Supercoppa Italiana
Inzaghi porta (ancora) a scuola Gasperini: ora Milan o Juve
L’Inter si aggiudica il primo round della Supercoppa Italia, con Inzaghi che impartisce un’altra lezione di calcio al collega Gasperini.
Senza Retegui (infortunato) e con Ederson, Bellanova, Lookman e De Ketelaere tenuti precauzionalmente a riposo, Gasperini si consegna ancora una volta a Simone Inzaghi.
Kryptonite Inzaghi, Gasperini ancora k.o.
Sarebbe però semplicistico ridurre la vittoria dell’Inter al “turnover” (eterna chimera della dietrologia calcistica) operato dall’Atalanta. Significherebbe ignorare un pattern che, nella storia recente te di questo confronto, ha tracciato linee guida molto precise. Infatti, negli ultimi nove confronti fra i nerazzurri di Bergamo e quelli di Milano, la squadra meneghina ha trionfato sette volte (di fila) più due pareggi.
Prendo in esame gli ultimi nove confronti poiché sono quelli che hanno portato il confronto fra Inter e Atalanta a diventare quasi un dualismo fra Gasperini e Inzaghi: seduto sulla panchina lombarda dall’estate del 2011. Se invece si volessero far tornare indietro le lancette dell’orologio alla primavera del 2016, quando il piacentino fu messo da Lotito a guidare la prima squadra della Lazio, il confronto diviene meno a senso unico.
Sulla panchina dei biancocelesti, Inzaghi ha battuto Gasperini 4 volte su 12 confronti. Bilancio in perfetta parità, con 4 vittorie a testa e 4 pareggi. In generale, Inzaghi ha vinto contro Gasperini 11 volte su 21 confronti (oltre il 52%) perdendo soltanto 4 incontri su 21: circa il 19%. Un confronto che, come detto, è divenuto praticamente a senso unico da quando il tecnico piacentino si è trasferito sotto le guglie del Duomo.
Non solo perché l’Inter è più forte della Lazio, ma perché l’Inter di Inzaghi (per caratteristiche) è la kryptonite perfetta per l’uomo-contro-uomo gasperiniano. La mobilità di Lautaro; la capacità di Thuram di svariare su tutto il fronte offensivo; i tempi d’inserimento dei centrocampisti.
Persino un marcatore straordinario come Hien, solitamente perfetto quando può difendere con il riferimento dell’uomo, è andato sistematicamente fuori giri. Se oggi l’Inter, nonostante l’Atalanta rappresenti certamente un avversario credibile, è ancora la favorita alla vittoria del campionato, lo si deve soprattutto a questo aspetto. L’Inter ha maturato una consapevolezza e una maturità che gli orobici, nonostante l’iniezione di fiducia ricevuta a Dublino, non hanno ancora ottenuto: lo dimostra l’approccio alla gara di stasera.
E’ chiaro che, se i bergamaschi vorranno davvero sognare il primo tricolore della loro storia, dovranno in qualche modo liberarsi di questo anatema. Lo scontro diretto del prossimo 16 Aprile sarà un crocevia fondamentale per l’epilogo di questa Serie A, con la squadra orobica che potrebbe spezzare la maledizione nel momento più interesse. Certificando un passaggio di consegne che, ad oggi, non mi sentirei di pronosticare.
Supercoppa Italiana
Milan, Theo Hernandez senza sacro fuoco e senza fascia: a Riyadh sorridono tutti tranne lui
Milan, altra prestazione incolore per Theo Hernandez, colpevole sul vantaggio della Juventus e autore di un erroraccio sotto porta che, per fortuna del Diavolo, non ha influito sul risultato.
La cura Conceicao ha rivitalizzato il Milan? Al momento c’è solo da dire “buona la prima”, per essere belli ci sarà tempo.
Di sicuro, con il cambio di guida tecnica, non e’ cambiato in egual misura Theo Hernandez, ancora una volta protagonista negativo della sfida
A Riyadh, il francese e’ stato il solo a scrivere pagine negative, in una serata dove il Milan e’ tornato a esultare per una vittoria.
Errore di lettura che lascia indisturbato Yildiz per il gol dell’1-0, e un rigore in movimento che finisce in curva.
Nel secondo tempo il numero 19 accende la luce, ma comunque risulta molto fumoso. L’averlo espropriato della fascia di capitano inevitabilmente e’ il simbolo di un giocatore sempre più distante dal Milan.
Sarà interessante vedere come Conceicao gestirà questi suoi chiari di luna di qui a giugno, quando probabilmente la strada del francese si separerà da quella del Milan.
