Serie A
Fiorentina: a Udine una delle peggiori prestazioni stagionali
La Fiorentina cade a Udine e butta via una partita che era stata preparata per cercare di portare a casa un pareggio.
La Fiorentina, a Udine, è andata incontro ad una delle peggiori prestazioni stagionali. Poco importa se l’Udinese si è avvicinata poche volte nell’area avversaria e prima della rete del vantaggio ha fatto solo un tiro nello specchio con Stryger Larsen (parato da Drągowski) e altri due con Molina e Arslan usciti alti di poco. I viola non si sono resi mai pericolosi se non con un tiro di Quarta dalla distanza deviato da Walace e messo poi in angolo da Musso e con quello di Vlahović, il quale ha raccolto un grande passaggio di Ribéry e si è fatto ipnotizzare ancora dall’estremo difensore bianconero.
Non ci possono essere giustificazioni dopo quanto visto e pensare che, a detta di Prandelli, l’obiettivo era portare a casa 1 punto…
Meglio di Roma e peggio di Napoli
Che sia stata una partita – passatemi il termine – brutta lo si era capito, ma adesso è lecito chiedersi: quanto brutta? Beh, se dobbiamo essere onesti, la gara di ieri è stata sicuramente meglio di quella giocata all’Olimpico contro la Roma con Iachini in panchina e non ci saremmo stupiti se quel giorno fosse finita 7-0 per i giallorossi. Anche lì, come in altre situazioni, bisogna ringraziare Drągowski.
Una partita in cui tanti goal li abbiamo presi veramente, ovvero 6, è stata quella contro il Napoli. Ecco, uno che la guarda non può mai pensare ad un risultato così umiliante. Nel primo tempo, infatti, dopo il vantaggio di Insigne, i viola hanno attaccato e sono andati vicini al pareggio con il quasi autogol di Demme (traversa su tiro sbagliato di Biraghi), con il rasoterra di Ribéry parato da Ospina e ancora con un tiro di CB3 che sfiora il palo alla sinistra del portiere azzurro.
La peggiore in assoluto contro il Benevento
Considerando che anche in Coppa Italia contro il Padova c’era da piangere, i tifosi metteranno al 1° posto il match contro il Benevento come il peggiore, al momento, di tutta la stagione. Dovevano essere 90′ speciali, visto che era la prima di Prandelli dopo 10 anni dall’ultima volta e invece i toscani si sono resi protagonisti in negativo di una prestazione da horror perdendo meritatamente per 0-1.
Serie A
Roma, dominio giallorosso nei derby casalinghi: il dato che incorona la Lupa
La vittoria alla vigilia dell’Epifania ha riacceso i cuori dei tifosi della Roma dopo un’inizio di stagione a dir poco fallimentare.
La Roma apre il 2025 con una vittoria. E non una vittoria qualsiasi ma contro la Lazio nella sentita stracittadina. I tre punti conquistati acquistano ancora maggiore valore vista la situazione molto diversa in classifica delle due formazioni: i biancocelesti si trovavano in quarta posizione a 35 punti, mentre i giallorossi (con la vittoria del derby) sono saliti a 23 punti.
Si sa infatti, che le stracittadine della Capitale spesso non rispettano le aspettative sulla squadra vincitrice: molte volte, come confermato anche domenica, la formazione sfavorita sulla carta ottiene i tre punti e la vittoria.
Nonostante questo negli ultimi 30 anni i derby giocati in casa della Roma hanno uno score a tinte giallorosse. Infatti, la formazione giallorossa ha un dominio quasi totale nelle sfide giocate all’Olimpico con la maggior parte del pubblico romanista.
Se vediamo i numeri negli 81 precedenti in Serie A giocati in casa della Roma, la Lazio ha vinto solamente 15 incontri: una facile media di una vittoria ogni sei incontri. Diventa ancora più impressionante se facciamo riferimento agli ultimi 30 anni (da 1995 ad oggi) i biancocelesti hanno vinto appena 5 sfide su 31 di campionato in trasferta.
Anche a livello realizzativo la situazione non cambia con i giallorossi che non hanno trovato la via del goal solamente in 5 occasioni, sempre nelle sopracitate 31 occasioni. Un’ulteriore conferma del fatto che i tifosi della Roma riescono, grazie alle varie coreografie e supporto continuo, a trasmettere la loro passione e voglia di vincere ai propri giocatori.
