli. È il momento del coraggio e della lucidità. Ogni errore, da ora in poi, può costare una categoria. E con esso, il futuro stesso della Sampdoria nel calcio professionistico.

Serve un ritorno all’essenza

Per salvarsi, la Samp deve ritrovare sé stessa. Non nei trofei, ma nei valori che l’hanno resa grande: spirito di squadra, identità, orgoglio. Non basta giocare per non retrocedere: bisogna lottare per meritare di restare. E questo richiede non solo gambe e tattica, ma cuore e testa. Il ricordo della Samp di Mantovani non è solo nostalgia: è una bussola. E solo chi non dimentica da dove viene può davvero sperare di tornare in alto.

Il tempo stringe. Ma non tutto è perduto. La Serie B è un campionato crudele, ma offre sempre un’occasione. La domanda, adesso, è una sola: la Sampdoria è pronta a coglierla?

Aggiornato al 09/04/2025 11:47

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Pubblicato da
Giulia Bucelli
Tag: Sampdoria

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