Torino-Milan 2-1, ci troviamo questa mattina a commentare una partita del tutto scialba condotta dai rossoneri nel peggiore dei modi e gestita peggio dal tecnico Stefano Pioli.
Una sconfitta fa male quando da tempo non si era più abituati. Niente di catastrofico ci mancherebbe, nel panorama europeo parecchi altri club più blasonati hanno fatto peggio (vedasi il Liverpool capitolato in casa per 1-2).
Sono sempre stato dell’idea, e lo sono tutt’ora, che una sconfitta – se bene analizzata – possa fare parte della crescita di un club e soprattutto possa addirittura, in giuste dosi, fare bene. Dagli errori si deve imparare sempre, soprattutto se probabilmente la gara di ieri può essere stata presa eccessivamente sotto gamba con evidenti segnali di distrazione dovuti agli spifferi della Champions League di mercoledì sera.
Diciamocela tutta, ieri sera è stato un disastro. Attenzione a dare troppi meriti al Torino, autore della solita partita onesta di sempre. La squadra di Juric, sicuramente ben messa in campo, non ha però giocato una gara indimenticabile. Ha marciato su alcune macerie rossonere e minuto dopo minuto ha conquistato forza e consapevolezze intuendo che il momento di osare era arrivato. Ed i rossoneri hanno alzato bandiera bianca troppo presto.
Non andrò a soffermarmi sui singoli, sarebbe impietoso e per me impossibile dare la sufficienza a qualcuno dei rossoneri. Mi soffermo però per un minuto sulla scelta del tecnico Stefano Pioli, ieri sera in stato confusionale, di avere fatto entrare in campo Charles De Ketelaere.
Probabilmente ci si aspettava questo cambio, ritengo però sia stato un grave errore. In una gara in cui le cose non stavano andando per il meglio, ed uso un eufemismo, gettare nella bolgia infernale un ragazzo spaesato, timido ed in evidenti difficoltà caratteriali ritengo possa essere un errore evitabile dalle conseguenze persino superiori alla panchina.
Vero, il ragazzo non è destinato a stare nella bambagia per sempre e deve prendersi le proprie responsabilità, ma ieri sera sarebbe stato più saggio proseguire con lo spento Brahim Diaz oppure osare con un più pragmatico modulo 4-4-2 evitando di mandare allo sbaraglio il belga con l’intenzione di fargli salvare la patria in un momento in cui non riesce nemmeno a salvare sè stesso.
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