Serie A
Inter, ormai e’ evidente: senza Calhanoglu sono guai | E Asllani tradisce ancora..
Inter, la squadra nerazzurra ha dimostrato ancora una volta che, senza Hakan Calhanoglu, si inceppa il metronomo della mediana. Asllani si dimostra ancora non all’altezza.
Gli indizi non si contano più, ormai l’Inter ha l’assoluta certezza: senza Calhanoglu a dirigere la giostra, la musica e’ decisamente mediocre.
Con l’uscita dal campo del turco ieri sera, infatti, e’ cambiato decisamente lo spartito. Kristian Asllani, come ormai sempre succede, non si e’ rivelato il sostituto ideale.
Se da un lato la necessità di fare rifiatare un elemento come il turco e’ palese, dall’altro c’è chi non si sta rivelando affidabile almeno nei doveri minimi.
La pazienza verso l’albanese appare finita, anche alla luce del fatto che le chance non gli sono mai mancate.
E’ evidente come Calhanoglu, per il bene dell’Inter, debba stringere sempre più i denti, ovviamente al netto dei problemi fisici che questa stagiona lo colpiscono con una frequenza importante.
Per questo riguarda Asllani, invece, la sensazione e’ che per lui sia arrivato il canto del cigno. Almeno nella testa e nella fiducia di Simone Inzaghi.
Serie A
Milan versus Juve: il confronto Conceiçao-Motta è impietoso
Passata l’euforia per la Supercoppa vinta a Riad dal Milan, resta il confronto impietoso tra l’operato dell’ultimo arrivato Conceiçao e della “promessa” Motta.
Al di là della squadra per la quale si tifa ci sono i fatti. Da una parte un Milan reduce da 6 giorni di Sergio Conceiçao, chiamato a sostituire Paulo Fonseca e vincitore di una Supercoppa tutta rimontata da un iniziale svantaggio.
Dall’altra una Juventus che ha in panchina Thiago Motta da 6 mesi eppure non riesce a fare risultato quanto vorrebbe (e dovrebbe), e riesce perlopiù a collezionare pareggi (o sconfitte, come quella in semifinale di Supercoppa proprio contro i rossoneri).
Il confronto, certo, è forzato: eppure il nuovo Milan visto in campo in Arabia Saudita fa proprio ben sperare.
Milan, la svolta di Conceiçao
Quello che provano i tifosi rossoneri è difficilmente spiegabile a parole: l’impresa della Supercoppa di Riad ha portato il Milan a schiacciare sia la Juventus che l’Inter, le rivali più storiche e dirette.
L’arrivo di un nuovo tecnico in panchina, stavolta sembrerebbe quello giusto, sembra aver rotto gli argini di un fiume che aspettava da tempo di essere in piena.
Conceiçao, il tecnico della rivoluzione
Sergio Conceiçao ha già lasciato il segno, senza badare alla diplomazia o ai sorrisi di circostanza. Alla domanda di un giornalista sulla fortuna, ha ribattuto secco: “Sei juventino tu?”. Parole schiette, come quelle di Ibrahimovic alla vigilia: “Sì, qualcosa è cambiato”. E quando Zlatan parla di calcio e di spirito, raramente sbaglia.
Conceiçao, dal canto suo, ha chiarito subito le sue intenzioni: “Non sono qui per fare il simpatico o l’amico dei giocatori, ma per vincere.” Un atteggiamento che lo rende simile al connazionale Mourinho più nello stile che nei proclami.
Leao, il fuoriclasse risvegliato
Il chiaro segno della rinascita è ciò che ha fatto un cconnazionale dell’allenatore come Rafael Leao quando è entrato in campo a inizio ripresa, quando il risultato sembrava già compromesso.
L’ala sinistra portoghese, che in Serie A ha accumulato 15 presenze, 3 gol e 5 assist dall’inizio della stagione, ha dimostrato alla panchina e ai suoi tifosi che un fuoriclasse è tornato.
Un valore che gli è stato riconosciuto in primis dall’allenatore, che di lui ha detto: “Può diventare il calciatore più forte al mondo”.
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