Marino Bartoletti, noto giornalista è intervenuto ospite ai microfoni di New Sound Level ha parlato di calcio ma anche dell’amicizia con Maradona e Paolo Rossi.
Giornalista e conduttore televisivo, Marino Bartoletti è intervenuto in varie tematiche, dal campionato di calcio e quindi della lotta scudetto sempre più avvincente ma anche della nuova Roma di Mourinho.
Il giornalista ha poi parlato dell’inizio del mestiere di giornalista e di come è cambiato negli anni.
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Marino Bartoletti, giornalista, è stato intervistato ai microfoni de “il Diabolico e il Divino”, trasmissione in onda su New Sound Level 90 FM e condotta da Giuseppe Falcao, Simone LP e Gabriele Ziantoni. Ecco cosa ha dichiarato:
Ci racconti qualcosa sul tuo ultimo libro, “Il ritorno degli dei”?
“Maradona e Paolo Rossi, quanta generosità! Bearzot non lo dimenticheremo mai.”
“Il libro è il seguito de “la cena degli Dei” in cui c’è Enzo Ferrari che ospita tutti a pranzo in paradiso, perché era un uomo scontroso ma al tempo stesso amava moltissimo la convivialità. “Il ritorno degli dei” è dedicato a Maradona e a Paolo Rossi. Maradona mi ha anche invitato al suo matrimonio, io e Gianni Minà siamo stati gli unici invitati; questo per farvi capire il rapporto che avevamo io e Diego e quanto fosse generoso e quale fosse l’importanza che dava all’amicizia. Qualcuno mi ha chiesto perché Diego è in Paradiso e non posso che rispondere che Diego è in Paradiso perché ha dato una nuova speranza a due popoli, il popolo Napoletano e il popolo Argentino. Paolo Rossi invece è per forza in Paradiso per il suo sorriso e la sua gentilezza ed educazione e per i sogni che ci ha regalato in quel mondiale. Io gli dicevo che era talmente perfetto che non sembrava un calciatore. Bearzot non potevo non metterlo, ci ha portato ad un titolo inaspettato che non dimenticheremo mai, lui che ha fatto della serietà, della coerenza e della testardaggine le sue bandiere. Nel secondo libro quindi ho emendato l’assenza di calciatori nel primo libro”.
Com’è cambiato il modo di fare giornalismo negli anni?
“Io intervistavo i giocatori nudi nello spogliatoio. Avevamo con i giocatori un rapporto di stima e fiducia, ora è più difficile.”
“Io mi ritengo anagraficamente molto fortunato perché ho potuto godere dell’intimità di tanti campioni. Io ho sempre detto che nella mia epoca si intervistavano i calciatori nudi, potevamo addirittura entrare negli spogliatoi per intervistarli e si creava un rapporto di grande rispetto e di grande affetto. Qualche collega mi chiedeva come facessi ad intervistare Maradona: facile, lo chiamavo a casa. In più quando qualcuno di loro mi chiedeva magari di non riportare un pezzo io cercavo di evitarlo per correttezza e perché in questo modo acquisivo la fiducia dei calciatori. Quando ero alla Domenica Sportiva chiesi a Diego di venire da me e Diego rifiutò il compenso che gli avevo proposto dicendo che veniva per amicizia nei miei confronti”.
Com’è cambiata la narrazione del calcio e dello sport in generale?
“Il calcio prima era raccontato con amore, ora vogliono fare tutti i primi della classe ed è sgradevole. I numeri non devono sostituire l’umanità.”
“Non posso fare anzianissimo, io credo di aver avuto la fortuna e la bravura di aver creato quella trasmissione che è “Quelli che il calcio” che raccontava un calcio che non si vedeva e non poteva prescindere dall’amore del narratore. Adesso la preparazione di chi racconta il calcio è migliore di quella della mia epoca, ma si perde nell’eloquio e nella corsa a chi è più bravo e questo porta inevitabilmente ad un allontanamento della gente da quel romanticismo che il calcio porta con sé. Non c’è nulla di più sgradevole di chi fa il primo della classe quando si parla di calcio perché si finisce inevitabilmente per infastidire gli appassionati che vorrebbero un racconto più garbato e più sentimentale. I numeri non possono sostituire l’umanità, di certo a “Quelli che il calcio” c’era l’emotività che la faceva da padrone. Quello che consiglio a tutti è lasciarsi andare ai sentimenti e parlare al cuore delle persone, lasciando perdere i numeri e le tattiche per arrivare anche a chi il calcio lo ama senza tutti i suoi fanatismi. Raccontare qualcosa col piacere di essere leggeri serve anche ad unire intorno allo sport”.
Su Rai Sport:
“Alessandra De Stefano è una bravissima direttrice. Spero faccia sempre di testa sua.”
“È facile raccontare il grande evento, se l’Italia vince l’Europeo siamo tutti bravi a raccontarlo ma manca la sperimentazione, manca la voglia di farsi venire qualche idea a tavolino e il piacere di tentare soluzioni diverse, adesso non so chi potrebbe ideare una trasmissione come “Quelli che il calcio”. In questo momento per fortuna Rai Sport ha una bravissima direttrice che è Alessandra De Stefano che questa estate si è inventata la trasmissione “il Circolo degli Anelli” e credo che questa trasmissione le abbia dato la possibilità di essere promossa, lei è bravissima e le ho consigliato di andare per la sua strada senza ascoltare nessuno”.
In conclusione, sulla Roma:
“Mourinho ha fatto tutto quello che ha potuto, l’allenatore non può inventarsi la squadra.”
“Sono convinto che abbia fatto tutto quello che poteva fare umanamente, lui ha fatto il Mourinho e credo che di più non potesse fare, la Roma occupa la posizione che merita. Sin dal primo momento abbiamo detto che l’allenatore non può inventare una squadra, mi viene da pensare al percorso di Ancelotti a Napoli. Io credo che Mourinho si sia fatto dare delle garanzie e che abbia dato la sua disponibilità a pazientare un anno o poco più e finora è stato coerente con la sua linea”.
“Zaniolo deve riacquisire consapevolezza, viene da due infortuni molto gravi. Sono sicuro che Mister Mancini lo aiuterà.”
“Viene da due infortuni molto gravi e da vicende personali che forse l’hanno un pochino distratto. Io credo moltissimo in lui e spero che il miglior Zaniolo lo vedremo a fine mese per le qualificazioni ai mondiali. A me piace pensare che ci sarà un assestamento che gli restituirà consapevolezza nelle sue qualità e spero che il CT Roberto Mancini possa aiutarlo ancora di più in questo”.
Per chiudere, sulla Juventus e sullo scudetto:
“La Juve può arrivare massimo terza, dipende da quelle davanti”
“Possono arrivare dove quelli che stanno davanti gli consentiranno. Mai la Juventus avrebbe potuto fare una rimonta del genere se quelli davanti non si fossero incastrati tra di loro e non sono da sottovalutare i regali che ha trovato sotto l’albero (Vlahovic e Zakaria arrivati nel mercato invernale ndr). Io credo che la dimensione della Juventus sia quarto posto acquisito e terzo posto se qualcuna di quelle davanti inciampa”.
“Finalmente una lotta aperta per lo scudetto godiamocela fino alla fine.”
“Per lo scudetto a inizio anno ero convinto che l’Inter potesse vincere di corto muso ma è innegabile che adesso stiano andando un po’ meglio Napoli e Milan quindi godiamoci questa corsa scudetto entusiasmante che rivelerà il vincitore solo alla fine dopo tanti anni in cui i campionati venivano dominati da una sola squadra”.
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