Supercoppa Italiana
Supercoppa, Yildiz è il secondo della storia: il dato
Nonostante la sconfitta e l’eliminazione dalla Superocoppa Italiana, Kenan Yildiz ha comunque aggiunto una pagina di storia alla competizione.
L’attaccante turco ha sbloccato la gara contro il Milan durante il primo tempo ma non è riuscito a riprenderla una volta subita la rimonta dei rossoneri. Ciò nonostante ha comunque scritto la storia.
Supercoppa Italiana, Yildiz è il secondo marcatore più giovane
La rete siglata al 21′ su assist di Mbangula ha permesso all’attaccante di entrare nella storia della Supercoppa Italiana come secondo calciatore più giovane (19 anni e 244 giorni) a segnare un gol nella competizione.
In cima a questa speciale classifica c’è però un calciatore italiano molto conosciuto: Mario Balotelli. Nel 2008, l’allora attaccante dell’Inter, entrò nel tabellino dei marcatori contro la Roma a 18 anni e 12 giorni.
Juventus, il 10 non basta: vince il Milan
Il suo contributo però non è bastato a ottenere la qualificazione per la finale contro l’Inter. La grande verve del ragazzo però lo ha reso uno dei migliori in campo e tra i salvabili di una prestazione decisamente sottotono dei bianconeri.
La crescita esponenziale messa in mostra in questi mesi fa ben sperare i tifosi che non hanno intenzione di perderlo a breve. Tante voci di mercato lo vogliono lontano da Torino ma Giuntoli ha sempre ribadito la volontà di trattenerlo.
Supercoppa Italiana
Juventus, il peso di una sconfitta evitabile
Juventus, la pazienza dei tifosi non è infinita, servono fame e personalità per vincere, non solo progressi nel gioco…
La Juventus è una squadra che vive da sempre sotto il peso di una tradizione vincente. Vincere non è solo un obiettivo: è un dovere. Eppure, in questa stagione, sembra che lo spirito combattivo e la fame di vittoria che hanno caratterizzato la Vecchia Signora siano venuti meno. Sotto la guida di Thiago Motta, un allenatore promettente ma forse ancora acerbo per le pressioni torinesi, i bianconeri mostrano sì miglioramenti nel gioco, ma non riescono ancora a concretizzare nei momenti decisivi.
Le ultime uscite contro Milan e Fiorentina hanno evidenziato una squadra incapace di mantenere il controllo del match nei momenti decisivi. La squadra sembra mancare di personalità, fame e determinazione, qualità indispensabili per portare a casa i tre punti. I tifosi, seppur pazienti, sono stanchi di vedere una squadra che non riflette l’indole combattiva che li ha resi orgogliosi per decenni.
Juventus, il peso della vittoria
Thiago Motta non è ossessionato dalla vittoria, come da lui stesso dichiarato, ma questo approccio mal si sposa con l’ambiente juventino. Qui i tifosi tollerano una sconfitta solo se intravedono chiari segnali di crescita per il futuro, cosa che finora non è apparsa in modo convincente. Il tecnico deve alzare l’asticella della cattiveria agonistica e pretendere dai suoi uomini quella concentrazione che troppo spesso è mancata.
Un’altra questione cruciale è la leadership. L’assenza di figure carismatiche ed esperte come Danilo, allontanato forse troppo presto, pesa enormemente. Chi parla oggi nello spogliatoio? Ci sono senz’altro giocatori di qualità, ma non hanno ancora il peso specifico per guidare la squadra nei momenti difficili. Gli errori individuali di questi giovani, spesso costati caro, evidenziano la necessità di una guida esperta capace di alzare il livello mentale del gruppo.
La pazienza ha un limite e i tifosi lo sanno…
Nelle ultime due partite si sono visti progressi nel gioco, ma i risultati non sono arrivati. Alla Juve, però, non basta migliorare, servono vittorie. Andare fuori contro un Milan tutt’altro che irresistibile è la prova che questa squadra manca di personalità e di quella cattiveria che i tifosi pretendono. La pazienza non è infinita, e Thiago Motta deve capire che alla Juventus “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.”
Non sono mancati i commenti di varie figure di spicco nel mondo juventino quali Claudio Zuliani e Francesco Oppini dopo la sconfitta di ieri:
Oppini:
Se alleni la #Juventus non puoi peccare di presunzione a meno che tu non sia già affermato e vincente. Se nel 24 questa squadra soffriva di pareggite, nel 25 riesce addirittura a resuscitare una squadra allo sbando e con un allenatore appena arrivato. Male, molto. #Supercoppa
Zuliani:
E come sempre abbiamo fatto tutto noi. Bene il primo tempo e malissimo l’ultima mezz’ora. La #Juventus non sa vincere e questo è un dato oggettivo
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