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Milan, Pioli non è più on fire: per i tifosi è out | La verità sta ancora nel mezzo?
Milan, da Pioli is on fire a Pioli out il passo è stato davvero molto breve. Ma stiamo parlando di eccessiva volatilità dei tifosi, oppure qualcosa si è rotto?
Che difficile il rapporto tra Stefano Pioli ed i tifosi. Mai come ora i nervi sembrano tesi ed i rapporti ai minimi termini. Le ultime prestazioni contro Juventus, Paris Saint Germain e Napoli non hanno di certo contribuito al disgelo, anzi hanno eretto un muro ancora più alto.
Ma, come scritto nel titolo, d0ve sta la verità? La mia opinione è certamente questa: la verità sta nel mezzo. Inutile e soprattutto ingeneroso prendersela con Pioli il quale, tuttavia, giusto dirlo, non sia certamente scevro da responsabilità anche gravi. Ma quale allenatore non sbaglia? Ve lo dico io: nessuno.
Episodio di ieri: al minuto 81 escono Giroud e Leao. Il primo ha 37 anni, il secondo ieri sera ha rappresentato il nulla cosmico. Giusto toglierli? Forse no, perché i campioni risolvono spesso le partite. Ma rovesciamo la medaglia, se il francese all’85’ avesse subìto un problema muscolare? La colpa sarebbe stata di Pioli perché non avrebbe saputo gestirlo. E Giroud veniva da 3 partite in 8 giorni, ricordiamo? Perché quindi non provare forze fresche e soprattutto togliere un giocatore spento (Leao) per uno che ha saputo dimostrare che se in palla può far male?
La tendenza ad essere tutti allenatori certe volte ci sfugge di mano, ma chi meglio di Pioli, o di qualsiasi altro tecnico, vede i propri giocatori durante la settimana?
Discorso infortuni, ritengo in questo caso che ci siano responsabilità da parte dello staff tecnico, ma anche in questo caso abbiamo certezze? Ho bene in testa i tempi di Gattuso quando i giocatori in infermeria erano superiori a quelli disponibili. La problematica va cercata allargando il range temporale, quando ancora Pioli non era sulla panchina rossonera.
E poi ancora, è giusto buttare via un allenatore che ha saputo fare più punti di parecchi suoi predecessori considerati veri e propri mostri sacri? Le opinioni possono essere divergenti, ma i numeri non mentono mai. E vanno sempre consultati prima di parlare in maniera avventata.
Non mi soffermo nel disquisire i cambi in campo, per questo ci sono milioni di italiani a farlo tutti i giorni, ovviamente un allenatore viene valutato per i risultati sul campo, ma non esclusivamente. Va anche analizzata la capacità dello stesso nel tenere unito lo spogliatoio ed è questo l’aspetto che mi preoccupa più dei punti perduti contro tre big di caratura europea.
Difficile non tenere in considerazione un malcontento dei giocatori che non riesce più a rimanere tra le quattro mura dello spogliatoio. Il fatto che Calabria prima e Giroud poi abbiano evidenziato davanti alle telecamere alcuni aspetti gestibili parlando con l’allenatore, è una cosa gravissima. E soprattutto è sintomo che qualcosa si è rotto. Questo mi preoccupa molto più dei risultati e rischia, se non sistemato, di creare una falla di difficile soluzione. Senza peraltro gente come Maldini o Ibrahimovic che queste situazioni le sapevano gestire.
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Bonatti: “Savona in Nazionale? Una gioia”
Ai microfoni del sito di Gianluca Di Marzio, l’allenatore Andrea Bonatti ha ricordato i retroscena della carriera di alcuni giovani che ha allenato.
Di giovani giocatori lui se ne intende: complice la sua esperienza in Primavera alla Lazio e alla Juventus, dove ha allenato diversi nomi oggi famosi. Tra i “suoi” giocatori nomi come Savona, Mbangula, Soulé e anche Pedro Neto, oggi in forza al Chelsea.
L’intervista ad Andrea Bonatti
Partendo da Savona, Bonatti chiosa: “Oggi vederlo in Nazionale è una gioia”. Poi ricorda il percorso alla Juventus: “Giocava poco: al suo posto c’era Mulazzi, stessa età e stesso ruolo. Nella stagione 2020-21 il direttore Scaglia ha scelto per lui il percorso giusto: è andato in prestito alla SPAL perché non avrebbe trovato minuti in Primavera alla Juve, ma fino a marzo 2021 non ha giocato neanche lì”.
Da allora, molto è cambiato: “A fine prestito la Juve voleva riportarlo a casa e tenerlo, ma lui aveva ancora paura di non giocare e voleva andare via. Dove? Al Torino, che lo aveva chiamato”. Sliding door a un passo: “Poi lo abbiamo convinto a restare. Gli ho garantito che avrei puntato su di lui perché ci credevo: ho alzato Mulazzi a esterno offensivo per farli giocare entrambi. Poi la bravura è stata tutta sua nel conquistarsi il posto ogni settimana e crescere tanto da arrivare in Nazionale“.
Sempre dalla Juventus arriva il retroscena su Mbangula: “Nel periodo Covid, Samu era andato a casa in Belgio e non voleva più tornare a Torino. A lui sono molto legato, è sempre stato smart: intelligente e furbo. Quella volta siamo stati duri: ‘Tu domani vieni qui, punto: in aereo, in macchina, in bici, non ci interessa’. Eravamo lì per aiutarlo e sapevo che lui poteva aiutare noi. È tornato e si è conquistato il posto da titolare, sotto-età, in partite importanti: ad Alkmaar contro l’AZ in un ottavo di Youth League e poi con l’Atalanta in semifinale scudetto”.
Pedro Neto, invece, è un caso a sé stante: semplicemente di passaggio in Serie A, ha fatto fortuna in Inghilterra. Così Bonatti, sull’arrivo del giocatore alla Lazio Primavera: “Neto era un ragazzo con grande gamba, sveglio e voglioso di imparare, ma non mi dava la magia che più tardi mi avrebbe dato uno come Soulé. Non sembrava così pronto per giocare alla Lazio, invece ha avuto una grande carriera: i percorsi sono così, c’è chi vien fuori prima, chi più tardi e chi alla fine non riesce”.
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Raccolti più 200mila euro al Gala Un brutto t1po: presenti tanti calciatori
Lunedì 11 novembre si è svolta presso lo Spazio Lampo di Milano la serata benefica “Un brutto t1po!”, promossa dalla Fondazione SoStegno70 e a supporto del Diabetes Research Institute dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Un brutto t1po, grande successo a Milano
Il gala, giunto ormai alla sua ottava edizione, nasce nel 2017 per volontà di Paola Macchieraldo e Antonio Mincione, ed è stato capace negli anni di raccogliere oltre 650.000€ da devolvere alla ricerca. Nelle più recenti edizioni, Massimo Ambrosini e sua moglie Paola, si sono uniti all’organizzazione dell’evento.
Ad animare e condurre il tutto Andrea e Michele, celebri volti di Radio Deejay, insieme a Pierluigi Pardo.
Tra gli ospiti: Andrea Pirlo, Bobo Vieri, Filippo Inzaghi, Andrij Shevchenko e il suo ex allenatore Carlo Ancelotti. Anche alcuni club del massimo campionato italiano hanno deciso di mostrare la loro vicinanza alla causa, come Juventus, AC Milan e FC Inter, con la partecipazione di Michele Di Gregorio, Javier Zanetti e membri delle rispettive dirigenze.
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Ben Yedder condannato a 2 anni di carcere: tutti i dettagli
Arriva la svolta nel caso Ben Yedder, l’attaccante ex Monaco accusato di guida in stato di ebrezza e abusi sessuali. Il tribunale ha emesso la sentenza.
Il francese aveva in precedenza ammesso di essersi messo alla guida sotto l’effetto di alcol, ma aveva negato categoricamente ogni azione contro la ragazza in questione.
Ben Yedder condannato: ecco la sentenza
Il tribunale di Nizza ha giudicato l’imputato colpevole di entrambe le accuse e di conseguenza stabilito una pena di due anni di reclusione con condizionale più una multa di 5000 euro. Contenstualmente, anche l’obbligo di assistere e risarcire la ragazza di 23 anni presumibilmente vittima dell’accaduto risalente al 7 settembre scorso.
Inoltre è stata predisposta la sospensione della patente per 6 mesi per Ben Yedder, il quale dovrà sottoporsi ai classici esami del sangue periodici per ottenere la restituzione della licenza.
L’attaccante è svincolato da luglio scorso e a causa di questi problemi legali nessuna squadra si è fatta avanti per ingaggiarlo. Risolto questo nodo, potrebbe delinearsi finalmente il futuro del classe 1990. Tra i riconoscimenti più importanti i 3 titoli di capocannoniere della Ligue 1, Coppa del Re e Coupe de France.
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